Attualità
Occultismo ed esoterismo: potere parallelo
Parola di maga: “Non andate dai cialtroni e da chi vi chiede denaro. Proteggete il vostro portafogli e non vi fate condizionare la vita da chi millanta poteri magici per estorcervi denaro”

L’argomento “magia” è di quelli che divide: ci sono il bianco (“ci credo”), il nero (“non scherziamo!”) ma anche una zona grigia, quella del “non è vero, ma non si sa mai”, oppure del “non credo alla magia ma al fatto che ci siano persone con sensibilità diverse”.
Come vedremo, quello magico è un mondo che appassiona l’uomo sin dall’alba della sua esistenza, addirittura dalle caverne dell’homo erectus. Il problema è che nei secoli c’è sempre stato chi si è approfittato delle debolezze altrui per i suoi loschi scopi, come anche i recenti fatti di cronaca raccontano.
Cercando di spogliarci da ogni nostra reticenza, abbiamo voluto incontrare chi ha studiato la materia ed è fermamente convinta dell’esistenza della arti magiche sin dalla notte dei tempi: Giuliana Cazzato, originaria di Tricase. Nel nostro incontro non c’è nulla di folcloristico, in stile cialtroni smascherati da Striscia la Notizia per intenderci: Giuliana è una studiosa del fenomeno e di professione è una psicoantropologa (studia l’essere umano dal punto di vista sociale, culturale, morfologico, psicoevolutivo, filosofico-religioso ecc.). La nostra diffidenza si affievolisce davanti al suo rincuorante appello: “Non andate dai cialtroni e da chi vi chiede denaro. Proteggete il vostro portafogli e non vi fate condizionare la vita da chi millanta poteri magici per estorcervi denaro”.
Il resto è tutto curiosità nei confronti di una materia comunque misteriosa ed appassionante.
L’approccio è, per quanto possibile, storico e scientifico: “Si parla di scienza e di ricerca, soprattutto psico antropologica e sociologica. La magia non è quella pratica degenerata che incute terrore”.
Appunto. Cosa è la magia?
“Non è altro che l’esigenza dell’uomo di comunicare con la divinità con la natura, con il Creato e quindi con Dio. Così si serve di usanze e riti, manifestazioni, feste in onore della divinità. In epoca antica venivano fatti degli oboli, dei sacrifici per ingraziarsi la benevolenza degli dei, un po’ quello che accade oggi con l’offertorio, un momento forte della liturgia così come è un momento forte per la magia. L’uomo non ci mette molto a scoprire i capisaldi della magia, i quattro elementi che ci governano: l’acqua, il fuoco, la terra e l’aria, attraverso i quali possiamo arrivare al divino”.
Cosa intende per divino?
“Tutto ciò che è sacro, quella sacralità che la religione tende a manifestare ed a onorare attraverso la liturgia, mentre la magia ha i suoi canoni che viaggiano in maniera parallela senza mai incontrarsi con quelli religiosi”.
Religione e magia nella storia
Lei crede in Dio? “Si”.
Esiste una connessione tra religione e magia?
“No, per nulla. Quando parlo del Dio in cui credo, mi riferisco ad un Ente superiore che ci ha creati e messi sulla terra. Esiste un’esperienza magico-fideistica ma non magico-sacra o religiosa. La fede è adesione a qualcosa, credere in qualcosa. Il sacro, invece, prende la sua identità nel divino”.
E questo secondo lei accade sin dalla preistoria?
“L’homo erectus ovviamente non aveva un Dio cristiano, credeva nella “sua” divinità. Nel caso specifico nel dio cornuto, un dio silvano dei boschi. Manifestava la sua adorazione attraverso riti magici come bruciare radici, piante o squartare animali in segno di sacrificio, sempre alla ricerca di un contatto con il divino. La magia è stata una delle esperienze più belle e pure per l’uomo fino a che non c’è stata una trasfigurazione, una degenerazione. Il rapporto tra uomo e magia è causa ed effetto immediato. La causa è l’esigenza, l’effetto ciò che si chiede e la sua realizzazione. Bypassando, però, gli stati intermedi, vale a dire il lavoro e i sacrifici per raggiungere i propri obiettivi. Quando sono sorte società più evolute, soprattutto occidentali, l’uomo, antropologica- mente egoista, ha cercato di asservire la magia ai suoi scopi, anche sordidi e non leciti. Con questa trasformazione la magia ha preso una connotazione negativa, incontrando la discriminazione in primis della Chiesa e poi della scienza, per cui chi la praticava ha dovuto sempre più retrocedere fino a nascondersi” .
Magia e paganesimo paiono confondersi.
“Il paganesimo è capisaldo, fonte, colonna della magia occidentale: nasce e si forma tra la Grecia antica e la Roma latina. Vi erano due grossi gruppi cultori della magia: il Gioco della Dama e le Figlie di Diana, quasi due grandi associazioni che riunivano soprattutto le donne della società greca e latina. Partendo dall’assunto che la donna fosse la padrona della casa, la relegavano vicino al focolare. Svolgeva la funzione di medico, madre e padrona di casa, avvicinandosi molto alle composizioni naturali fatte di erbe, grasso di animali, ecc., Così la donna scoprì una sorta di esoterismo. Tale pratica, con sua grande meraviglia, risultò essere molto utile oltre che nella guarigione del corpo anche in quella dell’anima. Nello stesso tempo pareva compiesse anche piccoli miracoli quindi la donna, sia appartenesse alle Figlie di Diana che al Gioco della Dama, cominciò ad impadronirsi di tali conoscenze. Arriviamo così nella metà del trecento, quando con l’avvenuta conclamazione del cristianesimo anche nell’impero romano la donna in possesso di queste conoscenze cominciò ad essere malvista e ritenuta avida, cattiva e capace di seminare odio, discordia ed anche disgrazia nelle popolazioni. Comincio ad essere denigrata con l’appellativo di stryx, che sta per strige, barbagianni; erano ritenute creature stridenti e venivano per questo accostate all’uccello notturno. È il periodo in cui la Chiesa si schiera apertamente contro queste creature ritenute malvagie; anche i primi scienziati negavano gli effetti della magia e quindi si andò avanti con una grande persecuzione fino a quando Papa Innocenzo III emise la bolla pontificia con le condanne da infliggere agli eretici durante l’Inquisizione e autorizzò l’uso della condanna al rogo. Fino ad allora non esisteva la figura dell’uomo-mago, se non nelle società orientali dove prese piede la personalità dello stregone che aveva le stesse funzioni della stryx ma l’accezione in questo caso era positiva: guariva gli abitanti del villaggio, salvava dal nubifragio, ecc. Fra condanne, eresie, tumulti, si arriva dunque al vero e proprio medioevo e alla santa Inquisizione con una carneficina di streghe impiccate e bruciate al rogo come Giovanna D’Arco”.
E siamo così nel XVI secolo quando “nasce una figura importante quella del benandante (alla lettera “buoni camminatori”), appartenenti ad un culto pagano-sciamanico contadino, basato sulla fertilità della terra e diffuso in Friuli intorno al XVI-XVII secolo. Si trattava di piccole congreghe che si adoperavano per la protezione dei villaggi e del raccolto, dei campi dall’intervento malefico delle streghe. I benandanti erano coloro che nascevano ancora avvolti nel sacco amniotico, quelli che vengono ancor oggi definiti come i “nati con la camicia”, i fortunati, i privilegiati. Un altro dei poteri dei benandanti era quello di vedere i morti in processione e ascoltare i loro messaggi sul futuro. Ma, soprattutto, i benandanti combattevano le malie delle streghe durante il sonno. Se la battaglia onirica era vinta dal benandante ci sarebbe stato un buon raccolto, altrimenti sarebbe stata una cattiva annata. I benandanti combattevano le streghe anche nella vita di ogni giorno, curando le persone colpite da malocchio e da incantesimi, collaborando con guaritrici e guaritori. La battaglia durò un anno fino a quando anche i benandanti caddero in disgrazia agli occhi della Chiesa. Tale incompatibilità arriva fino ai nostri giorni che vedono ancora quasi due fazioni in contrapposizione tra loro”.
Quindi anche oggi secondo lei ci sarebbero stryx e benandanti? “Le dottrine sono state tramandate nei secoli, ed anche la nostra società se ne è impadronita, attraverso libri dell’esoterico o sulla storia della magia, formule magiche e trasmissione orale. Il problema, così come nel passato, è sempre lo stesso: l’avidità dell’essere umano e come utilizza le sue conoscenze della magia”.
Esoterismo ed Occultismo
Spesso, a torto, confondiamo esoterismo e occultismo: vogliamo definirli?
“L’occultismo è tutto ciò che ci è nascosto; l’esoterismo è la pratica per arrivare all’occulto: non sono la stessa cosa ma sono fortemente connessi”.
L’esoterismo è un dono? “Direi proprio di no. Piuttosto è una gnosi, una forma di conoscenza superiore, di origine divina. Saper gestire e dominare gli elementi della natura non è un dono, il dono magico è un’altra cosa. Se ci sono persone nella società odierna che hanno queste caratteristiche non sono né operatori dell’occulto, né dell’esoterico ma persone che hanno una composizione biologia e genetica molto diverse. Un dono non lo si deve mai utilizzare per fare del male ma deve essere messo a disposizione degli altri per aiutare. Basti pensare agli apostoli, al Cristo stesso che comunque era fatto di carne ed ossa. L’esoterismo, invece, è la capacità di dominare i quattro elementi fondamentali e posso assicurare che intorno a questo sono nate un’infinità di pratiche”.
Vale a dire?
“Abbiamo detto del paganesimo, ma anche la macumba e il voodoo per capirci”.
Non sono pratiche da magia nera?
“Magia nera non vuol dire per forza fare del male. Così come avviene con le “fatture”, queste pratiche possono essere utilizzate anche per far guarire una persona. Dipende sempre da chi agisce o viene agito. La magia prende la connotazione dell’autore”.
Come si è avvicinata alla magia? “Ho trascorso la mia infanzia in Lucania, in una piccola comunità di una zona boschiva. Avevo 7-8 anni quando cominciai ad udire le parole fascinazione, affascinamento, senza riuscire a comprendere. Una volta sentii mia madre parlare con una vicina e questa donna le diceva che una sua nonna era una “masciara” e ne aveva combinate di cotte e di crude. Un giorno, raccontava, il demonio le aveva chiesto l’anima della nipote ma lei, che pure ne aveva combinate, gli rispose “chiedimi tutto ma non questo”. Sentii anche di gente che faceva del male ai bambini solo con gli occhi e il potere della mente, la famosa fascinazione. Potete immaginare come una bambina possa restare scioccata da tali discorsi, tanto da non guardare più negli occhi la gente. Ero stata proiettata in una dimensione che non era la mia e mi faceva paura. Sono stata testimone di episodi allora inspiegabili: mucche morte stecchite senza nessuna patologia, torrenti in secca anche se aveva piovuto… Crescendo in quel gruppo sociale campagnolo mi convinsi dell’esistenza di altro. I contadini raccontavano le storie con meraviglia e sgomento che in noi bimbi si moltiplicavano all’ennesima potenza. Crescendo, ho avuto voglia di approfondire questi temi e approcciarli con la conoscenza”.
Da come ne parla, volendo riassumere, mi pare di capire che lei riconosca l’esistenza della magia ma che non sia proprio favorevole al suo utilizzo. Sbaglio?
“Le dirò di più, la mia è una denuncia, un appello a tutti: attenzione ai ciarlatani, ai falsi profeti e a coloro che si celano dietro una falsa apparenza e invece sono veri operatori dell’occulto e dell’esoterismo. Il passo è molto breve, queste persone vendono sogni e false mete. Vogliono portarvi in confusione, creandovi un disagio sia conscio che inconscio e facendovi stare male. Le vittime plagiate e depauperate della loro volontà, come i tossicodipendenti, non possono più farne a meno e sono disposti a tutto pur di ottenere la loro dose giornaliera di magia. Le persone, manipolate asservite a questo potere oscuro, diventano delle vere e proprie pecore di un gregge da muovere a proprio piacimento”.
Cos’è il potere oscuro?
“Oscuro è sinonimo di mistero, quindi tutto ciò che non è una conoscenza prettamente terrena diventa potere oscuro e misterioso”.
Mi faccia degli esempi pratici.
“Partiamo dall’asserzione di Ernesto De Martino: “l’essere agito da” una forza, in questo caso occulta. Gli esoteristi aprono dei portali pensando di fare entrare nella dimensione terrena alcuni tipi di entità sovrannaturali. Il problema è che non possono controllare chi entra da quel portale… ”.
Cosa si può fare con questo potere oscuro?
“Dominare!”.
Potremmo meglio definire queste entità?
“Demoni, spiriti, entità non catalogate, forze che comunque hanno a che vedere con lo spirito. Il potere oscuro è l’approccio con queste forze”.
“Crimini efferati in nome della magia”
Ritiene di avere un dono particolare?
“No, conosco queste pratiche ma non me ne sono mai servita né mai lo farò. Le ho imparate per difendere me e le persone che amo”.
In che modo?
“Mettendole in guardia. Il nostro inconscio, quando si viene avvisati, non fa altro che avviare un campo magnetico di autodifesa”.
Quindi nessuna pratica magica?
“Assolutamente! Non si può rispondere alla magia con la magia, proprio come non si può rispondere alla violenza con la violenza”.
Provo ad essere più diretto. Un’amica comune mi dice di parlare con lei perché è molto brava. Poi cosa succede?
“L’unica cosa che posso fare è leggere nell’anima. Se una persona viene da me e mi espone i suoi problemi, ho la facoltà di percepirli, capire dove si annidano ed aiutare con dei consigli. Ognuno di noi ha la sua sensibilità, c’è chi la sviluppa di più anche in base alle esperienze e alle sue vicissitudini”.
Mi fa un esempio pratico di come può aiutare e consigliare? “Tempo fa ero in visita ad un’amica piuttosto preoccupata per il marito, che da un po’ di tempo, dava segni di stanchezza. In quel momento ho immaginato l’uomo e, con la vista dei ciechi, ho messo a fuoco un punto importante del suo corpo, il fegato. Era chiaro che in quelle condizioni non sarebbe vissuto neanche un mese e così ho detto alla mia amica di portarlo in ospedale e fargli fare una visita. Nonostante le sue resistenze, lei è riuscita a convincerlo. Dal controllo medico sono venute fuori epatite b conclamata ed epatite c. Si è curato ed ora sta bene, ma avesse tardato solo qualche giorno…”.
Avesse “sentito” che comunque non ci sarebbe stato nulla da fare, lo avrebbe riferito ugualmente alla sua amica?
“Certo. Le avrei detto comunque di tentare, di andare in ospedale”.
Ritiene di poter anche curare le persone?
“Non scherziamo! Sono una psicoantropologa e posso solo aiutare chi ha problemi psichici; per altre patologie posso solo consigliare loro di farsi vedere da un medico”.
Era la risposta che volevo sentire. La cronaca è ricca di pseudomaghi che promettono miracolose guarigioni.
“Una mia amica è morta nonostante i miei avvertimenti. Ha rifiutato la chemioterapia e si è avvalsa di cure diverse. Attenti a non capitare in mano a questi criminali”.
Legge le carte?
“Lo faccio, ma a livello scientifico. Nelle carte è falso, bugiardo, dire che entrano in gioco entità arcane. È il nostro magnetismo animale come lo chiamava Franz Anton Mesmer (medico tedesco del 1700 le cui teorie furono sempre smentite dalla comunità scientifica, perché ritenute prive di ogni fondamento e del tutto inefficaci sul piano terapeutico, NdA) quello che fa muovere tutto. Leggere le carte o farsi leggere nelle carte non entra nella sfera né dell’occultismo, né dello spiritismo, né della magia. Intervengono delle energie nostre”.
Tutto le esperienze vissute e filtrate dalle sue conoscenze, Giuliana le sta trascrivendo in un libro che si intitolerà “Potere Parallelo”. Un potere che, se utilizzato da malintenzionati, si creda o no a portali, entità arcane e demoni o alla lettura delle carte, può diventare assai pericoloso: “Non sappiamo mai chi si cela dietro alle persone. Non è un mistero che c’è chi si macchia di crimini efferati in nome della magia”.
Cos’è il tecnopaganesimo?
“Prima le streghe usavano i calderoni, oggi i forni; dalla bacchetta magica si è passati al puntatore laser e i sabba si fanno online sui social”. Vi ha mai partecipato? “No. Ma basta fare un giro su internet…”.
Giuseppe Cerfeda
Attualità
Donne vittime di violenza, una casa per ripartire
La proposta della Consigliera di Parità della Provincia di Lecce e vicesindaca di Poggiardo Antonella Pappadà: «Una casa sicura è il primo passo verso la libertà»

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Destinare le case popolari alle donne vittime di violenza.
È la proposta di Antonella Pappadà, Consigliera di Parità della Provincia di Lecce e vicesindaca di Poggiardo, che lancia la misura “Una Casa per Ripartire”, un progetto innovativo per garantire alle donne e ai loro figli un vero percorso di autonomia abitativa e di rinascita personale.
«Una casa non è solo un tetto», spiega Antonella Pappadà, «è il simbolo della libertà riconquistata. La fuoriuscita dalla violenza da parte delle donne e la riconquista dell’autonomia, passa anche attraverso la sicurezza di un alloggio. Con questa misura vogliamo colmare proprio quel vuoto, accompagnandole verso una nuova vita».
LA PROPOSTA
La misura “Una Casa per Ripartire” prevede la destinazione di una quota fissa di alloggi di edilizia residenziale pubblica (ERP) alle donne vittime di violenza, individuate di concerto con i centri antiviolenza e i Servizi Sociali Territoriali.
In particolare, il piano include: Riserva del 5% degli alloggi popolari per le donne in uscita dai percorsi di protezione; Iter di assegnazione semplificato, con tempi massimi di 60 giorni; Fondo regionale “Casa Donna” per spese di arredo, utenze e sostegno ai primi mesi di autonomia; Percorsi di reinserimento lavorativo e formativo, in collaborazione con le politiche attive regionali.
PROGETTO DI RETE
La proposta punta a una sinergia tra Regione Puglia, Comuni, ARCA e Centri antiviolenza, per creare un sistema stabile che unisca casa, sicurezza e autonomia.
«Non basta offrire rifugio temporaneo», spiega Pappadà, «serve una rete che accompagni le donne verso una vera indipendenza, insieme ai loro figli. L’autonomia abitativa è la chiave per uscire definitivamente dalla violenza».
Appuntamenti
EXPO2000, Premio Miggiano al medico del Papa
Il prof. Luigi Carbone miggianese, dal 1° agosto scorso è a capo della direzione di sanità e igiene del governatorato dello stato della Città del Vaticano ha fatto parte dell’equipe di specialisti che si è occupata della salute di Papa Francesco

Entra nel vivo l’edizione 2025 di “Expo 2000. Industria Artigianato Agricoltura e Turismo del Salento”.
Primo giorno “intero” quello di oggi e stand aperti dal mattino per la campionaria regionale, tra le più importanti del Meridione d’Italia, organizzata dal Comune di Miggiano, patrocinata da Ministero dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste, Regione Puglia, Provincia di Lecce, Anci, Confindustria Lecce, Camera di Commercio di Lecce, Coldiretti Lecce e Confartigianato Imprese e aperta al pubblico sino a domenica prossima.
Sull’ormai noto motto “Miggiano è Fiera di avervi in fiera”, si offre la grande area espositiva, oltre 40mila quadrati tra Quartiere fieristico permanente, due tensostrutture alle quali si aggiunge quest’anno una zona riqualificata e rigenerata alle spalle del Municipio che ospita il Quartiere del Gusto.
Accanto agli stand commerciali, dedicati ad arredamento e proposte per la casa, artigianato del mobile, manifatture artigianali e industriali, energie rinnovabili, macchine agricole e florovivaismo, enogastronomia, promozione turistica e del territorio, presenti al solito anche quelli riservati alle istituzioni e al terzo settore.
Tra gli altri, Aeronautica Militare, Esercito Italiano, Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di finanza graditi ritorni a “Expo 2000” dopo qualche anno di assenza, le forze armate e di polizia porteranno in fiera le loro attività e specialità, e per l’associazionismo Acli, Lega del Filo d’Oro, Opi, Unitelma Salento, Istituti Scolastici del territorio.
Particolare interesse per la gente già nella serata di apertura di “Expo 2000” hanno avuto proprio le esposizioni di Forze Armate e di Polizia, che presentano a Miggiano le loro attività e novità.
Successo anche per il rinnovato Quartiere del Gusto che ospita gli stand dei prodotti tipici dell’arte gastronomica pugliese e di Basilicata, Calabria, Campania e Sicilia e di altre regioni italiane.
L’INAUGURAZIONE
Tornando alla inaugurazione di ieri, in apertura il saluto del sindaco di Miggiano Michele Sperti che dinanzi ai colleghi del territorio ha rimarcato ancore una volta l’operosità silenziosa e spesso solitaria delle istituzioni locali e delle amministrazioni comunali.
«L’auspicio è che il prossimo governatore della Regione Puglia dimostri nuova e attenta vicinanza all’impegno dei primi cittadini che ogni giorno lavorano per il bene delle loro comunità. E alla nuova amministrazione regionale Miggiano chiede un aiuto sostanziale a livello economico per garantire un futuro roseo alla nostra kermesse, un impegno finanziario serio da mettere a disposizione degli espositori e dell’intero indotto che si muove attorno a “Expo 2000”. Tanti sono statti gli interventi di ampliamento e ammodernamento portati a compimento negli ultimi anni. La prossima edizione vedrà la realizzazione di un Centro direzionale da 3.500 metri quadrati che sostituirà le due tensostrutture attuali, un intervento reso possibile dal lavoro della amministrazione comunale che è stata capace di intercettare i fondi necessari alla realizzazione di un’opera che darà nuovo slancio alla campionaria. L’impegno economico regionale non può più mancare e anzi deve divenire strategico».
Per la prima volta nella scaletta della cerimonia di inaugurazione l’intervento di una rappresentante delle imprese espositrici.
A sottolineare la fondamentale importanza della campionaria le parole di una imprenditrice da sempre presente a “Expo 2000” e che ha ribadito come la politica debba correre accanto a una manifestazione irrinunciabile per il tessuto imprenditoriale del territorio e del Mezzogiorno.
Il taglio del nastro è stato affidato quest’anno al presidente della Camera di Commercio di Lecce Mario Vadrucci, a quello di Confindustria Lecce Valentino Nicoli; e ancora ai presidenti di Confartigianato Lecce Luigi Derniolo e di Coldiretti Lecce Costantino Carparelli.
IL PREMIO MIGGIANO
La serata di inaugurazione è continuata poi con la cerimonia di consegna del “Premio Miggiano”. Quest’anno a ricevere il riconoscimento al professore Luigi Carbone, miggianese, dal 1° agosto scorso a capo della direzione di sanità e igiene del governatorato dello stato della Città del Vaticano dopo la nomina firmata da Papa Leone XIV.
Già vicedirettore della Direzione di Sanità e Igiene dello Stato Vaticano e direttore del Pronto Soccorso del “Gemelli Isola”, l’ex nosocomio romano Fatebenefratelli sull’Isola Tiberina, il professore Carbone ha fatto parte dell’equipe di specialisti che si è occupata della salute di Papa Francesco.
«Ricevere oggi il “Premio Miggiano” è per me un onore profondo», la riflessione del professore Luigi Carbone, «e, al tempo stesso, un’emozione autentica. Un riconoscimento che non considero un punto di arrivo, ma uno stimolo a continuare con la stessa passione e responsabilità»
IN AGENDA
Questa sera, intanto, primi appuntamenti musicali all’interno dell’area espositiva.
Alle ore 21 il Quartiere del Gusto ospiterà il Music Festival con Manuele Arghirò e Seba, dj set per fare esplodere l’energia e le note delle hit del momento per una serata di grande divertimento.
Alle 21,30, Piazza Mercato Coperto ospiterà La Serata Salentina, grande protagonista la musica tradizionale del sud Salento. Sul palco Giacomo Casciaro, Michele Costantini, Edoardo Baglivo
Gli stand di “Expo 2000” saranno aperti ai visitatori tutti i giorni sino a domenica 19 ottobre dalle 9,30 alle 13 e dalle 16,30 alle 23.
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Attualità
Pizzica e furlana, radici comuni
Con il concerto dell’Orchestra popolare in Friuli-Venezia Giulia prendono il via le attività del progetto di ricerca e studio di Fondazione La Notte della Taranta e Fondazione Aquileia

Ricercare le matrici comuni di due tra le più antiche danze popolari italiane, la pizzica pizzica e la furlana, danza dei Furlani: è l’obiettivo del progetto di ricerca Dal Salento ad Aquileia, a cura della Fondazione La Notte della Taranta, in collaborazione con la Fondazione Aquileia.
Le attività prenderanno il via sabato 18 ottobre alle 18,30 ad Aquileia, in provincia di Udine, con un concerto gratuito dell’Orchestra Popolare La Notte della Taranta nello spazio coperto del Terminal Unesco.
Il concerto, organizzato in collaborazione con il Comune di Aquileia, sarà preceduto da un tavolo delle delegazioni a Palazzo Brunner-Segré che vedrà la partecipazione dei rappresentanti delle istituzioni partner – Regione Puglia, Regione Friuli-Venezia Giulia, Unione dei Gruppi Folcloristici del Friuli-Venezia Giulia, studiosi ed esperti del patrimonio coreutico e musicale.
L’incontro sarà un’occasione di confronto e approfondimento con gli interventi dei membri del comitato scientifico, delle due Regioni promotrici, delle due Fondazioni e dei ricercatori coinvolti.
La furlana è una danza vivace di origine friulana, attestata sin dal Cinquecento, nata nella tradizione popolare e poi entrata anche nella musica colta barocca, diffondendosi in tutta Europa. Ancora oggi accompagna momenti di festa e rievocazione. La pizzica, danza popolare salentina dalle radici antiche, originariamente legata a riti terapeutici e comunitari, si è trasformata nel tempo in una delle più forti espressioni identitarie del Salento.
«Ringrazio la Regione Puglia, l’assessore Fabiano Amati, la Regione Friuli-Venezia Giulia e la Fondazione Aquileia per il sostegno che ha reso possibile l’avvio di questo progetto», dichiara il Presidente della Fondazione La Notte della Taranta Massimo Bray, «la nostra Fondazione ha il compito di promuovere la ricerca, lo studio e la valorizzazione della musica popolare, costruendo collaborazioni con istituzioni che condividono la stessa missione di tutela del patrimonio culturale. Dal Salento ad Aquileia interpreta pienamente questa visione, mettendo in dialogo due danze antiche e vitali come la pizzica pizzica e la furlana che, pur nascendo in contesti diversi raccontano entrambe storie di comunità, identità e memoria condivisa. Un ringraziamento speciale va al Comitato scientifico della Fondazione, presieduto da Daniela Castaldo con il contributo del consulente artistico Sandro Cappelletto: un organo di altissimo profilo che garantisce rigore e qualità alle nostre attività di ricerca e valorizzazione».
L’Orchestra popolare La Notte della Taranta proporrà ad Aquileia i brani della tradizione salentina, con gli arrangiamenti dei Maestri concertatori che negli anni hanno diretto il Concertone La Notte della Taranta, che da ventotto anni si tiene ad agosto a Melpignano, nel Salento. Dal repertorio firmato da Ludovico Einaudi sarà interpretata Mamma la rondinella, in cui la tradizione incontra le atmosfere minimali del compositore torinese; dalla direzione di Carmen Consoli, Fimmine fimmine e Su picculina, autentici manifesti di forza e identità femminile; dalla direzione di Dardust, gli stornelli Rirollalà e L’acqua de la funtana nel particolare arrangiamento elettronico composto dal Maestro concertatore dell’edizione 2022. Non mancheranno i ritmi travolgenti delle pizziche di Ostuni, Aradeo e San Vito, che rappresentano l’anima corale dell’Orchestra Popolare.
In programma anche il classico Pizzicarella, nell’arrangiamento tratto dall’ultima edizione del Concertone diretto da David Krakauer che ha riletto un chiave klezmer i brani della tradizione salentina.
Chiuderà il concerto Kalìnifta, nella versione del 2021, che riunisce in un unico canto comunità, memoria e festa.
L’Orchestra Popolare La Notte della Taranta è formata da musicisti e interpreti della musica tradizionale del Salento è diretta ad ogni edizione da un diverso Maestro concertatore scelto tra i più autorevoli compositori e musicisti del panorama mondiale, chiamato a reinterpretare il repertorio della pizzica facendolo dialogare con le sonorità della musica contemporanea. Il lavoro del Maestro concertatore culmina con l’esibizione sul palco del Concertone di Melpignano, tappa principale del Festival che in estate anima le piazze dei paesi del Salento con concerti, danze e iniziative culturali legate alla tradizione musicale.
Sul palcoscenico del Terminal Unesco saliranno i musicisti Alessandro Monteduro (percussioni), Giuseppe Astore (violino), Nico Berardi (fiati), Carlo De Pascali (tamburello), Mario Esposito (basso), Roberto Gemma (fisarmonica), Giuseppe Grassi (mandola, mandolino), Gianluca Longo (mandola), Antonio Marra (batteria), Gioele Nuzzo (tamburello e didgeridoo), Attilio Turrisi (chitarra battente), Consuelo Alfieri, Salvatore Galeanda, Ninfa Giannuzzi, Stefania Morciano (voci e tamburello).
E ancora i danzatori Fabrizio Nigro, Serena Pellegrino, Eliana Bologna, Emilia Lo Gaglio, Giorgia Monaco, Arianna Sicuso.
Il progetto Dal Salento ad Aquileia si concentra sui punti di contatto tra le due danze non solo per mettere in dialogo due patrimoni coreutico-musicali, ma anche per interrogare le loro funzioni sociali, il loro ruolo identitario e la capacità di entrambe di trasformarsi nel tempo senza perdere vitalità. In questo senso, la ricerca non è un semplice esercizio comparativo, ma un modo per rafforzare la memoria collettiva, costruire ponti culturali tra comunità e sviluppare modelli innovativi di tutela e valorizzazione del patrimonio immateriale nei luoghi in cui è nato e continua a vivere.
Il progetto si articola in diverse fasi: l’istituzione di un Comitato scientifico; l’attivazione di iniziative destinate a giovani ricercatori, una finanziata dalla Fondazione La Notte della Taranta; l’organizzazione di due convegni di studi: il primo in Puglia, previsto a gennaio, e il secondo in Friuli-Venezia Giulia; la pubblicazione di una monografia scientifica, a cura della Fondazione Aquileia, che raccoglierà gli esiti della ricerca.
Le attività di studio e ricerca – che uniranno storia, musicologia ed etnografia – saranno accompagnate da attività partecipative e momenti pubblici di condivisione, con l’obiettivo di offrire strumenti concreti per la tutela e la trasmissione del patrimonio culturale immateriale nei territori in cui nasce e si rinnova.
Il progetto beneficia del sostegno della Regione Puglia e della Regione Friuli-Venezia Giulia ed è realizzato dalla Fondazione La Notte della Taranta in collaborazione con la Fondazione Aquileia e l’Unione dei gruppi folcloristici del Friuli-Venezia Giulia.
«Tutto nasce da incontri o inciampi», dichiara l’assessore al Bilancio, Ragioneria, Finanze, Affari Generali della Regione Puglia, Fabiano Amati, «per me questa storia è nata dall’incontro con Gabriele Pelizzari, con l’opera di Gilberto Pressacco e le sue indagini sulla notte della Chiesa di Aquileia e i terapeuti. Risultato? Una grande sorpresa, un’ipotesi con tanti indizi da valere una prova: la pizzica pizzica e la furlana potrebbero essere strettamente legate, almeno nelle origini. E allora, l’idea di mettere assieme Puglia e Friuli, fecondata con un finanziamento del Consiglio regionale e un patto sottoscritto attorno alla meraviglia del pavimento musivo della Basilica patriarcale di Aquileia. La Puglia si presenta all’appuntamento con la Fondazione La Notte della Taranta, la sua storia, la sua esperienza e quel pizzico di glamour conquistato negli anni e oggi rinnovato dalla gestione di Massimo Bray e dei suoi collaboratori. È il massimo degli ingredienti che potevamo mettere — non ne disponiamo di più — e li abbiamo messi; lo abbiamo fatto per stringere un’alleanza che sa di ricerca con una regione, il Friuli, così lontana sulla geografia, ma così vicina nella storia».
«Il progetto Dal Salento ad Aquileia rappresenta un’importante opportunità per approfondire le radici comuni e le specificità di due danze che, pur nate in territori lontani, condividono una vitalità e un ruolo identitario fondamentali per le comunità che le custodiscono», sottolinea il vicepresidente della regione Friuli-Venezia Giulia, Mario Anzil, «attraverso la collaborazione tra istituzioni, studiosi e comunità locali, il progetto si configura come un modello di tutela e trasmissione del patrimonio immateriale che mette in luce le funzioni sociali, il ruolo identitario e la capacità di rinnovamento di queste espressioni tradizionali e che guarda al futuro, rafforzando la memoria collettiva e promuovendo il dialogo tra territori e culture diverse. La Regione conferma con questo impegno la propria attenzione verso la conservazione e la promozione delle tradizioni culturali come elementi fondamentali per lo sviluppo sociale e culturale del nostro territorio.»
«Siamo onorati di ospitare ad Aquileia questo concerto che rappresenta l’avvio ufficiale di un progetto culturale ambizioso. Con questa serata – dichiara il Presidente della Fondazione Aquileia Roberto Corciulo – prende infatti il via un percorso di ricerca e confronto che parte da Aquileia – luogo simbolo da sempre di incontro tra culture e popoli – e che mette in dialogo patrimoni immateriali, comunità e territori, indagando le radici comuni tra la pizzica e la furlana».
«L’obiettivo di questo progetto condiviso è di esplorare le comuni matrici cristiane delle nostre comunità, che proprio da Aquileia si sono estese sul territorio fino a giungere al Salento, creando di fatto un ponte tra identità coreutiche affini, pur nelle loro differenze», aggiunge l’assessore alle Finanze della Regione Friuli Venezia Giulia, Barbara Zilli, «riteniamo che valorizzare una tradizione antichissima, come quella che ha portato allo sviluppo della furlana e della taranta, radicata profondamente nella nostra storia, abbia un forte valore educativo e sia veicolo essenziale per rafforzare il nostro comune senso di appartenenza e di identità. Coniugare le profonde radici culturali che ci contraddistinguono, alla memoria e al tempo stesso all’innovazione e alla coesione sociale significa investire nel domani e proporre ai giovani modelli virtuosi da analizzare, comprendere e sviluppare: la furlana e la taranta assieme diventano così espressioni di quel profondo senso di tradizione e cultura antica trasformato in elemento vitale e moderno. Il connubio della Taranta sia un motore per promuovere e diffondere esperienze ed espressioni artistiche e della tradizione, rispetto e identità, concetti fondamentali per la crescita sana delle nostre comunità».
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