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Attualità

Questo Lecce è da Serie A?

Il campionato di Serie B edizione 2020-2021 si coferma come uno dei più equilibrati e interessanti degli ultimi anni

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Nonostante l’anno passato il Lecce si fosse reso protagonista di una buona stagione, alla fine i salentini non sono riusciti a mantenere la categoria e così la società del presidente Sticchi Damiani è stata costretta a ripartire dalla cadetteria. Dopo settimane di estenuanti trattative, il rapporto tra il mister Liverani e i giallorossi si è interrotto e il nuovo tecnico è diventato Eugenio Corini, reduce da una promozione con il Brescia due anni fa, ma anche da ben due esoneri raccolti nella scorsa stagione alla guida dei Lombardi.


Come cambia il Lecce con Corini


Nei tre anni in cui è stato alla guida del progetto tecnico giallorosso, Liverani ha dato un’impronta di gioco chiara alla squadra, puntando su tanti giovani che nel tempo si sono dimostrati di categoria superiore e su giocatori che in passato non erano mai riusciti a dimostrare appieno il proprio potenziale. Mancosu, Falco, Lapadula, Petriccione, sono solo alcuni degli uomini rigenerati dalla cura Liverani e mentre i primi due hanno deciso di continuare a vestire la maglia giallorossa, gli altri hanno preso altre strade e quest’anno giocheranno in massima serie rispettivamente con le maglie di Benevento e Crotone.


Nelle due promozioni consecutive della Serie C alla Serie A, Liverani ha dimostrato di essere uno dei tecnici con le idee più interessanti di tutto il movimento calcistico italiano ma, al contempo, le sue squadre hanno sempre palesato delle fragilità difensive che alla fine si sono rivelate decisive. Corini, dal canto suo, è un allenatore che punta sì al bel gioco, ma rispetto al tecnico laziale riserva un’attenzione particolare anche alla fase difensiva. Due anni fa, alla guida del Brescia, Corini dominò il campionato di Serie BKT in lungo e in largo e anche durante la sua esperienza sulla panchina dei lombardi in Serie A è stato l’unico dei tre allenatori che si sono alternati a far giocare bene la squadra.


L’ex centrocampista di Palermo e Chievo Verona è giunto così in Salento con la convinzione di avere a disposizione una squadra in grado di vincere il campionato, ma dovrà vedersela con società che hanno tutte le carte in regola per raggiungere la Serie A.


Tra queste, al 15 di ottobre, secondo le scommesse sportive, a quota 2,20, la favorita assoluta è il Monza che grazie alla spinta propulsiva del duo Berlusconi-Galliani ha messo in piedi una rosa che pare destinata a recitare il ruolo di “ammazza campionato”.

Le altre favorite per la promozione diretta


Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare e in un campionato duro e lungo come quello di Serie B niente può essere dato per scontato. Certo, dopo aver portato in Brianza un calciatore del calibro di Boateng che rappresenterebbe un lusso anche per diverse squadre di Serie A, i biancorossi sono i favoriti indiscussi per il salto di categoria ma la sensazione è che anche quest’anno la nostra Serie B riserverà sorprese a non finire. Dopo quattro giornate di campionato la classifica è guidata dal Cittadella, con la squadra di Venturato che da anni si rende protagonista di stagioni incredibili ed è ormai una delle più belle realtà di tutto il nostro calcio.


Ci sono poi compagini come Frosinone ed Empoli (primo in classifica con il Cittadella) che da anni riescono a esprimersi ad alti livelli e che già la scorsa stagione era accreditate tra le favorite per la vittoria del campionato. I ciociari, dopo aver perso la finale playoff contro lo Spezia, vogliono a tutti i costi ritornare in massima serie e hanno lavorato duramente in sede di calciomercato per mettere a disposizione di mister Nesta una rosa competitiva.


Tra le neo promosse, invece, oltre al Monza di cui abbiamo già parlato, c’è enorme interesse nello scoprire cosa riuscirà a fare la Reggina del presidente Gallo e del direttore sportivo Taibi che dopo aver portato sulle sponde dello Stretto due giocatori del calibro di Ménez e Lafferty pare essere pronta per raggiungere una Serie A che manca da Reggio Calabria da ben 11 anni.


Il campionato di Serie B edizione 2020-2021 si conferma come uno dei più equilibrati e interessanti degli ultimi anni e dal canto nostro non possiamo fare altro che metterci comodi e goderci lo spettacolo che tutte e 20 le compagini metteranno in scena.


Attualità

Avvicendamento al vertice del Commissariato di Nardò

più sinceri auguri da parte del Questore, del Capo di Gabinetto, dei funzionari e del personale tutto, vanno ad entrambi i funzionari…

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Al Vice Questore della Polizia di Stato, Sabrina Manzone, subentra il Commissario Capo della Polizia di Stato Valerio Tornese

Cambio della guardia dal 1° agosto al Commissariato di Pubblica Sicurezza di Nardò.

Al Vice Questore d.ssa Manzone Sabrina subentra il Commissario Capo dr. Valerio Tornese, già in forza presso il Commissariato da qualche settimana. Il funzionario uscente, la d.ssa Sabrina MANZONE annovera una lunga carriera nella Polizia di Stato.

Ha infatti ricoperto diversi incarichi, prima di giungere nella Questura di Lecce: presso la Questura di Trieste ha diretto la Sezione Volanti e presso la Questura di Brindisi ha ricoperto l’incarico di dirigente del Commissariato di polizia di Mesagne.

Dal 2014 è stata trasferita alla Questura di Lecce, assumendo l’incarico di Dirigente della Squadra Mobile dove ha portato a termine con successo numerose operazioni di polizia giudiziaria contro i clan leccesi di maggior rilevanza delinquenziale.

Dal 1° aprile 2020 e per oltre 5 anni, ha diretto il team dei poliziotti di Nardò e ha speso il suo impegno e professionalità al servizio della comunità neretina per la tutela della legalità.

I più sinceri auguri da parte del Questore, del Capo di Gabinetto, dei funzionari e del personale tutto, vanno ad entrambi i funzionari.

Alla d.ssa Manzone, perché il nuovo percorso di vita sia gratificante e al dr. Tornese auguriamo la stessa fruttuosità nel lavoro che lo attende nel suo nuovo incarico a capo del Commissariato di P.S. di Nardò.

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Tricase: dopo 44 anni Teresa ha spento i suoi Fornelli

Il meritato riposo: quasi mezzo secolo di ristorazione alle spalle: «Tanti sacrifici e tante soddisfazioni. Abbiamo costruito molto più di un’attività: è nata una grande famiglia»

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Dopo quasi mezzo secolo al fianco dei propri clienti, giunge il momento del meritato riposo per Teresa Vantaggiato, 81 anni, titolare a Tricase del ristorante I Fornelli di Teresa che, pochi giorni fa, ha portato per l’ultima volta in tavola le sue bontà ai propri fedeli clienti.

Quali emozioni affiorano alla fine di questa esperienza?

«Dopo 44 anni passati dietro ai fornelli e tra i tavoli, il cuore è pieno di gratitudine. È difficile trovare le parole giuste per descrivere cosa significhi concludere un percorso così lungo e intenso. Ho vissuto ogni giorno con dedizione, cercando non solo di offrire un buon piatto, ma anche un sorriso, un momento di serenità, un ricordo da portare via. Salutare questa esperienza è difficile, ma anche bello, perché significa aver vissuto qualcosa di profondo, che ha lasciato il segno nella vita delle persone e nella mia».

Avete visto Tricase ed il Capo di Leuca crescere e cambiare in oltre quattro decenni di attività. La professione che oggi salutate, come è cambiata dal giorno in cui l’avete avviata a come la lasciate oggi?

«In 44 anni abbiamo visto cambiare tante cose: il modo di lavorare, le abitudini dei clienti, le aspettative. Oggi l’ospitalità è più attenta ai dettagli, più organizzata, e anche grazie alla tecnologia si può offrire un servizio sempre più efficiente, ma forse anche più impersonale. Ma ciò che non è mai cambiato è l’essenza di questo mestiere: accogliere le persone, farle sentire a casa, e offrire loro qualcosa che parli di noi, della nostra terra. Questo, nemmeno il tempo lo ha modificato. Oggi, con grande rispetto per il lavoro fatto e per chi ci ha sempre scelto abbiamo deciso di avviare un nuovo progetto. Cambiamo forma, ma restiamo fedeli allo spirito con cui abbiamo iniziato: accogliere con amore».

Quali i ricordi e le sensazioni più belle che vi lasciano questi 44 anni?

«Le risate in sala, le famiglie che tornavano anno dopo anno, i bambini che sono cresciuti e poi tornavano da adulti con i propri figli… Questi sono i ricordi che porterò sempre con me. Anche le serate intense, le estati piene, le corse in cucina: ogni fatica è stata ripagata dal calore umano, dai “grazie” sinceri, dai clienti che ci sceglievano non solo per mangiare, ma per vivere un’esperienza. È stata una vita fatta di sacrifici, certo, ma anche di tante soddisfazioni e di amore per il mio lavoro».

Ai suoi affezionati clienti, che messaggio vorrebbe lasciare?

«A tutti voi che in questi 44 anni avete varcato la porta del nostro ristorante, diciamo semplicemente: grazie. Grazie per la fiducia, per l’affetto, per i momenti condivisi. Abbiamo cucinato con amore, accolto con il sorriso e vissuto ogni giorno con passione e rispetto per questo mestiere. Ci avete fatto sentire a casa, e speriamo di aver fatto lo stesso con voi. Un pensiero speciale va a mio marito Cosimino, che insieme a me ha dato vita a tutto questo. Compagno di vita e di lavoro, sempre presente, instancabile e determinato: senza di lui niente sarebbe stato possibile. Insieme abbiamo costruito molto più di un’attività: abbiamo costruito una famiglia unita anche nel lavoro, e una storia che porteremo sempre nel cuore. Il mio grazie va anche ai miei figli Rosanna, Luana, Caterina e Gerardo, a mia nuora, a mio genero, e ai miei adorati nipoti Giorgia, Silvia e Cosimo: siete il cuore della mia vita e la mia più grande ricchezza. E con profonda gratitudine ringrazio tutti i collaboratori che, nel corso degli anni, hanno condiviso fatiche, gioie e successi con noi. Ognuno ha lasciato un segno, e ognuno ha contribuito a rendere questo posto speciale per chi lo ha vissuto».

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La mia esperienza a Roma, per il Giubileo dei Giovani

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Sono Chiara, ho 16 anni, e da poco ho vissuto l’esperienza più entusiasmante della mia giovane vita: il Giubileo dei Giovani di Roma, in Tor Vergata.

Il primo impatto, arrivando a Roma, è stato come immergersi in un’onda di energia e colori. 

Il Giubileo dei Giovani ha trasformato la Capitale che, come in tante altre occasioni, ha abbracciato una folla immensa di ragazzi provenienti da ogni angolo del mondo. 

Grazie alle confidenze di un poliziotto del Vaticano abbiamo scoperto, poi, che la fiumana umana era impressionante: circa un milione di presenze, giovani e non, senza contare gli accompagnatori e i pellegrini solitari.

La città era un brulicare di vita, le strade, gli autobus e le metropolitane erano invasi da fiumi di giovani, canzoni, risate e chiacchiere riempivano l’aria. 

Per me una scena quasi surreale, vedere così tanti ragazzi proveniente da ogni parte del mondo, parlarsi, scherzare, stringere nuove amicizie, e superare con disarmante facilità ogni barriera culturale. 

Mi ha colpito poi, uno dei tanti gruppi presenti: era un gruppo scout spagnolo che dormiva sui prati, a causa della limitata disponibilità di alloggi: un segno del forte desiderio di esserci, nonostante le difficoltà.

Il cuore di questo evento è stato il Vaticano. Migliaia di giovani hanno gremito Piazza San Pietro, restando in piedi per ore sotto il sole per assistere alla veglia e alla messa di Papa Leone XIV. 

Nonostante la capienza della piazza non abbia permesso a tutti di vederlo, ma solo di ascoltarlo, la fede e l’entusiasmo non sono stati minimamente scalfiti.

Il Giubileo dei Giovani è stata un’esperienza indimenticabile, un esempio tangibile di come la gioventù possa unirsi in amicizia e speranza, rendendo Roma la casa di tutti.

Chiara Margarito

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