Attualità
Italia Nostra: “Il TAR di Lecce ferma definitivamente il mega impianto fotovoltaico di 45 ettari in Contrada Miggianello e salva il Salento!”
Il TAR di Lecce dopo il blocco iniziale imposto ai lavori, con sentenza pubblicata il 16 aprile 2010 ha stracciato definitivamente le autorizzazioni regionali e comunali concesse al mega-impianto fotovoltaico di 45 ettari in Contrada Miggianello, esteso nei feudi di Scorrano, Botrugno, Sanarica e Muro Leccese. La bella contrada rurale ed il paesaggio circostante sono salvi; fermato il processo di desertificazione artificiale e vetrificazione dei suoli agricoli che i lavori iniziati stavano tristemente inaugurando! Italia Nostra, che attraverso il suo Avvocato Donato Saracino, ha sostenuto il ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale, avverso alla Regione Puglia e alla ditta fotovoltaica tedesca Schuco implicate nei fatti, esprime tutta la sua gioia per l’attesa sentenza, che fissa uno storico macigno giudiziario contro la “corsa all’oro” per l’accaparramento degli incentivi pubblici e dei “certificati verdi” elargiti lautamente alle ditte che si dedicano alla produzione di energia dal sole con l’aberrante pratica di ubicazione dei pannelli captanti al suolo; una pratica che stava portando alla totale devastazione e sfigurazione il territorio salentino, con la complicità colpevole della politica regionale, che, in combutta con le lobby dell’energia, ha presentato il Salento agli speculatori internazionali come l’Eldorado da colonizzare, devastandolo ed intascando i soldi degli stessi cittadini beffati, sedati da un marketing e da una pubblicità, sostenuta dagli stessi politici, mirante a nascondere i forti impatti ambientali di questi estesi impianti, sotto il velo mistificatore di “energie pulite”, che in queste forme “pulite” non sono più! Non sono più “pulite” sia dal punto di vista ambientale e paesaggistico, data anche la cancellazione della biodiversità e l’uso spesso di erbicidi con la morte dei suoli e della loro fertilità e l’inquinamento delle acque, sia dal punto di vista morale, dato che si stavano favorendo le produzione energetiche accentrate nelle mani di grosse ditte, con grossi impianti impattanti, secondo logiche mediate dal sistema energetico delle multinazionali produttrici di energia da fonti fossili, e non invece la micro-generazione diffusa per l’autoproduzione di energia con pannelli fotovoltaici posti sui tetti, che da invece ricadute economiche dirette per le famiglie e impatti nulli o quasi, e che rappresenta uno dei principali fattori di vera eco-compatibilità nella novità rivoluzionaria delle fonti energetiche rinnovabili. Non solo, con la pratica politica regionale le energie pulite sono state sporcate anche dal punta di vista della legalità; lo dimostra la recente sentenza della Corte Costituzionale di fine marzo, che ha dichiarato incostituzionali alcuni punti cardine della Legge Regionale 31/08, che avevano portato ad una forte deregolamentazione nel settore delle autorizzazioni per grossi impianti fotovoltaici, con effetti così preoccupanti per il territorio, date le miriadi di progetti presentati nell’arco di pochi mesi da ogni dove in Puglia, che la stessa ARPA Puglia, l’Agenzia Regionale per la Prevenzione e l’Ambiente, è intervenuta per lanciare un grido di allarme, ed invitare ad interrompere, anche con una moratoria urgente di tutti i progetti presentati, quello che si configura come l’innesco di uno stato di calamità ambientale, un disastro annunciato e artificiale dalle prevedibili catastrofiche conseguenze! Ma lo dimostra anche la sentenza del TAR Lecce in merito all’impianto fotovoltaico della ditta Schuco in questione! Uno dei principali motivi accolti dal TAR Lecce, infatti, per fermare l’enorme costoso impianto, è connesso alla condotta fraudolenta che vede coinvolta la ditta, ma le cui colpe vanno ripartite con la Regione ed i comuni coinvolti, che ben potevano e avevano il dovere di vigilare e accorgersi di quanto stava avvenendo e degli artifizi illegali utilizzati dalla ditta per facilitare l’ottenimento delle autorizzazioni ed intascare i lauti incentivi pubblici; per cui oggi si configura una vera e propria frode ai danni dell’erario pubblico favorita da funzionari e democratici rappresentanti di stessi enti pubblici! Veniamo al fatto: la ditta fotovoltaica aveva suddiviso il vasto complessivo impianto previsto nella contrada rurale Miggianello, in 4 impianti contigui, due di potenze inferiori ad 1MegaWatt, per i quali l’autorizzazione era comunale grazie al punto dichiarato oggi incostituzionale nella Legge R. 31 dalla Suprema Corte, e due di potenze di 7,6 MW e di 5,65 MW, per i quali erano state date le autorizzazioni dalla Regione con due determine aventi numero di protocollo sequenziale, motivo che aggrava la complicità della Regione che, nella concessione di così importanti autorizzazioni, non ha voluto approfondire le correlazioni spaziali e legali tra i due maxi sotto impianti. Per la presentazione delle domande di autorizzazione dei due più grandi sotto impianti, la ditta ha poi creato ad hoc, due sotto ditte maschera con nomi differenti legati a toponimi del luogo (Miggianello e Scorrano), ma di fatto non diverse dalla ditta Schuco, avendone lo stesso amministratore delegato e la stessa sede legale, nonché essendo interamente partecipate da Schuco! Queste ditte definite “società di scopo” dal TAR, servivano solo per meglio eludere eventuali controlli a livello regionale oleandone i passi autorizzativi burocratici. La procedura complessiva della “artificiosa frammentazione, parcellizzazione surrettizia”, come l’ha definita il Tar stesso, permetteva così di presentare progetti per impianti di potenze inferiori a quelle della soglia al di sopra della quale, per gli impianti, occorre la sottoposizione a VIA, la laboriosa, giustamente lunga ed incerta negli esiti Valutazione di Impatto Ambientale, che permette maggiori garanzie per l’ambiente, per il rispetto del paesaggio e i beni culturali, e soprattutto per la salute dei cittadini, ed una più democratica partecipazione delle comunità locali che così è del tutto mancata! Se non si fosse seguito lo stratagemma della suddivisione artefatta del maxi impianto, esteso quasi quanto lo stesso abitato di Scorrano, le potenze complessive sarebbero state superiori a quelle soglie stabilite dalla legge, e l’impianto avrebbe dovuto affrontare la doverosa VIA ad oggi elusa. Per questo il TAR, affermando la necessità che la ditta ripresenti ex novo la domanda di autorizzazione per l’impianto complessivo in Regione, cosicché lo si possa sottoporre finalmente a VIA, non è intervenuta nel merito dei numerosissimi punti sollevati dalla nostra associazione nel ricorso, sulle tipicità già protette o degne di massima protezione, dal punto di vista culturale, ambientale e paesaggistico presenti nei luoghi, ed ignorate totalmente dai comuni coinvolti e dalla Regione, rimandandone l’approfondimento e la migliore considerazione degli stessi nella fase di procedura di VIA cui categoricamente l’impianto va sottoposto complessivamente, incluse anche le due porzioni inferiori ad 1MW di autorizzazione comunale e in feudo di Scorrano, e contigue agli impianti maggiori, a loro volta contigui tra loro. Anche per queste ultime porzioni di impianto, di potenze inferiori al MW, ora il Comune di Scorrano, diffidato dalla nostra associazione, dovrà necessariamente intervenire in regime di autotutela ritirandone le autorizzazioni, anche a seguito di questa sentenza, ma anche a seguito della sentenza di incostituzionalità della Corte Costituzionale di quei punti della Legge R. 31 del 2008, per i quali impianti fotovoltaici di potenze superiori a 20 kiloWatt ed inferiori a 1MegaWatt, come nel caso di specie, era giudicata sufficiente l’autorizzazione comunale, bypassando la Regione. La ditta Schuco dovrà ovviamente ripristinare lo stato dei luoghi, dove già qualche pannello in fretta e furia era stato ubicato al suolo, prima della sospensione preventiva imposta dal Tar Lecce al cantiere. Tutto questo pur palese ed evidente “castello di carte” creato ad hoc per accedere a finanziamenti pubblici, è stato scoperto, denudato e denunciato attraverso l’ottimo lavoro dei legali e tecnici volontari di Italia Nostra. Ci chiediamo dunque, dove sono state le istituzioni in tutto ciò, gli uffici di controllo, le forze dell’ordine? Cosa sarebbe avvenuto se non ci fosse stato l’impegno della gente che si è sollevata e si sta sollevando in tutto il Salento contro la speculativa devastante e fraudolenta condotta che sta connotando l’immondo e paradossale business delle energie rinnovabili industriali, che distrugge il Salento per, si sostiene pubblicitariamente in maniera menzognera, salvare il pianeta, impoverendo tutti e rimpinguando le tasche e i conti bancari di pochi, creando la falsa illusione di lavoro, falsa ad impianti ultimati, data la loro altissima automatizzazione? Urge adesso una riflessione profonda di tutti gli enti coinvolti, Regione Puglia in primis, su quanto sta avvenendo. Urge fermare alla radice l’origine di tutta questa follia, attraverso il divieto categorico di ubicazione di pannelli fotovoltaici al suolo, tanto più in una Puglia, area verde in cui non esistono, non esistono se non nella mente di bugiardi ed ignoranti, deserti naturali, né aree degradate che non possono essere rinaturalizzate! I pannelli fotovoltaici devono essere ubicati solo sulle superfici dei tetti delle abitazioni moderne, sulle tettoie di parcheggi o altre strutture, e sui capannoni industriali, superfici queste sì biologicamente morte. Una campagna nazionale è ormai mobilitata per chiedere a livello parlamentare lo stop al consumo del territorio (Gruppo “Stop al Consumo del Territorio”, legato al circolo dei “Comuni Virtuosi” d’Italia), sono state presentate in merito diverse interrogazioni parlamentari, e la questione pugliese dell’aberrante ed immorale fotovoltaico al suolo, che innalza prioritariamente la produzione industriale di energia elettrica, al di sopra della tutela della biodiversità, e della produzione dal sole dei prodotti silvo-agro-pastorali, è ormai approdata con autorevoli articoli di protesta, su tutte le più importanti testate giornalistiche nazionali, (come in prima pagina su “La Repubblica”, il 17 aprile 2010, articolo dal titolo “Pannelli solari via dalle campagne!”). Così invitiamo la ditta Schuco a procedere ad un cambiamento radicale del business che intende sviluppare nel Salento, attraverso l’intercettazione di privati o enti pubblici per l’ubicazione dei pannelli sui tetti delle loro abitazioni o capannoni aziendali o edifici pubblici, sviluppando delle convenzioni favorevoli ad entrambi, impegnandosi a rimuovere al più presto gli eventuali pannelli già ubicati al suolo. La invitiamo, se davvero è stata mossa da motivazioni virtuose e volte al rispetto del Pianeta, a bonificare rapidamente il sito di Mass. Miggianello dai cavi, pannelli e tralicci di sostegno già in piccola parte apposti, e a rimboschire ulteriormente con essenze autoctone i luoghi rurali che stava per destinare all’industria dell’energia. Anche per i rimboschimenti sono previsti incentivi pubblici correlati sempre al Protocollo di Kyoto, non solo per chi devasta e produce energia elettrica da fonti rinnovabili con forme industriali; e troviamo giusto in luoghi verdi e di importanza paesaggistica, come il Salento, dove il paesaggio è vita, qualità di vita, ed economia turistica, rimboschire anziché produrre ulteriore energia in forme così impattanti ed industriali, per ottemperare ai doveri imposti dalla ratifica da parte dell’Italia dell’internazionale Protocollo, tanto più in una Puglia che già produce ben oltre il proprio fabbisogno l’energia elettrica con gravi conseguenze per la salute pubblica dei locali, anche solo da elettrosmog! Così, se davvero la società è, come dichiara, motivata dalla volontà di portare benessere e posti di lavoro nel Salento, restauri allora l’antica Masseria di Miggianello con la supervisione della Soprintendenza ai Beni Culturali, come aveva dichiarato di avere in progetto di fare, e avvii in essa attività di agriturismo, magari anche destinando parte dei suoli alla produzione di prodotti biologici, in tal caso nessuno avrebbe nulla da ridire, tutt’altro, e la nostra associazione, e tutto il nostro territorio con essa, potrebbe finalmente guardare con occhi nuovi a chi viene da fuori per investire nel Salento, portando davvero sano sviluppo, davvero bio, valorizzazione ed incremento delle locali tipiche bellezze paesaggistiche! Un’attività agrituristica darebbe lavoro duraturo, in loco e attraverso tutto l’indotto connesso, a ben più persone di quante se ne impiegherebbero in un morto deserto vetrificato di pannelli; darebbe ancora salubrità e bellezza al territorio e non deprezzamento, inquinamento chimico ed elettromagnetico, bruttura ed avvilimento come comportato da qualunque aberrante impianto fotovoltaico al suolo! La strada è segnata, ora di fronte all’alternativa proposta istituzioni e ditte devono mostrare chi aveva ragione, chi ha definito quanto stava avvenendo “frutto della volontà di salvare il pianeta” o chi lo ha definito soltanto “rapace corsa colonizzante e spregiudicata, fraudolenta e mistificata, volta solo all’accaparramento speculativo di incentivi pubblici ingannando e calpestando ogni valore”!”.
Attualità
Ospedale di Scorrano: Il Tuo Sorriso, il Nostro Ricordo
Al Reparto di Psichiatria del “Veris Delli Ponti” la cerimonia di donazione nove televisori, un amplificatore stereo e un biliardino da parte dell’Associazione di Martano
Si è svolta questa mattina, presso il Reparto di Psichiatria (SPDC) dell’Ospedale “Veris Delli Ponti” di Scorrano, la cerimonia ufficiale di donazione promossa dall’Associazione di Volontariato Il Tuo Sorriso, il Nostro Ricordo di Martano.
L’associazione ha consegnato al reparto nove televisori, un amplificatore stereo e un biliardino, strumenti pensati per migliorare il benessere psico-fisico delle persone ricoverate per favorire momenti di svago, socializzazione e quotidianità all’interno del percorso terapeutico.
Il valore complessivo dei materiali donati è pari a tremila euro, raccolti durante gli eventi estivi conclusi con il Memorial dello scorso 21 agosto.
Questa iniziativa rientra nella missione dell’associazione, nata per preservare il ricordo di Simone e Francesca e trasformarlo in azioni concrete a favore del territorio e delle realtà sociosanitarie locali.
Alla cerimonia erano presenti i direttori sanitari, i dirigenti medici e i rappresentanti istituzionali, tra cui il sindaco di Martano e presidente della Provincia di Lecce Fabio Tarantino, e il sindaco di Scorrano Mario Pendinelli, che hanno espresso profonda gratitudine verso l’associazione e verso i giovani che ne fanno parte.
Un ringraziamento particolare è stato rivolto dalla caposala Adriana Cocciolo, prezioso “anello di congiunzione” tra il reparto e i ragazzi dell’associazione.
Tra le autorità presenti, il Direttore Sanitario Aziendale ASL Lecce Dott.ssa Maria Nacci, il Direttore del Dipartimento Salute Mentale ASL Lecce Dott. Serafino De Giorgi, il Direttore del Dipartimento Reti Ospedaliere dell’ASL Lecce, Dott. Osvaldo Maiorano, il Direttore del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura del Presidio Ospedaliero di Scorrano Dott. Francesco Macri.
A più voci è stato sottolineato come la scelta di destinare la donazione proprio al reparto di Psichiatria rappresenti un gesto di grande sensibilità e attenzione: «Prendersi cura del benessere psico-fisico di chi vive momenti di fragilità è fondamentale. Che questa attenzione provenga da giovani del territorio rende il gesto ancora più ammirevole e significativo.”
L’associazione ha ricevuto una targa ricordo, donata dal reparto come segno di riconoscenza per l’impegno profuso nel sostenere la salute mentale e i bisogni della comunità.
La cerimonia è stata arricchita da un vivace momento musicale curato dai Vasapiedi con Damiano Mulino, che ha contribuito a creare un clima di partecipazione e vicinanza emotiva.
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Attualità
I Riti della Terra e del Cibo a Uggiano La Chiesa
Rassegna di antropologia visuale “Luoghi e Visioni”. Domani, in occasione della Festa di Santa Lucia, dalle 17 la rassegna di cinema antropologico promossa da Salento Km0 dedicata al valore simbolico e sociale del cibo
In occasione della Festa di Santa Lucia, ricorrenza che da sempre intreccia devozione e pratiche alimentari, Salento Km0 propone una nuova edizione della rassegna di cinema antropologico dedicata all’esplorazione del cibo come espressione culturale, simbolica e comunitaria.
Domani, presso la Sala Consiliare “Sandro Pertini” in via Garibaldi a Uggiano, un articolato programma di attività, incontri e proiezioni.
Si inizierà alle 17 con “Vita e morte in un chicco di grano”, laboratorio partecipativo condotto da Francesca Casaluci, dedicato al grano cotto (o Cuccìa di Santa Lucia, vedi foto in alto in evidenza), piatto rituale diffuso in diverse aree del Mediterraneo e tradizionalmente preparato in onore della santa siracusana. L’esperienza collettiva offrirà l’occasione per riflettere sul cibo come gesto simbolico e pratica comunitaria, capace di andare oltre la sua dimensione materiale.
La partecipazione al laboratorio è gratuita (su prenotazione al 3286594611).
A seguire, “Il giorno più corto che ci sia”: dialogo con Rosa Parisi, docente di Antropologia presso l’Università del Salento, accompagnato dalla proiezione di due documenti audiovisivi di rilevante valore storico e etnologico: La cena di San Giuseppe di Giuseppe Ferrara (1963), testimonianza della tradizione siciliana di offrire un pranzo a poveri e orfani in onore di San Giuseppe, con pani votivi e pietanze rituali; uno spezzone di La Festa, la Farina, la Forca (1979) di Sergio Spina per la Rai, realizzato con la partecipazione di Rina Durante e del Canzoniere Grecanico Salentino.
La serata continuerà per le strade del paese dove, al termine della processione dedicata a Santa Lucia, sarà acceso il tradizionale falò simbolo di purificazione, accompagnato da spettacoli circensi e dal profumo degli stand gastronomici.
La rassegna si inserisce nel progetto Casamassella – Borgo delle Tessitrici, finanziato dal Ministero della Cultura nell’ambito del Bando PNRR Borghi 2023–2026, e realizzata in collaborazione con il laboratorio di antropologia visuale “Luoghi e Visioni” di Meditfilm.
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- La locandina dell’evento
- La Cena di San Giuseppe
- Il falò di Santa Lucia
- Francesco del Cossa, Santa Lucia, particolare
Attualità
La Dolcezza del Natale
Che dolce mangiamo? Il panettone resta il re delle feste di fine anno senza trascurare la tradizione: Purceddrhuzzi, Cartellate, Mustazzoli, Pasta di mandorla, Cupeta e Pitteddhe. Chiediamolo ai nostri passticceri loro: Quali sono i dolci natalizi più richiesti dai clienti? Come mantenete viva la tradizione salentina? Come scegliere un buon panettone? Quali le novità del Natale 2025?
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I dolci tipici natalizi della provincia di Lecce sono i Purceddrhuzzi (palline fritte e ricoperte di miele) e le Cartellate (intrecci di pasta fritta a forma di rosa, spesso con vincotto), accompagnati da Mustazzoli (biscotti speziati alle mandorle, foto a destra), Pasta di mandorla, Cupeta (croccante di mandorle) e Pitteddhe (crostatine alla marmellata), che riflettono una tradizione popolare con ingredienti semplici come miele e mandorle, influenzati dalla storia bizantina.
I GRANDI CLASSICI DEL NATALE SALENTINO
I Purceddrhuzzi: sono piccoli gnocchetti di pasta fritta, profumati all’anice, ricoperti di miele caldo, decorati con codette colorate, cannella, mandorle o pinoli.
Le Cartellate o Carteddhrate sono strisce di pasta frolla intrecciate a formare una rosa (o simbolo religioso), fritte e immerse nel miele o nel vincotto, secondo la tradizione.
I Mustazzoli: biscotti speziati (cannella, chiodi di garofano, cacao) e aromatici, a base di farina, mandorle, zucchero e vino bianco, spesso a forma di parallelepipedo o a «S».
Pasta di Mandorla: Biscotti morbidi a base di mandorle, zucchero e albumi, che assumono varie forme.
La Cupeta: è un croccante simile al torrone, fatto con mandorle, zucchero caramellato, vaniglia e scorza di limone, tipico anche delle feste patronali.
Le Pitteddhe: crostatine di pasta frolla ripiena di marmellata (uva o fichi), arricchite con mandorle tritate o vino cotto, un dolce povero ma gustoso.
Non sono propriamente classificabili tra i dolci (anche se qualcuno forza la mano) ma in Salento, in tutte le stagioni, figurarsi a Natale, non possono mancare da tavola le tradizionali pittule. Per i visitatori ancora poco avvezzi alla nostra cucina: si tratta di una sorta di frittelle salate, spesso servite calde a Natale come accompagnamento salato, a volte anche con uva sultanina per una nota agrodolce. Provare per credere!
IL PASTICIOTTO – MORCIANO DI LEUCA
Salvatore Salerno de Il Pasticciotto di Morciano di Leuca riferisce che i dolci natalizi più richiesti «sono le cartellate, panettoni di vari gusti, tronco in pasta di mandorle».
Riguardo alle Cartellate aggiunge che «sono una tradizione di famiglia. Sin da piccolo ogni anno aspettavo questo momento da condividere con i miei parenti».
La tradizione nella pasticceria morcianese è importante e da rispettare: «Cerchiamo di mantenere viva la tradizione dei dolci salentini rispettando le ricette originali e usando prodotti di alta qualità».
Anche se ha non ha origini nostrane, ovviamente il Panettone, anche alle nostre latitudini, è il dolce più gettonato del periodo.
Il consiglio di Salvatore «per scegliere un buon panettone è quello di affidarsi a piccole botteghe artigianali, che producono il panettone con la garanzia di freschezza e qualità».
Ed è anche un dolce su cui sbizzarrirsi, sempre nel rispetto della tradizione.
Quest’anno, a Il Pasticciotto, «come novità, oltre agli otto gusti già proposti gli anni passati, ci sarà il panettone con impasto al caffè e gocce di cioccolato bianco».
DOLCEMENTE – TRICASE
Anche ad Andrea Ferraro di Dolcemente (Tricase) abbiamo chiesto quali sono i dolci natalizi più richiesti dai clienti: «Il panettone senza ombra di dubbio, ma anche i dolci tradizionali come tronchetti in pasta di mandorle e per i più golosi anche soggetti in cioccolato».
Come mantenete viva la tradizione dei dolci natalizi salentini nella vostra pasticceria?
«Facendo trovare ai nostri clienti già dai primi giorni di dicembre una vasta scelta di prodotti proprio legati alla nostra tradizione»
Come scegliere un buon panettone e/o pandoro?
«Noi consigliamo vivamente di acquistare il panettone o il pandoro solo presso artigiani che curano la qualità, i quali senza ombra di dubbio usano ingredienti genuini e rispettano tutti i criteri di produzione».
Per quest’anno presenterete delle novità?
«Oltre alla soggettistica in cioccolato che ogni anno porta sempre tante nuove proposte, quest’anno abbiamo presentato il nostro nuovo panettone ispirato alla iconica “torta foresta nera”. Un panettone con impasto al cioccolato fondente e amarene semicandite… assolutamente da provare!».
FORNO CASCIARO – TIGGIANO
Al Forno Casciaro di Tiggiano, «i dolci più richiesti sono le nostre paste secche, ricche di mandorla, i Mustazzoli che con i loro aromi conquistano sempre i clienti, e poi ancora purcedduzzi, cartellate e l’immancabile panettone».
Panettone che anche quest’anno è valso a Gabriele Ricchiuto il riconoscimento di Panettone d’Autore, il premio nazionale assegnato da una giuria di maestri lievitisti a Brescia.
«Per tenere vivo lo spirito natalizio, della condivisione e del coinvolgimento», riferisce Gabriele, «organizziamo spesso delle degustazioni in panetteria per creare un ambiente cordiale e armonioso».
Al Forno Casciaro si possono ritrovare sapori antichi anche perché «dietro i nostri dolci natalizi c’è una grande sinergia fatta di dedizione, passione e cura, quella stessa cura con la quale i nostri nonni ci donavano i frutti del loro lavoro in un incarto semplice ma ricco d’amore. Per questo molti sono attratti dai profumi che ricordano i dolci fatti in casa di una volta».
Per guidare la clientela a scegliere bene il proprio panettone il Forno Casciaro dispiega «diverse proposte partendo da un gusto più delicato e fruttato, come quello delle fragoline, fino a gusti più decisi e intensi come quello rum e cioccolato. Abbiamo poi favorito l’incontro tra la tradizione salentina e il grande lievitato con il Panettone al Mostacciolo».
Per concludere con la novità del Natale 2025: «Abbiamo il Panettone alla Birra, realizzato in collaborazione con un birrificio artigianale, creando una struttura estremamente soffice e particolare tutta da assaporare».
«Se volete scoprire tutti gli altri gusti seguiteci sui social, oppure», conclude con un invito Gabriele Ricchiuto, «venite direttamente in panetteria, vi aspettiamo».
PASTICCERIA FABRIZIO NAPOLI – TORRE SAN GIOVANNI
Il dolce più richiesto per le feste, presso la Pasticceria Fabrizio Napoli, a Torre San Giovanni, resta «senza dubbio il panettone».
Secondo Fabrizio Napoli, «un buon panettone si riconosce tagliandolo a metà. Dalle alveature si può capire se è stato fatto con un buon lievito madre, mentre dal profumo e dalla morbidezza possiamo capire la qualità degli ingredienti che sono stati usati per produrre quel panettone».
«Come dolce tradizionale», precisa, infine, il pasticciere, «sono molto richiesti i purciaddhuzzi: grazie alla semplicità degli ingredienti (farina, olio, vino, miele), alla tecnica della frittura e al dolcificante naturale, incarnano la tradizione contadina e domestica del Salento».
LE MILLE VOGLIE – SPECCHIA
Anche da Millevoglie a Specchia, quello natalizio è un periodo che dà un gran daffare.
Giuseppe Zippo confida che «i dolci Natalizi più richiesti sono il panettone, i mustazzoli e i tronchetti di pasta di mandorle».
Sul dolce principe di Natale vale la pena ricordare come tuto ebbe inizio: il panettone nacque come sfida di un giovanissimo Giuseppe.
Alla prima infornata, quasi 25 anni fa fece giusto una decina di panettoni e da lì non si è più fermato.
Dal 2016 sono piovuti i primi riconoscimenti, diventati negli anni un’abitudine per il pasticciere di Specchia che anticipa: «La novità del 2025 è il panettone Gioia dedicato a mia figlia, la secondogenita. Trattasi di un panettone con impasto al fondente e lamponi, glassa al cioccolato bianco e perline di lamponi».
Giuseppe aggiunge: «Manteniamo viva la tradizione cercando di far conoscere sempre più il nostro panettone, partecipando ad eventi e degustazioni gratuite. Un buon panettone lo fanno gli ingredienti, la scadenza breve (massimo 40 giorni), l’artigianalità e (ahimè) il prezzo. Ingredienti e materie prime eccellenti, un processo attento, lento e artigianale darà certamente vita ad un prodotto di alto livello».
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