Attualità
Tricase: L’essenza dell’esserci: aver cura della vita
In corso la terza edizione della settimana di cultura – spiritualità – dialogo presso l’aula magne della Pia Fondazione di Culto e Religione “Card. Giovanni Panico”
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Uno dei più celebri aforismi di Ippocrate era: “Il medico che si fa filosofo diventa pari a un dio” (iatròs philòsophos isòtheos). Il fine di questa settimana di studio segue questa intuizione del padre della medicina, certamente non per fare del medico un dio, ma per consentire un dialogo libero e non ideologico che tenga insieme l’apporto scientifico e quello umanistico finalizzato alla cura olistica della persona umana. La cultura contemporanea, almeno quella intellettualmente onesta, cerca, infatti, strategie di dialogo, libero, aperto e non ideologico, con i diversi saperi per individuare quel fertile terreno di incontro dove consentire la fioritura dell’umanità. Stabilendo, così, una nuova Carta di principi valoriali che a partire dal ragionamento del pensiero filosofico-teologico, trovino la “concretezza” delle discipline scientifiche la cui ricerca e intervento sulla Natura dovrebbe essere finalizzato esclusivamente al bene dell’umanità e alla custodia della Casa comune (Francesco, Laudato sii). Questa alleanza educativa, attraverso un approfondito progetto di cura può contribuire a restituire dignità alla persona umana, oggi minacciata da più parti.
L’Ospedale “Card. Panico” – luogo privilegiato di cura – fin dalla sua fondazione attraverso l’apporto del carisma delle Suore Marcelline si identifica nella società come centro di cultura e di formazione. Il suo ruolo va ben oltre la cura medica delle persone ammalate.
La sua qualità educativa ha contribuito alla rinascita del Sud Salento. Il suo impegno per il futuro è di consegnare alle nuove generazioni la storia di un sogno, trasformato in progettualità dalla fatica del lavoro quotidiano; realizzato con l’impegno della solidarietà; aperto al nuovo con la sua speciale capacità di stare insieme, di fare equipe, come una famiglia per il bene integrale della persona umana.
Il corso, per gli operatori sanitari iscritti (n. 100), dà diritto a 12 ECM
Per le modalità di iscrizione consultare il sito del provider www.maregra.com
Responsabili scientifici
Dott.ssa Maria Antonietta Bleve | Medico-Chirurgo Specialista in Malattie dell’Apparato Digerente ed Endoscopia Digestiva; Dirigente Medico di primo livello Azienda Ospedaliera “Card. Giovanni Panico” – Tricase (Le)
Dott.ssa Angela Nesca | Medico-Chirurgo Specialista in Endocrinologia e Malattie del Metabolismo; Medico Responsabile Ambulatorio di Endocrinologia/Diabetologia ASL Le, DSS di Gagliano del Capo; Vice Direttrice (per la Diocesi di Ugento – Santa Maria di Leuca) dell’Associazione Medici Cattolici Italiani sezione “Santa Maria di Leuca” (Le)
Comitato scientifico
Dott.ssa Luigia Morciano | Medico-Chirurgo Specialista in Pediatria e Genetica; Dirigente Medico di primo livello Azienda Ospedaliera “Card. Giovanni Panico” – Tricase (Le); Responsabile Aziendale Malattie Rare Pia Fondazione Panico (Le)
Dott. Antonio Negro | Coordinatore Infermieristico del Centro Residenziale di Cure Palliative “Casa di Betania – Hospice” della Pia Fondazione di Culto e Religione “Card. Giovanni Panico”
Prof. Alessandro Sannino | Ordinario Dipartimento di Medicina Sperimentale – Università del Salento
Prof.ssa Luisa Siculella | Presidente del Corso di Studio in Medicina e Chirurgia MedTec – Università del Salento
Dott.ssa Suor Graziella Zecca | Coordinatrice del Polo Didattico Universitario “Card. G. Panico”
Segreteria scientifica: Maregra srl
Segreteria logistica: Mimmo Turco
Moderatori: Dott. Fabio Zavattaro | Giornalista, Vaticanista RAI; Direttore Scientifico Master di Giornalismo LUMSA
Dott.ssa Cristiana Caricato | Giornalista, Vaticanista TV2000
IL PROGRAMMA
Lunedì 16
Ore 17.00 – Registrazione/Presenza
Ore 17.45 – Introduzione a cura dei moderatori
Ore 18.00 – Il ruolo educativo della Comunità cristiana, a cura di don Giuseppe Indino, Vicario Episcopale per il Diaconato Permanente della Diocesi di Ugento – Santa Maria di Leuca; Parroco.
Un’introduzione necessaria per collocare la settimana di cultura nel solco della tradizione bimillenaria della Chiesa. La Comunità cristiana riceve dal Vangelo il compito e l’impegno ad educare, in modo particolare le nuove generazioni, non solo ai precetti strettamente religiosi, ma anche e soprattutto alla scoperta del valore inestimabile della vita umana. La dignità umana è il principio cardine intorno al quale fondare ogni impegno educativo che ne garantisca il rispetto e la cura, soprattutto in quelle situazioni in cui la sua fragilità risulta maggiormente manifesta e la sofferenza e il dolore la deturpano fino quasi ad annullarla. È compito dell’intera Comunità cristiana educarsi per educare; cogliere quel significato intimo ed indelebile iscritto nell’anima e consegnarlo in dono come motivazione dell’agire curativo integrale.
Ore 18.45 – Intelligenza artificiale e nuovo umanesimo. Possibilità di incontro nel dinamismo etico della cura, Lectio magistralis del prof. Alberto Gambino, Ordinario di Diritto Privato presso l’University of Rome Europea; Componente del Comitato Nazionale di Bioetica (CBN); Presidente Nazionale di Scienza e Vita.
Temi di profonda attualità ed opportunità. Da una parte il tentativo di dare contenuto etico alla corsa frenetica della tecnocrazia, dall’altro la comprensione che il bisogno etico è iscritto nell’intimo della persona umana soddisfarlo significa dare ragione alla speranza del raggiungimento del bene comune. La cura può essere l’agorà dove le esigenze di bene della persona umana si incontrano con lo sviluppo di una tecnologia che ha come interesse quasi esclusivo la dimensione economica della vita. Negli ospedali e nei centri di cura l’intelligenza artificiale può essere un vantaggio solo se finalizzata al benessere integrale della persona ammalata; se non si sostituisce alla necessaria relazione di cura tra medico, paziente e familiari; se è capace di garantire il rispetto dell’integrità della persona umana, dei suoi bisogni (anche spirituali), dell’importanza di un dialogo frequente con gli operatori sanitari; se a governarla rimane il pensiero umano e non quello artificiale.
Martedì 17
Ore 18.00 – L’Ospedale centro di cultura. Il ruolo educativo delle Suore Marcelline, a cura del prof. Ercole Morciano, collaboratore volontario dell’Archivio Storico Diocesano della Diocesi di Ugento – Santa Maria di Leuca.
Nato dal sogno del Card. Giovanni Panico, costruito dall’impegno di Madre Elisa Zanchi, Superiora generale dell’Istituto Internazionale delle Suore Marcelline, l’Ospedale di Tricase negli anni è cresciuto non solo nell’ambito della ricerca medico scientifica, ma è diventato un vero centro culturale sempre disponibile ad “esportare” educazione e formazione (grazie anche alla presenza del corso di laurea in infermieristica che ogni anno prepara, circa trecento giovani pugliesi, alla vita ospedaliera). Un’introduzione necessaria che ha come obbiettivo non il tessere le lodi dell’Istituzione sapientemente guidata dalle suore, ma di essere da sprone per gli operatori sanitari affinché si impegnino a dare il personale contributo all’educazione della società umana e perché le altre Istituzioni civili e religiose, oltre naturalmente alla Comunità umana salentina, riconoscano con gratitudine l’impegno dell’Ospedale nella cura integrale della persona umana e non solo di coloro che vivono il disagio della malattia.
Ore 18.45 – Il diritto alla vita nell’Ordinamento Giuridico Italiano, Lectio magistralis del prof. Vincenzo Tondi della Mura, ordinario di Diritto Costituzionale presso l’Università del Salento.
La “salute” della società si verifica dalla qualità del suo Ordinamento Giuridico. Il tema della lectio spazia dalla tutela costituzionale del diritto alla salute all’enucleazione del diritto alla vita; dalla Legge 38/2010 con la quale sono state introdotte le Cure palliative nel Sistema sanitario italiano alle recenti sentenze della Corte Costituzionale su fine vita e “diritto” al suicidio medicalmente assistito.
Mercoledì 18
Ore 18.00 – La cura nella reciprocità dei volti, Lectio magistralis della dott.ssa Maristella Mancino, Sociologa; Assistente Sociale Specialista presso l’Azienda Ospedaliera di Perugia; Componente del Consiglio Direttivo della Società Italiana di Medicina Narrativa (SIMeN)
Il titolo della lectio vuole sintetizzare il metodo della Medicina narrativa, richiamando gli studi di Emmanuel Lévinas che nel volto dell’altro trova giustificazione il principio di libertà intesa come responsabilità. La “ricerca” del volto dell’altro è l’impegno fondamentale perché si possa costruire quel nuovo umanesimo di cui sentiamo la necessità, infatti, scrive il filosofo: «l’uomo nuovo rinascerà dall’incontro con il volto dell’Altro». La metodologia della medicina narrativa si caratterizza per la dinamica d’incontro tra l’operatore sanitario e l’assistito che va oltre la cura della sua malattia. Nella narrazione storica e contemporanea del vissuto la persona ammalata incontra non solo un professionista della salute, ma una persona con la quale stabilire un vero itinerario di conoscenza e reciprocità che conduce alla vera relazione di cura.
Giovedì 19
Ore 18.00 – In principio la cura. Da un’etica individualista a un’etica relazionale, Lectio magistralis del prof. Roberto Massaro, Associato di Teologia Morale presso la Facoltà Teologica Pugliese.
Un’educazione integrale non può tacere degli studi teologici cristiani, in modo particolare, almeno in questo contesto, della Teologia morale. Dall’individualismo frutto del diffuso “pensiero calcolante” studiato da Heidegger alla corresponsabilità della relazione approfondita dal “pensiero meridiano” studiato da Cassano. La cura senza la capacità relazionale rimane sterile. Il professionista sanitario che non è capace di stabilire un’alleanza con il paziente e i suoi familiari non realizza quell’alleanza terapeutica capace realmente di porre in essere gesti di cura che nell’accoglienza e nella condivisione trovano espressione maggiore.
Venerdì 20
Ore 18.00 – Essere ed Essenza. Metafisica della cura, Lectio magistralis del prof. Vito Mancuso, Teologo laico; Filosofo.
«Metafisica. La scienza prima cioè la scienza che ha come proprio oggetto l’oggetto comune di tutte le altre e come proprio principio un principio che condiziona la validità di tutti gli altri. Per questa sua pretesa di priorità (che la definisce) la metafisica presuppone una situazione culturale determinata: cioè la situazione nella quale il sapere si è già organizzato e diviso in scienze diverse, relativamente indipendenti l’una dall’altra e tali da esigere la determinazione dei loro rapporti scambievoli e la loro integrazione su un fondamento comune» (N. Abbagnano).
Dalla sintetica definizione proposta del termine Metafisica, si comprende il significato della lectio magistralis proposta. Essa si inserisce negli obiettivi della settimana di cultura che più volte in precedenza sono stati enumerati. Individuare un fondamento comune nelle diverse scienze, finalizzando questa ricerca al dialogo che giunga ai presupposti perché si possa creare ed offrire un benessere integrale alla persona umana.
La cura si inserisce in questa ricerca teoretica in quanto potrebbe essere principio dialogico condiviso dai diversi saperi scientifici e azione pratica posta in essere al fine di raggiungere la custodia della vita.
Sabato 21
Presentazione del libro del Vescovo Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Vito Angiuli: Come il buon samaritano. I gesti d’amore che fanno fiorire la vita.
La presentazione del libro del Vescovo Angiuli si inserisce a pieno titolo nelle finalità della settimana di cultura e per certi versi ne ispira i principi etici e le finalità educative. Il libro raccoglie omelie, interventi, messaggi, lectio magistralis e articoli pubblicati sui quotidiani locali e nazionali che hanno per argomento i temi tipici della pastorale sanitaria: la tutela della vita; il significato della sofferenza; il tentativo di accogliere il mistero della malattia e del dolore; la redenzione operata da Gesù Cristo, la sua cura per le persone ammalate; l’educazione alla carità per gli operatori sanitari, gli ammalati e i loro familiari, per i volontari che prestano il loro servizio in ambito ospedaliero; le proposte per un’alleanza educativa finalizzata al benessere integrale della persona umana. I diversi interventi, affidati ad operatori sanitari, sviluppano i temi significativi presenti nel libro unendoli all’esperienza vissuta nelle corsie degli ospedali e nel rapporto dialogico con i pazienti e il loro familiari la finalità formativa risulta in tal modo essere completa. L’indirizzo culturale eminentemente etico-cristiano è giustificato dalla specificità dell’ente ecclesiastico promotore della settimana di formazione.
Interventi:
Ore 18.00 – Il volto del Samaritano. Un incontro di sguardi, prof. Filippo Maria Boscia, Presidente Nazionale Associazione Medici Cattolici Italiani
Ore 18.35 – I gesti d’amore che fanno fiorire la vita, dott.ssa Angela Nesca, Medico-Chirurgo Specialista in Endocrinologia e Malattie del Metabolismo; Medico Responsabile Ambulatorio di Endocrinologia/Diabetologia ASL Le, DSS di Gagliano del Capo; Vice Direttrice (per la Diocesi di Ugento – Santa Maria di Leuca) dell’Associazione Medici Cattolici Italiani sezione “Santa Maria di Leuca”
Ore 19.00 – La Croce, la luce oscura della vita, dott.ssa suor Margherita Bramato, Direttrice Generale Azienda Ospedaliera “Card. Giovanni Panico” | Centro Residenziale di Cure Palliative “Casa di Betania – Hospice”
Ore 19.25 – La Pasqua, vita redenta e trasfigurata, dott. Antonio Negro, Coordinatore Infermieristico del Centro Residenziale di Cure Palliative “Casa di Betania – Hospice” della Pia Fondazione di Culto e Religione “Card. Giovanni Panico”
Ore 19.50 – Lo Spirito, forza della vita, don Pierluigi Nicolardi, Direttore dell’Ufficio Diocesano di Pastorale per la Famiglia della Diocesi di Ugento – Santa Maria di Leuca; Parroco
Ore 20.15 – Conclusioni di Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Vito Angiuli, Vescovo di Ugento – Santa Maria di Leuca
Ore 20.30 – Verifica ECM
Domenica 22
Alle 10,30, presso la Chiesa Matrice di Tricase Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Vito Angiuli.
Al termine, in Piazza don Tonino Bello, benedizione di una nuova ambulanza, dono degli imprenditori salentini all’Azienda Ospedaliera “Card. G. Panico”.
Attualità
Dal Salento spicca il volo “Il sogno di Flip”
Un albo illustrato per parlare ai bambini di inclusività e fiducia in sé, toccando il tema del bullismo
“Il sogno di Flip” è l’albo illustrato, con testi e disegni di Alessia Urso, illustratrice e grafica di Marittima, pubblicato da Curcio Editore.
Ambientata al Polo Nord, la storia racconta di Flip, un piccolo elfo con una disabilità che sogna di lavorare nella fabbrica di Babbo Natale.
Dopo un episodio di bullismo, grazie alla creatività e all’incontro con un’amica speciale, Flip trova la forza di non arrendersi e costruisce un braccio artificiale che diventa simbolo di riscatto e fiducia in sé. Un racconto dolce e luminoso che parla ai bambini di coraggio, amicizia e inclusione. Disponibile su Amazon
Attualità
Presentato il calendario della Polizia locale contro la violenza di genere
Ogni mese, attraverso gli scatti di Giacomo Fracella, racconta un valore, un gesto, un simbolo di rispetto e di tutela…
Lo speciale calendario della Polizia Locale di Nardò per il 2026 è dedicato al tema del contrasto alla violenza di genere.
Ogni mese, attraverso gli scatti di Giacomo Fracella, racconta un valore, un gesto, un simbolo di rispetto e di tutela. Ci sono, tra le altre cose, un paio di scarpette rosse sul suolo di piazza Salandra, una foto di gruppo delle agenti del Comando di via Crispi, la panchina rossa.
Dietro queste immagini c’è il lavoro quotidiano della Polizia Locale, che con dedizione e sensibilità opera per garantire sicurezza e dignità ai cittadini e ovviamente anche a tutte le donne.
Questa mattina il comandante Cosimo Tarantino ha presentato il calendario nella sede di via Crispi, consegnando una copia al consigliere delegato alla Polizia Locale Gabriele Mangione e all’assessora con delega alle Pari Opportunità Sara D’Ostuni. Presenti anche la consigliera Daniela Bove e la vice comandante Simona Bonsegna.
“Questo calendario – ha detto il comandante Cosimo Tarantino – è un messaggio di coraggio e speranza. Pensiamo che ognuno di noi debba fare la propria parte nel contrasto alla violenza di genere, la Polizia Locale ha ritenuto quest’anno di utilizzare il calendario come importante veicolo divulgativo per sensibilizzare tutti. È importante non abbassare mai la guardia”.
“Questo è un tema che interessa singoli, famiglie e istituzioni – ha aggiunto il consigliere delegato alla Polizia Locale Gabriele Mangione – e ognuno deve affrontarlo nei limiti del proprio ruolo e delle proprie possibilità. Questo calendario è uno strumento istituzionale, ma stavolta anche un segno tangibile di vicinanza nei confronti dei cittadini e di tutte le donne”.
“Ringrazio il Corpo di Polizia Locale – ha detto ancora l’assessora alle Pari Opportunità Sara D’Ostuni – per questa iniziativa di estrema sensibilità e responsabilità. Avere a casa questo calendario ci ricorda ogni giorno che il contrasto alla violenza di genere non può e non deve essere una battaglia episodica, ma costante e generalizzata”.
Dalla prima edizione del calendario della Polizia Locale di Nardò sono passati ormai 24 anni, dedicata all’epoca alla sicurezza stradale e arricchita dai disegni sul tema degli studenti delle scuole primarie. Questa edizione, invece, arriva nell’anno (il 2026) che celebra i 160 anni della Polizia Locale italiana.
Approfondimenti
Marina, 36 anni, per Sant’Egidio a Bangui, Centroafrica: “Vicina agli ultimi della terra”
“A 17/18 anni si vuole cambiare il mondo e pensi sia possibile! Ci sono periodi in cui mi abbatto e non sopporto il peso della missione, in cui riesco a vedere solo i problemi, i ritardi, le frustrazioni, che raramente mancano durante una giornata di lavoro, ma poi…
L’INTERVISTA ESCLUSIVA
di Luigi Zito
A quale scintilla primitiva si affida l’animo umano quando la fiamma d’amore si accende, si sviluppa, si infiamma e riluce sino a risplendere luminosamente?
E qual è la moneta che ripaga la gratificazione che plasma il nostro cuore, che lo trasforma da cima a fondo, e che lo muove a donarsi agli altri?
Non credo sia solo una mia curiosità, è un affanno che accompagna la vita, che frequentemente ci pone davanti a simili dilemmi. È un tarlo capire cosa muove il sole e le stelle: cosa spinge una giovane donna a lasciare la zona comfort della sua vita per aprirsi al mondo, donarsi e aiutare chi è in difficoltà ed ha più bisogno?
Ancor più se, per farsi piccola per diventare grande, ha scelto di farlo a migliaia e migliaia di chilometri da casa.
È il caso di Marina Ciardo, 36 anni, di Tricase, che da anni vive a Bangui, Repubblica Centroafricana ed è Capo Progetto per l’Associazione Sant’Egidio.
Marina, di buon grado, ha amabilmente risposto a mie precise sollecitazioni.
«VOLEVO CAMBIARE IL MONDO»
«“Cosa vuoi fare dopo la scuola?”. Questa era la fatidica domanda che parenti, amici e insegnati mi ripetevano verso la fine del quinto anno delle superiori. Forse il lavoro che svolgo oggi è proprio la risposta a quella domanda che allora mi trovava impreparata. Non ci avevo mai pensato prima, ma su una cosa ero certa: volevo viaggiare, conoscere nuove culture e usanze diverse dalla mia, cercare di capire quello che, probabilmente, mi è ancora inspiegabile, divertirmi e, soprattutto, provare a cambiare il mondo! Si perché a 17/18 anni si vuole cambiare il mondo e pensi sia possibile! Così, sfogliando una guida delle facoltà universitarie, ho scoperto il corso di laurea in Economia dello sviluppo e cooperazione internazionale a Parma.
E allora mi sono detta: “Ma si, dai! proviamoci”, d’altronde potrebbe unire due strade: quella dell’economia, già intrapresa alle superiori (e che tanti dei miei affetti mi spingevano a proseguire, perché così trovi subito lavoro), e quella della cooperazione internazionale, un mondo inesplorato ma affascinante».
«LA MIA AFRICA»
Come sei arrivata in Africa, a Bangui?
«Non faccio altro che ripetermi, se oggi sono qui, in Africa, é anche grazie al mio professore di Storia ed economia dei Paesi in via di sviluppo, che ci ha sempre spronato a fare un’esperienza nel campo della cooperazione, precisando anche che il lavoro del cooperante non è per tutti: o lo ami o lo subisci. Concludendo poi con un’amara postilla: “Molti dei miei studenti sono giunti alla laurea magistrale ma, di fatto, non hanno mai intrapreso quella strada”.
Incoraggiata e sostenuta dalla mia famiglia, durante l’estate del secondo anno universitario ho deciso di fare una esperienza diretta, sono entrata in contatto con l’Ong Coope – Cooperazione Paesi Emergenti -, e ho vissuto un mese straordinario in un piccolo villaggio a sud della Tanzania, Msindo.
Allora, ho realizzato chiaramente: «Questo è ciò che voglio fare! Conoscere una realtà così diversa dalla mia, vedere la gioia delle persone che, nonostante la consapevolezza delle difficoltà giornaliere, continuano a lottare, sorridendo, con impegno, voglia di farcela, aggrappati alla vita come mai avevo visto fare prima. Dando una mano, facendo piccole cose, ho vissuto momenti e emozioni che stravolgono. Questo mi ha fatto sentire utile. A volte è bastato anche solo aver aggiustato una staccionata in una scuola».
Finita quell’esperienza, cosa è successo?
«Sono rientrata in Italia e ho assaporato per la prima volta il mal d’Africa di cui fino a quel momento avevo solo sentito parlare. Così ho continuato il percorso universitario prima a Parma e poi a Torino. Una volta specializzata in Economia dello sviluppo e cooperazione internazionale, ho assolto il servizio civile in Madagascar, poi il primo lavoro con la Ong Emergency (in repubblica Centroafricana e nel Kurdistan iracheno), successivamente con il Cuamm (Medici con l’Africa) nel Sud Sudan e, infine, da quasi 6 anni, nuovamente nella repubblica Centroafricana con la Comunità di Sant’Egidio».
Come opera la comunità di Sant’Egidio?
«Principalmente in due settori: il primo riguarda la salute, attraverso il programma Dream: cura le malattie croniche come l’epilessia, il diabete, l’ipertensione, l’HIV, l’asma e malattie renali leggere; il secondo è rappresentato dal programma Pace e Riconciliazione che, in modo costante e discreto promuove la pace.
È ben noto il ruolo di mediatore della Comunità di Sant’Egidio tra le parti in conflitto in RCA. La firma dell’Accordo Politico per la Pace, il 19 giugno 2017 a Roma, tra il governo centrafricano e 13 gruppi politico-militari è stato un momento cruciale nella storia del Paese. Questo accordo ha avviato, di fatto, il processo di dialogo e disarmo, che ha avuto un secondo e altrettanto importante momento con la firma degli Accordi di Khartoum nel febbraio 2019».
Qual è il tasso di povertà dove ti trovi? Di cosa c’è più bisogno? La situazione politico-economica, carestie? Guerre?
«Situata nel cuore dell’Africa, la Repubblica Centroafricana (RCA) è, dopo la Somalia e il Sud Sudan, è il paese più povero al mondo.
Nella classifica dell’Indice di Sviluppo Umano è 191° su 193 paesi presi in esame; il 60%, dei circa sei milioni di abitanti, vive con meno di un dollaro al giorno.
Si registra, purtroppo, uno tra i più alti tassi di mortalità materno-infantile e la popolazione ha in media un’aspettativa di vita piuttosto bassa (intorno ai 54 anni). Nonostante la posizione strategica e le risorse naturali presenti sul territorio, il Paese affronta da decenni una profonda instabilità politica che ha minato lo sviluppo economico e sociale.
Sono innumerevoli i colpi di Stato, le rivolte e i conflitti armati. Negli ultimi anni il Governo centrale ha avuto un controllo limitato sul territorio, soprattutto nelle regioni settentrionali e orientali, dove sono presenti gruppi ribelli e milizie locali. Non mancano le interferenze straniere che si manifestano con la presenza di milizie mercenarie, protagoniste talvolta discontri armati e violazioni dei diritti umani.
È un Paese che vive principalmente grazie ad agricoltura, estrazione di diamanti e oro e industria del legname. La crescita economica è ostacolata da mancanza di infrastrutture, insicurezza e instabilità politica. Questi elementi, combinati con una povertà estrema e la carenza di servizi essenziali, hanno generato una grave crisi umanitaria. Le donne e i bambini i più vulnerabili, esposti come sono a violenze, malnutrizione e mancanza di istruzione. Sono cresciuta molto con ogni organizzazione, sia a livello personale che professionale, ma la lunga permanenza a Bangui, mi ha permesso di contribuire alla formazione dei giovani locali, che desiderano migliorare la situazione del loro Paese».
IMPOTENZA E DOLORE
«Il confronto con quanto è fuori dal tuo controllo ti fa sentire inadeguata»
Ci racconti un aneddoto, un avvenimento, che ti ha toccata particolarmente?
«Sono stati anni impegnativi, difficili, che hanno permesso la nascita di amicizie profonde, anche con pazienti per me speciali, che oggi non ci sono più. Il senso di impotenza e il dolore per la loro perdita ti svuota, ti consuma, ti fa credere di non poter andare avanti. Il confronto con quanto è fuori dal tuo controllo ti fa sentire inadeguata. Forse è proprio questa la sfida ma credo che tutto questo mi stia forgiando. Essere testimone, lottare, nel bene e nel male, provoca una forza mista a rabbia che spinge ogni giorno a dare il meglio, anche se a volte non è abbastanza.
A Bangui sono arrivata nel gennaio del 2020, con la prospettiva di starci un anno o poco più, invece, a quasi 6 anni dal mio arrivo, mi ritrovo qui a scrivere questa mia storia e, forse, tracciare anche un bilancio.
Quando parlo con i nuovi colleghi (qui c’è un turnover molto intenso, la permanenza media è da 6 mesi a un paio d’anni), inevitabile che chiedano: “Da quanto tempo sei qui?”. E alla mia risposta, “Quasi 6 anni”, mi incalzano: “Perché?!”.
Non so spiegarlo in poche parole: conservo un “album di emozioni” e da brava amministratrice ho difficoltà a tradurlo in parole. Il fantastico team dell’associazione é un ingrediente fondamentale per questa ricetta di resistenza/resilienza».
TRA MALATTIE E COPRIFUOCO
Covid e altre malattie, come le affrontate?
«Nel 2020 abbiamo trascorso il periodo del covid e il mio primo periodo con questa nuova realtà lavorativa. Non abbiamo sofferto come in Italia, le restrizioni erano blande, c’era solo la paura di essere contagiati e stare male, e allora sì che sarebbe stato un problema, vista l’assenza di ospedali specializzati.
Il 2021 c’è stato un tentativo di colpo di Stato, Bangui era stata dichiarata “Ville mort” (città morta), una città “ibernata” per un paio di settimane e sotto coprifuoco (se ti trovavano per strada non chiedevano un documento o ti facevano una multa, rischiavi di essere ammazzata), che lasciava pochissimo spazio per lo svago, gli amici, per lamentarsi del caldo, delle zanzare, della mancanza d’acqua e degli sbalzi di elettricità che rischiavano di bruciare quello che lasciavi innescato alla presa della corrente».
Ci descrivi una tua giornata tipo?
«Ci si sveglia prendendo il caffè (rigorosamente Quarta!), cercando di mettere in ordine le priorità della giornata, con la consapevolezza che, nel momento in cui metterai piede in ufficio, verrai assalita da mille imprevisti: problemi con le banche, con le macchine, lentezze inesorabili dei Ministeri e cose che si rompono: qui molte cose si rompono con una velocità incredibile.
Seguo principalmente due progetti: il Programma Dream (gestiamo una clinica e un padiglione di ospedale e curiamo circa 3mila pazienti cronici e una media di 100 nuove donne incinte al mese che accompagniamo nel percorso prenatale. Tutti i servizi sanitari sono a pagamento, mentre il nostro programma prevede gratuità e presa in carico in modo olistico del paziente).
E poi abbiamo avviato, da 3 anni, delle campagne di vaccinazione porta a porta per i bambini da 0 a 2 anni.
Per il progetto “mediazione di pace”, mi limito a seguire l’ufficio per evitare problemi di carattere amministrativo e logistico».
“Basta! Mollo tutto e torno in Italia!”, l’hai mai pensato?
«Mi succede spesso, anche più volte nello stesso giorno.
Ci sono periodi in cui mi abbatto e non sopporto il peso della missione, in cui riesco a vedere e sottolineare solo i problemi, i ritardi, le frustrazioni, che raramente mancano durante una giornata di lavoro.
Mi hanno molto aiutato e sostenuto le amicizie qui a Bangui.
Avere delle persone che in un quadro nero intravedono un punto bianco e riescono a fartelo vedere e apprezzare, non è scontato.
È questa la forza che mi è stata trasmessa giorno per giorno, che mi aiuta a inquadrare l’amore per questa professione, mi fa andare avanti e ammirare questo quadro caravaggesco: sebbene prevalgano le ombre, la presenza di luce, minima ma potente (carica di quanto si è realizzato), è dominante».
COSA FARAI DA GRANDE?
Hai già deciso cosa farai in futuro?
«Bisogna sempre tenere alto il morale delle truppa: nel mentre si accavallano le emozioni, il leitmotiv mi ritorna in mente, mentre mi ritrovo a scrivere questa storia, a pochi giorni dalla mia partenza, al momento definitiva, da Bangui.
Questa è la parte relativa al lavoro, ma non c’è solo questo.
A Bangui è presente anche un gruppo locale della Comunità di Sant’Egidio, giovani centroafricani che, malgrado le difficoltà, cercano di vivere lo spirito evangelico della Comunità del Santo.
Lo fanno nella gratuità e nell’amicizia, prestano servizio ai poveri, ai bambini di strada, alla scuola di pace e alla cura degli anziani soli e senza sostegno. Mi emoziona vedere che esistono dei giovani che sperano e lavorano per un futuro diverso per il loro Paese.
Dopo quasi 10 anni di lavoro non so ancora dare una risposta alla domanda che Gabriella mi pone “ogni 2 per 3”: Cosa vuoi fare da grande?! So che voglio continuare, e mi impegnerò al 100% per fare in modo di soddisfare almeno in parte quel desiderio di “cambiare le cose” in meglio. Aiutare, vedere la gente sorridere, scoprire la bellezza delle diversità, affinchè quello che ha spinto una giovane salentina ad affrontare questo mestiere, si avveri.
Ecco la mia risposta: «Non so cosa farò da grande, ma il mio lavoro mi piace e continuerò a farlo».
COME AIUTARE
Come possiamo aiutare la tua comunità?
«Con una donazione a:
COMUNITÀ DI S. EGIDIO ACAP – ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCI – IBAN: IT36Q0200805074000060045279
Causale: Programma Dream Centrafrica»
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