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Attualità

«Mazzata Irpef per gli agricoltori, Governo ci ripensi»

Il settore più colpito è quello vitivinicolo, pesanti conseguenze anche sui settori olivicolo e cerealicolo. Sicolo (Cia Puglia): «Il mancato rinnovo dell’esonero costerà da 400 a 10mila euro alle nostre imprese agricole. Invece di ridurre le tasse, come promesso, il comparto primario viene penalizzato da nuovi aggravi fiscali. I parlamentari pugliesi si attivino con un emendamento al Milleproroghe che ripristini l’esonero»

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«Il mancato rinnovo dell’esonero Irpef per i coltivatori diretti e per gli imprenditori agricoli è una mazzata per tutto il comparto primario, soprattutto per le aziende vitivinicole che, negli ultimi anni, sono state messe al tappeto dagli enormi danni causati dalla peronospora e dall’annoso problema delle giacenze. Occorre ricordare, a questo proposito, che la produzione vitivinicola nell’ultimo anno è stata dimezzata e, assieme ad essa, la redditività del settore è stata quasi azzerata, per non parlare delle imprese che sono andate in perdita e che non sono riuscite a recuperare né i costi di produzione né almeno una parte dei danni per riuscire a ripartire. Alla crisi determinata da fattori climatici, dunque, si aggiunge una crisi appesantita da fattori fiscali. Il Governo e il ministro dell’Agricoltura Lollobrigida pongano rimedio a questo errore e corrano ai ripari, ripristinando l’esonero Irpef».


È molto chiaro il grido d’allarme lanciato da CIA Puglia attraverso le parole del suo presidente, nonché vice presidente nazionale dell’organizzazione, Gennaro Sicolo (nella foto in alto) che aggiunge: «Ci aspettiamo che i parlamentari pugliesi di ogni schieramento si attivino e facciano approvare un emendamento al Milleproroghe che ripristini il rinnovo dell’esonero».


Dal 2016, quando fu introdotto dal Governo Renzi, l’esonero Irpef per gli agricoltori era stato sempre confermato come una misura di buon senso a sostegno di un comparto, quello agricolo, tra i più penalizzati negli ultimi anni da una serie di sfavorevoli congiunture.


«Le facilitazioni fiscali per il settore vanno confermate e, semmai, rafforzate, mentre il mancato rinnovo dell’esonero Irpef va esattamente nella direzione contraria. Di fatto, il Governo introduce una nuova tassa che pende sulla testa degli agricoltori come una nuova spada di Damocle».


Il mancato esonero penalizza soprattutto le aziende agricole di medie e di grandi dimensioni. Per le imprese del comparto, questa misura si traduce in una nuova imposta il cui peso, secondo le simulazioni effettuate dall’Osservatorio Economico Cia Puglia, varia da un minimo di circa 370 euro a un massimo di circa 10mila euro. Fortemente penalizzate risultano i settori dei seminativi, l’olivicolo e, in modo ancora più rilevante, quello vitivinicolo.

«Per non parlare di quello cerealicolo», aggiunge Sicolo, «con il valore riconosciuto al grano duro pugliese e la redditività delle aziende cerealicole che, nel 2023, hanno subito un vero e proprio tracollo: dal 29 giugno 2022, quando il prezzo medio del grano duro era pari a 575,25 euro/tonnellata, si è giunti il 20 dicembre 2023 a 370,75 euro/tonnellata, con un calo pari a circa il 36%».


«In pratica», continua il vice presidente nazionale della confederazione agricoltori, «il mancato rinnovo dell’esonero Irpef colpisce tutta l’agricoltura pugliese come un pugno nello stomaco. Il 2024, da questo punto di vista, è iniziato come peggio non si poteva. Il Governo aveva promesso di tagliare le tasse e, invece, sta tagliando i sostegni all’agricoltura per fare cassa, ma in questo modo indebolisce un settore trainante per la nostra economia, mettendo in difficoltà migliaia di aziende che vengono appesantite da nuovi fardelli fiscali, delle zavorre pesantissime che riducono le risorse che le imprese potrebbero destinare a investimenti, innovazione e nuove assunzioni».


«Il Governo è ancora in tempo per ravvedersi e intervenire», auspica Gennaro Sicolo, «perché assestare questi durissimi colpi all’agricoltura a inizio anno significa pregiudicare le possibilità di un rilancio complessivo del settore. Il Ministero dell’Agricoltura e l’intero esecutivo diano concretezza agli impegni presi, anche recentemente, riguardo al sostegno promesso per lo sviluppo del comparto primario italiano che, tra guerre, eventi climatici estremi e distorsioni del mercato internazionale in questi anni ha dovuto sopportare e affrontare mille ostacoli per andare avanti».


 


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Bandiera Blu: a Patù al mare in sicurezza

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Il 25 luglio è la Giornata Mondiale della Prevenzione dell’Annegamento. 

Si tratta di un’iniziativa dell’OMS che segue la Risoluzione dell’ONU dell’aprile 2021 e che mira a evidenziare il tragico e profondo impatto dell’annegamento e a offrire strategie di prevenzione salvavita.

“Ogni annegamento è prevenibile. Esistono soluzioni”. 

Quest’anno in Italia tutte le località #BandieraBlu hanno dedicato la giornata alla sensibilizzazione e all’informazione sulla necessità di prevenire annegamenti, attraverso incontri con istituzioni e operatori, dimostrazioni sulla sicurezza in spiaggia e sul primo soccorso, laboratori per i bambini.

A Patù l’iniziativa è stata organizzata dall’Amministrazione Comunale e dalla società Salento Navigando, che gestisce le postazioni di salvamento per conto del Comune tramite bagnini abilitati.

L’iniziativa si è svolta presso il chiosco Blu Night, lungo la spiaggia di Felloniche, insignita quest’anno per la prima volta del prestigioso riconoscimento rilasciato dalla FEE. 

Gli operatori addetti al salvamento, coordinati dagli operatori della Protezione Civile di Matino, hanno simulato, alla presenza di numerosi bagnanti, due operazioni di salvataggio in mare. Nella prima, due bambine con salvagente portate al largo dalla corrente sono state soccorse con il pattino a remi. Nella seconda un sub in difficoltà è stato soccorso dalla moto d’acqua e, una volta portato a terra, dai sanitari con auto ambulanza nel frattempo allertati.

L’iniziativa ha visto l’intervento del comandante dell’Ufficio Locale di S.M. Leuca della Capitaneria di Porto, Vito Fersini, della Polizia Locale, guidata dal Comandante Giovanni Grecuccio, e dell’Amministrazione Comunale. 

Hanno partecipato il Gruppo Scout di Patù, gli ospiti della Comunità di Riabilitazione Psichiatrica Cento Pietre Unite, gli ospiti del progetto SAI MSNA gestito da Arci Lecce, le bambine e i bambini della Ludoteca “Il Tempo Ritrovato” di Patù. 

Dopo la dimostrazione pratica e la presentazione dell’iniziativa da parte del Sindaco e del Comandante della Capitaneria, i più piccoli si sono intrattenuti per un breve laboratorio sull’importanze delle regole di sicurezza in mare, ricevendo in cambio maglietta e cappellino a ricordo di questa giornata.

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Cosa sono quegli oggetti colorati? Chi è Maya?

Che mistero ad Ugento! Perchè quei colori sgargianti? Cosa c’entrano le vicende di una famiglia di emigrati salentini in Svizzera con la storia millenaria del nostro territorio?

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In tanti se lo saranno chiesto come noi: che saranno mai quegli oggetti colorati apparsi a luglio sulle spiagge ugentine, tra Torre San Giovanni e Torre Mozza?

Chi è Maia che dalla Svizzera ha deciso di venire ad Ugento per capire il mistero della sua famiglia?

Cosa c’entrano le vicende di una famiglia di emigrati salentini in Svizzera con la storia millenaria del territorio?

Quello che siamo riusciti a scoprire è che si tratta di un progetto del comune di Ugento e dell’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del Consiglio Nazionale delle Ricerche.

Per il momento gli ideatori preferiscono non svelare troppo ma hanno promesso che a breve giro di posta illustreranno pubblicamente tutti i particolari della loro iniziativa.

I colori pop di questi oggetti fuori scala fanno pensare alla Cracking Art.

L’operazione, che ai più raffinati e tradizionalisti potrebbe sembrare anche dissacrante rispetto ad una visione seriosa della cultura, parte in realtà da una riflessione più profonda. Il nostro mondo infatti sta diventando più artificiale, in continua trasformazione tra storia, natura e digitale.

Con i colori sgargianti delle opere esposte si vuole sollecitare una riflessione collettiva sui temi del disinnamoramento dell’uomo per la sua storia, della scissione tra noi, il nostro patrimonio e le nuove realtà artificiali e digitali; e lo si fa attraverso un’azione basata su meccanismi narrativi e ludici.

Per saperne di più e soddisfare ogni nostra curiosità non resta che attendere il lancio ufficiale dell’iniziativa.

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Casarano e il solito “circo” Ferrari

Incontro saltato ma la gente ha il diritto di sapere, conoscere le motivazioni e capire. Lo vuole adesso, che alle Regionali manca un anno e, forse, qualcosa si può ancora fare

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di Antonio Memmi

Dici Ferrari e subito pensi alla Formula 1, a Maranello ed alle auto sportive per milionari… ma se la parola Ferrari la dici a Casarano, il primo sentimento che appare è un impeto di rabbia che sale dal profondo per quello che, negli anni, ad opera di politici a dir poco stolti (se non addirittura in malafede) è stato fatto ad uno degli ospedali più efficienti e che del Senatore Ferrari porta, appunto, il nome.

Ne abbiamo parlato tanto su questo giornale ed in tanti ne parlano da anni ma, sino ad ora, l’esito è stato un lento, inesorabile e costante processo di ridimensionamento del nosocomio che conduce lì dove quegli stessi boiardi di Stato (che vanno dai politici a chi dagli stessi politici viene nominato per imposizione sacra delle mani) hanno deciso che si debba andare: cioè chiudere Casarano, potenziare Gallipoli e costruire (spendendo milioni di euro) un nuovo colosso ospedaliero dalle parti di Maglie; basta riepilogarlo cosi sinteticamente per capirne al volo l’assurdità (senza voler a tutti i costi pensar male).

Dove collocare un ospedale pubblico, che abbia ovviamente lo scopo di servire il maggior numero di persone possibile, è una questione più che altro geografica e per capirlo basterebbe prendere una mappa della provincia di Lecce ed un compasso, anche semplice, da scuola elementare; basterebbe aprirlo a piacere e posizionarlo su Casarano disegnando un bel cerchio e vedendo quanti comuni, con i relativi abitanti, entrerebbero in quel cerchio; poi, senza cambiare l’apertura di quel compasso, si potrebbe puntare su Gallipoli, facendo la stessa operazione ed il relativo conteggio, al netto, però, dei cefali e delle spigole che entrerebbero nel computo nel semicerchio tracciato verso ovest.

I maligni dicono che la scelta della Regione di fregarsene del compasso e di preferire invece proprio Gallipoli, sia dovuta all’amicizia che da tempo unisce il sindaco (e presidente della Provincia Stefano Minerva) a Re Emiliano I di tutte le Puglie ma si sa che i maligni non ne capiscono di geometria per cui è giusto che l’ospedale di primo livello sia nella “città bella” piuttosto che a Casarano.

Questo il quadro sintetico di questo piano che viene ormai perpetrato da anni; tutto il resto sino ad ora sono state solo chiacchiere, dibattiti, tavoli tecnici ed un mucchio di scartoffie da far impallidire il catasto.

Ovviamente il tutto accompagnato dalle immancabili promesse all’albeggiare di ogni nuova campagna elettorale.

L’INCONTRO SALTATO

Ma la gente almeno vuole sperare sino all’ultimo e lo abbiamo visto con la Tenda dei Diritti che il buon Marco Mastroleo (consigliere di Minoranza di Casarano) ha ideato e stoicamente tenuto in vita finché ha fisicamente potuto; un’iniziativa certo simbolica ma che tante coscienze ha smosso.

La gente vuole sapere, ha il diritto di sapere, conoscere le motivazioni concrete, non fatte di paroloni ma semplici da capire e lo vuole adesso che alle elezioni regionali manca un anno e quindi (volendolo) qualcosa si potrebbe ancora fare.

Per questo desiderio di sapere, era stato organizzato, per giovedì della scorsa settimana, un incontro davvero unico soprattutto perché seduti a rispondere alle domande, ci sarebbero dovuti essere davvero tutti gli attori di questo thriller: politici (di destra e di sinistra, regionali e territoriali) ed anche i manager dell’ASL (quelli di nomina regale di Sua Maestà); l’incontro era stato organizzato per tempo e davvero bene, con ingresso solo su invito per non buttare tutto in caciara e per non farlo diventare una caccia alla streghe; sarebbe stato trasmesso in diretta affinché la gente avesse potuto comprendere le posizioni e le esigenze di tutti, facendo le domande giuste alle persone giuste.

Gli organizzatori hanno fatto di tutto per trovare una data ed un orario idoneo per tutti (anche se “stranamente” i problemi e gli impegni di lavoro pareva li avessero solo i manager dell’ASL o i politici regionali di maggioranza).

Quando, poi, finalmente la data era stata fissata… improvvisi impegni inderogabili (indovinate di chi?) ne hanno fatto saltare la possibilità di realizzazione.

Peccato, sarebbe stata un’occasione per spiegare la razionalità di un piano che nessuno ha ancora capito.

Perché una razionalità dietro questo piano sicuramente c’è!

Non sappiamo quanto, però, sia per loro conveniente spiegarla ai cittadini.

TRA UN ANNO LE ELEZIONI…

Ancora è presto ma tra un po’ ricomincerà la funzione cerimoniale della campagna elettorale per le regionali; Sua Maestà individuerà il suo Delfino e nuovi dibattiti, nuovi tavoli tecnici, speranze ed altrettante promesse investiranno il Ferrari (o quel che  ne resterà).

Alla fine il Partito annuncerebbe pure che 2 più 2 fa 5 e bisognerebbe crederci” (G. Orwell – “1984”).

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