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Turismo, Loredana Capone: “Siamo neonati ma stiamo crescendo”

Intervista esclusiva all’assessore regionale al turismo: “Pensiamo di confermare il trend di crescita degli ultimi tre anni avvicinandoci a regioni turistiche più mature della nostra. Puntiamo su enogastronomia, cultura, wedding, natura, sport e congressi

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Il flusso del turismo è un costante andamento lento. Come la marea, di anno in anno, continua inesorabile a salire ed a tracimare a riva bello e brutto del Salento; vitalità ed  inerzia, croce e delizia.


Sebbene i favorevoli ultimi dati (che ci danno in continua crescita) è indubbio che noi salentini dovremmo farci un contrito esame di coscienza: nonostante le reiterate denunce e le (poche) multe, continuiamo ad insozzare e deturpare la campagna, le coste e le strade della nostra terra; seguitiamo a perpetrare la politica dell’individualismo, costruendo (spesso) dove non si dovrebbe o, grazie al nostro ego, ci “curiamo il nostro orticello”, non capendo che prima o poi la “feccia del vicino” invaderà anche il nostro appezzamento. Se è assodato che, come spiega nell’intervista l’assessore regionale Loredana Capone, “il sistema turismo è ancora giovane e, a volte, improvvisato”, è pur vero che noi “giovani Tafazzi” godiamo nell’auto flagellarci e difficilmente cambiamo atteggiamento. Basta scorgere le denunce della Guardia di Finanza o i dati della raccolta differenziata per fare un tuffo nello spietato realismo, eppure non perdiamo occasione per pavoneggiarci, davanti all’ignorante turista, delle bellezze della nostra terra, del nostro mare, del nostro Salento. Se a tali considerazioni seguissero altrettante scosse di sano civismo, forse il nostro sistema ne gioverebbe e, se denunciassimo più spesso, anche senza farci scudo dell’anonimato, tutto e tutti potremmo beneficarne, potremmo correggere quegli errori di gioventù in una sana e durevole maturità di cui tutti potremmo beneficiare. È con questo spirito che abbiamo chiesto all’assessore regionale al turismo, Loredana Capone, di rispondere, senza freno al alcune domande. 


Dai primi dati provvisori dell’osservatorio sul turismo di Pugliapromozione, arrivano buone notizie: rispetto al primo trimestre dell’anno precedente, arrivi e presenze risultano cresciuti del +4,5 per cento e del +9 per cento (+11% e + 13 per gli stranieri). Quali le aspettative per la stagione in arrivo?


“Le premesse ci sono tutte perché si possa prevedere una stagione straordinaria e lo dimostra proprio la crescita dei primi mesi dell’anno, che sono normalmente ancora i più “tiepidi” dal punto di vista dell’incoming turistico. E di questi giorni la notizia della Puglia protagonista dell’estate italiana secondo Trip Advisor  che, a seguito della sua consueta Summer Vacations Value Report,  elegge nel 2018 la Puglia prima destinazione in Italia con ben tre località fra le top ten italiane: Ugento in seconda posizione, Porto Cesareo (7°) e Vieste (8°). Pensiamo di confermare il trend di crescita che negli ultimi tre anni sta portando la Puglia, da un lato ad allungare la stagione e dall’altro ad avvicinarsi alle cifre di regioni turistiche più mature di noi che siamo ancora neonati in questo settore. La Puglia d’altronde è sempre più collegata con le capitali europee. A giugno e luglio da Bari partiranno i nuovi voli per Mosca, Parigi, Londra Luton e Vienna, mentre da Brindisi per Vienna, Venezia e due voli con Easy Jet e Laudamotion per Berlino che rappresentano un importante conquista per il Salento. Consiglio anche agli operatori salentini di considerare, come opportunità, i mercati spagnolo, russo e polacco, in grande crescita e di attrezzarsi per il mercato cinese, perché stiamo chiudendo un accordo con il più grande tour operator di Stato cinese. La Regione sta facendo il massimo come strategia e come iniziativa politica, rendendo più accoglienti gli aeroporti e Brindisi, nel prossimo mese, avrà un nuovo look nell’infopoint, e nuovi interventi di accoglienza anche culturale per i passeggeri”.


Una volta si diceva che la “torta” del turismo fosse in gran parte una questione da dividere a fette tra Otranto e Gallipoli con le briciole da spartire sul resto del territorio. Oggi si è aggiunta solo Lecce o la vicenda riguarda finalmente tutto il territorio provinciale?


“Tutto il Salento sta crescendo. Il territorio si presenta come un territorio perfetto per rispondere al trend internazionale che vede sempre più turisti desiderare di viaggiare in luoghi  meno conosciuti dove vivere un’esperienza autentica. E questo anche grazie all’attenzione verso i borghi, non solo quelli sul mare ma anche dell’entroterra, e ai tanti eventi che attirano sempre più cittadini e viaggiatori, come la Notte della Taranta o il Locomotive Jazz Festival per esempio. La Regione ha appena chiuso due importanti bandi che hanno selezionato eventi, spettacoli e iniziative culturali che con cadenza triennale animeranno l’intero territorio salentino e pugliese, attraendo anche viaggiatori. Ripeto: siamo neonati come destinazione turistica, ma stiamo crescendo. Anche i territori che si percepiscono fuori possono rientrare nella grande crescita turistica che stiamo avendo. Anzi le destinazioni meno affollate possono programmare il futuro evitando i rischi di overtourism soprattutto d’estate, che rappresenta una delle difficoltà che abbiamo qui in Salento guardando a un futuro di sostenibilità”.


Si è sempre detto che è indispensabile mettere le nostre bellezze a sistema. La Puglia, ed il Salento per quanto ci riguarda, hanno il mare, ma anche parchi, chiese, centri storici incantevoli, musei enogastronomia e cultura. A che punto siamo con tale processo?


“Ci stiamo lavorando con gli operatori, le altre istituzioni, i comuni. A questo servono anche gli incontri, che sono partiti proprio dal Salento, del Piano strategico Puglia 365. La realtà salentina si è mostrata molto effervescente, d’altronde, è quella che partecipa di più ai bandi regionali che riguardano il turismo. Vogliamo supportare gli sforzi dei Comuni e degli operatori nell’accoglienza; vogliamo promuovere la formazione e la competenza. Ma abbiamo la necessità di stimolare i Comuni a fare Piani del turismo, indispensabili per migliorare l’accoglienza. Ci stiamo già lavorando. Oggi avvertiamo l’esigenza di supportare il miglioramento della qualità dell’accoglienza, con incentivi a fare squadra, ad animare il territorio tutto l’anno, a tenere aperti i monumenti, a realizzare attività culturali ed eventi di spettacolo 365 giorni l’anno. In questa direzione muovono i nostri bandi. Ma fondamentale è anche, come stiamo facendo, puntare sui prodotti turistici: enogastronomia, cultura, wedding, natura, sport, congressi. Per questa ragione ci siamo dotati di esperti nazionali, uno per ciascuna categoria di prodotto, per metterli a disposizione del sistema. La Regione Puglia sta investendo molto nella valorizzazione di palazzi storici, musei e siti archeologici,  che è stata alla base della rigenerazione dei borghi della Puglia che custodiscono un patrimonio immenso, e ancora poco conosciuto. La sfida lanciata è stata: non più un euro per il restauro, senza un progetto di fruizione. Da qui la scelta di intervenire sulla infrastrutturazione complessiva del sistema culturale, ma garantendo anche la fruizione dei beni. In quest’ottica viaggia  anche il progetto “Smart In” e, in particolare, le Biblioteche di Comunità che rappresentano la più grande operazione di infrastrutturazione culturale d’Italia.


Gli albergatori e operatori del settore continuano a lamentare la lontananza dall’aeroporto di Brindisi e i collegamenti con il Salento non proprio veloci e confortevoli.

Il problema dei collegamenti interni e con l’aeroporto è reale. Con il Patto per la Puglia abbiamo finalmente stanziato i fondi per l’elettrificazione della tratta Martina Franca – Gagliano del Capo per la metropolitana di superficie che attraversa un paesaggio molto gradevole e che vive un momento di grande interesse per il turismo slow, che sarà il tema del 2019. Ma la notizia più importante è che è stato finanziato il collegamento ferroviario tra aeroporto e stazione centrale di Brindisi che consentirà, come avviene a Bari, di avere un collegamento diretto tra l’aeroporto e il Salento, senza prendere l’auto”.


Capitolo a parte per Gallipoli. Ok l’attrazione turistica ma soprattutto ad agosto la Città Bella diventa una bolgia e i continui fatti di cronaca (furti, droga e quant’altro) rischiano di comprometterne l’integrità. Cosa si potrebbe fare secondo lei?


“Tutto il sistema è ancora giovane e a volte improvvisato. Bisogna attrezzarsi per un’organizzazione più efficiente nel rispetto assoluto delle norme. È necessario puntare alla tutela di diritti dei lavoratori e alla emersione del sommerso. La nostra azione di allungamento della stagione turistica potrà servire senz’altro a ridurre la precarietà del lavoro che é uno dei problemi del settore turistico. Tutta la Puglia, e il Salento in particolare, deve puntare sulla qualità dell’offerta turistica, investendo sulla formazione, facendo squadra tra pubblico e privato e puntando molto sull’organizzazione e sui servizi. Insomma, noi stiamo crescendo rapidamente, dobbiamo farlo anche qualitativamente. E Gallipoli, a mio avviso, ha bisogno di puntare su un target turistico più elevato sviluppando un’attrazione culturale, ben possibile vista la bellezza del centro storico e la presenza di luoghi di spettacolo molto belli”.


Xylella e vicenda Tap rischiano di influire sull’immagine del Salento nei circuiti nazionali ed internazionali del turismo?


“E inutile dire che siamo molto preoccupati per la vicenda Xylella e ci auguriamo che si stia facendo tutto quanto possibile per limitare i danni. Al momento, come dimostrano i dati, non vi sono influenze sui flussi turistici, ma alla lunga i danni per il paesaggio e per l’economia dell’olio potrebbero essere disastrosi e avere un effetto anche sui flussi turistici. A mio avviso le amministrazioni dovrebbero lavorare a veri piani di rigenerazione rurale specie adesso che è possibile il reimpianto di specie non a rischio.


La TAP avrebbe meritato un sito industriale dove approdare, non certo una di tale rilevanza turistica come San Foca”.


 


Luigi Zito 


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Certezze ed incertezze del presente

Lo spettro della guerra, malavita, femminicidi, violenza dilagante nel mondo adolescenziale e giovanile. E il Salento? Terra di anziani residenti o fugaci vacanzieri…

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di Hervé Cavallera

di Hervé Cavallera

La Pasqua da poco trascorsa dovrebbe aver ricordato ai Cristiani che essa, per il tramite della passione, morte e resurrezione di Gesù, è l’invito al passaggio ad una vita migliore.

Le feste del Cristianesimo, infatti, possono essere considerate come una sollecitazione per un futuro che sia, per i singoli e per la collettività, più buono e sereno rispetto al passato.

Ma l’immagine del presente non è così.

In campo internazionale permangono almeno due conflitti e i rischi che i campi di battaglia si allarghino non sono da sottovalutare.

E non è un problema dappoco.

Poi, per quanto riguarda l’Italia (ma il fenomeno non è solo italiano) si può constatare un aumento della violenza.

E non ci si riferisce solo ai casi più eclatanti, ossia ai delitti legati al mondo della malavita e alla crisi delle relazioni sentimentali (basti ricordare i femminicidi).

Ci si riferisce particolarmente alla violenza diffusa nel mondo adolescenziale e giovanile con i tumulti nelle università volti ad impedire la libertà di parola a conferenzieri non graditi, alle dimostrazioni pacifiste che generano saccheggi e vandalismi di vario genere, alle conflittualità che serpeggiano in certe scuole in una contrapposizione tra docenti ed allievi, con la partecipazione talvolta dei genitori.

Si ha l’impressione di trovarci in un mondo in cui non si riesce più a controllare gli impulsi.

Così accade che le frustrazioni, che sicuramente la maggior parte di noi ha pure conosciuto nel corso della propria esistenza, non vengano superate rafforzando il carattere e abituando a saper affrontare le difficoltà, ma producano comportamenti aggressivi che si propagano con facilità.

Ciò significa che gli adulti, i genitori in particolar modo, devono ben essere attenti oggi più che mai alle dinamiche dell’età evolutiva dei giovani.

Per fortuna sembrerebbe un fenomeno che non riguarda in modo preoccupante il nostro Salento.

Non che manchino i fatti di cronaca nera, ma fenomeni di scontri di piazza da parte di minorenni sono assai pochi.

E qui allora emerge un’altra considerazione: quello dello spopolamento.

Le nascite sono da tempo in netto calo nella Penisola.

Secondo i dati dell’ISTAT in Italia nascono 6 bambini ogni mille abitanti.

Nel Salento al calo demografico si aggiunge poi il fatto che molti giovani compiono gli studi universitari in altre regioni d’Italia e non tornano più nel paese nativo.

Certo, vi sono anche coloro che tornano e con coraggio, come si è scritto su questo giornale, ma sono pochi.

Il Salento diventa la terra di anziani residenti o di fugaci vacanzieri.

E allora l’invito alla gioia che proviene dal suono delle campane pasquali si spegne in una triste rassegna.

Conflitti sempre più minacciosi tanto da spingere qualcuno a sostenere il ritorno alla leva obbligatoria, sviluppo della criminalità organizzata, violenze e tragedie domestiche, violenza giovanile, fragilità nell’affrontare le difficoltà connesse al quotidiano, spopolamento, stagnazione produttiva…

Occorre precisare che non si nega che esistano casi positivi, anzi di eccellenza nella imprenditoria, nei giovani, nella vita coniugale e così via, ma l’ombra del negativo è sempre più visibile e preoccupante.

LA COMUNICAZIONE DELL’EFFIMERO

Vi è poi la sensazione di una crescita dell’individua- lismo accentuato dai social, dalla facilità di esprimere pareri su tutto e su tutti.

Al tempo stesso la comunicazione digitale isola fisicamente l’utente pur avendo egli un contatto online con centinaia se non migliaia di persone.

È la comunicazione dell’effimero, mentre si continua a rimanere soli.

Come diceva l’antico filosofo, l’uomo è un animale sociale; ha bisogno di vivere concretamente, fisicamente col prossimo, non di limitarsi a parole diffuse con mezzi artificiali.

Ed è questo l’aspetto che è il lascito ideale delle recenti celebrazioni pasquali: quello di tornare ad essere una comunità.

Una comunità di persone che si incontrano e dialogano ed elaborano progetti che permettano una crescita economica e spirituale.

Tutto questo richiede buona volontà e competenza, richiede il mettere da parte l’attrazione per il proprio tornaconto, per il proprio particulare come diceva Guicciardini.

È un compito che devono tornare ad assumere quelle istituzioni ad esso preposte quali la famiglia e la scuola.

In un momento storico in cui i legami familiari diventano sempre più fluidi, bisogna che la scuola diventi davvero un centro di formazione di responsabilità oltre che di conoscenze e competenze.

Un futuro migliore è affidato da sempre ad una buona educazione e di ciò dobbiamo tornare a prendere consapevolezza.

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Il fallimento della democrazia

Astensionismo: nelle regionali del 2023 raggiunse il 60% in Lombardia e Lazio; nel 2014 in Emilia-Romagna votò solo il 37,7%. Nel 2020 l’affluenza alle regionali pugliesi è stata del 56,43%…

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di Hervé Cavallera

Il prof. Hervé Cavallera

Il 25 febbraio si è votato per la Regione in Sardegna.

I candidati alla Presidenza della Regione erano 4 e le liste presenti 25.

Ora, quello che particolarmente colpisce, a prescindere da vinti e vincitori e dalle stesse modalità di votazione (voto disgiunto, ad esempio), è l’affluenza degli elettori.

Poco al di sopra del 52%, quindi ancor meno dell’affluenza avuta nelle precedenti elezioni regionali.

Né si tratta di un fenomeno meramente sardo.

L’affluenza elettorale è effettivamente bassa e, come si suole dire, l’astensionismo è in assoluto il maggior partito in Italia (ma la situazione non è dissimile anche in altri Paesi europei).

Nelle regionali del 2023 l’astensionismo raggiunse il 60% in Lombardia e nel Lazio e nel 2014 in Emilia-Romagna per l’elezione del presidente della Regione votò solo il 37,7% degli elettori.

Nel 2020 l’affluenza alle regionali in Puglia è stata del 56,43%. Ciò non può lasciare indifferenti in quanto, se democrazia significa partecipazione, il “successo” dell’astensionismo significa fallimento della democrazia.

Esiste ormai nella realtà uno scollamento tra cittadini e politica.

È un dato inequivocabile che non può essere risolto con la diffusione del cosiddetto “civismo” ossia con la nascita di movimenti localistici.

Invero nel 1946 l’Assemblea Costituente introdusse il principio della obbligatorietà del voto che però all’art. 48 della Costituzione italiana risulta solo un dovere civico.

Nel 1957, col D. P. R. n.361, si rendeva obbligatorio il voto nelle elezioni politiche, dichiarando che occorreva fare un elenco degli astenuti.

Il tutto poi venne meno nel 1993 (D. L. 20 dicembre 1993, n . 534).

Il che è anche corretto poiché il concetto di liberta implica anche l’astensione. E tuttavia quando l’astensione raggiunge livelli elevatissimi sì da quasi superare il numero dei votanti, è chiaro che è in atto una crisi della sensibilità politica dei cittadini.

Si tratta di un processo che in Italia si può far risalire alla cosiddetta fine della prima Repubblica (1994) ossia con la fine dei partiti che esistevano nella Penisola dal 1946.

In realtà, il fenomeno rientra nel collo delle grandi ideologie e, di conseguenza, in una semplificazione della vita politica tra due schieramenti, etichettati come moderati o conservatori da una parte e progressisti dall’altra.

Non per nulla negli Stati Uniti d’America dove esistono praticamente solo due partiti, il repubblicano e il democratico, l’astensionismo tocca spesso punte del 70% a cui peraltro ci si è abituati.

Di qui un altro aspetto che va considerato: il ruolo decisivo del candidato alla presidenza.

Sostanzialmente si vota la persona più che le idee.

D’altronde tutti possiamo constatare che nei nostri Comuni sono pressoché inesistenti le tradizionali sezioni dei partiti, ove una volta i tesserati potevano discutere vari temi politici.

Di qui un ulteriore paradosso. Si ritiene che in una società democratica chi “comanda” o, per essere più corretti, chi ha la gestione della cosa pubblica sia la maggioranza.

Nei fatti, invece, proprio grazie all’astensionismo, la gestione del potere è comunque affidata ad una minoranza, mentre la maggioranza dei cittadini assiste con apatia, rassegnazione o altro, a quello che la minoranza decide.

Negli anni ’80 del secolo scorso il sottoscritto scrisse un libro sull’importanza dell’educazione politica, intesa non come educazione partitica, ma come educazione alla partecipazione responsabile alla vita pubblica.

Al presente, di fronte a fenomeni come l’astensionismo, la cancel culture, l’improvvisazione demagogica che talvolta si fa sentire per il tramite dei social, una riflessione articolata, ponderata e di largo respiro sulla necessità di una rifondazione della vita civile, in modo che non sia soggetta alle pulsioni del momento, sarebbe opportuna.

Naturalmente tutto riesce difficile ed è inutile evocare il ricordo della vecchia Educazione civica, anche se dal settembre del 2020 l’Educazione civica è considerata una disciplina trasversale che riguarda tutti i gradi scolastici.

In una società ove predomina il relativismo individualistico, mancano i grandi valori che danno davvero lo slancio vitale all’impegno civile che investa la collettività e tutto si risolve nel gioco degli interessi di piccoli gruppi o dei singoli.

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Galatina, il Liceo Vallone si mobilita “fa rumore” per le Donne

Sceglie di “far rumore” al fine di sensibilizzare i giovani, e la cittadinanza tutta, sul significato intrinseco di questa ricorrenza.

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In occasione dell’8 marzo, Giornata Internazionale dei Diritti della donna, il Liceo A. Vallone, di Galatina, sceglie di “far rumore” al fine di sensibilizzare i giovani, e la cittadinanza tutta, sul significato intrinseco di questa ricorrenza.

Previsto in mattinata, alle ore 11.45, un corteo che partirà dalla sede centrale del Liceo, in viale don Tonino Bello, e si muoverà verso Piazza San Pietro dove si terrà un flash mob di riflessione chiuso con la lettura di Knocking on Heaven’s door, profondo monologo in voce maschile tratto da Ferite a morte, di Serena Dandini. 

“L’ignominia continua da Giulia…1,2,3…12 vittime” è il messaggio che gli studenti e le studentesse del Liceo porteranno in corteo, ribadendo che “Nessun delitto ha una giustificazione”!

Tutti gli studenti e le studentesse del Liceo, accompagnati dal personale scolastico, attraverseranno le strade principali della città (viale don Tonino Bello – via Ugo Lisi – C.so porta Luce – Piazza San Pietro) con l’obiettivo di fare un silenzioso rumore sull’inefficacia di questa ricorrenza, dipanando un drappo rosso lungo 30 metri, simbolo del dolore e delle violenze che le donne ancora subiscono, visto il perdurante divario di genere.

“Non si ha nulla da celebrare se non vi è uguaglianza. Non si celebra la Donna se non La si rispetta” Queste le parole della Dirigente Scolastica, prof.ssa Angela Venneri, che ha fortemente promosso e sostenuto l’iniziativa, in un’ottica di sensibilizzazione e condivisione d’intenti.

Non un’occasione per festeggiare, dunque, ma solo per riflettere e tenere alta l’attenzione, con l’auspicio che l’educazione culturale possa riaffermare un ineludibile principio di civiltà.

Da qui l’augurio conclusivo dei nostri studenti e studentesse a tutte le donne con i dolcissimi versi della poesia di Alda Merini, Sorridi donna.

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