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Attualità

«Morta in ospedale, sola e senza le sue medicine»

«Altro che covid!». I figli: «Non è stata alimentata né le hanno dato le medicine che prendeva da tempo. è entrata in coma e ci ha lasciato a 73 anni. Nessuno ci ha dato spiegazioni convincenti»

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«La nostra mamma è morta sola in ospedale. Non era autosufficiente, non è stata alimentata, né le hanno dato le medicine che solitamente prendeva. Alla fine è andata in coma e ci ha lasciato a 73 anni. Nessuno ci ha dato risposte convincenti su quanto avvenuto».


È questa la premessa di Mauro, Massimo, Manuela e Marco Gravante, i figli di Abbondanza Antonia Marra: non avendo avuto certezze sul decesso della donna ricoverata per covid, hanno dato mandato allo Studio degli avv.ti Alvaro Storella e Antonio Storella di procedere per vie legali e giungere alla verità.


Secondo quanto esposto nella denuncia presentata dalla famiglia di Ruffano, la donna il 22 ottobre scorso aveva «accusato sintomi influenzali e, su indicazione del medico curante, aveva iniziato una terapia antibiotica». Trascorsi alcuni giorni, «constatata la difficoltà di deglutizione, abbiamo richiesto l’intervento del 118».


Mentre gli operatori hanno prelevato la 73enne, «noi figli abbiamo consegnato un foglio sul quale abbiamo trascritto le terapie personali salvavita. Non accettavano i farmaci in uso in quanto, a detta degli operatori del 118, non sarebbero stati utilizzati in ambito ospedaliero».


Dopo l’iniziale accettazione presso il DEA e il pervenuto esito positivo del tampone eseguito a domicilio, la donna è stata ricoverata presso il reparto Malattie Infettive.


«Era il 27 ottobre e noi da quella data», denunciano i figli, «non abbiamo più avuto contatti diretti con nostra madre ma solo lacunose, sporadiche e contraddittorie notizie dal personale medico e paramedico».


La signora Marra è deceduta il 2 novembre, «mentre solo il 28 dicembre abbiamo ottenuto copia della cartella clinica».


Incrociando i dati della cartella clinica ed i colloqui telefonici intercorsi con il personale medico e paramedico, i figli della vittima hanno maturato la convinzione che «la terapia salvavita farmacologica che nostra madre doveva assumere necessariamente, non le è mai stata somministrata. Dinanzi alle nostre pressioni», insistono, «chi aveva in cura la mamma si è limitato a comunicare che la paziente “non è collaborante” senza che il personale medico desse alcuna importanza ai sintomi causati dall’ interruzione della terapia seguita da decenni».


Secondo i familiari ci sarebbe stata «grave negligenza del personale medico e paramedico nel persistere nella mancata somministrazione della terapia e nella cura dell’alimentazione nonostante le pressioni in tal senso di noi figli, giacché, per un verso, leggesi che la paziente “non aveva fatto colazione“ mentre, per altro verso, risulta che la paziente non deglutivase non deglutiva come poteva fare colazione?»).


Ancor più grave secondo i figli della donna, è che «abbiamo rilevato insistentemente sia la necessità della terapia salvavita che l’offerta di consegna dei farmaci assunti a domicilio: tale disponibilità è stata ripetuta anche a fronte della comunicazione di un’infermiera che aveva affermato che “la farmacia dell’ospedale ne è sprovvista…”, senza che fosse messo in atto alcun intervento al fine di evitare il “declino delle condizioni” della paziente e ciò nemmeno dinanzi alle convulsioni delle quali nostra madre non aveva mai sofferto».


I denuncianti si soffermano sulla «estrema contraddittorietà» delle informazioni a loro riservate perché nella cartella clinica si legge «di episodi convulsivi e di stato di incoscienza quando poco prima si parlava di semi-incoscienza».

E ancora: «Un medico ha affermato che non assumeva i farmaci “perché non ingoia”; la sua collega aveva invece assicurato che “le vengono somministrati per infusione”».


A tale situazione, proseguono nel racconto i componenti della famiglia Gravante, «hanno fatto seguito solo altre conferme di ulteriori crisi convulsive, della mancata somministrazione dei farmaci salvavita. Persino il 31 ottobre quando la mamma era già in coma uno “scaricabarile” tra medici ci dava in pratica la conferma che quei farmaci non sono mai stati somministrati neppure per via endovenosa».


I Gravante ritengono ci sia stata «grave negligenza nella cura della paziente, privata di farmaci salvavita, ignorata nelle condizioni iniziali di salute, curata con farmaci deleteri per la patologia pregressa».


Il 2 novembre il capitolo finale: «Alle ore 12,42, su nostra chiamata, il medico ha risposto che stava per chiamarci perché nostra madre ci aveva lasciato appena 2 minuti prima ma nella cartella clinica l’ora del decesso è annotata alle 12 precise!».


La causa di morte è indicata nella Polmonite a focolai multipli da Sars Cov-2 con insufficienza respiratoria.


Altra «incongruenza», rilevata dai Gravante: «Il personale medico aveva sempre sostenuto che il Covid-19 non rappresentava il problema perché a quello la paziente stava reagendo bene». Per i figli la causa del coma e del decesso sarebbe la «omessa somministrazione dei farmaci per le patologie di cui la donna era affetta» e da ciò conseguirebbe «la grave responsabilità dei sanitari per aver fornito anche informazioni false e contraddittorie».


Per quanto raccontato, la famiglia Gravante ha proposto formale denuncia/querela nei confronti di «tutti i soggetti ed operatori sanitari che hanno avuto in cura nostra madre, chiedendo la identificazione degli stessi, l’accertamento delle responsabilità e la loro condanna alle pene e conseguenze di legge, ivi compresa eventuale responsabilità dell’A.S.L. per le carenze di personale ed organizzazione del reparto, così come riportato telefonicamente dagli stessi medici e denunciato dal loro sindacato, facendo espressa riserva di costituzione di parte civile per l’integrale risarcimento di tutti i danni subiti e subendi in conseguenza di quanto accaduto a nostra madre».


L’avv. Storella ha già provveduto a chiedere l’estumulazione per procedere all’esame autoptico «al fine di poter effettuare le verifiche necessarie ed utili a risalire alle cause del decesso e per stabilire eventuali responsabilità penali circa il suo decesso ed eventuali maltrattamenti subìti durante la degenza».


Sulla vicenda avremmo voluto riportare anche la versione dei fatti del “Vito Fazzi” ma, almeno finora, i nostri tentativi di metterci in contatto con i vertici della struttura ospedaliera non hanno avuto successo.


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Surbo: Cataldi (M5S) entra in consiglio comunale

Come primo dei non eletti alle amministrative della scorsa primavera subentra ad un consigliere dimissionario

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Salvatore Cataldi, (nella foto con il presidente Giuseppe Conte) «militare, classe 1979, pentastellato storico del MoVimento 5 Stelle di Surbo, è stato chiamato, come primo dei non eletti alle amministrative della scorsa primavera, a subentrare in Consiglio comunale ad un consigliere dimissionario. La proclamazione avverrà nel primo Consiglio utile, verosimilmente mercoledì 24 aprile».

Lo dichiara in una nota il Coordinatore M5S per la Provincia di Lecce e già senatore, Iunio Valerio Romano che aggiunge: «Salvatore e tutta la comunità pentastellata di Surbo hanno sempre lavorato bene e quest’opportunità consentirà loro di essere direttamente incisivi nell’amministrazione di Surbo e Giorgilorio sui temi più identitari, quali il welfare e la transizione ecologica».

«Sono estremamente motivato a fare del mio meglio e l’impegno sarà massimo, unitamente al Gruppo M5S di Surbo e Giorgilorio, che ringrazio per il costante supporto, al fine di portare le nostre idee e i nostri progetti in Comune, al servizio dei nostri concittadini», le prime parole di Cataldi, «ringrazio, altresì, il MoVimento 5 Stelle, la mia casa da oltre dieci anni, che mi ha consentito di crescere, prima di tutto come persona, rappresentando sempre un luogo di confronto e condivisione».

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Depressa di Tricase: lavori al Calvario

La vice sindaco Francesca Longo: «Luogo di interesse religioso, oltreché culturale e identitario della nostra Città per questo abbiamo deciso di investire centomila euro utilizzando fondi del bilancio comunale»

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Avviati i lavori per la riqualificazione del Calvario a Depressa di Tricase.

Ne ha dato annuncio la vice sindaco di Tricase Francesca Longo: «Il Calvario, sito nella zona denominata “Largo Dei Pozzi Messapici”», la premessa, «venne costruito nel 1885 e abbellito nel 1973, su progetto e disegni di G. Villani, con le terracotte della prestigiosa ditta Garrisi di Galatina».

Ne consegue che «rappresenta un luogo di interesse religioso, oltreché culturale e identitario della nostra Città».

Per questa ragione, «l’amministrazione comunale ha deciso di investire centomila euro utilizzando fondi del bilancio comunale, per riqualificare l’intera area».

 

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Il piano antincendi per l’estate

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 Il Prefetto Luca Rotondi ha presieduto una riunione finalizzata a fare il punto sulle misure e strutture messe in campo per la previsione, prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi e di interfaccia e per la gestione delle emergenze.

All’incontro hanno partecipato i vertici delle Forze di Polizia, i comandanti di Vigili del Fuoco, Polizia Stradale, Polizia Provinciale, Gruppo Carabinieri Forestale, Capitaneria di Porto, Aeronautica militare, nonché i rappresentanti della Regione Puglia e del Coordinamento Provinciale del Volontariato di Protezione Civile e, in collegamento da remoto, i referenti dei comuni della provincia, di A.R.I.F. ed i soggetti gestori della rete viaria e ferroviaria.

In avvio dell’incontro, si è proceduto all’analisi dei dati relativi alla decorsa stagione estiva, che ha registrato un incremento degli incendi di vegetazione e sterpaglie in numerose aree del territorio provinciale, come risulta dalla mappa tematica elaborata dal Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco (foto a fine articolo).

In tale quadro, anche per quest’anno il sistema messo a punto dalla Regione Puglia, competente per la pianificazione e il coordinamento, mette a regime tutte le risorse disponibili, grazie alle diverse convenzioni in via di redazione e sottoscrizione con Vigili del Fuoco, A.R.I.F., Volontariato di Protezione Civile e altri soggetti competenti, nonché grazie all’intercettazione di fondi, anche di derivazione europea, per l’acquisto di ulteriori mezzi aerei e di altri mezzi che saranno in uso ad ARIF.

Inoltre, nell’ottica di implementare l’attività di monitoraggio e di segnalazione tempestiva di eventuali focolai d’incendio, l’ARIF metterà a disposizione su tutto il territorio regionale 60 droni con telecamere, anche termiche, tecnologicamente avanzate, mentre l’Arma dei Carabinieri garantirà la possibilità di utilizzo di un elicottero.

È stato altresì dato atto dell’impegno delle competenti articolazioni regionali ai fini del supporto agli Enti locali, anche con risorse economiche finalizzate alla promozione di progettualità in tema di monitoraggio, allertamento e avvistamento precoce, con il finanziamento di 7 comuni costieri della provincia per importi tra 50mila e 100mila euro, oltre ai consueti avvisi pubblici con cadenza annuale per il finanziamento di piccole attività di prevenzione, formazione ed informazione della popolazione.

È stato quindi rivolto un forte invito agli amministratori locali, nell’ambito delle attività di prevenzione, ai fini della sensibilizzazione dei privati circa la necessità di porre in essere le necessarie opere preventive sui terreni, al fine di evitare di incorrere in responsabilità amministrative e penali.

È stata inoltre ribadita la necessità di una immediata segnalazione di possibili focolai d’incendio, nella consapevolezza che la tempestività dell’intervento appare fondamentale ai fini della tutela del patrimonio paesaggistico ed ambientale e della pubblica incolumità.

Il Prefetto Luca Rotondi ha rivolto un ringraziamento a tutte le componenti del sistema di prevenzione e lotta agli incendi boschivi e di interfaccia riservandosi la convocazione di ulteriori incontri operativi in caso di necessità ed assicurando che, attesa la rilevanza del fenomeno nel contesto provinciale in particolare nei mesi estivi, saranno avviate interlocuzioni con il Dipartimento dei Vigili del Fuoco del Ministero dell’Interno ai fini della valutazione di un eventuale potenziamento di uomini e mezzi nel periodo di maggiore pericolosità.

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