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Attualità

Presente e futuro di Patù

Il sindaco Gabriele Abaterusso: «Così abbiamo rilanciato San Gregorio e creato il Polo Museale integrato». Il cruccio Centopietre ed i progetti per il futuro prossimo. Con un pensiero a papà Ernesto…

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di Giuseppe Cerfeda


Spesso accade che siano proprio i paesini della provincia ad immettere cavalli importanti nel motore trainante del Salento.


Come nel caso di Patù che, a dispetto dei suoi 1.700 abitanti appena, ricopre un ruolo di primo piano grazie anche alla sua ricercata marina, San Gregorio, alle tracce di storia che conserva ed anche alla sagacia e lungimiranza di chi lo amministra.


Ne abbiamo parlato per un’intera mattinata con il sindaco Gabriele Abaterusso, di nuovo a capo del piccolo Comune da quasi due anni.


LA “NUOVA” SAN GREGORIO


L’input parte dall’attualità e da San Gregorio. Dalla prima estate, quella trascorsa, con tante novità, dai lavori avanzati ma non ancora conclusi, alla decisione di limitare al massimo il traffico veicolare, spostando i parcheggi in zone finora poco frequentate e da valorizzare, comunque vicinissime al cuore della marina che è anche diventato un luogo cult per assistere, da posizione invidiabile, al tramonto nello Ionio.


«I riscontri sono positivi. Il nostro progetto, in cantiere da tempo, aveva l’obiettivo di mettere un po’ d’ordine lungo la costa. Molte località di mare salentine sono ancora organizzate secondo canoni superati, la fruizione della costa avviene quasi esclusivamente in automobile e i nostri bellissimi lungomare sono, spesso, adibiti a parcheggi. Anni orsono abbiamo cominciato a programmare e progettare la riconversione della nostra prima linea di costa. Per liberarla dalle auto e renderla più attraente. Per raggiungere tale scopo bisognava prima creare delle aree di sosta alternative. Fatto questo, grazie ad un finanziamento della Regione nell’ambito della FSC della scorsa programmazione sulle infrastrutture turistiche, abbiamo cominciato a dismettere un po’ delle aree adibite a parcheggio a ridosso del mare. Proseguiremo su questa strada».


Non tutto è filato propriamente liscio, però…


«C’è stata qualche incomprensione e, soprattutto, all’inizio, qualcuno ha manifestato malcontento. Il sistema, però, funziona, così come già avviene in tante altre località turistiche».


Si sono lamentati soprattutto motociclisti e scooteristi…


«Abbiamo ritenuto di non realizzare i parcheggi per ciclomotori su salita e discesa per il mare perché poco sicuri ed anche per decongestionare il luogo da smog e rumori molesti. Per ora abbiamo realizzato dodici posti moto alla fine della salita a neanche cento metri da dove erano prima. Contiamo per la prossima estate di arrivare almeno ad 80».


Qualche polemica anche per il solarium che ricopre lo storico scivolo utilizzato per entrare a mare.


«Questo è il primo anno da non so quanto tempo che non abbiamo dovuto chiamare il 118 per soccorrere vittime di quello scivolo diventato pericoloso. Ammetto che, appena visto dal vivo il solarium, anche il sottoscritto ha arricciato un po’ il naso. Ma era la migliore soluzione possibile e non si poteva farne a meno per una questione di sicurezza. In più quella pedana consente l’accesso ai disabili ed è un altro (grosso) punto a favore».


In termini di presenze avete riscontri?


«Non abbiamo ancora dati ufficiali ma, rifacendomi a quanto riferitomi dagli operatori locali, parrebbe esserci un calo, così come nel resto del Salento, rispetto al periodo post covid, quando la gente non viaggiava all’estero. I numeri sarebbero comunque più o meno in linea con quelli che si registravano nel periodo pre-covid».


IN PAESE


Trasferendoci in paese, merita attenzione il Polo Museale Integrato che mette in evidenza una vostra peculiarità, un po’ in controtendenza con quanto avviene di solito: mentre gli altri alienano, voi comprate dai privati.


«È stato un lavoro durato molti anni e ho avuto la fortuna di poter contare su più mandati.  Abbiamo acquisito quasi tutti i beni culturali: la Torre del Fortino, il Frantoio Ipogeo, la Cripta di Sant’Elia, Vereto, ecc… Tutti risalenti all’età messapica o romana e che abbiamo voluto valorizzare per realizzare un sistema culturale che desse ulteriore spinta turistica a Patù. Di concerto con la Soprintendenza ed il Museo di Castromediano abbiamo avviato un’attività di ricerca e recupero dei reperti provenienti dagli scavi su Vereto e che non erano esposti e giacevano nei depositi. Siamo riusciti così ad implementare la mostra temporanea, raddoppiando i numeri dei pezzi esposti, ed a creare il Museo di Vereto che, all’interno di Palazzo Romano (dove c’è la biblioteca recuperata con i fondi della Comunità europea), è un po’ il nucleo del nostro sistema dei beni culturali. Il primo passo, quello di recuperare questi tesori, lo abbiamo fatto. Ora viene il difficile, cioè renderli fruibili magari coinvolgendo le scuole del territorio. Stiamo studiando anche la possibilità di stanziare dei contributi per offrire l’escursione, pagando il trasporto, a quelle scuole che ci preferiranno alle solite mete».


CENTOPIETRE


Vi manca ancora Centopietre…


«Siamo in disputa con il proprietario da anni. Non abbiamo avuto la stessa disponibilità che abbiamo trovato da altre parti. Nel 2016 andammo anche in giudizio chiedendo il riconoscimento dell’uso capione. Di fatto, chi da anni apre e chiude, siamo noi del Comune, anche grazie ai residenti della zona che hanno le chiavi del lucchetto. 5-6 volte l’anno la pulizia della zona la sosteniamo noi, così come le spese per la segnaletica, le panchine e quei pochi lavori di sistemazione realizzati negli anni, vedi il muro di cinta. Per questo eravamo convinti che ci fossero tutti gli estremi ma, ahimè, in entrambi i gradi di giudizio non sono stati di questo avviso: hanno ritenuto non ci fosse la documentazione necessaria per dimostrare la continuità dei venti anni. In secondo grado abbiamo anche chiesto la “dicatio ad patriam” (uso pubblico), e ci è stata riconosciuta. L’ultimo giorno utile, però, i proprietari hanno fatto ricorso in cassazione ed ora ci tocca aspettare. Perdendo così tante opportunità di finanziamento per riqualificare quest’importante sito che, secondo gli studiosi, risale al IX secolo. Abbiamo anche provato ad interloquire con il proprietario per cercare un accordo ma le sue richieste sono state esorbitanti».


LA CRIPTA DI SANT’ELIA


Il recupero della Cripta di Sant’Elia e l’abbattimento degli uffici della ex Filanto.

«A suo tempo abbiamo preso contatti con la proprietà per tirare fuori anche questo monumento dall’oblio, perché abbandonato in una struttura chiusa da più di venti anni. In un primo momento non siamo riusciti a trovare un accordo. Anche perché in quel periodo la Filanto era in altre faccende affaccendata. Abbiamo avviato così la pratica di esproprio. Anche in questo caso l’ultimo giorno utile c’è stato il ricorso. Questa volta, però, abbiamo trovato un accordo. Non potevano certo regalarcela, anche perchè in quel periodo avevano addosso il tribunale che controllava tutte le loro questioni economiche, ma hanno accettato la valutazione che noi abbiamo fatto per la cripta e per l’area di 3.500 metri, oggi delimitata da muretto a secco e rete. Il costo dell’operazione (17.500 euro) è stato sostenuto dalla Regione attraverso un apposito bando per l’acquisto di beni culturali vincolati. Nel novembre 2018, poi, il tornado portò distruzione anche in quell’area e, sempre grazie ad un bando della Regione, abbiamo avuto un piccolo finanziamento che ci ha consentito di rimettere tutto a posto. Il primo giorno di lavori, nel corso della disimpermealizzazione da asfalto e cemento, forse per le vibrazioni, è collassata la pensilina che collegava gli uffici e l’opificio della Filanto. Fortunatamente quel giorno gli uffici erano chiusi e nessuno si è fatto male. Il crollo della pensilina ha fatto emergere in maniera ancora più evidente le criticità dei pilastri degli uffici, così abbiamo emesso un’ordinanza di messa in sicurezza. Dopo una serie di incontri tra le parti, la proprietà ha optato per la demolizione di quell’edificio anni ’70».


Il sindaco di Patù Gabriele Abaterusso in redazione


NEL CENTRO STORICO


Cresce il numero di persone di altri paesi che costruiscono o acquistano abitazioni da ristrutturare a Patù.


«Non abbiamo il numero preciso ma è vero che sono in tanti ad aver scelto Patù, la nostra Marina o la nostra campagna. Posso anticipare che è stato acquistato Palazzo Pedone che verrà restaurato ed ospiterà alcune suite. Lo stesso è avvenuto e sta avvenendo ancora in altri palazzi o abitazioni del centro storico».


INFIORATA E NOTTE BIANCA


A Patù si organizzano Infiorata e Notte Bianca, due eventi che vanno aldilà dei confini del piccolo centro.


«Frutto di mesi di lavoro e di una collaborazione virtuosa tra amministrazione, parrocchia e, soprattutto, la comunità con tante persone che rinunciano ai loro pochi giorni di ferie ad agosto».


L’esempio lo dà il sindaco che ha anche fatto il parcheggiatore…


«È stato due anni fa. La nostra è una piccola comunità e tutti ci dobbiamo aiutare: se c’è bisogno non mi spiace dare una mano quando e dove è possibile. Nell’ultima edizione eravamo meglio organizzati e mi sono limitato a monitorare i lavori».


IL PNRR


Tutti in questo periodo sono alle prese con il famoso PNRR. E Patù?


«Avendo in corso la conclusione di tante opere già finanziate con la vecchia programmazione regionale, con il PNRR abbiamo un po’ frenato. Anche perché le modalità di gestione e rendicontazione sono molto complicate e non era il caso di ingolfare oltremodo i nostri uffici già sottodimensionati. Soprattutto l’Ufficio tecnico, gestito da una sola persona mentre ne occorrerebbero almeno tre. Detto questo, abbiamo ottenuto 300mila euro per servizi e infrastrutture sociali, presentando un progetto che prevede il trasporto alle marineche attiveremo il prossimo anno»), servizi agli anziani, taxi sociale, psichiatra di comunità, ecc.».


LA PARTNERSHIP CON MORCIANO DI LEUCA


C’è poi la sinergia con Morciano…


«Abbiamo scommesso insieme. Il bando è stato finanziato dal Ministero della Cultura nell’ambito del PNRR con l’avviso “Rigenerazione di piccoli siti culturali, patrimonio culturale, religioso e rurale – Attrattività dei borghi storici”. La proposta progettuale, denominata “Storie Meridiane”, è stata sviluppata dall’Associazione NarrAzioni e si articola in una serie di azioni volte alla valorizzazione del patrimonio di storia, arte, cultura e tradizioni presente nei due borghi, per delineare delle traiettorie di sviluppo sostenibile per contrastare lo spopolamento. Il finanziamento di 2 milioni e 800 mila euro ottenuto, ci consentirà di intraprendere una serie di azioni: interventi strutturali su beni culturali architettonici quali Palazzo Romano a Patù e il frantoio ipogeo comunale di Piazza San Giovanni a Morciano; digitalizzazione dei beni culturali siti sui territori comunali e miglioramento della fruibilità del Museo Civico di Archeologia di Patù; creazione e ripristino di itinerari culturali e paesaggistici, per consentire alla comunità locale di riscoprire il proprio territorio attraverso la mobilità lenta; valorizzazione di eventi culturali che abbiano come base fondante la tradizione dei luoghi (come l’Infiorata di Patù), creazione della destinazione turistica con la certificazione delle strutture ricettive che rispettano determinati criteri, creazione di un portale. Va sottolineato che Patù e Morciano sono gli unici comuni costieri finanziati in Puglia, gli altri sono tutti dell’entroterra».


IL FUTURO PROSSIMO


Sta per terminare il secondo anno del suo nuovo primo mandato. Cosa le piacerebbe portare a termine nei prossimi tre anni?


«Il Piano urbanistico, indispensabile per il futuro del paese. Mi piacerebbe, poi, completare la bonifica della ex discarica comunale. Spingeremo ancora sulla questione ambientale a partire dalla raccolta differenziata. Abbiamo stanziato nuovo fondi per incentivare lo smaltimento dell’eternit, così come insisteremo nella campagna di sensibilizzazione avviata due anni fa per gli allacci alla rete fognaria. Che sono un obbligo di legge. Per essere in regola con la direttiva comunitaria il 98% di chi è allacciato all’acquedotto deve esserlo anche alla rete fognaria».


IL RICORDO DI PAPÀ ERNESTO


Ha avuto la fortuna di avere in casa un “maestro” come suo padre. Ora porta il fardello di un’eredità pesante…


«Papà è insostituibile. Lui è stato un unicum sul territorio, non solo a livello politico ed amministrativo ma anche imprenditoriale. L’auspicio è che io, la mia squadra e la mia famiglia possiamo dimostrarci alla sua altezza in tutti i settori in cui lui si è impegnato».


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Raccoglimi

Terza edizione della raccolta delle olive organizzata da Olivami. Proiezione +100% nella produzione di olio.  Venerdì 11 ottobre raccolta a Serrano, sabato 12 ottobre molitura a Martano  

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È un’annata fortunata per gli olivicoltori che hanno scommesso sulla rinascita degli ulivi nel Salento.

Secondo Alessandro Coricciati, presidente di Olivami, si prospetta un +100% nella produzione di olio rispetto al 2023.

Produttori e contadini, dunque, sui blocchi di partenza della campagna salentina, con alberi carichi e primi frutti eccellenti da raccogliere.

L’associazione Olivami, che ha promosso l’adozione degli alberi per uscire dalla crisi provocata dalla Xylella, organizza la terza edizione di Raccoglimi: la raccolta delle olive aperta a chi ha adottato le piante, ai contadini che hanno piantato nuovi olivi e a quanti amano la campagna e le sue più antiche tradizioni.

Domani 11 ottobre, alle 9, appuntamento nelle campagne di Serrano (strada provinciale Percaccini, 338) dove i volontari di Olivami accoglieranno i partecipanti con gli attrezzi del mestiere.

L’olivicoltura rappresenta un segmento essenziale dell’agricoltura salentina e un elemento culturale imprescindibile che affonda le proprie radici in oltre duemila anni di storia e che rappresenta il simbolo della tradizione gastronomica mediterranea.

L’olio extravergine di oliva oggi racchiude le eccellenze delle varietà locali come il leccino in connessione con l’innovazione della favolosa resistente al batterio Xylella, per un territorio coltivato che va dall’entroterra al mare.

Ad oggi, grazie all’azione di Olivami, sono 38mila le piante adottate e oltre 300 gli ettari rigenerati con l’aiuto concreto ricevuto da 370 agricoltori.

Sabato 12 ottobre tutte le olive raccolte saranno portate in frantoio a Martano (frantoio Alea) per la molitura, un’altra giornata aperta a tutti per rivivere l’atmosfera della festa contadina. 

«Il processo biologico è perfetto», spiega Coricciati, «un prodotto che non ha subito lo stress idrico e che grazie alle condizioni climatiche favorevoli ha bassi trattamenti fitosanitari, ecco perché l’olio 2023/2024 sarà più buono e più competitivo sul mercato».

Si attendono dunque i risultati di un’azione strategica che, dopo molti anni difficili, tiene alte le aspettative di produzione e conferma il Salento una terra capace di rinascere grazie all’instancabile lavoro nei campi portato avanti dai custodi delle pratiche agricole.

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Colacem, rapporto di sostenibilità

130 pagine di dati, grafici, tabelle e informazioni. Investimenti ambientali per 38 milioni di euro nel triennio 2021-2023; filtri ibridi negli stabilimenti, compreso quello di Galatina, hanno permesso di migliorare ulteriormente le emissioni specifiche di polveri

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La nuova edizione del Rapporto di Sostenibilità di Colacem «testimonia l’impegno costante dell’azienda verso la sostenibilità».

Composto da oltre 130 pagine riporta dati, grafici, tabelle e informazioni ed è redatto in conformità agli standard del “Global Reporting Initiative Sustainability Reporting Standards“, secondo l’opzione “in accordance” (massimo livello di completezza).

Il documento è stato revisionato da Deloitte, società terza esaminatrice.

Nel Rapporto si citano gli investimenti ambientali per un totale di 38 milioni di euro nel triennio 2021-2023.

Lo stabilimento di Galatina

Tra questi, spiccano i sistemi di filtri ibridi installati in tutti gli stabilimenti Colacem, che hanno permesso di migliorare ulteriormente le emissioni specifiche di polveri, «da sempre ampiamente al di sotto dei limiti di legge».

Nel 2023 hanno raggiunto il livello più basso di sempre: solo 5 grammi per tonnellata di clinker.

Il documento evidenzia, inoltre, il continuo impegno di Colacem per la decarbonizzazione, attraverso interventi sul processo e sul prodotto.

L’azienda adotta sistematicamente le BAT (Best Available Techniques) nei propri stabilimenti all’avanguardia e produce cementi con un fattore di emissione ridotto, garantendo al contempo prestazioni fisico-meccaniche eccellenti.

In un’ottica di economia circolare, il 6% delle materie prime utilizzate proviene da materiali riciclati, mentre oltre il 22% dei combustibili fossili è stato sostituito con combustibili alternativi, più sostenibili.

Dal punto di vista sociale, Colacem impiega quasi 900 persone in Italia, di cui oltre il 99,5% con contratti a tempo indeterminato.

L’azienda dedica particolare attenzione alla sicurezza nei luoghi di lavoro, con importanti investimenti e una formazione continua.

Il dialogo trasparente è la base delle relazioni aperte e collaborative con tutti gli stakeholder.

«Gli stabilimenti Colacem, moderni e sicuri», ribadiscono dalla sede centrale, «sono sempre aperti a coloro che intendano visitarli, per comprendere come viene prodotto il cemento: un materiale fondamentale per lo sviluppo economico e sociale del paese e per la qualità della vita di tutti noi».

Il rapporto completo è disponibile nella sezione “Sviluppo Sostenibile” del sito web colacem.it.

PER CONSULTARE IL RAPPORTO COMPLETO DELLA COLACEM CLICCA QUI

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Mese del benessere psicologico. Ma in Puglia troppe norme mai attuate

Fino al 31 ottobre la campagna di sensibilizzazione promossa dall’Ordine regionale degli Psicologi. Il commissario dell’Ordine, Palma: «Le leggi ci sono ma non vengono attuate»

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Anche quest’anno la Puglia ospita il Mese del benessere psicologico.

Fino al 31 ottobre in programma nell’intera regione una serie di incontri, iniziative ed eventi pubblici proposti e organizzati dai professionisti finalizzati ad avvicinare la popolazione al tema della salute psicologica.

Giuseppe Luigi Palma

«Negli ultimi anni la figura dello psicologo ha assunto centralità» spiega il commissario straordinario degli psicologi pugliesi, Giuseppe Luigi Palma, «abbiamo sperimentato che la salute non è identificabile con il guarire ma investe il prendersi cura della persona nella sua totalità e nelle sue fragilità».

Anche con il costante impegno dell’Ordine degli psicologi di Puglia nell’organizzare momenti di confronto volti alla sensibilizzazione sul tema del benessere psicologico, poco è cambiato, nonostante la pandemia da Covid abbia rappresentato una lente d’ingrandimento di disagi per molto tempo ignorati.

Una recente indagine Axa afferma che una persona su tre ha problemi di salute psicologica.

E la percentuale sale al 39% tra i giovani nella fascia di età 18-24.

Questi dati sono confermati anche dall’indagine dell’Osservatorio Sanità e UniSalute: il 27% degli italiani soffre d’ansia e il 32% di tensione e nervosismo, percentuali che salgono, rispettivamente, al 34% e 40% tra gli under 30.

Un’altra indagine condotta dall’Istituto Piepoli ha evidenziato come cinque milioni di persone rinuncino ad un aiuto psicologico per mancanza di risorse economiche.

Le agenzie nazionali ed internazionali indicano la necessità di attivare una rete in grado di promuovere il benessere psicologico, fare prevenzione ed intercettare precocemente le forme di disagio potenziando i servizi territoriali.

«La Puglia avrebbe potuto essere la capofila fra le regioni, se solo avesse attuato le norme approvate da decenni» commenta lo psicologo.

Fra queste c’è la legge regionale del 28 dicembre 1994 che prevedeva l’attivazione in ogni Distretto Socio-Sanitario di Puglia di una unità operativa di assistenza psicologica territoriale.

Ma, ad oggi, su quaranta Distretti non ce n’è una!

Poi c’è la legge regionale del 16 dicembre 1998 sull’organizzazione dei dipartimenti di salute mentale, che prevede il servizio di psicologia clinica diretto da uno psicologo di II livello dirigenziale.

Anche qui ad oggi, dopo trent’anni, nessuna unità operativa complessa di psicologia clinica all’interno del DSM è attiva in Puglia!

Infine, c’è la legge regionale di Psicologia Scolastica del 2009, definita dalla Giunta regionale con regolamento da emanarsi entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge.

«Sono trascorsi oltre cinquemila giorni e il regolamento non è stato ancora approvato», sottolinea il commissario dell’ordine regionale degli psicologi, spiegando che questi inadempimenti hanno implicazioni negative rilevanti: «Il fabbisogno di psicologi viene definito da non psicologi, così come la valutazione dei dirigenti psicologi, i bisogni formativi, l’aggiornamento ECM e la difficoltà nell’espletamento di concorsi per psicologi. E nonostante recenti segnali positivi, come lo psicologo di base e il bonus psicologico, lo stato di attuazione delle norme in materia di servizi psicologici in Puglia resta deludente».

Per Giuseppe Luigi Palma non servono nuove norme ma solo la volontà di dare attuazione a quelle già esistenti: «La salute», conclude lo psicologo, «è un diritto garantito dalla nostra Costituzione e l’aumento del disagio psicologico impone ai decisori politici e agli amministratori delle istituzioni pubbliche e private un impegno straordinario per dare risposte».

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