Castro
Rifiuti: “Tassate gli alberghi come le abitazioni”
Comune di Castro condannato per aver imposto tasse alle struttura ricettive 5 volte superiori a quelle per i privati

Faceva pagare tasse agli alberghi 5 volte più alte che alle civili abitazioni: il Comune di Castro è stato condannato dalla Commissione Tributaria regionale di Lecce a riliquidare una cartella esattoriale Tarsu del 2008 a carico di un albergato del posto e del valore di oltre 4mila euro, rimodulando quindi le imposte a carico delle strutture ricettive.
La sentenza, che segnerà un importante precedente in merito a ricorsi su Tarsu, Tia e Tari, porterà l’amministrazione a rifare i conteggi per gli alberghi sulla stessa base delle civili abitazioni. Nel caso in cui la struttura sia anche ristorante, verrà tassata, appunto, come ristorante.
Limitata quindi l’arbitrarietà del Comune, non si andrà più incontro ad imposte sui rifiuti dal valore spropositato.
Alessano
Sea & Rivers, Puglia e Salento Plastic Free
Sabato 27 e domenica 28 settembre volontari in azione per la tutela di mari, fiumi e corsi d’acqua. Oltre 260 eventi in tutta Italia. In Salento appuntamenti ad Alessano, Campi Salentina, Casarano, Cutrofiano, Guagnano, Taurisano e Castro

Torna l’onda blu dei volontari Plastic Free: sabato 27 e domenica 28 settembresi svolgerà in tutta Italia “Sea & Rivers”, il grande evento dedicato alla tutela di mari, fiumi e corsi d’acqua,promosso da Plastic Free Onlus, con il patrocinio morale del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e in collaborazione con MINI Italia.
Saranno ben 28 gli appuntamenti in Puglia, uno dei numeri più alti a livello nazionale, distribuiti tra sabato e domenica, grazie all’impegno della rete capillare di referenti territoriali e all’entusiasmo dei volontari.
«Il nostro è ormai un appuntamento ricorrente e siamo felici di vedere coinvolti un numero sempre maggiore di referenti», dichiara Luigi Schifano, referente regionale Plastic Free Puglia (è di Castro, NdR), «ancora più importante è poter contare sulla collaborazione di amministrazioni comunali, associazioni locali e volontari: un segnale concreto della crescente sensibilità ambientale del nostro territorio. Il nostro obiettivo resta quello di non dover più intervenire, perché significherà che non ce ne sarà più bisogno. La strada è ancora lunga, ma il percorso che stiamo seguendo è quello giusto.
Sabato 27 settembre si terranno iniziative di clean up ad Alessano, Bisceglie, Francavilla Fontana, Campi Salentina, Putignano, Fasano, Bitonto, Laterza, Gravina in Puglia, e in Castellana Grotte, dove è prevista una passeggiata ecologica.
A Monopoli si svolgerà invece una raccolta mozziconi.
Domenica 28 sarà una giornata di mobilitazione ancora più ampia.
Nella provincia di Lecce sono previste attività a Casarano, Cutrofiano, Guagnano, Taurisano e Castro (passeggiata ecologica).
«In un momento storico in cui i mari stanno soffocando sotto il peso dei nostri scarti, Sea & Rivers rappresenta un grido collettivo di speranza e di azione», dichiara Luca De Gaetano, fondatore e presidente di Plastic Free Onlus, «le nostre iniziative dimostrano che invertire la rotta è ancora possibile. In appena sei anni, abbiamo organizzato più di 8.800 appuntamenti in Italia, rimuovendo oltre 4,6 milioni di chili di plastica e rifiuti. Ora è il momento di fare ancora di più».
Al centro dell’azione di Plastic Free c’è la lotta alla plastica: secondo le previsioni, entro il 2050 nei mari ci sarà più plastica che pesci, con conseguenze devastanti per la biodiversità marina e per la stessa catena alimentare umana.
Si stima che l’80% della plastica presente nei mari provenga da fonti terrestri, in particolare dai fiumi, che ogni anno riversano tra 1,15 e 2,41 milioni di tonnellate di rifiuti plastici.
In Italia, un monitoraggio condotto su 12 fiumi ha rivelato che l’87% dei rifiuti fluviali contiene plastica, di cui oltre il 38% è plastica monouso.
Non si tratta solo di un problema visibile e ambientale. Studi scientifici recenti hanno rilevato la presenza di microplastiche e nanoplastiche nel sangue, nei polmoni, nel latte materno e nei tessuti umani, a conferma della pervasività di un’emergenza che riguarda non solo l’ambiente ma anche la salute pubblica.
Anche quest’anno MINI Italia rinnova il suo supporto all’iniziativa con il progetto “MINI for the Planet”, che esprime l’impegno concreto del brand per la salvaguardia dell’ambiente, condividendo con Plastic Free i valori di responsabilità e partecipazione attiva.
«Invitiamo tutti i cittadini, le famiglie, le associazioni, le scuole e le imprese a unirsi a noi», aggiunge De Gaetano, «basta andare su www.plasticfreeonlus.it/eventi, scegliere l’appuntamento più vicino e iscriversi gratuitamente. Ogni singola azione conta, ogni persona può fare la differenza. Il nostro Pianeta ci sta chiedendo aiuto: è tempo di rispondere».
Plastic Free Onlus è un’associazione di volontariato nata nel 2019 con l’obiettivo di informare e sensibilizzare cittadini e istituzioni sul pericolo dell’inquinamento da plastica. In pochi anni è diventata una delle realtà più attive in Italia in ambito ambientale, grazie a una rete capillare di referenti territoriali, progetti educativi nelle scuole, collaborazioni istituzionali e campagne di pulizia in tutto il Paese.
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Attualità
Pesca a cianciolo: «Svuotano i nostri mari!»
Pescherecci siciliani con la “rete a circuizione come le cianciole” fanno incetta di ricciole e altri pelagici. Ogni anno si ripete lo scempio: nulla di illegale ma molto presto si rischia una riduzione epocale degli stock ittici

La protesta degli amanti del mare corre sui social e una segnalazione è stata inoltrata anche allo Sportello dei Diritti.
Un coro di disapprovazione di pescatori e appassionati salentini che si sono messi in moto per sollevarsi pacificamente e che hanno deciso di organizzare manifestazioni contro lo scempio che ogni anno e ormai ciclicamente si ripete: pescherecci siciliani con la “rete a circuizione” che approdano sulle nostre coste per fare incetta di migliaia di esemplari di ricciole e altri tipi di pesci pelagici.
Enormi quantità di pesce in una volta sola come riferisce la D.ssa Diana D’Agata, Veterinary Surgeon nel Regno Unito, esperta di fauna marina, che, dopo essere accerchiati, sono rinchiusi ed issati sull’imbarcazione.
Anche se, va specificato, che parliamo di pesca prevalentemente della ricciola, che non prevede limiti quantitativi imposti per legge.
La “sommossa” corsa in rete è nata dopo che alcuni appassionati di apnea hanno segnalato la presenza di un motopeschereccio proveniente dalla Sicilia e che avrebbe stazionato qualche giorno nelle acque di Gallipoli.
La pesca eccessiva peraltro avviene durante il periodo riproduttivo, generando un allarme tra i pescatori locali e le associazioni ambientaliste, che denunciano le pratiche distruttive e l’impatto negativo sull’ecosistema marino.
Normalmente veniva applicata per la cattura del pesce azzurro in particolari periodi dell’anno, quando le grandi ricciole si riuniscono in grandi banchi, diventando facili prede dei ciancioli nel momento in cui inseguono il pesce azzurro. Tuttavia, l’utilizzo dei sonar e di altri strumenti sempre più all’avanguardia ha reso ancor più semplice l’individuazione e quindi la cattura.
Il D.P.R. 1639/68 disciplina questo tipo di pesca e la vieta “entro una distanza di 3 miglia dalla costa o all’interno dell’isobata di 50 m (quando tale profondità è raggiunta a una distanza inferiore dalla costa)”.
Per eludere i controlli della capitaneria di porto, i pescatori interromperebbero temporaneamente il segnale ICE che identifica la loro posizione e, una volta completata la cattura, lo riattiverebbero.
Avendo appreso della presenza “ingombrante” dell’equipaggio siculo, i pescatori salentini hanno denunciato pubblicamente quanto sta accadendo ormai ciclicamente ed i rischi per la fauna marina.
In molti l’hanno definiti una vera e propria “mattanza” per l’eccessiva quantità di pesce pescato in ogni battuta con il conseguente pericolo a medio termine d’impauperimento degli stock ittici di queste specie di pesci che si stanno riducendo, anno dopo anno, con pericolose conseguenze sulla catena alimentare.
Dal presidente dello Sportello dei Diritti, Giovanni D’Agata, l’invito al Capo del compartimento Marittimo a verificare la sostenibilità di tale tipo di pesca intensiva.
È bene ricordare, infatti, che questa autorità al fine della tutela delle risorse biologiche del mare e previo parere della commissione consultiva locale per la pesca marittima, può stabilire ogni altra disposizione circa la località di esercizio, i periodi di tempo e i tipi degli strumenti pescherecci per la pesca con fonti luminose nelle acque del compartimento.
Un appello urgente alla responsabilità e all’adozione di misure più severe per tutelare le risorse marine e il fragile equilibrio ecologico del nostro mare.
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Attualità
Castro: Nino non pesca più
Quella volta in cui per non mollare la preda rimase sordo financo alle esortazioni dei militari a lasciar perdere, fino a quando non fu il tonno, esausto, a perdere del tutto le forze ed a essere tirato all’interno della barchetta…

di Rocco Boccadamo
Al momento della sua nascita, fu registrato all’Anagrafe, e parallelamente battezzato in chiesa, con il nome proprio di Albino (cognome F.) e, il suo caso, rappresentò, un’autentica eccezione, già che, all’epoca, fra la popolazione di Castro, non v’era alcuno che si chiamasse così. In seguito, molto semplicemente, se non automaticamente, lo sviluppo sotto forma del diminutivo/abbreviativo Nino.
A parte siffatta singolarità appellativa iniziale, mette conto di annotare che il successivo, graduale divenire del personaggio si sgranò sul metro di un’assoluta, esclusiva e continuativa caratteristica: lo strettissimo rapporto, vera e propria simbiosi, fra lui e l’ambiente più prossimo e naturale su cui si era affacciata e dischiusa la sua avventura esistenziale, ossia a dire il mare.
Nino, dunque, prestissimo, pescatore, sin da bambino, tutti i giorni dell’anno, in ogni stagione, a braccetto, anzi, in questo particolare caso, a bordo di una barchetta di legno, del genere “gozzo,” in principio rigorosamente a remi, poi sospinta da un piccolo motore fuoribordo, e in compagnia funzionale e operativa di ami, lenze, “conzi” e reti.
Anni, lustri, decenni, attraversati espletando tale duro, incerto e talvolta periglioso lavoro, sempre con equilibrata passione, senza fermarsi o arretrare di fronte alle difficoltà e, spesso, ai magri proventi.
Frattanto, intorno a Nino, andava formandosi e crescendo anche una famiglia, con due figli, di cui uno rimasto a Castro e l’altro trasferitosi per lavoro in un’altra regione.
Che bagaglio di esperienze per l’uomo, acquisito e accumulato sotto cieli multiformi e multicolore, quando sereni, quando grigio scuri per effetto di nuvolaglie dense, in notti stellate o cupe e fredde, su distese calme o vivaci o con cospicui moti ondosi.
Nino, comunque, sempre lì, sull’uscio della sua grotta in Via Scalo delle barche, dove è solito preparare le attrezzature per la pesca, specialmente l’allestimento, prolungato e non facile, del “conzo”, oppure sulla banchina del porticciolo, prossimo a “uscire”, oppure al largo, a più riprese nell’arco delle ventiquattro ore, per “calare” o tirare su gli strumenti del suo lavoro.
Accanto alla quotidianità così snodatasi per una vita intera, con il protagonista sempre determinato, ma, insieme, sereno, è rimasto negli annali della marineria della Perla del Salento, uno specifico episodio, indubbiamente non comune, di cui Nino, alcune stagioni fa, si è trovato ad essere, un po’ ma non completamente a caso, protagonista.
Un pomeriggio, aveva “calato” il suo “conzo” (lunghissima lenza con alcune centinaia di anni pendenti da apposite appendici, mantenute a mezza profondità, mercé la compensazione di galleggiamento conferita insieme da piccoli piombi e cubi di sughero) a media distanza dalla costa verso la Marina di Andrano, dopo di che, nella mattinata successiva, era ritornato sul posto per recuperare il tutto.
Sennonché, a un certo punto, l’uomo ebbe ad avvertire una fortissima resistenza, che gli impegnava mani, gambe, braccia e spalla, segno che, a un amo, doveva aver abboccato un grosso esemplare di pesce (più tardi, si sarebbe rivelato trattarsi di un tonno), che, con tutte le proprie energie vitali, vanificava il tentativo di Nino di recuperare il “conzo”.
Non cedeva l’amico pescatore, non mollava la lenza e la preda attaccata, né si arrendeva l’esemplare ittico.
Durante questo confronto di forze, trascorreva deciso il tempo e, circostanza più delicata, il “gozzo” era lentamente trascinato, dai guizzi del pesce, in direzione di Tricase e di Leuca.
Nino, in occasione di quella uscita, non si era portato appresso il cellulare e, quindi, era praticamente isolato al largo e, progressivamente, sempre più distante da Castro.
Per fortuna, il figlio, impensierito e preoccupato a causa del mancato rientro del genitore, ritenne di allertare la Guardia costiera, che, in breve, raggiunse, con un suo veloce battello, il pescatore, sempre accanito a non mollare.
Così, rimase Nino, sordo financo alle esortazioni dei militari a lasciar perdere, fino a quando non fu il tonno, esausto, a perdere del tutto le forze ed a essere tirato all’interno della barchetta.
Fino a poco tempo fa, Nino è stato sorretto da una buona, o quantomeno discreta, salute ed è sceso puntualmente al porto, in sella al suo motorino o a piedi, salpando, sia pure sempre più raramente, col suo battello.
Da parte mia, incontrandolo, mi tenevo aggiornato sull’avanzare dei suoi almanacchi e in merito all’andamento della sua attività. E, lui, a rispondermi, con tono gentile sorridente, magari, nelle ultime occasioni, precisando di essere uscito al solo scopo di trarre un quantitativo di pesce fresco destinato al figlio giunto a Castro per le ferie.
Da qualche tempo, gli acciacchi si sono purtroppo accentuati e, di conseguenza, egli si muove da casa raramente. L’ho incontrato il mese scorso, seduto all’inizio della banchina interna del porticciolo davanti alla sede del “Circolo Sottufficiali”, domandandogli: “Come va Nino, come stai?”.
Stavolta, diversa dal solito la risposta: “Come vuoi che vada, va come Dio vuole”.
Tuttavia, io penso che Nino, dentro di sé, sia egualmente sereno e contento, non fosse altro perché il suo battello, il piccolo gozzo denominato “Martina”, è sempre lì, in acqua, silenzioso ma ormeggiato all’altra banchina, a fianco della più grande barca consortile.
E sono, altresì, sicuro che l’uomo, in silenzio, si ripassa con affetto e commozione le figure dei suoi colleghi e amici pescatori di Castro, ad esempio, quelle dei due Vincenzo e di Nunzio C., già proprietario, anche lui, di un “gozzo” dal nome “Davide”, i quali hanno tirato definitivamente i remi in barca, in età ben più giovane della sua, per salirsene sulle nuvole.
In certi giorni, mi capita di ritrovare Nino, intento a riposare tra aiole fiorite nei pressi della sua abitazione, e, lì, mi dà l’impressione di snocciolare un altro ripasso, cioè a dire le così tante albe e gli infiniti tramonti in cui i suoi occhi si sono rispecchiati
Sì, posto che sono ormai novantasei gli anni compiuti da Nino, so che è improprio, ma qui mi piace parlare non di anni bensì di maree, appunto novantasei maree.
Ravvisando nella sua persona una sorta di simbolo della gente di mare castrense, la locale amministrazione civica (per la precisione, non quella in carica, presieduta, guarda caso, da un figlio di Nino, ma quella precedente), ha deliberato di conferire al pescatore in questione uno speciale riconoscimento ad personam e io rivedo ancora l’uomo felice e commosso sul palco della correlata semplice cerimonia.
Anche da queste righe, il mio affettuoso saluto e sincero augurio, Nino: resisti, come in quella avventura al largo alle prese col grosso tonno, e abbi ancora lunga vita.
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