Cronaca
Cadavere nel bidone: arrestato l’assassino
Ordinanza cautelare per Marco Barba “u Tannatu”: il 23 giugno scorso uccise colpendolo più volte al capo un marocchino per poi scioglierlo nell’acido e nasconderne i resti in un bidone di latta

Catturato Marco Barba per l’omicidio di Khalid Lagraidi.
I carabinieri hanno eseguito un’Ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti del pluripregiudicato gallipolino, 44 anni, attualmente recluso presso la Casa Circondariale di Bari, già catturato dai militari dell’Arma lo scorso 3 dicembre con le accuse di tentata estorsione, porto e detenzione di armi comuni da sparo e stalking. L’indagato è ritenuto adesso responsabile dell’omicidio avvenuto il 23 giugno di un anno fa a Gallipoli (CLICCA QUI), alla contrada Madonna del Carmine. La vittima un cittadino di nazionalità marocchina, la cui scomparsa venne denunciata dai parenti proprio pochi giorni dopo.
Marco Barba, alias Tannatu, ovvero “Dannato”, ritenuto elemento affiliato alla Sacra Corona Unita, nella sua articolazione territoriale denominata “Clan Padovano”, operante nella zona di Gallipoli , ha già scontato una pena di 23 anni di reclusione per un altro omicidio commesso quando era ancora minorenne, intraprendendo successivamente una collaborazione con la giustizia interrotta poco tempo dopo.
Le indagini dei Carabinieri sono scattate a seguito delle dichiarazioni rilasciate dalla figlia nella notte del 31 gennaio scorso, presso la nuova Caserma di Gallipoli, pochi giorni prima occupata. La ragazza ha infatti rivelato ai militari i particolari inquietanti e cruenti relativi dapprima all’adescamento del giovane marocchino, per giungere poi alla sua uccisione ed occultamento all’interno di un bidone di latta, nelle campagne gallipoline. Secondo la testimonianza della giovane testimone oculare, quella sera d’estate lei ed il padre sarebbero andati a prendere Lagraidi a Lecce, per portarlo presso contrada Madonna del Carmine.
La figlia avrebbe visto in un primo momento i due uomini allontanarsi, per apprendere successivamente dal padre dell’avvenuta esecuzione. Il coinvolgimento della donna sarebbe invece consistito nel concorso col padre nella soppressione del cadavere, per averlo riposto all’interno di un bidone di latta di colore verde, nascosto poi tra le sterpaglie, e per averlo cosparso con dell’acido prelevato da circa un centinaio di bottiglie acquistate prorpio per quello scopo.
I Carabinieri, accompagnati dalla donna sul posto, hanno effettivamente rinvenuto il bidone che, una volta aperto ha consentito ai carabinieri il ritrovamento dei resti del marocchino.
A quel punto è iniziata la seconda fase delle indagini contrassegnata non solo dall’acquisizione di ulteriori fonti per rendere ancor più solido il castello accusatorio ma soprattutto di tabulati telefonici e delle intercettazioni di natura ambientale. In primo luogo i tabulati dell’utenza utilizzata da Barba hanno acclarato l’esistenza di contatti telefonici avvenuti tra quest’ultimo ed il cellulare della vittima anche il giorno della sua scomparsa. Inoltre l’attenta analisi dei tabulati ha dimostrato inconfutabilmente la trasmigrazione delle celle agganciate dall’utenza del Tannatu da Gallipoli verso Lecce e viceversa, proprio come il tragitto effettuato dall’indagato per andare a prendere la futura vittima per poi riportarla nella Città Bella, così come riferito dalla figlia ai Carabinieri.
Le intercettazioni dei colloqui carcerari ha invece consentito di cristallizzare la premeditazione dell’omicidio e dell’occultamento, ovvero la predisposizione anticipata del bidone di colore verde e delle cento bottiglie di acido per la saponificazione del cadavere. Il movente, verosimilmente era una partita di droga non pagata dalla vittima. Dall’ascolto delle conversazioni, ancora, sono emersi preziosissimi particolari circa le modalità dell’omicidio che solo l’esecutore materiale poteva conoscere, ancor prima che venisse eseguito l’esame autoptico: Lagaraidi venne infatti ucciso non per strangolamento, come Barba aveva riferito alla figlia, ma per numerose ferite lacere contuse al cranio provocate da un corpo contundente, elementi solo successivamente confermati dal medico legale.
Nell’incidente probatorio del 14 marzo scorso, infine, la figlia ha confermato dinanzi l’autorità giudiziaria le dichiarazioni precedentemente rilasciate ai carabinieri la notte del rinvenimento del cadavere, riconoscendo sia il bidone, sia la vittima.
Tale alchimia di elementi indizianti, contraddistinti da gravità, precisione e concordanza, hanno permesso al Gip di condividere le risultanze investigative coordinate dal competente Ufficio di Procura, fino all’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare.
Barba dovrà quindi rispondere di omicidio aggravato dalla premeditazione e dai motivi abietti e futili, nonché per distruzione e soppressione di cadavere.
Appuntamenti
A Miggiano, la nuova Rsa: “Un luogo accogliente, magico, sicuro e familiare”
«E’ stata una bella festa, molto partecipata; ci auguriamo che questa struttura moderna, all’avanguardia, con operatori specializzati, pensata per fornire un’assistenza continua e qualificata, soddisfi e doni tanta serenità a chi accoglierà»…

«Se ci avessero detto tre anni fa che oggi avremmo percorso questa nuova avventura, questa nuova sfida, di certo non gli avremmo creduto! Invece, forti dell’esperienza che tanto ci ha arricchito, fatto prendere coscienza e crescere, sin dalla nostra apertura, nell’ottobre del 2022, siamo qui a celebrare e rafforzare le competenze acquisite e i momenti convissuti insieme ai nostri ospiti, le loro famiglie, gli operatori tutti; storie e semi che custodiremo nei nostri cuori per metterli a frutto per questa nuova alba: questa nuova sfida che ci prepariamo a vivere e condividere con voi tutti, consapevoli dell’immane lavoro che ci apprestiamo ad affrontare».
Ci tiene proprio ad esordire in questo modo?
«Certo, la Rsa Madonna del Carmine è una riuscita esperienza terapeutica che ha avuto come obiettivo l’inclusione e l’integrazione.
Oggi, possiamo affermare che grazie alle tante nostre attività, come il teatro, i musical e le varie funzioni che stimolano la memoria, è cresciuta la capacità di esprimersi e la voglia di rimettersi in gioco dei nostri ospiti, a qualsiasi età».
A raccontare questo scorcio di vita, emozionata e orgogliosa è Oronzina Valente, direttrice della struttura, che prosegue: «Questa è una luminosa cornice del nostro lavoro. Ogni giorno trascorso è vissuto in sinergia con i nostri anziani. Questo ha ripagato la nostra passione, il nostro coraggio ed ha portato grandi soddisfazioni.
Una magia, devo dire, che ha coinvolto tutti: noi operatori e gli ospiti».
Il progetto, nel 2022 iniziava con due ospiti.
«Sì, confermo, con un entusiasmo crescente e una continua voglia di apprendere; voglia consolidata nel corso dei mesi. Poi, col tempo, il numero degli ospiti è cresciuto e contemporaneamente anche quello degli operatori. Questo traguardo, raggiunto grazie all’impegno comune, comporta un sentito ringraziamento: dapprima ai nostri nonni, patrimonio di esperienze e saggezza, che arricchiscono il valore della nostra attività e la nostra vita personale.
Poi alle famiglie, ai parenti, che testimoniano continuo affetto e sincera gratitudine per la qualità della cura che ogni giorno rivolgiamo ai loro cari. Inoltre, devo indirizzare uno speciale ringraziamento a tutti gli operatori della struttura: medici, fisioterapisti, infermieri,educatrici, assistenti sociali, OSS, cuoca e addetti alle pulizie.
E poi i responsabili della struttura che hanno fatto in modo che questa realtà si realizzasse. Tutti, nessuno escluso, si deve sentire protagonista, è questo lo spirito con cui si deve affrontare questa sfida: in una stagione della vita dove le potenzialità si considerano oramai esaurite, fiaccate o ancora peggio inutili, e si tende a non esprimerle più, nella nostra RSA sono tornate ad essere manifeste e valorizzate».
Da qualche giorno avete inaugurato la nuova Rsa, Madonna del Carmine.
«E’ stata una bella festa, molto partecipata; ci auguriamo vivamente che questa struttura moderna, all’avanguardia, con operatori specializzati, pensata per fornire un’assistenza continua e qualificata, soddisfi e doni tanta serenità a chi accoglierà».
I TANTI SERVIZI
Quali ulteriori servizi offre questa nuova parte della Residenza?
L’innovazione sociale nel campo dell’invecchiamento attivo è il nostro mantra: punti di forza sono proprio i servizi sanitari all’avanguardia offerti ai pazienti, oltre alle attività sociali, ricreative, educative e cognitive.
Troverete poi un’area multisensoriale: una palestra iperattrezzata, un luogo per la preghiera e uno per la cura continua dei nostri ospiti.
L’area multisensoriale è legata alla realtà virtuale ed alla riabilitazione neuromotoria e cognitiva, per l’invecchiamento attivo, per pazienti con disturbi neurologici.
Cerchiamo di fare in modo che i nostri anziani si sentano vivi: tutto il personale si mette in gioco quotidianamente per offrire un sollievo agli anziani, ma anche ai familiari dei pazienti.
La Nuova Residenza Sanitaria Madonna del Carmine, nasce per servire ed offrire a tutto il territorio un modo nuovo di accudire chi ci ha dato la vita”.
Cronaca
Il ricordo di Sonia Petrachi
La Portavoce Provinciale Conferenza Donne Democratiche di Lecce Anna Toma ricorda l’amministratrice di Melendugno scomparsa prematuramente

di Anna Toma*
“L’amore per i suoi cari, la passione politica, l’impegno amministrativo per la sua Melendugno, l’energia e la grinta con le quali affrontava tutte le battaglie.
Sonia Petrachi era un’amica, una validissima compagna di partito nel quale ha ricoperto vari ruoli non da ultimo quello di componente della commissione regionale di garanzia per la Conferenza Donne democratiche di Puglia.
Ricordo con affetto e ammirazione il piglio e il suo coraggio nell’affrontare da segretaria PD del Circolo di Melendugno le problematiche complesse di TAP e tante altre ancora.
Oggi è un giorno triste per me, per la politica e per la Conferenza Donne democratiche della provincia di Lecce perché ci ha lasciati una donna di raro spessore umano, culturale e politico. Con profondo dolore esprimo ai suoi cari il cordoglio di tutta la Conferenza e mio personale”.
*Portavoce Provinciale Conferenza Donne Democratiche di Lecce
Cronaca
Arrestato il favoreggiatore del latitante Carmine Mazzota
Il 55enne ha avuto un ruolo attivo e continuativo durante la latitanza di Mazzotta, perché avrebbe individuato il B&B di Torre Lapillo dove il latitante…

Si è conclusa l’indagine dei Carabinieri di Lecce che, lo scorso aprile, aveva portato alla cattura del latitante Carmine Mazzotta, 51 anni, condannato in via definitiva a trent’anni di carcere per omicidio.
Al termine dell’attività investigativa, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, è stato eseguito un provvedimento restrittivo nei confronti di un 55enne residente in località Boncore del comune di Nardò, già noto alle Forze dell’Ordine per varie vicende giudiziarie, fra cui il furto di armi avvenuto nel 2014, presso il posto fisso del Corpo Forestale dello Stato di San Cataldo.
L’uomo, è accusato di “procurata inosservanza di pena”, reato che si configura quando volontariamente si aiuta qualcuno già condannato a eludere l’esecuzione della pena.
Secondo quanto ricostruito dagli uomini del Nucleo Investigativo al comando del Tenente Colonnello Cristiano Marella, il 55enne ha avuto un ruolo attivo e continuativo durante la latitanza di Mazzotta, perché avrebbe individuato il B&B di Torre Lapillo dove il latitante si era nascosto, dopo aver contattato il titolare e visionato la camera destinata al 51enne.
Successivamente, con cadenza giornaliera, gli forniva supporto incontrandolo, colloquiando con lui e lasciandogli buste contenenti generi alimentari, contribuendo anche alla gestione dei suoi interessi e delle necessità quotidiane.
In occasione della cattura del latitante erano emersi chiari elementi secondo cui quest’ultimo era in attesa di ricevere i documenti per fuggire all’estero, confermando l’organizzazione accurata della sua latitanza.
Nel provvedimento del Giudice a carico del 55enne, si legge che “ha dimostrato contiguità a pericolosi ambienti criminali e un stretto legame con esponenti della criminalità organizzata locale, verso i quali ha mostrato una disponibilità incondizionata”.
Sulla base di tali elementi, unitamente ai gravi indizi di colpevolezza emersi a suo carico, si fondano le esigenze cautelari che hanno determinato la necessità di un provvedimento restrittivo. L’uomo è stato quindi posto ai domiciliari con il braccialetto elettronico.
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