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Calimera

Ciao Leo, ci mancheranno le tue noccioline

La scomparsa di Leo, nipote di Nicola Di Mitri, noto venditore di noccioline di Calimera

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di Rocco Boccadamo


Tramite un post dell’amico fb Biagio Fersini, ho appreso che Leo, notato per l’ultima volta a Castro qualche domenica mattina fa, non c’è più.


Provo sinceramente rimpianto, giacché è venuta a mancare una figura in certo qual modo famigliare da decenni. Nello stesso tempo, però, coltivo la speranza che Leo, insieme con i suoi cari che l’hanno preceduto nel viaggio, fra cui Rita, mia amica di adolescenza e prima giovinezza, seguiterà, anche da lassù, a partecipare idealmente, dietro la sua mitica baracca di vendita, a tutte le feste patronali del Salento e specialmente, a convenire ogni domenica mattina a Castro, nella piazzetta del Castello Aragonese.


In suo ricordo, propongo, di seguito, una narrazione da me già dedicata alla famiglia Di Mitri.


Ciao, Leo.


 Una storia salentina: fra Calimera e Marittima, saga dei “nuciddrari


Esistono nel Salento due località, distinte e anche un po’ distanti, che però formano un tutt’uno ai fini dell’ambientazione, dello scenario naturale e delle radici della semplice, antica e ancora viva storia proposta in queste righe.


La prima è Calimera, buongiorno in greco, uno dei nove paesi, in un certo senso il cuore, della Grecìa Salentina, insieme di comunità e tradizioni ormai assurto a notorietà internazionale, se non addirittura mondiale, sia per il particolare e straordinario substrato di cultura di cui si trova permeato, sia per talune eccezionali manifestazioni folcloristiche e di spettacolo, a cominciare dalla pizzica o ballo della taranta.


L’altra è Marittima, luogo di nascita di chi scrive, piccolo e ameno paese del Sud Salento, a ridosso di una costiera rocciosa assai affascinante e carica di magici richiami e con affaccio su distese d’onde che si snodano in un’autentica miriade di colori e sfumature: come dire, un sublime abbinamento fra natura e i più delicati profumi che possano immaginarsi e gustarsi.


Nella popolazione di Calimera è abbastanza diffuso il cognome Di Mitri.


Immediatamente dopo la seconda guerra mondiale, intorno al 1948-1950, arrivò a stabilirsi a Marittima, in una modesta abitazione ubicata dietro la chiesa e presa in affitto, un omone sui cinquantacinque/sessanta anni, tanto robusto quanto cordiale e buono, originario giustappunto di Calimera, tale Nicola Di Mitri, esercitante un duplice mestiere. Venditore di nocciole, arachidi, mandorle, ceci e fave abbrustoliti, semini, datteri e castagne; inoltre, acquirente di uova fresche (in dialetto, perciò, “ovaluro”) direttamente dalle famiglie, in partite singole minute, finanche minime, in rapporto al numero di galline che ogni nucleo possedeva, uova che poi rivendeva all’ingrosso a industrie dolciarie.

Nella nuova residenza, il buon Nicola soggiornava spesso da solo, provvedendo quindi anche alla cucina e alle faccende domestiche, mentre saltuariamente era raggiunto dai familiari, vale a dire dalla moglie (ricordo il nome, Lucia) e/o da gruppi dei numerosi figli e figlie (mi vengono a mente Biagio, Gino e l’ultimogenita Rita), i quali lo coadiuvavano nell’attività di “nuciddraro”.


In realtà, la sua non era per niente una vita stanziale, bensì un girovagare pressoché quotidiano, specie durante le stagioni miti, fra tutti i centri – cittadine, paesi e paesini – del Salento, nelle ricorrenze delle festività patronali e paesane in genere.


Si spostava mediante un traino, dalle altissime ruote a raggi, tirato da un prestante cavallo, attrezzato di cavalletti e assi di legno con cui allestiva la sua bancarella, di lampade ad acetilene, bilance e una cassettina di legno dove riporre gli incassi. E, infine, fornito di una serie di sacchi e sacchetti di iuta e di cartone ricolmi dei vari prodotti (sapientemente mantenuti tiepidi grazie a strati di teli di iuta e di coperte incerate che li ricoprivano durante i viaggi), venduti agli avventori nei classici piccoli cartocci di colore marrone.


Rammento un particolare: mandorle, nocciole, arachidi e la restante frutta secca erano tostate con un procedimento naturale, lento ed efficace, all’interno di un vano in pietra, detto fornello, che sovrastava ciascuno dei tre forni a legna, per la cottura del pane, esistenti e attivi nel paese. Nicola riponeva a rotazione la sua mercanzia nel fornello e la ritirava tranquillamente bella e pronta dopo alcuni giorni: niente lucchetti, niente porte chiuse a chiave, bastava solo l’occhio della fornaia perché tutto restasse integro al suo posto, fino all’ultimo semino. Davvero altri tempi!


Con una bancarella a parte, più piccola, girava per le feste anche un fratello di Nicola, Brizio: si potrebbe parlare, quindi, di una vera e propria piccola dinastia di “nuciddrari”. Da notare che in tutte le località che raggiungeva, Nicola, grazie alla sua lunga storia di commerciante e alla stima di cui godeva diffusamente, occupava con la sua baracca invariabilmente il posto più centrale e ambito, attiguo alla “cassarmonica” su cui si esibivano le bande musicali, un punto dove la gente presente alla festa o transitava o si fermava.


In verità, di venditori di noccioline, a parte Nicola (e il fratello), n’esistevano altri, ma quella bancarella emanava una sorta di speciale attrazione, quasi che fosse una calamita, sia per la simpatia della persona, sia per la buona qualità della merce. Nei saltuari spazi tra una festa e l’altra, Nicola – il quale, è bene ricordarlo, doveva mantenere una famiglia assai numerosa, anche se taluni membri gli davano una mano – a cavallo di una vecchia bicicletta e con due grosse ceste di vimini appese ai lati del manubrio, girava, più spesso a piedi e raramente inforcando il mezzo, per le strade e i vicoli di Marittima, richiamando l’attenzione dei residenti con la sua voce possente:” Ove, ci teneove!”. A ogni sosta o incontro con i paesani d’elezione, un saluto cordiale, una piccola chiacchiera.


Chi scrive, da piccolo, la domenica mattina era solito sostare accanto alla baracca di Nicola e ascoltava i suoi discorsi con gli acquirenti, talvolta fatti anche di confidenze e particolari circa i risultati del suo lavoro e le sue sostanze finanziarie. Di quei tempi, il massimo, come ricchezza, in un piccolo centro del sud, si considerava il possesso di una somma pari a un milione di lire; ebbene, un giorno, ricordo nitidamente, mentre si discorreva sul tema, il bravo “nuciddraro” ebbe a confessare che, se non avesse dovuto far fronte ad alcuni gravosi esborsi per ragioni di salute in famiglia, anche lui sarebbe arrivato a possedere il mitico milione di lire.


L’ultimogenita di Nicola, Rita, una bella e dolce ragazzona dai capelli biondo-rossi, era pressoché mia coetanea: tra noi correva una buona intesa confidenziale anche perché Rita si era innamorata, con la pudicizia dell’epoca, di un mio amico. Da allora, non l’ho mai rivista e, purtroppo, ho recentemente appreso che, pochi anni fa, ancora giovane, se n’è andata con il suo sorriso: ad ogni modo, nel mio immaginario, lei si mantiene tuttora presente e viva come la simpatica ragazza di ieri conosciuta e frequentata in tempi ricchi d’entusiasmo e appaganti, e ciò anche perché io stesso mi sento esattamente, anzi null’altro che un ragazzo di ieri.


Da più lunga pezza, il capo famiglia Nicola non abita più, né a Marittima, né a Calimera; probabilmente, anzi ne sono pressoché sicuro, è salito a vendere noccioline e ad acquistare uova nel villaggio degli angeli, con la sua bancarella allestita tra esclusive luminarie di fichidindia e in prossimità di un tendone di arcobaleni. Per chi è rimasto, la realtà bella e, diciamo così, miracolosa è che, in ogni caso, questa saga familiare continua a distanza di oltre mezzo secolo: nelle feste paesane che resistono e cui mi capita di avvicinarmi, ritrovo, infatti, allestita al solito nel posto migliore e con la mercanzia più gustosa, la baracca dei Di Mitri, con Gino, il giovane dei miei ricordi, e suo figlio Leo intenti a vendere.


Certo, ora, essi non si muovono con il traino, sostituito man mano da un moto furgoncino, un camioncino sino all’ultimo comodo furgone, ma, per il resto, la scena e il rito sono immutati. Oltre che nelle feste, incontro Gino e Leo, con la bancarella, puntualmente la domenica mattina nell’affascinante piazzetta di Castro città e, ogni volta, è per me come fare un bagno nella distesa frizzante e profumata della fanciullezza. Di fronte, il fantastico spettacolo del Canale d’Otranto e spesso le montagne dell’Albania come sfondo. Può essere uno spunto, a beneficio dei lettori, per eventuali partecipazioni alle feste paesane del territorio salentino e per una visita a Castro?


Approfondimenti

Xylella: Il fuoco invisibile

Lo scrittore del libro tra i 12 finalisti del Premio Strega 2024, Daniele Relli: «Necessario ricostruire la fiducia fra mondo scientifico, istituzioni e popolazione Con un po’ più di fiducia nei ricercatori, forse, non saremmo arrivati a questo punto»

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Un dramma ecologico e sociale raccontato in un incalzante romanzo a più voci.

È quello che fa Daniele Rielli in “Il fuoco invisibile” (tra i 12 finalisti del Premio Strega 2024), cercando di capire cosa è accaduto agli ulivi della sua famiglia originaria di Calimera, ricostruendo le vicende legate all’arrivo della Xylella, il batterio che ha causato la più grave epidemia delle piante al mondo.

Tutto inizia a Gallipoli, quando gli ulivi cominciano a seccare e morire in un modo mai visto prima. Si mette in moto un vortice di avvenimenti che prende velocità fino a diventare inarrestabile.

Almeno 21 milioni di ulivi, tra cui molti alberi secolari e millenari, un patrimonio insostituibile, sono morti.

È come se l’intero Salento fosse stato bruciato da un gigantesco fuoco invisibile.

Daniele Rielli

Nell’incipit della nostra intervista Daniele Rielli racconta come è nata l’esigenza di scrivere “Il fuoco invisibile”: «Mio nonno a Calimera era un olivicoltore. All’arrivo della Xylella mio padre, anche se di mestiere ha fatto altro dopo essersi traferito al nord ed aver conosciuto mia madre, ne è rimasto assai turbato. Così il dramma che ha colpito tutto il Salento è stato vissuto anche nella nostra casa su al nord».

Ecco spiegato cosa ha spinto lo scrittore, nato a Bolzano e residente a Roma, ad occuparsi di quanto avveniva nel Salento.

Quali sono i temi de “Il fuoco invisibile”?

«Il libro racconta la storia di quello che è successo attraverso, in primis, la nostra vicenda familiare. Poi il racconto si espande ai vari protagonisti della vicenda. Quindi ai ricercatori, che hanno scoperto la malattia e sono stati ingiustamente accusati per alcuni anni di averla diffusa. Accusa pesante e, ovviamente, non vera ma che, sulle loro vite, ha avuto un effetto molto, molto grave. Lo racconto perché sono persone che ho conosciuto in questi anni: persone per bene ed anche molto brave nel loro lavoro. Questa è una pagina nera della giustizia in Italia. Ho conosciuto anche tante persone che hanno cercato di fare qualcosa per contrastare l’emergenza. Penso, ad esempio, a Giovanni Melcarne, di Gagliano del Capo, uno dei produttori d’eccellenza del Salento che ha sempre cercato di portare l’opinione pubblica su posizioni un po’ più vicine alla scienza. Questo, quando, all’inizio, sia tra la popolazione che tre le istituzioni, si sosteneva che la malattia non fosse così grave o che, addirittura, non esistesse affatto, che fosse un complotto. Giovanni è una di quelle persone che, invece, ha sempre tenuto la barra dritta e ha cercato di trovare soluzioni concrete. Melcarne è uno dei protagonisti del libro così come tanti altri. Ho cercato di fare un po’ la geografia umana di questo disastro, dando voce a tanti che non avevano avuto occasione di parlare. Tanto hanno, invece, parlato i politici, che spesso, però, non hanno detto le cose giuste. Mentre persone più capaci non hanno avuto voce in capitolo».

Hai parlato di processo alle streghe… 

«Una delle reazioni tipiche nella storia dell’uomo è quella di cercare qualcuno a cui dare la colpa di fronte alle epidemie, alle malattie inaspettate. Questo è quello che nel Salento è successo con gli scienziati a livello collettivo prima che giudiziario. Tali credenze, diffuse prima sui social e poi tra la popolazione, hanno ricordato un po’ la caccia alle streghe. Alla fine, per fortuna, è stato dimostrato che i ricercatori avevano fatto solo il loro lavoro ed anche bene».

Dopo aver ascoltato le parti in causa, gli addetti ai lavori, che idea ti sei fatto personalmente di tutta questa vicenda? 

«Sicuramente è stata un’occasione persa. Ora esiste un programma di contenimento che costa anche tanti soldi, ma è giusto che ci sia. Il fatto è che, ormai, su un territorio talmente diffuso diventa difficile pensare di contenere l’epidemia in maniera efficace mentre, all’inizio, si trattava di un territorio molto ristretto, tra l’altro circondato su tre lati dal mare, e si poteva tentare seriamente di contenere e di debellare la malattia. Questo non è stato fatto per una serie di errori umani ed è un peccato perchè l’Italia avrà che fare nei prossimi decenni con questo batterio che ha causato tanti danni e continuerà a causarne. Cosa che si poteva evitare».

Come pensi finirà tutta questa storia? 

«Per il Salento è già finita e bisogna pensare al capitolo successivo: piantare delle varietà resistenti e ricostruire, almeno in parte, l’agricoltura. Poi diversificare perché la monocoltura, dal punto di vista ambientale, non è il massimo e, soprattutto, espone a dei rischi. Aver avuto due sole cultivar, la “Cellina” di Nardò e la “Ogliarola Salentina”, sul 60% del territorio, ha posto un problema di biodiversità e l’arrivo di un patogeno, che ha attaccato quelle due varietà, ha messo in ginocchio tutto il Salento. Non sarebbe accaduto se ci fossero state coltivazioni diverse. Ora si dovrà recuperare una parte di olivicoltura per mantenere viva una tradizione secolare, al contempo, cercare nuove culture da affiancare all’ulivo. Questo per quanto riguarda il Salento.  Per il resto della Puglia e, in prospettiva, il resto d’Italia, bisogna cercare di contenere seriamente, nella speranza che arrivi al più presto una cura definitiva contro questo batterio. Prima o poi si arriverà, bisogna solo capire quando».

Oggi si discute del fatto che il Leccino, la varietà resistente alla Xylella su cui si sta puntando, a differenza degli ulivi nostri di una volta, necessiti di tanta acqua, che noi non abbiamo…

«Con le coltivazioni storiche d’ulivo salentine, era problematico fare un olio di qualità perché erano alti e molto grandi. Quindi era difficile raccogliere le olive dall’albero o, meglio, era molto costoso. Quindi si tendeva a produrre un olio lampante, aspettando che le olive cadessero, a discapito della qualità dell’olio. Con quegli alberi era difficile fare diversamente. Ora, con delle piante più piccole, con delle coltivazioni impostate in maniera diversa, sarà più facile produrre olio di qualità anche se, effettivamente, consumano più acqua… Si guadagna da un lato, si perde dall’altro. Da considerare anche che se per la produzione precedente occorrevano 90mila ettari, oggi con delle piante giovani si può arrivare alla stessa produzione e di qualità migliore con 20-25mila ettari».

Daniele Rielli si congeda con un auspicio per il futuro: «L’eredità di questa storia dovrebbe essere un rapporto migliore tra opinione pubblica e comunità scientifica. Spero si sia capito, ad esempio, che quello che può dire un ricercatore in pensione, non è necessariamente l’opinione dell’intera comunità scientifica. Bisogna andare a vedere qual è il consenso diffuso su un argomento. Quello sulla Xylella è sempre stato lo stesso, sin dall’inizio.  Purtroppo, sono stati molti amplificati i pareri di pochissime persone che davano delle false speranze, sostenendo tesi non fondate. E questo ha avuto un costo importante. A mio avviso è necessario ricostruire la fiducia fra mondo scientifico, istituzioni e popolazione. Con un po’ più di fiducia nei ricercatori, forse, non saremmo arrivati a questo punto».

Giuseppe Cerfeda

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Attualità

Join the fight: proteggi il tuo seno

A ottobre torna la campagna nazionale “LILT for Women”. Tante le iniziative in programma anche nella provincia di Lecce:  dalle visite senologiche gratuite nei 33 Ambulatori Lilt alle “Farmacie in rosa”, poi incontri divulgativi, manifestazioni sportive e il coinvolgimento di scuole e aziende. L’oncologo Serravezza: «Servono nuove strategie per evitare che sempre più donne, anche giovani, si ammalino. Abbiamo intensificato le iniziative di sensibilizzazione per promuovere l’adozione di stili di vita sani e una corretta Alimentazione. Dobbiamo diffondere la Cultura della Prevenzione: Istituzioni tutte, mondo imprenditoriale e società civile devono essere coinvolte in questa battaglia. Una Grande Alleanza per sfidare il cancro sul fronte della Prevenzione Primaria e della lotta alle cause»

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LILT for Women-Nastro Rosa” è la campagna promossa dalla Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori nel mese di ottobre per sensibilizzare le donne sull’importanza della prevenzione del tumore al seno che ogni anno in Italia colpisce circa 60mila donne, con una mortalità che nel 2019 ha superato la soglia dei 12.700 decessi (dato Istat).

Con il claim “Join the fight. Proteggi il tuo seno: lotta e vinci con la Lilt”, le tre protagoniste della nuova campagna nazionale “LILT for Women – Nastro Rosa 2024” invitano le donne a unirsi nella battaglia contro il cancro al seno e a diventare ambasciatrici di un messaggio di prevenzione e solidarietà, da trasmettere da madre a figlia, tra amiche e colleghe.

Il cancro al seno è il tumore femminile più frequente in Italia, rappresentando quasi il 30% di tutte le neoplasie nelle donne e, purtroppo, la prima causa di morte nella fascia d’età compresa tra i 35 e i 50 anni.

Mentre alcuni fattori di rischio, come l’età e la familiarità, non sono modificabili, uno degli obiettivi principali della campagna “LILT for Women – Nastro Rosa” è, invece, quello di sensibilizzare le donne sui fattori di rischio modificabili, grazie a una maggiore consapevolezza e corretta informazione.

Durante il mese di ottobre, come sempre la mobilitazione coinvolge l’intero territorio nazionale.

Anche quest’anno, la Lilt di Lecce offre la possibilità alle donne di sottoporsi a visite senologiche gratuite nei 33 Ambulatori Lilt sparsi sul territorio provinciale: per prenotare, basta contattare la delegazione Lilt più vicina (www.legatumorilecce.org) o la sede provinciale Lilt al numero 0833 512777.

Tantissime sono poi le iniziative di sensibilizzazione in programma in tutta la provincia, promosse dai volontari delle Delegazioni locali Lilt, per accendere i riflettori sull’importanza della prevenzione, unica arma attualmente vincente, come stile di vita.

Tutti gli appuntamenti del mese rosa organizzati dalla Lilt Lecce si avvalgono del patrocinio della Provincia di Lecce – Salento D’Amare e della ASL di Lecce.

Come da tradizione, la campagna “Lilt for Women” nel nostro territorio coinvolge i comuni, invitati a illuminare di rosa i monumenti principali e a collaborare nell’organizzazione di incontri divulgativi, convegni, camminate e biciclettate “in rosa” o altre manifestazioni pensate per coinvolgere la cittadinanza.

Torna, inoltre, per il quarto anno, la campagna “Farmacie in Rosa”, realizzata da Lilt Lecce in collaborazione con l’Ordine provinciale dei Farmacisti di Lecce, Federfarma Lecce e Sunifar Lecce (farmacie rurali): in tutte le farmacie del territorio aderenti (più di 170 nel 2023), sarà distribuito materiale informativo LILT sulla prevenzione del tumore al seno, opuscoli sull’autopalpazione del seno, il decalogo per la prevenzione primaria e la rivista trimestrale dell’Associazione, con la possibilità di prenotare una visita senologica/oncologica con i medici specialisti volontari della Lilt di Lecce.

Fondamentale è poi il coinvolgimento diretto e attivo del mondo scolastico per diffondere le “buone pratiche” di Prevenzione, come l’autopalpazione del seno, una corretta alimentazione e stili di vita sani.

Per queste ragioni, LILT sarà presente anche quest’anno nelle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado della provincia di Lecce, con due progetti di Educazione alla Salute, “Prevenire è vivere: le comunità della salute contro le dipendenze” e “Guadagnare salute con la LILT”, a cura di un gruppo di esperti: una psicologa, un biologo nutrizionista e un oncologo.

Oltre 70 sono stati gli istituti scolastici coinvolti nell’anno scolastico 2023-2024.

Nel corso degli incontri sarà distribuito nelle scuole anche il Codice europeo contro il cancro”che contiene 12 regole essenziali per una corretta ed indispensabile Prevenzione Primaria dei tumori.

Come sempre, infine, si terranno incontri con esperti Lilt dedicati alla prevenzione del tumore al seno anche all’interno delle aziende del territorio aderenti al programma “In-vesti salute con LILT”. Al termine dell’incontro, le dipendenti potranno prenotare una visita senologica gratuita. Perché ogni azienda può e deve divenire un luogo in cui si può imparare a fare Prevenzione.

Il calendario degli appuntamenti in programma nel mese di ottobre è in continuo aggiornamento sul sito www.legatumorilecce.org e sui canali social dell’Associazione (Facebook: @Lilt.Lecce e Instagram: @liltlecce). Per contattare la Lilt di Lecce: 0833 512777 oppure info@legatumorilecce.org.

Il programma completo delle iniziative è stato presentato questa mattina a Palazzo Adorno a Lecce. Sono intervenuti: Giuseppe Serravezza, oncologo, responsabile scientifico LILT Lecce; Stefano Minerva Fabio Tarantino, rispettivamente presidente e vice presidente della Provincia di Lecce; Stefano Rossi e Maria Nacci, rispettivamente direttore generale e direttore sanitario della ASL di Lecce; Maria Giovanna Nuccio per l’Ordine provinciale dei Farmacisti di Lecce; Simonetta Pepe, responsabile del progetto “Farmacie in rosa” per Federfarma Lecce e componente del Direttivo LILT Lecce; Antonio Marchetti, presidente Sunifar Lecce (Sindacato unitario dei farmacisti rurali); Manuela Colazzo, biologa nutrizionista.

«IL DESTINO DELLE BAMBINE DI OGGI DIPENDE DALLE SCELTE DI TUTTI NOI»

«Occorre sfidare il cancro sul fronte della Prevenzione primaria e della lotta alle cause di malattia», ha sottolineato l’oncologo Giuseppe Serravezza (foto in alto), responsabile scientifico Lilt Lecce, «aumentando il livello di consapevolezza della popolazione femminile sui gravi danni dell’abuso di fumo e alcol, ma anche di sovrappeso e obesità dovuti ad un’alimentazione non sana a causa delle contaminazioni chimiche e della presenza di interferenti endocrini in moltissimi prodotti industriali e beni di consumo. La Cultura della Prevenzione è la prima rivoluzione da compiere se vogliamo davvero vincere la battaglia contro il cancro. Per questo occorre una Grande Alleanza che coinvolga l’intera società civile».

numeri del cancro al seno continuano a destare allarme a livello nazionale, ma anche territoriale.

«Ad essere colpite purtroppo sono donne sempre più giovani»ha spiegato ancora l’oncologo Serravezza: “Nella nostra provincia ogni anno si ammalano circa 900 donne per cancro al seno e registriamo ancora una mortalità molto alta: i dati Istat più recenti parlano di 183 decessi per carcinoma mammario nel 2019, con un tasso di mortalità per 10mila abitanti (4,47) che supera la media nazionale (4,16) e anche quella pugliese (4,24). Addirittura, peggiori risultano i dati delle altre due province salentine, Brindisi (5,07) e Taranto (4,7). Sono numeri drammatici, si va aggravando il trend degli ultimi 15-20 anni. Da qui la necessità di adottare nuove strategie operative per ridurre, a monte, il rischio di ammalarsi, eliminando i fattori di rischio noti, presenti nell’ambiente e nei luoghi di vita e di lavoro. Il destino delle bambine di oggi dipende dalle scelte di tutti noi».

«PREVENZIONE FONDAMENTALE»

A fare gli onori di casa è stato il presidente della Provincia di Lecce, Stefano Minerva, presente all’incontro insieme al vicepresidente Fabio Tarantino.

«Per combattere il cancro la Prevenzione è fondamentale, ma soprattutto è fondamentale costruire una coscienza civica», ha rimarcato Minerva, «che porti a cambiare abitudini dannose. Per questo tutti insieme, come istituzioni, dobbiamo stare accanto alla Lilt e impegnarci a costruire questo percorso di cambiamento culturale che parte dal basso».

Per la Asl di Lecce sono poi intervenuti il direttore generale Stefano Rossi e la direttrice sanitaria Maria Nacci.

«La Prevenzione», ha detto il Dg Rossi, «è fondamentale anche per garantire la sostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale. Oggi cresce il bisogno di benessere e di Salute, siamo una società sempre più anziana, ma le risorse sono sempre le stesse. La Prevenzione è il modo più intelligente per approcciare le sfide future, perché costa poco e dà tanto in termini di bilancio di Salute. Ringraziamo ancora una volta  la Lilt per il suo prezioso lavoro»

Anche per la direttrice sanitaria dell’Asl di Lecce, Maria Nacci, «è fondamentale lavorare uniti, dentro e fuori gli ospedali, per aumentare la consapevolezza sull’importanza della Prevenzione e delle nostre scelte quotidiane, coinvolgendo soprattutto le famiglie e le fasce d’età più giovani. L’auspicio è quello di continuare ad integrarci con il mondo dell’Associazionismo per coinvolgere il più possibile la popolazione in questa importante sfida».

FARMACIE IN ROSA

«Noi farmacisti siamo fieri di unirci, ancora una volta, a questo invito corale della Lilt alla Prevenzione primaria, ci teniamo ad essere sempre più preparati a pronti al fine di dare un contributo fattivo a questa missione, invogliando e sensibilizzando le donne, anche quelle più giovani, a fare una corretta prevenzione. C’è bisogno di una grande rivoluzione culturale, a partire dall’educazione dei bambini e delle famiglie e anche in questo senso il nostro ruolo può e deve essere decisivo», ha dichiarato Maria Giovanna Nuccio dell’Ordine dei farmacisti di Lecce.

«Le farmacie rappresentano un presidio di sanità sul territorio e il loro ruolo oggi è ancor più fondamentale, a fronte delle numerose criticità che il Servizio Sanitario nazionale sta vivendo, per dare una risposta immediata, efficace e tempestiva ai bisogni di Salute dei cittadini”, ha rimarcato Tonino Marchetti in rappresentanza di Federfarma Puglia e Sunifar Lecce, «siamo felici del forte entusiasmo trasmesso dalla Lilt, i cui valori oggi più che mai devono ispirare la nostra professione».

“Oltre 170 farmacie hanno aderito lo scorso anno al progetto ‘Farmacia in rosa’ consentendo a tantissime donne di accedere ai servizi gratuiti Lilt di prevenzione, di ricevere corrette informazioni e una guida per l’accesso ai servizi del SSN ove necessario. I numeri ci confermano che le farmacie sono  un punto di riferimento per il cittadino e il farmacista un professionista che può dare risposte efficaci ai bisogni crescenti della popolazione”, ha sottolineato Simonetta Pepe, responsabile del progetto “Farmacie in rosa” per Federfarma Lecce e componente del Direttivo Lilt Lecce.

UNA SANA E CORRETTA ALIMENTAZIONE

Infine, la biologa Manuela Colazzo ha parlato del grande lavoro che Lilt svolge sul territorio, nelle scuole, nelle aziende e dentro le Istituzioni, attraverso incontri divulgativi, corsi di formazione e tante altre iniziative. «Lavoriamo in oltre 70 istituti scolastici di tutta la provincia con progetti importanti per la promozione di una sana e corretta Alimentazione e sugli stili di vita», ha evidenziato, «perché è lì, nella fasce più giovani, che occorre incidere per cambiare le cose, con l’aiuto prezioso delle famiglie. La salute»,  ha ricordato citando la frase del famoso medico Daniel Drake, «è quel qualcosa di intangibile per la quale la gente spende con riluttanza il minimo indispensabile per mantenerla, ma per la quale spenderebbe fino all’ultimo centesimo per riconquistarla, una volta che l’abbia perduta». 

 

 

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Attualità

Offerte di lavoro: tutte le opzioni

34° Report Arpal Puglia: 342 posizioni aperte nel Leccese e tirocini per turismo accessibile, agricoltura e pasticceria

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Cercasi psicologi, pasticcieri, tirocinanti nel settore del turismo accessibile e dell’agricoltura.

Tra le nuove ricerche di personale attive in tutta la provincia di Lecce, spiccano alcune figure specializzate o da formare in settori diversificati.
A partire da Calimera, dove l’associazione 2HE – Io posso cerca un tirocinante che si occuperà della predisposizione e gestione di database per il turismo accessibile.

Tra i requisiti richiesti, l’iscrizione nelle liste speciali art. 1 L. 68/99 (persone con disabilità), conoscenza dei principali applicativi informatici e conoscenza base della lingua inglese.

L’offerta è collegata al progetto “Tacco – Turismo Accessibile di Comunità”, finanziato dal “Fondo per l’inclusione delle persone con “disabilità” nell’ambito del programma “Costa” della Regione Puglia.

Ci si può candidare su Lavoro Per Te – Regione Puglia entro il 30 settembre 2024.

Si cercano due tirocinanti innestatori, invece, a Melendugno, dove un’azienda vivaistica seleziona, entro il 30 settembre, due persone da formare tra i candidati pronti ad apprendere questa particolare tecnica.

Una nuova offerta nel settore amministrativo-pedagogico a Nardò, dove la cooperativa sociale Bethel ricerca quattro figure specializzate da inserire nel proprio organico: uno psicologo specializzato in psicologia clinica e della riabilitazione, un pedagogista, un docente di sostegno e un educatore professionale.

Per tutte le figure è richiesta la disponibilità a trasferte per la formazione dei minori e la formazione personale, pazienza nell’ approccio con i minori, e ottima predisposizione a lavorare in team.

Ci si può candidare entro il 5 ottobre (entro l’8 ottobre per la figura di pedagogista) su Lavoro Per Te.

Interessanti opportunità anche nel settore ristorazione: si cercano pasticcieri e aiuto-pasticcieri (già formati o da formare tramite tirocinio extra-curriculare) a Racale, Nardò, Campi Salentina, Sogliano Cavour e Maglie.

Il 34° Report dell’Ambito di Lecce di Arpal Puglia riporta un totale di 171 annunci che corrispondono a 342 posizioni aperte nella provincia di Lecce.

Tra i settori con maggiore richiesta spicca quello edile con la richiesta di 119 professionisti.

Segue il comparto socio-sanitario che registra 22 annunci per un totale di 93 posizioni, mentre il comparto turistico presenta 84 posizioni aperte, concentrate principalmente lungo la costa ionica e nel Capo di Leuca.

L’agricoltura e l’ambiente contano 34 risorse ricercate.

Tra gli altri settori, il TAC (tessile-abbigliamento-calzaturiero) offre 34 posizioni, il settore commerciale 26, le telecomunicazioni 10 e il comparto trasporti e riparazione veicoli presenta 18 opportunità.

Inoltre, nel settore amministrativo, informatico ed educativo sono ricercate 54 figure professionali.

Il report segnala anche opportunità in ambiti più specifici, come l’industria metalmeccanica con 8 posizioni, il settore pulizie e multiservizi con 3 opportunità, l’industria del legno con 16 e il settore bellezza e benessere con altre 8 offerte.

Sono disponibili, inoltre, tre posizioni riservate a persone con disabilità e quattro per iscritti nelle categorie protette.

Infine, la sezione tirocini include 17 opportunità in diversi ambiti, mentre la rete Eures offre numerose possibilità di lavoro e formazione all’estero, anche per personale altamente qualificato come medici, infermieri ed educatori.

Si ricorda che le offerte, parimenti rivolte ad entrambi i sessi, sono pubblicate quotidianamente sul portale lavoroperte.regione.puglia.it e sono diffuse anche sulla pagina FacebookCentri Impiego Lecce e Provincia”, sul portale Sintesi Lecce e sui profili Google di ogni centro per l’impiego.

Le candidature possono essere trasmesse tramite Spid, via mail o direttamente allo sportello presso gli uffici, aperti dal lunedì al venerdì dalle 8,30 alle 11,30, il martedì anche nel pomeriggio dalle 15 alle 16,30 e il giovedì pomeriggio su appuntamento.

CLICCA QUI PER CONSULTARE LA VERSIONE INTERGALE DEL 34°REPORTO DI ARPAL – AMBITO DI LECCE

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