Approfondimenti
Tutti sani e in forma con la dieta mediterranea pugliese
Sono passati dieci anni da quando la dieta mediterranea è stata nominata Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dall’UNESCO

La Puglia è famosa per la sua natura incontaminata, i borghi ricchi di storia, le località turistiche, ma anche per la sua cucina. Ed è proprio qui, in questa regione, che è possibile assaporare il gusto di piatti preparati con ingredienti freschi e salutari, per ritrovare la forma fisica, ma anche per imparare cos’è la cultura del cibo e riscoprire una convivialità legata al mangiar bene.
Il regime alimentare più famoso del mondo
Sono passati più di dieci anni da quando, nel 2010, la dieta mediterranea è stata nominata Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dall’UNESCO. Un importante riconoscimento dovuto sia all’eccellenza degli ingredienti, che a tutto ciò che ruota intorno ad una tradizione del cibo. La dieta mediterranea, infatti, oltre ad essere apprezzata dai palati più esigenti, è anche considerata universalmente come un mezzo per prendersi cura della propria salute e migliorare la qualità della vita.
La Puglia è una regione dove la varietà e la freschezza degli ingredienti permettono di “declinare” al meglio questo regime alimentare, che si basa su un consumo elevato e regolare di frutta e verdura (sono consigliate cinque porzioni al giorno), ma anche sull’apporto bilanciato dei nutrienti di pesce, legumi, carni, latticini e, dell’olio d’oliva, come base dei condimenti.
Oltre a questo, però, ciò che rende davvero diversa la dieta mediterranea è il contesto in cui viene adottata. I pasti devono essere cucinati e consumati in modo da esaltarne i valori e i sapori, senza fretta e possibilmente in un’atmosfera conviviale. Il cibo diventa quindi condivisione di una tradizione.
In questo modo, assaporando i piaceri della tavola con i giusti tempi, sarà anche più semplice ridurre le porzioni e ritrovare, gradualmente una forma fisica più sana e in armonia con il nostro essere. La maggior parte delle diete in cui l’obiettivo è solo quello di perdere peso, sono spesso destinate a fallire. Invece, imparare a gustare il buon cibo, nelle giuste quantità, è un’abitudine che può diventare la più preziosa alleata del nostro benessere.
Gli ingredienti principali della dieta mediterranea pugliese
Una dieta equilibrata è alla base di uno stile di vita salutare. Se si mangiano cibi preparati con ingredienti buoni e genuini, ci saranno ripercussioni positive non solo sulla forma fisica, ma anche sui livelli di attenzione, concentrazione e lucidità mentale, che tenderanno ad aumentare. Ciò non può che avere positivi effetti sia in ambito lavorativo che personale.
Gli ingredienti principali della tradizione culinaria pugliese hanno un tratto in comune, ovvero la freschezza. D’altronde, questa regione produce una grande quantità di prodotti eno-gastronomici, forte di aziende radicate nel territorio e di un clima e di una conformazione territoriale che favorisce raccolti abbondanti e diversificati.
Tra le eccellenze pugliesi troviamo, naturalmente, una grande varietà di oli d’oliva, di cui la regione è una delle principali produttrici ed esportatrici e che comprende prodotti unici come l’olio DOP Terra d’Otranto, di recente al centro di un’intensa campagna per la tutela del suo rinomato marchio. Anche nella panificazione, la Puglia si è ritagliata un posto di primo piano grazie al famoso pane di Altamura. Per quanto riguarda la frutta e la verdura, anche qui non c’è che l’imbarazzo della scelta.
Tra i più noti prodotti della terra, troviamo la varietà di cetriolo denominato “carosello, uve pregiate, il melone, le fave di Zollino e le carote di Polignano. I mari pescosi e limpidi che lambiscono la lunga costa della regione, sia sul versante ionico che su quello adriatico, permettono di acquistare praticamente ovunque dell’ottimo pesce azzurro, gustosi polpi, orate, branzini e cernie, con cui preparare freschissime zuppe o sfiziosi fritti.
Alcune ricette deliziose per non rinunciare alla buona tavola
Chi l’ha detto che mangiare sano equivale a nutrirsi di pietanze prive di sapore? Per sentirsi bene, non c’è alcun motivo di mortificare il palato. Quindi, una volta che abbiamo a disposizione la materia prima, non resta che metterci al lavoro per preparare piatti memorabili, ma che apporteranno i giusti nutrienti e non appesantiranno l’organismo.
Cominciamo con un primo piatto, ovvero le classiche orecchiette con le cime di rapa. Si tratta di un piatto della tradizione pugliese celebre in tutto il mondo. Si prepara cuocendo le orecchiette insieme alle cime di rapa. Poi si scola la pasta e la verdura e si ripassa nel condimento ottenuto facendo rosolare l’aglio triturato e le acciughe in un tegame. Servire con parmigiano grattugiato e un po’ di pepe.
Per i secondi, ecco il classico polpo alla pignatta, un altro piatto che affonda le sue radici nell’antica tradizione. Si cucina lentamente, mettendo a cuocere in un po’ d’olio extravergine gli ingredienti, ovvero un polpo, qualche pomodoro spezzettato, foglie di alloro, prezzemolo, aglio, cipolla e qualche grano di pepe. Un piatto buonissimo e anche abbastanza semplice da preparare. Bisognerà solo stare attenti ai tempi di cottura, per evitare che il polpo diventi troppo duro.
Se volete preparare un dolce semplice, che può essere consumato anche in piccole porzioni, provate con le mandorle al cioccolato. È sufficiente tostare in forno le mandorle, precedentemente scottate in acqua bollente.
Poi, si scioglie il cioccolato fondente e vi si immergono le mandorle con cura, un po’ alla volta. Successivamente, si estraggono dalla cioccolata, posizionandole su un ripiano e lasciandole freddare: intorno alle mandorle si creerà un “involucro” croccante. Si possono conservare anche per diversi giorni (se riuscirete a non mangiarle tutte!), sono uno snack sano e, naturalmente, gustosissimo.
Approfondimenti
Scuola: “Lasciate il cellulare voi ch’entrate…”
Alla luce di tutto questo bisogna intendere la Circolare del Ministero che vieta l’uso dello smartphone anche nella secondaria superiore. In altri termini, proibisce l’uso del telefonino a scuola

Mentre una volta il cellulare era un utilissimo telefono portatile, lo smartphone è molto di più: è un vero e proprio computer che consente l’accesso a internet e permette di installare app.
Attraverso il suo uso non soltanto possiamo comunicare, bensì trovare ogni tipo di risposta, compiere delle traduzioni e così via.
Ora, come per ogni intervento restrittivo, è stata sollevata qualche critica e non solo per il fatto che ogni scuola dovrà dotarsi di apposite “cassettiere” ove vengano depositati e custoditi gli smartphone degli alunni prima che essi entrino in classe, ma perché si tratterrebbe dell’impedimento di godere di uno strumento privato.
Ad avviso dello scrivente l’intervento ministeriale è invece opportuno, anche perché eventuali, impellenti e necessarie comunicazioni tra familiari e alunni possono sempre avvenire per il tramite delle segreterie scolastiche. Quindi non si escludono comunicazioni ufficiali interpersonali, come del resto l’uso di internet e dei computer può benissimo rientrare in una accorta progettualità didattica.
Il che importa che i professori stimolino, attraverso il loro insegnamento, l’interesse degli alunni e che questi si sforzino a far propri i frutti di quanto appreso e di svilupparli da parte loro.
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Elezioni Regionali, Giuseppe Negro: “Io ci sono”
«Possiamo invertire la tendenza in maniera tale che tutto ciò che si decide da Bari in su tenga effettivamente conto della vita reale delle nostre comunità»…

di Giuseppe Cerfeda
«Ho deciso di candidarmi come consigliere regionale perché credo che ci siano momenti nella vita in cui ci è chiesto un impegno maggiore a favore del bene di tutti. Momenti nei quali non basta più “stare alla finestra”, chiedendo alle istituzioni di introdurre o di cambiare leggi e regolamenti con cui migliorare il nostro vivere civile. Occorre provare a farlo direttamente, mettendoci la faccia e spendendosi in prima persona per la propria comunità».
Si presenta così Giuseppe Negro , 56 anni, imprenditore di Tiggiano, sposato con Anna Rita e papà di Benedetta e Clemente. Sarà uno dei candidati al consiglio regionale tra le fila del centrodestra.
Quali sono le esperienze e competenze che la qualificano per questo ruolo?
«Da più di 25 anni opero, attraverso l’ente formativo ASCLA, nel settore dell’educazione, della formazione e dell’inserimento nel mondo del lavoro. Questo mi ha portato a incontrare migliaia di persone – giovani, ma non solo – in cerca di occupazione, nonché numerosissimi imprenditori desiderosi di crescere e di migliorarsi. L’esperienza maturata svolgendo la mia attività è sempre andata di pari passo con una necessaria propensione all’ascolto, alla conciliazione dei bisogni tra chi cerca un lavoro e chi lo offre, alla mitigazione dei conflitti che spesso caratterizzano le diverse parti sociali a favore di soluzioni concrete che soddisfino gli interessi di tutti. In altre parole, mi sono sempre occupato indirettamente di politica secondo la definizione di Pio XI – di recente ricordata da Papa Leone XIV – che afferma la politica essere “la forma più alta di carità”. Adesso è giunto il momento di farlo direttamente».
LE PRIORITA’
Quali sono le priorità che intende affrontare pensando al territorio (spesso bistrattato e dimenticato) che rappresenta?
«Ritengo che il legame con il territorio rappresenti un plus. Il nostro territorio è sempre più ai margini, si sta lentamente “desertificando” e isolando.
La politica, anche regionale, ha in questo momento la grande responsabilità di fare bene e responsabilmente la sua parte per favorire e sostenere il rilancio di un territorio dalle enormi potenzialità. Anche con lungimiranza e “visione”.
Sento addosso la responsabilità di impegnarmi in politica per veicolare gli interessi del nostro territorio, ma con uno sguardo che non si limiti alla recriminazione spicciola.
Bisogna pensare in grande.
Per fare un esempio, Leuca e il Sud Salento da sempre sono un crocevia di incontri per il Mediterraneo. Di questa posizione strategica oggi noi sfruttiamo solo alcuni aspetti, legati soprattutto ai flussi turistici, mentre siamo chiamati a un nuovo protagonismo che ci ponga al centro dello scacchiere mediorientale».
Che cosa significa questo concretamente?
«Significa che possiamo fare sentire la nostra voce su temi che oggi ci vengono “calati dall’alto”.
Possiamo invertire questa tendenza in maniera tale che quello che si decide da Bari in su tenga conto effettivamente della vita reale delle nostre comunità.
In questo modo si può arginare quel fenomeno distorsivo che tuttora penalizza i cittadini del Sud Salento, chiamati ad applicare sulla propria pelle leggi talvolta avulse da una reale esperienza o dall’interesse specifico di un luogo».
ECONOMIA E LAVORO
Proviamo a scendere nei dettagli. Sviluppo economico e lavoro: come promuovere lo sviluppo economico e l’occupazione?
«Anzitutto va detto che la politica, a tutti i livelli, non può e non deve sfornare ricette, quasi fosse il toccasana di tutti i mali. Può però favorire dei meccanismi virtuosi, innescare dei processi che possono fare da volano allo sviluppo economico. Servono infrastrutture e competenze.
Le prime aiutano a semplificare la logistica delle aziende (e non solo), le seconde mettono in mano quel bagaglio di conoscenze necessarie nel mercato del lavoro».
Quali settori economici ritiene più importanti per la nostra regione e dove spingerebbe sull’acceleratore?
«Sull’impulso da dare al turismo di qualità, siamo tutti d’accordo.
Si deve dare anche sostegno forte alla manifattura, al commercio, ai servizi. Bisogna passare dalle parole ai fatti, dai buoni propositi ad azioni concrete. Con coraggio, realismo e lungimiranza».
CULTURA E TURISMO
Cultura e turismo restano snodi vitali per la Puglia: quest’anno, soprattutto a luglio, si è registrato un calo delle presenze nel Salento e qualcuno già recita il de profundis. Lei che idea si è fatta e, soprattutto, cosa propone?
«Se non si destagionalizza, è normale che le persone cerchino luoghi di vacanza più economici per soggiorni mordi e fuggi. D’altra parte, l’enfasi sul turismo come attività primaria può essere miope, perché turismo e cultura da soli non bastano. C’è un tessuto produttivo diffuso dalle nostre parti, fatto di artigiani ma anche di aziende molto note che esportano i loro prodotti all’estero. Questo tessuto ha bisogno di essere sostenuto, ad esempio semplificando tutta l’impalcatura autorizzativa da una parte e attingendo all’innovazione digitale dall’altra. Pena il rischio di non essere più in grado di competere sul mercato.
Un pensiero va anche all’agricoltura, che in questi anni ha visto il ritorno di molti giovani ad attività che rischiavano di scomparire.
La stessa innovazione che la Regione può mettere a disposizione di artigiani e aziende deve innestarsi in chi dalle nostre parti intende dedicarsi ad una nuova agricoltura.
Anche questo, fra l’altro, può collegarsi a un modo diverso di abitare i luoghi e di ospitare chi viene da fuori. Se non vogliamo un turismo mordi e fuggi, dobbiamo essere i primi a far fiorire spazi in cui è bello sostare in qualsiasi stagione, non soltanto in estate».
SANITA’ E SALUTE
Qual è la sua posizione sulla sanità pubblica pugliese?
«Sulla sanità pugliese c’è ancora molta strada da fare, anche in un dialogo sempre più stretto tra pubblico e privato. Abbiamo tanti esempi di eccellenza, anche di aziende sanitarie non statali che svolgono un enorme servizio pubblico. Compito della vera politica è quello di sostenere e valorizzare tutti, e alla pari, purché svolgano un reale ed eccellente servizio a favore di tutti i cittadini. La Regione ha in questo un ruolo decisivo e fondamentale».
GIOVANI E FUTURO
La nostra è una terra che va svuotandosi, soprattutto della popolazione più giovane. Cosa si può fare per bloccare l’emorragia?
«Bisogna partire dal lavoro (e prima ancora dalla formazione). Senza formazione, non ci può essere lavoro dignitoso, qualificato, remunerativo. La nostra terra, come gran parte del Sud, si sta svuotando perché ai nostri giovani non riusciamo ad offrire vere e adeguate “occasioni”. Non sarà facile, ma è il momento della responsabilità condivisa. Su certi temi legati alla sopravvivenza reale di un territorio non è più possibile improvvisare. Bisogna smetterla di parlare “genericamente” di questi temi, ma è urgente passare a fatti e azioni concrete, ridando alla politica il suo ruolo. Senza un vero impegno sui temi del lavoro e senza amore verso i giovani non si può parlare di futuro».
Approfondimenti
Il turismo di una volta e l’overtourism e turismo cafonal di oggi
Come erano le vacanze di una volta? Come è cambiata la nostra società salentina? Lampi di ricordi dal dopoguerra ad oggi…

di Hervé Cavallera
Anche questo – penso agli anni Cinquanta del secolo scorso – non era facile ai più, essendo ben poche le automobili.
DALLA RADIO ALLA TV
Gli adulti chiacchieravano tra loro, le donne anziane narravano favole ai più piccoli, mentre i ragazzi giocavano a pallone e i più grandi cercavano diversi modi di trascorrere il tempo.
La maggiore circolazione delle donne favoriva la nascita dei desideri sentimentali e si sognavano viaggi e avventure in terre lontane anche su sollecitazioni dei fumetti, dei film, dei romanzi.
Un piccolo mondo ancora a misura d’uomo con pregi e difetti, ma con una maggiore umanità che si manifestava nell’atten-zione per il prossimo.
Un “piccolo mondo antico”, per dirla con Fogazzaro, e di cui non resta che un lontano e forse nostalgico ricordo.
*foto in alto di Maurizio Buttazzo
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