Connect with us

Cronaca

Fotovoltaico dalla Spagna per frodare lo Stato

La violazione contestata dalla Polizia Tributaria di Lecce a carico di una società spagnola che ha operato in Italia in totale evasione d’imposta

Pubblicato

il

Il Nucleo di P.T. di Lecce ha concluso una complessa attività di verifica fiscale a carico di una stabile organizzazione di un gruppo societario iberico dedita alla realizzazione di impianti fotovoltaici per la produzione  di energia elettrica da fonti alternative con la constatazione di ricavi non dichiarati al fisco italiano per 160 milioni di euro e di iva per 9,5 milioni.


L’attività ispettiva è stata avviata  sulla scorta delle risultanze investigative acquisite all’esito di una complessa indagine di polizia giudiziaria intrapresa oltre un anno fa dalla locale Procura della Repubblica a carico di due società italiane, con sede legale in Roma e scritture contabili in Lecce, per presunte irregolarità fiscali nella importazione di pannelli fotovoltaici da paesi extra-UE.


Le indagini, proseguite su delega della Procura della Repubblica di Roma, dove il relativo fascicolo processuale veniva trasferito in seguito al fallimento delle due società, conducevano all’acquisizione di circostanziati elementi che confermavano come le citate società, facenti parte di un importante Gruppo multinazionale con sede in Spagna,  fossero state costituite nel perseguimento di una più ampia strategia imprenditoriale  tesa a consentire alla Capogruppo iberica, con sede a Madrid, di esercitare sul territorio nazionale attività d’impresa in totale evasione d’imposta.


Tale ipotesi trovava conferma nelle successive indagini allorquando,  accertamenti sui rapporti bancari, contestuali riscontri presso fornitori e committenti e l’acquisizione delle dichiarazioni rese dai dipendenti delle società coinvolte, dimostravano come la capogruppo spagnola, dovendo realizzare sul territorio nazionale impianti fotovoltaici di rilevante valore economico, aveva costituito le anzidette società italiane con il precipuo intento di interporle tra la propria stabile organizzazione, non dichiarata al fisco, ed i committenti degli impianti, frodando le casse dello Stato mediante l’omessa presentazione delle dichiarazioni annuali e l’omesso versamento delle imposte.


Secondo il sistema evasivo pianificato dalla capogruppo spagnola, le due società italiane dovevano operare nel seguente modo: una società avrebbe dovuto ricercare i clienti interessati alla realizzazione di impianti fotovoltaici di rilevanti dimensioni; l’altra era incaricata della realizzazione degli impianti, di fatto sub-appaltata ad altre imprese, e dell’acquisto delle materie prime necessarie (pannelli fotovoltaici, cabine elettriche, cavi etc.). Tali contratti, stipulati con i committenti degli impianti ed i fornitori dei beni e dei servizi, in realtà venivano solo formalmente sottoscritti dalle società italiane che, prive di uomini e mezzi necessari all’adempimento delle obbligazioni assunte, di fatto agivano sotto il controllo e nell’esclusivo interesse della capogruppo spagnola.

Quest’ultima, infatti, avvalendosi del proprio management, sovraintendeva attivamente alle varie fasi contrattuali, dalle trattative alla stipula dei relativi accordi, assumendo la direzione dell’esecuzione delle opere ed  intervenendo finanche nell’amministrazione delle stesse società italiane, come emerso durante le acquisizioni documentali presso il depositario delle scritture contabili in Lecce.


In tal modo le due imprese italiane assolvevano la funzione di mero schermo dietro il quale la società spagnola ha operato in totale evasione d’imposta,  omettendo qualsivoglia obbligazione, sia di carattere fiscale che verso i fornitori, consapevole che le responsabilità per le violazioni commesse sarebbero ricadute sulle società italiane firmatarie dei contratti e formalmente obbligate alla presentazione delle dichiarazioni fiscali.


Operando secondo tale schema: le società italiane hanno omesso di versare le imposte e di presentare le relative dichiarazioni annuali onorando solo parte delle obbligazioni derivanti dai rapporti commerciali intrattenuti con i fornitori, ragione per la quale venivano, infine, dichiarate fallite;la Capogruppo spagnola ha potuto competere sul mercato praticando prezzi concorrenziali resi possibili dall’illecito risparmio d’imposta e dall’omesso pagamento dei beni e servizi acquisiti, conquistando in tal modo consistenti fette di mercato con effetti distorsivi sulla concorrenza.


All’esito delle attività d’indagine è stata denunciato all’Autorità Giudiziaria per omessa presentazione delle dichiarazioni fiscali, il legale rappresentante della società spagnola, risultato anche amministratore delle società italiane. Sono in corso accertamenti patrimoniali eseguiti in collaborazione con il collaterale organo spagnolo finalizzati alla individuazione dei beni da sottoporre a sequestro per un valore pari alle imposte evase, complessivamente stimate in oltre 30 milioni di euro.


Attualità

Acido cianidrico nei Sapori Amaretti alle mandorle della Colussi

Sono stati rilevati valori troppo alti di acido cianidrico. Non possono essere esclusi seri rischi per la salute. Sconsigliato il consumo

Pubblicato

il

Segui il GalloLive News su WhatsApp  clicca qui

Colussi SpA Milano ha emesso un richiamo dei suoi Sapori Amaretti alle mandorle in confezioni da 175 g con date di scadenza 2 maggio 2026 e 25 agosto 2026.

L’azienda afferma che negli amaretti sono stati riscontrati livelli elevati di acido cianidrico e non possono essere esclusi rischi per la salute.

Nello specifico si tratta di due lotti delle confezioni da 175 gr Lotto L355122 1 e L355237 1 con scadenza rispettivamente del 2 maggio 2026 e 25 agosto 2026.

Le altre date di scadenza e gli altri prodotti del marchio “Sapori”, non sono interessati dal richiamo.

Gli amaretti interessati dal richiamo sono prodotti da Colussi S.p.A. con sede legale in via G. Spadolini n° 5, nella città metropolitana di Milano.

L’acido cianidrico (HCN) o cianuro di idrogeno, chiamato anche acido prussico, è una tossina naturale con elevata tossicità acuta, caratterizzata dall’inibizione della respirazione cellulare.

Ciò può causare un’intossicazione acuta con sintomi quali convulsioni, vomito e mancanza di respiro, che possono portare a paralisi respiratoria fatale.

Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” di Lecce, raccomanda a coloro che hanno acquistato il prodotto incriminato, di non consumare gli articoli interessati e di restituirli, non aperti o anche già aperti, al rispettivo punto vendita.

Il prezzo di acquisto verrà rimborsato, anche in assenza di scontrino.

Chi abbia assunto questa sostanza e successivamente manifesti sintomi gravi o persistenti dovrà consultare un medico.

Non è consigliabile, invece, un trattamento medico preventivo in assenza di sintomi.

 

Continua a Leggere

Cronaca

«È viva, è viva!»

Sospiro di sollievo per il ritrovamento di Tatiana Tramacere la 27nne di Nardò scomparsa dallo scorso 24 novembre.  Molte le domande rimaste ancora senza risposte: rapimento o allontanamento volontario?

Pubblicato

il

Tatiana è viva e sta bene, questa la notizia più importante.

È stata trovata nella mansarda di un amico, il 30nne Dragos Gheormescu.

Proprio colui che i carabinieri erano andati a interrogare perché era l’ultima persona che aveva visto la 27nne scomparsa dal 24 novembre nove giorni e, stando alle notizie fatte circolare, era indagato per istigazione al suicidio.

A momento in cui Tatiana Tramacere è stata ritrovata e accompagnata dagli inquirenti in ospedale per gli accertamenti del caso, nella zona si era radunata una folla di persone che ha lungamente applaudito quando ha visto la 27nne con i carabinieri camminare con le proprie gambe.

La folla radunata nella zona in cui è stata ritrovata Tatiana

Tirato un sospiro di sollievo dopo dieci lunghi giorni di ansia alimentata dai peggiori timori, restano molti interrogativi riguardo a quanto sia accaduto, nubi che sicuramente nelle prossime ore o nei prossimi giorni saranno diradate.

Perché come ha detto il Comandante Provinciale dei Carabinieri di Lecce, il Colonnello Andrea Siazzu, «lasciateci lavorare, dovremo capire se si tratta di rapimento o allontanamento volontario»

Anche Gheormescu avrebbe dichiarato ai carabinieri: «È stata lei ad organizzare tutto e a chiedermi di aiutarla perché diceva che ero l’unico di cui si fidava. Mi ha detto che era giù di morale e voleva isolarsi dal mondo per un po’, ancora qualche giorno e poi sarebbe tornata a casa».

Una versione che sarebbe stata confermata anche dalla stessa Tatiana.

Questi i fatti finora noti che, però, non districano per intero la matassa di un mistero che resta fitto.

Se di allontanamento volontario si tratta, quali sono i veri motivi che hanno portato Tatiana a tale decisione?

Già giorni fa, alcune testate nazionali anche prestigiose hanno scritto che di Tatiana era stato ritrovato il corpo senza vita. Quali erano le fonti? Perché era venuta fuori questa notizia?

E anche ieri fino al punto in cui il fratello di Tatiana ha urlato «è viva, è viva!», scatenando la gioia dei tanti presenti in zona, alcune televisioni riportavano addirittura la notizia che Tatiana si fosse suicidata, circostanza che avvalora la tesi che voleva il Gheormescu indagato per istigazione al suicidio.

Tatiana è viva e sta bene e questa resta la cosa più importante.

Dopo tanto clamore, però, è giusto anche che la verità emerga e venga raccontata.

Segui il GalloLive News su WhatsApp  clicca qui

Tatiana, il momento dell’usicta dalla mansarda dell’amico e la gioia dei presenti

 

Continua a Leggere

Cronaca

Ordigno di sabato sera in pieno centro

La bomba artigianale con oltre un chilo di polvere pirica era stata piazzata in uno dei luoghi più frequentati della vita notturna leccese. La mancata esplosione ha evitato conseguenze che avrebbero potuto essere gravissime. Già individuato colui che l’ha piazzata, un 31enne di Melendugno che è stato arrestato

Pubblicato

il

Segui il GalloLive News su WhatsApp  clicca qui

Poteva finire davvero male vista la dimensione dell’ordigno, con oltre un chilo di miscela pirica piazzato nel centro dei luoghi di vita notturna di Lecce.

Per quell’esplosivo è finito nei guai un 31nne di Melendugno che è stato arrestato dalla polizia.

Ora è indagato per porto abusivo di armi e tentata pubblica intimidazione.

L’attività investigativa della Digos della Questura di Lecce ha preso avvio dopo l’allarme scattato lo scorso 16 novembre in piazzetta Santa Chiara, dove gli agenti dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico erano intervenuti per il ritrovamento di un ordigno artigianale inesploso.

Grazie alle immagini della videosorveglianza dell’intero centro cittadino, alle testimonianze di alcuni presenti e al riconoscimento diretto degli investigatori degli avventori della zona, gli investigatori hanno tempestivamente ricostruito la vicenda, giungendo all’individuazione e all’identificazione del responsabile.

Gli artificieri della Polizia di Stato, dopo aver messo in sicurezza l’area, hanno accertato che il manufatto conteneva oltre un chilo di miscela pirica.

La mancata esplosione ha evitato conseguenze che avrebbero potuto essere gravissime, considerando l’elevata affluenza della zona nelle ore serali, specie di sabato sera.

L’operazione rientra nel piano di rafforzamento dei controlli disposto dal Questore di Lecce, volto a garantire maggiore sicurezza nei luoghi più frequentati della vita notturna.

Continua a Leggere
Pubblicità
Pubblicità

Più Letti