Attualità
Con “Tutti in Camper”, Alberto ritrova il Salento e il mare
Affetto da SLA, da Udine questa mattina è arrivato nel Salento. Realizza il sogno di tornare a fare un bagno grazie a La Terrazza “Tutti al Mare” di San Foca di Melendugno. E’ il primo ad usufruire contemporaneamente dei due servizi…
Il primo viaggio ad aprile scorso. Adesso siamo al settimo per “Tutti in Camper!”, il servizio gratuito offerto dall’associazione salentina 2HE nell’ambito del progetto solidale nazionale Io Posso che consente viaggi altrimenti impossibili a persone immobilizzate e/o con collegamento ad ausili salvavita.
Grazie al motorhome da 10,5 metri che 2HE ha deciso di rilevare, ristrutturare e destinare alla causa, attrezzato con sollevatore, pedana idraulica, letto speciale, concentratore di ossigeno, servizio elettrico per il collegamento di apparecchi salvavita, ecc., questa mattina, dopo 12 ore di viaggio, è arrivato nel Salento Alberto. E’ partito da Udine ieri sera per realizzare un sogno.
“Sono Alberto Spinazzola, ho la SLA, e vi chiedo di contribuire a realizzare il mio sogno: tornare a immergermi nel mare. Lo scorso anno ho potuto farlo recandomi presso la prima struttura balneare attrezzata per i malati come me, «La Terrazza “Tutti al mare!”» di San Foca realizzata da Io Posso, dove mi sono trovato benissimo.
Purtroppo nell’ultimo anno le mie condizioni di salute sono peggiorate e non posso rifare un viaggio così lungo con i miei mezzi o con i mezzi pubblici. Per questo vorrei utilizzare il servizio “Tutti in camper!” nato proprio per situazioni come la mia. Il mezzo dovrà percorre l’Italia da un estremo all’altro per ben due volte e ho lanciato questa campagna di raccolta fondi per coprire le spese. Grazie per il vostro aiuto!“.
Così Alberto nel messaggio (https://buonacausa.org/cause/un-viaggio-per-alberto) realizzato per la campagna di crowdfunding avviata per favorire il raggiungimento della somma necessaria per coprire le spese stimate per il viaggio (carburante, pedaggi autostradali, autista, ecc.).
Come previsto dal regolamento, infatti, il progetto “Tutti in Camper!” è completamente gratuito per gli utenti e i costi di ogni viaggio vengono coperti da specifiche campagne di raccolta fondi avviate da 2HE attraverso la piattaforma on-line “Buona causa”, grazie alla quale chiunque può donare una cifra (piccola o grande) attraverso bonifico, carta di credito o PayPal.
Alberto sarà nel Salento per dieci giorni, in vacanza con la sua famiglia. Grazie al viaggio con “Tutti in Camper!”, adesso, in libertà e sicurezza, potrà fare bagni nell’Adriatico salentino grazie a La Terrazza “Tutti al mare!”. E’ infatti il primo ad usufruire contemporaneamente dei due servizi gratuiti di Io Posso.
Il prossimo sarà Rocco
Obiettivo è far viaggiare realizzando piccoli o grandi sogni. Come quello di Rocco che il 15 luglio prossimo da Milano raggiungerà Pavia per la laurea del figlio.
“Ciao a tutti, mi chiamo Rocco Stragapede e ho un grande sogno: nonostante la SLA, vorrei essere presente ed assistere al giorno della laurea di mio figlio Gabriele. Nulla renderebbe più felice mio figlio di avere suo padre e la sua famiglia al suo fianco in un giorno così bello. Attraverso l’associazione Io Posso ed il progetto “Tutti in camper”, che ringraziamo di cuore per aiutarci a realizzare questo desiderio, ci stiamo attivando per organizzare questa trasferta, da Milano a Pavia e ritorno. Quello che vi chiediamo è davvero semplice: aiutateci. Anche solo attraverso una piccola donazione, che può fare tanto, il mio sogno di padre diventerebbe realtà. Il vostro aiuto ci consentirebbe di vivere una delle giornate più belle della nostra vita. Basta una condivisione del video ed/od una piccola somma per contribuire a raggiungere la cifra stabilita. Grazie infinite a tutti coloro che riusciranno a darci una mano, nel limite delle loro possibilità. Grazie di cuore da parte mia e di tutta la mia famiglia“. Così si è presentato nella pagina dedicata alla raccolta fondi avviata per il suo viaggio (https://buonacausa.org/cause/un-viaggio-per-rocco).
E poi toccherà a Giovanni
Ad agosto toccherà a Giovanni, pronto a raggiungere la sua terra d’origine, la Sicilia, partendo dalla provincia di Reggio Emilia, dove vive oggi.
Si presenta così (https://buonacausa.org/cause/un-viaggio-per-giovanni): “Ciao a tutti, sono Giovanni Parrinello, ho 32 anni e abito a Castellarano, provincia di Reggio Emilia. La mia famiglia è originaria della Sicilia occidentale e da quando avevo un anno ogni estate andavamo in Sicilia per le vacanze. In questi ultimi 12 anni la mia malattia è peggiorata (Distrofia muscolare) e non sono più riuscito a tornare nella casa dei miei nonni. Il mio sogno è quello di tornare nella mia amata Sicilia e visitare i luoghi della mia infanzia. Tutto questo non solo per me ma anche per i miei genitori. Anche loro, come me, non sono più tornati nella loro terra natia. Grazie al progetto “Tutti in camper” di Io Posso ho la possibilità di avverare il mio sogno, ma ho bisogno del vostro aiuto.
L’associazione mi mette a disposizione un camper attrezzato per le mie esigenze e per realizzare questo mio sogno, ma per fare ciò ci serve un sostegno economico per pagare le spese di viaggio: carburante, pedaggio, traghetto, autista e spese accessorie.
Vi ringrazio calorosamente per la vostra generosità. Un bacio da Giovanni e dalla famiglia Parrinello”.
“Tutti in Camper!” si realizza grazie ad una vera e propria casa su ruote attrezzata per soddisfare le diverse necessità di chi è colpito da malattie fortemente invalidanti (come SLA, SMA, distrofie muscolari) o da esiti post-traumatici gravi, che nella maggior parte dei casi impediscono di allontanarsi da casa, spostarsi in treno, aereo o auto, o soggiornare in albergo.
Come da regolamento (lo trovate nel link dropbox CAMPER), nel caso in cui una raccolta fondi procuri entrate superiori ai costi effettivi, l’eccedenza rimarrà nella disposizione di 2HE, che la utilizzerà per sostenere i costi fissi del progetto e/o come plafond per i costi di ulteriori viaggi, anche di altri utenti.
Il progetto “Tutti in Camper!” è stato presentato lo scorso ottobre. Da subito sono giunte numerose richieste di utilizzo del mezzo, da utenti di diverse fasce d’età e da ogni parte d’Italia (molte dal Sud), per viaggi sia di breve che di lunga durata, in qualche caso anche per spostamenti fuori dal Paese. Si tratta per lo più di occasioni di viaggio legate ad eventi, come anniversari, matrimoni, battesimi che si tengono in luoghi più o meno lontani, a cui si dovrebbe rinunciare in assenza del servizio “Tutti in Camper!”, o a viaggi del cuore, in posti “familiari” che non si vedono da tempo oppure mai visti e oramai solo sognati. Almeno in un paio di casi, la richiesta è giunta da persone che conoscono l’altro progetto di Io Posso cioè La Terrazza “Tutti al mare!” nata quattro anni fa a San Foca di Melendugno, nel cuore del Salento (il primo accesso attrezzato al mare in Italia che permette di fare il bagno in mare in tutta sicurezza anche a chi, per esempio, dipende da macchinari di respirazione assistita) ma che non ci sono mai state per ovvie difficoltà legate proprio al viaggio.
“Un grazie come sempre va alla Puglia e al Salento in cui il nostro progetto è nato e cresce ogni giorno, anche proprio attorno alla Terrazza che ha riaperto lo scorso 15 giugno, tra l’altro, dopo un intervento di ristrutturazione e restyling, soprattutto con nuove pedane e nuovi gazebo che offrono maggiori confort per il passaggio e la permanenza in struttura. Anche in questa quinta stagione sta accogliendo ospiti non solo da tutta Italia ma anche dal resto d’Europa, con numeri raddoppiati, finora, rispetto alla scorsa stagione. Per le prossime mattine di luglio e per buona parte di quelle di agosto le postazioni sono già tutte sold out“, dice Giorgia Rollo, presidente dell’associazione 2HE, “con “Tutti in Camper” Io Posso ha dato avvio ad un nuovo viaggio e ad una nuova rete di collaborazioni con persone, con enti, con associazioni, in uno scambievole sostegno che può solo farci tutti più forti e liberi”.
La Terrazza “Tutti al mare!” sarà attiva fino al 15 settembre, con apertura dal 9 alle 19: in completa gratuità per i propri ospiti, mette a disposizione un box infermieristico attrezzato, il personale infermieristico ed assistenziale, gli ausili e l’assistenza alla balneazione.
Sono presenti 3 postazioni con colonnina acqua/elettricità per gli ospiti che necessitano di ventilazione assistita e 6 postazioni per le altre forme di disabilità, 2 bagni completamente attrezzati con doccia calda e 2 docce esterne. Ogni postazione è provvista di lettini ribassati, sedie da regista e idonea ombreggiatura. Completa la struttura una ampia passerella che consente l’agevole spostamento con la sedia a rotelle.
Il progetto de La Terrazza “Tutti al mare!” è realizzato da 2HE in stretta collaborazione con Città di Melendugno, Polizia di Stato, ASL LECCE, UBI Banca e AISLA e con il supporto del Comune di San Cesario, VIVISOL e associazione conSlancio.
Tutti in Camper
Gli spazi interni dello speciale camper sono adeguati per trasportare gli utenti in carrozzina, i loro familiari ed assistenti. La presenza di angolo cottura e bagno all’interno del mezzo permette di ottimizzare le pause e di risolvere il problema degli alloggi inadeguati.
Come funziona il servizio. Quando un potenziale utente decide di rivolgersi al servizio “Tutti in camper!”, può contattare il referente attraverso il numero dedicato (333 266 1415) o scrivendo all’indirizzo camper@ioposso.eu. A partire dalle esigenze dell’utente, si stende un programma di viaggio valutando ogni aspetto (percorso, soste, pernottamenti, attrezzature specifiche necessarie, …) e si fa una stima del costo globale del viaggio in tutte le sue voci (carburante, pedaggi, autisti,…).
In continuità con quanto già sperimentato con «La Terrazza “Tutti al mare!”» e nel fermo proposito di evitare discriminazioni di tipo economico, il servizio è gratuito e all’utente non viene chiesto nessun contributo. Una volta quantificato il budget necessario, è l’associazione 2HE che si fa promotrice di una campagna mirata di crowdfunding per raggiungere la cifra prevista. L’utente viene comunque responsabilizzato a diffondere la raccolta fondi tra i propri contatti e/o associazioni di riferimento. Raggiunta la cifra necessaria, il viaggio può iniziare.
Il servizio è rivolto alle persone con gravi disabilità che presentino almeno una di queste condizioni:
– immobilizzazione / tetraplegia, con uso di carrozzine basculate o lettighe
– collegamento continuo a macchinari salvavita quali respiratori e simili.
Il mezzo è idoneo ad ospitare al suo interno 4 persone + 2 autisti.
La dotazione per le persone con disabilità prevede:
-pedana idraulica per il carico di carrozzine elettriche o lettighe
-letto ortopedico da una piazzo e mezzo con materasso ortopedico
-sollevatore a binario
-concentratore di ossigeno
-sterilizzatore
Il camper è inoltre dotato di bagno, doccia, angolo cottura, frigo, sistema TV, sistema antintrusione. Gli accompagnatori possono dormire su un apposito divano-letto. L’operatore sanitario ha a disposizione una poltrona accanto al letto.
IO POSSO: tutto è partito quattro anni fa…
La Terrazza “Tutti al mare! di San Foca di Melendugno LE è il primo accesso attrezzato al mare per persone affette da SLA, patologie neuromotorie e altre gravi disabilità motorie. Nell’estate 2018, alla sua quarta stagione, ne ha accolte circa 300, provenienti da tutta Italia e da diverse regioni europee. Ad idearla è stato il quarantaduenne salentino Gaetano Fuso, ex poliziotto, malato di SLA dal 2014, nominato “Cavaliere della Repubblica” dal Presidente Mattarella. La Terrazza “Tutti al mare!” (sul lungomare Matteotti, al civico 57) solo fino ad un anno fa ha rappresentato un unicum, almeno su territorio nazionale. Oggi è un format preso come riferimento e replicato in altre parti d’Italia, grazie ad un elenco di parametri ormai codificati. Seguendo il know how di Io Posso, una struttura “gemella” è nata la scorsa estate in Sardegna, a Maladroxia, nel comune di Sant’Antìoco, in Provincia di Carbonia-Iglesias, e un’altra in Emilia Romagna, a Punta Marina, nel comune di Ravenna. Altre collaborazioni sono in piedi per la creazione sia di strutture complesse come La Terrazza, quindi adatte ad ospiti con disabilità motoria elevata ed alte necessità di assistenza per la dipendenza da macchinari per respirare, comunicare e alimentarsi, sia in versione più “light”.
Attualità
Dal Salento spicca il volo “Il sogno di Flip”
Un albo illustrato per parlare ai bambini di inclusività e fiducia in sé, toccando il tema del bullismo
“Il sogno di Flip” è l’albo illustrato, con testi e disegni di Alessia Urso, illustratrice e grafica di Marittima, pubblicato da Curcio Editore.
Ambientata al Polo Nord, la storia racconta di Flip, un piccolo elfo con una disabilità che sogna di lavorare nella fabbrica di Babbo Natale.
Dopo un episodio di bullismo, grazie alla creatività e all’incontro con un’amica speciale, Flip trova la forza di non arrendersi e costruisce un braccio artificiale che diventa simbolo di riscatto e fiducia in sé. Un racconto dolce e luminoso che parla ai bambini di coraggio, amicizia e inclusione. Disponibile su Amazon
Attualità
Presentato il calendario della Polizia locale contro la violenza di genere
Ogni mese, attraverso gli scatti di Giacomo Fracella, racconta un valore, un gesto, un simbolo di rispetto e di tutela…
Lo speciale calendario della Polizia Locale di Nardò per il 2026 è dedicato al tema del contrasto alla violenza di genere.
Ogni mese, attraverso gli scatti di Giacomo Fracella, racconta un valore, un gesto, un simbolo di rispetto e di tutela. Ci sono, tra le altre cose, un paio di scarpette rosse sul suolo di piazza Salandra, una foto di gruppo delle agenti del Comando di via Crispi, la panchina rossa.
Dietro queste immagini c’è il lavoro quotidiano della Polizia Locale, che con dedizione e sensibilità opera per garantire sicurezza e dignità ai cittadini e ovviamente anche a tutte le donne.
Questa mattina il comandante Cosimo Tarantino ha presentato il calendario nella sede di via Crispi, consegnando una copia al consigliere delegato alla Polizia Locale Gabriele Mangione e all’assessora con delega alle Pari Opportunità Sara D’Ostuni. Presenti anche la consigliera Daniela Bove e la vice comandante Simona Bonsegna.
“Questo calendario – ha detto il comandante Cosimo Tarantino – è un messaggio di coraggio e speranza. Pensiamo che ognuno di noi debba fare la propria parte nel contrasto alla violenza di genere, la Polizia Locale ha ritenuto quest’anno di utilizzare il calendario come importante veicolo divulgativo per sensibilizzare tutti. È importante non abbassare mai la guardia”.
“Questo è un tema che interessa singoli, famiglie e istituzioni – ha aggiunto il consigliere delegato alla Polizia Locale Gabriele Mangione – e ognuno deve affrontarlo nei limiti del proprio ruolo e delle proprie possibilità. Questo calendario è uno strumento istituzionale, ma stavolta anche un segno tangibile di vicinanza nei confronti dei cittadini e di tutte le donne”.
“Ringrazio il Corpo di Polizia Locale – ha detto ancora l’assessora alle Pari Opportunità Sara D’Ostuni – per questa iniziativa di estrema sensibilità e responsabilità. Avere a casa questo calendario ci ricorda ogni giorno che il contrasto alla violenza di genere non può e non deve essere una battaglia episodica, ma costante e generalizzata”.
Dalla prima edizione del calendario della Polizia Locale di Nardò sono passati ormai 24 anni, dedicata all’epoca alla sicurezza stradale e arricchita dai disegni sul tema degli studenti delle scuole primarie. Questa edizione, invece, arriva nell’anno (il 2026) che celebra i 160 anni della Polizia Locale italiana.
Approfondimenti
Marina, 36 anni, per Sant’Egidio a Bangui, Centroafrica: “Vicina agli ultimi della terra”
“A 17/18 anni si vuole cambiare il mondo e pensi sia possibile! Ci sono periodi in cui mi abbatto e non sopporto il peso della missione, in cui riesco a vedere solo i problemi, i ritardi, le frustrazioni, che raramente mancano durante una giornata di lavoro, ma poi…
L’INTERVISTA ESCLUSIVA
di Luigi Zito
A quale scintilla primitiva si affida l’animo umano quando la fiamma d’amore si accende, si sviluppa, si infiamma e riluce sino a risplendere luminosamente?
E qual è la moneta che ripaga la gratificazione che plasma il nostro cuore, che lo trasforma da cima a fondo, e che lo muove a donarsi agli altri?
Non credo sia solo una mia curiosità, è un affanno che accompagna la vita, che frequentemente ci pone davanti a simili dilemmi. È un tarlo capire cosa muove il sole e le stelle: cosa spinge una giovane donna a lasciare la zona comfort della sua vita per aprirsi al mondo, donarsi e aiutare chi è in difficoltà ed ha più bisogno?
Ancor più se, per farsi piccola per diventare grande, ha scelto di farlo a migliaia e migliaia di chilometri da casa.
È il caso di Marina Ciardo, 36 anni, di Tricase, che da anni vive a Bangui, Repubblica Centroafricana ed è Capo Progetto per l’Associazione Sant’Egidio.
Marina, di buon grado, ha amabilmente risposto a mie precise sollecitazioni.
«VOLEVO CAMBIARE IL MONDO»
«“Cosa vuoi fare dopo la scuola?”. Questa era la fatidica domanda che parenti, amici e insegnati mi ripetevano verso la fine del quinto anno delle superiori. Forse il lavoro che svolgo oggi è proprio la risposta a quella domanda che allora mi trovava impreparata. Non ci avevo mai pensato prima, ma su una cosa ero certa: volevo viaggiare, conoscere nuove culture e usanze diverse dalla mia, cercare di capire quello che, probabilmente, mi è ancora inspiegabile, divertirmi e, soprattutto, provare a cambiare il mondo! Si perché a 17/18 anni si vuole cambiare il mondo e pensi sia possibile! Così, sfogliando una guida delle facoltà universitarie, ho scoperto il corso di laurea in Economia dello sviluppo e cooperazione internazionale a Parma.
E allora mi sono detta: “Ma si, dai! proviamoci”, d’altronde potrebbe unire due strade: quella dell’economia, già intrapresa alle superiori (e che tanti dei miei affetti mi spingevano a proseguire, perché così trovi subito lavoro), e quella della cooperazione internazionale, un mondo inesplorato ma affascinante».
«LA MIA AFRICA»
Come sei arrivata in Africa, a Bangui?
«Non faccio altro che ripetermi, se oggi sono qui, in Africa, é anche grazie al mio professore di Storia ed economia dei Paesi in via di sviluppo, che ci ha sempre spronato a fare un’esperienza nel campo della cooperazione, precisando anche che il lavoro del cooperante non è per tutti: o lo ami o lo subisci. Concludendo poi con un’amara postilla: “Molti dei miei studenti sono giunti alla laurea magistrale ma, di fatto, non hanno mai intrapreso quella strada”.
Incoraggiata e sostenuta dalla mia famiglia, durante l’estate del secondo anno universitario ho deciso di fare una esperienza diretta, sono entrata in contatto con l’Ong Coope – Cooperazione Paesi Emergenti -, e ho vissuto un mese straordinario in un piccolo villaggio a sud della Tanzania, Msindo.
Allora, ho realizzato chiaramente: «Questo è ciò che voglio fare! Conoscere una realtà così diversa dalla mia, vedere la gioia delle persone che, nonostante la consapevolezza delle difficoltà giornaliere, continuano a lottare, sorridendo, con impegno, voglia di farcela, aggrappati alla vita come mai avevo visto fare prima. Dando una mano, facendo piccole cose, ho vissuto momenti e emozioni che stravolgono. Questo mi ha fatto sentire utile. A volte è bastato anche solo aver aggiustato una staccionata in una scuola».
Finita quell’esperienza, cosa è successo?
«Sono rientrata in Italia e ho assaporato per la prima volta il mal d’Africa di cui fino a quel momento avevo solo sentito parlare. Così ho continuato il percorso universitario prima a Parma e poi a Torino. Una volta specializzata in Economia dello sviluppo e cooperazione internazionale, ho assolto il servizio civile in Madagascar, poi il primo lavoro con la Ong Emergency (in repubblica Centroafricana e nel Kurdistan iracheno), successivamente con il Cuamm (Medici con l’Africa) nel Sud Sudan e, infine, da quasi 6 anni, nuovamente nella repubblica Centroafricana con la Comunità di Sant’Egidio».
Come opera la comunità di Sant’Egidio?
«Principalmente in due settori: il primo riguarda la salute, attraverso il programma Dream: cura le malattie croniche come l’epilessia, il diabete, l’ipertensione, l’HIV, l’asma e malattie renali leggere; il secondo è rappresentato dal programma Pace e Riconciliazione che, in modo costante e discreto promuove la pace.
È ben noto il ruolo di mediatore della Comunità di Sant’Egidio tra le parti in conflitto in RCA. La firma dell’Accordo Politico per la Pace, il 19 giugno 2017 a Roma, tra il governo centrafricano e 13 gruppi politico-militari è stato un momento cruciale nella storia del Paese. Questo accordo ha avviato, di fatto, il processo di dialogo e disarmo, che ha avuto un secondo e altrettanto importante momento con la firma degli Accordi di Khartoum nel febbraio 2019».
Qual è il tasso di povertà dove ti trovi? Di cosa c’è più bisogno? La situazione politico-economica, carestie? Guerre?
«Situata nel cuore dell’Africa, la Repubblica Centroafricana (RCA) è, dopo la Somalia e il Sud Sudan, è il paese più povero al mondo.
Nella classifica dell’Indice di Sviluppo Umano è 191° su 193 paesi presi in esame; il 60%, dei circa sei milioni di abitanti, vive con meno di un dollaro al giorno.
Si registra, purtroppo, uno tra i più alti tassi di mortalità materno-infantile e la popolazione ha in media un’aspettativa di vita piuttosto bassa (intorno ai 54 anni). Nonostante la posizione strategica e le risorse naturali presenti sul territorio, il Paese affronta da decenni una profonda instabilità politica che ha minato lo sviluppo economico e sociale.
Sono innumerevoli i colpi di Stato, le rivolte e i conflitti armati. Negli ultimi anni il Governo centrale ha avuto un controllo limitato sul territorio, soprattutto nelle regioni settentrionali e orientali, dove sono presenti gruppi ribelli e milizie locali. Non mancano le interferenze straniere che si manifestano con la presenza di milizie mercenarie, protagoniste talvolta discontri armati e violazioni dei diritti umani.
È un Paese che vive principalmente grazie ad agricoltura, estrazione di diamanti e oro e industria del legname. La crescita economica è ostacolata da mancanza di infrastrutture, insicurezza e instabilità politica. Questi elementi, combinati con una povertà estrema e la carenza di servizi essenziali, hanno generato una grave crisi umanitaria. Le donne e i bambini i più vulnerabili, esposti come sono a violenze, malnutrizione e mancanza di istruzione. Sono cresciuta molto con ogni organizzazione, sia a livello personale che professionale, ma la lunga permanenza a Bangui, mi ha permesso di contribuire alla formazione dei giovani locali, che desiderano migliorare la situazione del loro Paese».
IMPOTENZA E DOLORE
«Il confronto con quanto è fuori dal tuo controllo ti fa sentire inadeguata»
Ci racconti un aneddoto, un avvenimento, che ti ha toccata particolarmente?
«Sono stati anni impegnativi, difficili, che hanno permesso la nascita di amicizie profonde, anche con pazienti per me speciali, che oggi non ci sono più. Il senso di impotenza e il dolore per la loro perdita ti svuota, ti consuma, ti fa credere di non poter andare avanti. Il confronto con quanto è fuori dal tuo controllo ti fa sentire inadeguata. Forse è proprio questa la sfida ma credo che tutto questo mi stia forgiando. Essere testimone, lottare, nel bene e nel male, provoca una forza mista a rabbia che spinge ogni giorno a dare il meglio, anche se a volte non è abbastanza.
A Bangui sono arrivata nel gennaio del 2020, con la prospettiva di starci un anno o poco più, invece, a quasi 6 anni dal mio arrivo, mi ritrovo qui a scrivere questa mia storia e, forse, tracciare anche un bilancio.
Quando parlo con i nuovi colleghi (qui c’è un turnover molto intenso, la permanenza media è da 6 mesi a un paio d’anni), inevitabile che chiedano: “Da quanto tempo sei qui?”. E alla mia risposta, “Quasi 6 anni”, mi incalzano: “Perché?!”.
Non so spiegarlo in poche parole: conservo un “album di emozioni” e da brava amministratrice ho difficoltà a tradurlo in parole. Il fantastico team dell’associazione é un ingrediente fondamentale per questa ricetta di resistenza/resilienza».
TRA MALATTIE E COPRIFUOCO
Covid e altre malattie, come le affrontate?
«Nel 2020 abbiamo trascorso il periodo del covid e il mio primo periodo con questa nuova realtà lavorativa. Non abbiamo sofferto come in Italia, le restrizioni erano blande, c’era solo la paura di essere contagiati e stare male, e allora sì che sarebbe stato un problema, vista l’assenza di ospedali specializzati.
Il 2021 c’è stato un tentativo di colpo di Stato, Bangui era stata dichiarata “Ville mort” (città morta), una città “ibernata” per un paio di settimane e sotto coprifuoco (se ti trovavano per strada non chiedevano un documento o ti facevano una multa, rischiavi di essere ammazzata), che lasciava pochissimo spazio per lo svago, gli amici, per lamentarsi del caldo, delle zanzare, della mancanza d’acqua e degli sbalzi di elettricità che rischiavano di bruciare quello che lasciavi innescato alla presa della corrente».
Ci descrivi una tua giornata tipo?
«Ci si sveglia prendendo il caffè (rigorosamente Quarta!), cercando di mettere in ordine le priorità della giornata, con la consapevolezza che, nel momento in cui metterai piede in ufficio, verrai assalita da mille imprevisti: problemi con le banche, con le macchine, lentezze inesorabili dei Ministeri e cose che si rompono: qui molte cose si rompono con una velocità incredibile.
Seguo principalmente due progetti: il Programma Dream (gestiamo una clinica e un padiglione di ospedale e curiamo circa 3mila pazienti cronici e una media di 100 nuove donne incinte al mese che accompagniamo nel percorso prenatale. Tutti i servizi sanitari sono a pagamento, mentre il nostro programma prevede gratuità e presa in carico in modo olistico del paziente).
E poi abbiamo avviato, da 3 anni, delle campagne di vaccinazione porta a porta per i bambini da 0 a 2 anni.
Per il progetto “mediazione di pace”, mi limito a seguire l’ufficio per evitare problemi di carattere amministrativo e logistico».
“Basta! Mollo tutto e torno in Italia!”, l’hai mai pensato?
«Mi succede spesso, anche più volte nello stesso giorno.
Ci sono periodi in cui mi abbatto e non sopporto il peso della missione, in cui riesco a vedere e sottolineare solo i problemi, i ritardi, le frustrazioni, che raramente mancano durante una giornata di lavoro.
Mi hanno molto aiutato e sostenuto le amicizie qui a Bangui.
Avere delle persone che in un quadro nero intravedono un punto bianco e riescono a fartelo vedere e apprezzare, non è scontato.
È questa la forza che mi è stata trasmessa giorno per giorno, che mi aiuta a inquadrare l’amore per questa professione, mi fa andare avanti e ammirare questo quadro caravaggesco: sebbene prevalgano le ombre, la presenza di luce, minima ma potente (carica di quanto si è realizzato), è dominante».
COSA FARAI DA GRANDE?
Hai già deciso cosa farai in futuro?
«Bisogna sempre tenere alto il morale delle truppa: nel mentre si accavallano le emozioni, il leitmotiv mi ritorna in mente, mentre mi ritrovo a scrivere questa storia, a pochi giorni dalla mia partenza, al momento definitiva, da Bangui.
Questa è la parte relativa al lavoro, ma non c’è solo questo.
A Bangui è presente anche un gruppo locale della Comunità di Sant’Egidio, giovani centroafricani che, malgrado le difficoltà, cercano di vivere lo spirito evangelico della Comunità del Santo.
Lo fanno nella gratuità e nell’amicizia, prestano servizio ai poveri, ai bambini di strada, alla scuola di pace e alla cura degli anziani soli e senza sostegno. Mi emoziona vedere che esistono dei giovani che sperano e lavorano per un futuro diverso per il loro Paese.
Dopo quasi 10 anni di lavoro non so ancora dare una risposta alla domanda che Gabriella mi pone “ogni 2 per 3”: Cosa vuoi fare da grande?! So che voglio continuare, e mi impegnerò al 100% per fare in modo di soddisfare almeno in parte quel desiderio di “cambiare le cose” in meglio. Aiutare, vedere la gente sorridere, scoprire la bellezza delle diversità, affinchè quello che ha spinto una giovane salentina ad affrontare questo mestiere, si avveri.
Ecco la mia risposta: «Non so cosa farò da grande, ma il mio lavoro mi piace e continuerò a farlo».
COME AIUTARE
Come possiamo aiutare la tua comunità?
«Con una donazione a:
COMUNITÀ DI S. EGIDIO ACAP – ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCI – IBAN: IT36Q0200805074000060045279
Causale: Programma Dream Centrafrica»
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