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Attualità

«La solita macchina del fango su Casarano»

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Ci risiamo. Ormai, sembra esserci una cadenza precisa. Così come periodicamente arrivano le cambiali o in tv mandano in onda le repliche di Montalbano, allo stesso modo arriva puntuale il TIR di fango che, con il suo carico, mette in cattiva luce Casarano ed i suoi abitanti. Poco importa poi se la notizia che crea quel fango sia vera, un pizzico vera e poi gonfiata o assolutamente inventata… l’importante è parlar (male) di Casarano. Che sia essa l’emergenza mafia (è da un po’ che non vien fuori e quindi suppongo sia imminente) o gruppi di clienti positivi al covid che passeggiano beatamente e colpevolmente all’interno dei supermercati (dopo la gogna a livello nazionale si è scoperto essere una cosa totalmente infondata) o peggio assembramenti scandalosi e incoscienti ai funerali (perché si sa che il virus colpisce ai funerali e non quando i tifosi, magari del Lecce e magari dieci volte tanto, vanno in corteo verso lo stadio), l’importante è scrivere, intingendo la penna nel fango e lasciar poi ai social amplificarne l’effetto.


Ancora una volta i protagonisti di questi ultimi giorni sono quei cattivi ragazzi degli ultras, quegli esagitati e rozzi che urlavano la domenica (quando si poteva) sui gradoni della curva, che urlano fuori dagli spogliatoi sia che siano felici, sia che abbiano da recriminare, e che urlano poi sui social in maniera altrettanto sguaiata. A ben pensarci, fino a quando si parla e si sparla di loro solo sui social, si potrebbe anche sorvolare; si sa: ognuno è direttore editoriale di sé stesso e quindi ognuno si prende la responsabilità di ciò che scrive, ma quando a scrivere fatti totalmente infondati (o quantomeno con un briciolo di fondamento, esasperato poi nei termini e nelle descrizioni pur di “creare la notizia”) è una testata regolarmente riconosciuta, con tanto di direttore editoriale e redazione, ci si chiede sempre se il fatto è frutto di sciatteria giornalistica o di un accanimento mediatico nei confronti di un gruppo di persone o peggio di un’intera città.


La notizia di qualche giorno fa riportava che un gruppo di ultras, esasperato dall’assenza di risultati sul campo, avesse dapprima manifestato veementemente al di fuori degli spogliatoi e poi via via, in un crescendo sempre più esagitato, avessero anche fatto irruzione (“raid” il temine usato) all’interno degli spogliatoi stessi, aggredendo e minacciando i calciatori. Il titolo ad effetto terminava con un “la Digos indaga” che fornisce ovviamente valenza e gravità a quanto pubblicato.


Ora, a parte che la Digos indaga a prescindere, sia che venga pubblicata una notizia del genere da una testata, sia che venga pubblicata in un post su facebook, diciamo pure che è il loro mestiere e quindi nulla aggiunge e nulla toglie alla notizia lanciata ma quel che lascia sgomenti è il fatto che, in questo caso, la notizia… non c’è.


Cercando, infatti, di capire e di far luce sui fatti, ascoltando i protagonisti ed i testimoni, quel che in realtà è accaduto è una semplice manifestazione di dissenso, sicuramente colorita ed intensa, da parte di un gruppo di tifosi (in rappresentanza di una popolazione sportiva oltremodo delusa da una stagione che sembrava aver preso una piega ben diversa ed alla quale imputa ai calciatori scarsità di impegno e di “attaccamento alla maglia”) che hanno preteso un confronto con la Società sportiva.

A rappresentare la Società medesima ci ha pensato il Ds Potino che, dapprima ha raccolto tutto il malcontento e poi, al termine della discussione, ha rassicurato tutti sulla solidità societaria ed ha promesso campionati futuri di diverso esito e ben altre soddisfazioni. Fine del film.


Ecco, questi semplici fatti hanno riportato Casarano e quella sporca dozzina di ultras, al centro delle cronache (ovviamente negative) ed ancora una volta un senso di disagio (anzi, di vera e propria incazzatura) si diffonde fra chi quei fatti li conosce. Ed allora (ancora una volta, l’ennesima) ci si chiede il perché di queste attenzioni nei confronti di Casarano. Forse, al limite, si potrebbero più comprendere le ragioni (sciocche e miopi) di quei casaranesi (tra cui purtroppo qualche giornalista) che amplificano questi fatti per esigui e miopi tornaconti personali o di appartenenza politica ma chi invece opera allo stesso modo da Lecce, ci si chiede, perché lo fa?


Fu un giorno fatale quello nel quale il pubblico scoprì che la penna è più potente del ciottolo e può diventare più dannosa di una sassata” (Oscar Wilde).


Antonio Memmi


Attualità

Bollette di gas e luce salate: procedimento istruttorio contro Enel Energia

Dopo i reclami di Adiconsum Lecce, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato vuole accertare l’eventuale pratica commerciale scorretta in merito alle modalità di comunicazione delle variazioni contrattuali

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Tutto aveva avuto inizio nel 2022 quando molti consumatori decisero di passare dal prezzo variabile al prezzo fisso con l’obiettivo di mettersi al riparo da repentine impennate delle tariffe.

I contratti erano a tempo indeterminato ma l’offerta era a tempo determinato e raramente superava i 12 mesi.

Già questa differenza, poco nota ai molti, ha contribuito ad ingenerare confusione e disattenzione.

Alla scadenza dell’offerta concordata, il consumatore doveva ricevere dal proprio gestore, una comunicazione di variazione della tariffa – se meno favorevole – almeno tre mesi prima dell’entrata in vigore della nuova tariffa informandolo della possibilità di poter recedere dal contratto.

Questa comunicazione, separata dalla bolletta, può essere inviata per posta ordinaria o per email qualora l’utente abbia scelto tale modalità in fase contrattuale e non sono previste altre modalità di invio.

La comunicazione è molto importante perché oltre a informare l’utente del cambio tariffario, contiene anche l’informazione che, qualora l’utente non sia d’accordo con la tariffa proposta, potrà recedere dal contratto e cambiare gestore.

Ed è qui che nel mese di gennaio molti utenti si sono visti recapitare bollette del gas esagerate e si sono rivolti ad Adiconsum LecceAssociazione per la difesa dei consumatori per contestare la bolletta, visto che l’unica risposta fornita dagli operatori di Enel energia è stata quella che la tariffa era variata.

L’analisi delle bollette attenzionate ha evidenziato che molte tariffe del gas erano variate a partire da luglio 2023 e che, con l’avvento della stagione estiva, gli utenti non hanno potuto rendersi conto dell’aumento subito.

La sorpresa si è avuta solo quando con l’inverno sono stati accesi i riscaldamenti ma le bollette sono arrivate quando ormai erano trascorsi i periodi per porvi rimedio.

La beffa maggiore è stata poi quella che a fronte delle lamentele avanzate dagli utenti, Enel energia si è dichiarata disponibile a variare il prezzo del gas per il futuro (all’arrivo della bella stagione) ma lasciando invariati i prezzi dell’inverno pregresso.

Moltissimi consumatori lamentano di non aver mai ricevuto una comunicazione di variazione tariffaria per cui si è provveduto a contestarlo a Enel energia.

«Purtroppo», fanno sapere da Adiconsum Lecce, «il codice di condotta commerciale approvato da Arera scarica sui clienti l’onere di dimostrare di non aver mai ricevuto la comunicazione. In pratica l’onere della prova ricade sulle spalle della parte più debole. Questo anche quando la nuova tariffa viene di fatto scoperta solo alla ricezione della bolletta. Inoltre il gestore gode di una presunzione di ricezione della comunicazione, trascorsi 10 giorni dall’invio, anche se il consumatore sostiene di non aver mai ricevuto nulla!».

A fronte delle «inaccettabili risposte fornite da Enel energia» ed ai reclami effettuati da Adiconsum Lecce, l’associazione ha provveduto a inviare le segnalazioni all’Autorità Garante della Concorrente e del Mercato e ad Arera «per i profili di comportamento commerciale che le stesse vorranno rilevare a salvaguardia dei consumatori» e invocando il recesso contrattuale ai sensi dell’art. 52 e 53 del Codice del consumo «non essendogli stato consentito preliminarmente di conoscere le condizioni economiche che sarebbero state applicate, né posto nelle condizioni di poter valutarne gli effetti e le decisioni da assumere consapevolmente e decidere se avvalersi del garantito diritto di recesso».

Ora, grazie alle segnalazioni effettuate anche da Adiconsum Lecce, l’autorità ha formalmente aperto un’istruttoria che potrebbe portare gli utenti a vedersi riconosciute le proprie ragioni ed ottenere qunato contestato da Adconusm Lecce.

 

 

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Attualità

«Mi vien da ridere». Rimpasto in Regione, Maraschio amara

L’ex assessora: «Non accetterò l’incarico all’interno dello staff del presidente Emiliano, ipotesi che mi è stata prospettata e per la cui offerta ringrazio.  Tra galleggiare e navigare ho sempre scelto la seconda opzione nella mia vita, con il vento in poppa e libera da condizionamenti»

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«Quindi l’operazione moralità e legalità della giunta regionale pugliese si esaurisce, in sostanza, con la fuoriuscita della sottoscritta. Questo è il segnale di discontinuità che si vuole far passare. Rispondo con un sorriso».

Lo afferma l’ex assessora Anna Grazia Maraschio, riguardo il rimpasto della giunta regionale annunciato ieri sera.

«Ringrazio le centinaia di persone, di amministratori, di cittadini che mi stanno scrivendo attestati di solidarietà, messaggi di indignazione e puro sconcerto», prosegue Maraschio, «non accetterò l’incarico all’interno dello staff del presidente Emiliano, ipotesi che mi è stata prospettata e per la cui offerta ringrazio.  Tra galleggiare e navigare ho sempre scelto la seconda opzione nella mia vita, con il vento in poppa e libera da condizionamenti. Tutto quello che ho ottenuto è stato grazie alla cultura del lavoro, l’unica che mi permea e alla quale rispondo. La stessa cultura che ho portato all’interno dell’assessorato che mi sono onorata di guidare, formato da professioniste e professionisti che sento di ringraziare, insieme al mio staff tecnico sempre al mio fianco e ai dirigenti, ai funzionari che hanno seguito la mia visione politica. Non rinnego nulla e non nascondo che sono stati anni belli, intensi, ricchi di soddisfazioni ma anche duri. Spesso ho dovuto lottare in solitudine, sentendomi come una mosca bianca».

«In tutta questa vicenda, c’è solo un aspetto che mi lascia l’amaro in bocca», aggiunge, «la brusca interruzione di un percorso di programmazione e pianificazione dell’assessorato, che andava dalle misure di tutela dell’ambiente e del clima fino all’impostazione di una nuova politica abitativa che non considerasse solo le case ma anche le persone e il loro benessere. Una mole impressionante di provvedimenti, di politiche rivoluzionarie, che non basterebbero queste righe per essere elencate. Quando si interrompe un percorso così, il rischio è che il beneficio possa essere per pochissimi e il danno per molti, moltissimi cittadini pugliesi».

«Avverto anche un’altra convinzione», conclude Anna Grazia Maraschio, «chi semina bene raccoglie il giusto e i germogli non tarderanno ad arrivare».

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Una salentina tra i giovani leader che scriveranno proposte per il G7

È Margherita Zappatore, 27 anni, di Gallipoli, dottoranda di ricerca in Scienze Giuridiche per la sostenibilità, l’innovazione e la transizione ecologica

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C’è anche una salentina tra i giovani selezionati per partecipare al Global Youth Leaders Program, l’iniziativa della Young Ambassador Society che unisce giovani fino ai 35 anni per contribuire allo sviluppo di proposte politiche che saranno presentate alla presidenza del G7.

Margherita Zappatore, 27 anni, originaria di Gallipoli, è dottoranda di ricerca in Scienze Giuridiche per la sostenibilità, l’innovazione e la transizione ecologica ed è fondatrice e amministratrice di una società di consulenza nel settore della comunicazione politica, del legislativo e della progettazione.

Grazie alle sue esperienze formative e professionali, contribuirà a formulare proposte sul tema dell’innovazione e, in particolare, dell’intelligenza artificiale.

Assieme agli altri giovani provenienti da tutto il mondo, inoltre, prenderà parte ad incontri con esperti di organismi internazionali come l’ILO, l’UNDP, l’OECD, l’UNICEF, la FAO e Microsoft.

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