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Attualità

Bosco di San Prospero a Parma ed Arboreto Francigeno a Tricase

In Emilia come nel basso Salento: imboschimenti molto utili per la biodiversità di cui uno nella Pianura Padana dove prevale l’Agricoltura intensiva e monoculturale e l’altro a Tricase dove vi è un abbandono costante di terreni agricoli ed un’agricoltura quasi inesistente

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Nella sua storia l’Associazione Marina Serra E.T.S. ha avuto modo di conoscere alcune iniziative molto significative del proprio territorio e di altri luoghi.


Fra queste, particolarmente interessante risulta essere il Bosco di San Prospero, alle porte di Parma, di Giancarlo Spaggiari e di suo figlio Roberto.


I signori Spaggiari hanno rinunciato alla possibilità di significativi guadagni, derivanti dalla lottizzazione di gran parte di un loro terreno di 13 ettari, per farne un’oasi naturale.


Insieme ai loro amici e ad un gruppo di volontari, Giancarlo e Roberto, usando solo carriola, vanghe e zappe, hanno piantato 17 essenze autoctone tra cui: farnie, noci, ciliegi, cornioli, noccioli, gelsi, olmi, sanguinelli, sambuchi.


Con una bella e divertente esperienza di lavoro di gruppo, «seguendo gli insegnamenti ricevuti dai propri avi», hanno realizzato un polmone verde con più di 11mila alberi, abitato da caprioli, lepri, fagiani, colombacci, scriccioli. «La sera arrivano dalla città centinaia di corvi e vengono a dormire nel Bosco», afferma contento Roberto.


Ora stanno trasformando il Bosco «in una grande fattoria didattica, con un approccio botanico, archeologico, di arte povera contadina… cibo di cultura e spirito» ed hanno già aperto una collaborazione con la Scuola Elementare e Media Albertelli di Parma.


Inoltre hanno ideato un altro progetto che prevede di ricercare semi di alberi Patriarchi o loro “figli”, provenienti da tutto il mondo, con un significato storico importante, come l’albero di Hiroshima che dovrebbe essere consegnato agli Spaggiari nei prossimi giorni, a stretto giro di posta. In questo modo vogliono dotare il Bosco di alberi che invitano a riflettere su vicende storiche da non dimenticare.


Hanno rinunciato al denaro, ma sono riusciti a realizzare per la propria comunità, e soprattutto per i ragazzi, un luogo dove, immersi nella natura e in contatto con i suoi esseri, si può imparare a godere delle sue bellezze ed a prendersene cura, scoprire una dimensione di vita diversa da quella offerta dal consumismo.


Hanno realizzato un luogo aperto, accessibile a tutti, dove si può sperimentare un senso di appartenenza alla Natura che coinvolge la sfera fisica e “spirituale” con una comunicazione profonda, alternativa a quella spesso vuota ed ossessiva che avviene via smartphone.


Sono interessati a diffondere la conoscenza di questa esperienza e intenzionati a collaborare con altre realtà simili come i tanti Orti Botanici italiani, tra cui l’Orto botanico di Lecce e quello di Padova.






Particolarmente significativo è risultato il rapporto con il dr. Giuseppe Pagano, che, quindici anni fa, a Tricase, ha realizzato su una superficie di circa 3 ettari l’Arboreto Francigeno (foto grande in alto).


L’Arboreto si compone di 4 stanze, ognuna con una fioritura per stagione, delimitate da arbusti ed alberi della macchia mediterranea; presenta alberi provenienti da ogni parte del mondo e tra questi la Quercia proveniente dal Giappone, intitolata dai botanici giapponesi all’imperatore Hiroshito.


L’esperienza della famiglia Spaggiari, come altre analoghe, dimostra come sia possibile avere aspirazioni diverse da quelle legate ai vantaggi materiali e gustare la gratificazione del dono. Indica come si può arricchire la propria esistenza di significati, costruendo, insieme agli amici, un rifugio per gli esseri viventi, umani e non, che diventa luogo di riflessione e “crescita”.


Nel modello economico attuale si cerca in tutti i modi, attraverso il disboscamento, la cementificazione, le colture con l’uso di sostane chimiche dannose e gli allevamenti intensivi, il massimo del guadagno. Non ci si preoccupa dei danni irreparabili che si arrecano alle risorse naturali e alla biodiversità, e della triste eredità che si lascia alle future generazioni. Eppure oggi i fenomeni atmosferici estremi, i cambiamenti climatici, le


desertificazioni, le stesse pandemie ci ricordano di continuo come questo uso irresponsabile delle risorse sia insostenibile e come siano minacciate le condizioni di sopravvivenza della stessa specie umana.


Vi è il bisogno di un urgente e profondo cambiamento anche culturale. E l’iniziativa del Bosco dei signori Spaggiari e dei loro amici rende vissuta una nuova Cultura, che si basa sulla consapevolezza che il Pianeta Terra è la nostra “Casa Comune”, quindi dobbiamo prendercene cura, conservarla e costruire un rapporto rispettoso con tutti gli esseri che la abitano.


L’Associazione Marina Serra ha maturato la stessa Cultura e cerca con analoghe iniziative di affermarla.


Nella consapevolezza che è importante unire gli sforzi e nella convinzione che solo grazie all’apporto di tutti si può operare il grande cambiamento oggi necessario, l’associazione promuove relazioni di collaborazione con altre associazioni, cittadini e istituzioni e con tutti coloro che condividono le stesse idealità.


Angelo Chiuri


Attualità

Parabita: vinti 65mila euro al Lotto

Con sei ambi, quattro terni e una quaterna, è la vincita più alta delle tre che hanno segnato il lunedì pugliese per un totale di quasi 130mila euro

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Giocata fortunata in Puglia.

Ieri, come riporta Agipronews è stata infatti realizzata una tripletta da 129.750 euro totali.

Il colpo più alto di giornata, da 64.750 euro, è stato centrato a Parabita, con sei ambi, quattro terni e una quaterna.

Dopo i complimenti al vincitore, come sempre facciamo da queste colonne, raccomandiamo a tutti gli altri di giocare con parsimonia, secondo le possibilità di ognuno, stando attenti che il gioco non si trasformi in dipendenza.

Ricordando che la ludopatia è una malattia vera e rischia di rovinare la vita di chi gioca compulsivamente e dei suoi cari.

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La nuova vita del Ponte Ciolo

Una storia di eccellenza per l’ingegneria salentina: il recupero dell’infrastruttura simbolo del Salento in un incontro di studi a Ecotekne.  Storia, sfide strutturali e caratteristiche tecniche dell’intervento di ripristino del Ponte Ciolo saranno al centro di una giornata di studi voluta a Ecotekne dal Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione di UniSalento, Ordine degli Ingegneri di Lecce e Mapei, nel ricordo dell’ing. Rocco Merico, tra i fautori del rilancio dell’infrastruttura

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Si parlerà di risanamento strutturale e consolidamento delle fondamenta, rinforzo sismico, nuove sezioni, impermeabilizzazione e rinnovo delle finiture.

L’impegno progettuale e il complesso intervento per salvare dal degrado, mettere in sicurezza e allungare di un secolo la vita del Ponte Ciolo, l’imponente infrastruttura viaria che si estende per 60 metri tra le due sponde di una profonda gola su una baia mozzafiato a Gagliano del Capo, opera d’ingegneria ed elemento paesaggistico di forte attrattiva turistica, saranno al centro della giornata di studi “La nuova vita del Ponte Ciolo. Una storia di eccellenza per l’ingegneria salentina”.

Giornata di studi che sarà ospitata, domani, giovedì 3 luglio, dalle 15, dal Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione – Aula Y1 – Edificio “Angelo Rizzo”, del Complesso Ecotekne.

L’iniziativa offre l’occasione per commemorare con gratitudine e rispetto l’ing. Rocco Merico, prematuramente scomparso a causa del Covid, tra i primi sostenitori del rilancio dell’infrastruttura.

Introdurranno i lavori, i saluti istituzionali di: Maria Antonietta Aiello, Pro Rettrice di UniSalento e Antonio Ficarella, direttore del Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione; Sergio Colitta per la Provincia di Lecce; Gianfranco Melcarne, sindaco di Gagliano del Capo; Massimiliano Antichi di Mapei spa; Francesco Micelli, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Lecce.

Si entrerà nel vivo con le relazioni tecniche su gestazione e caratteristiche dell’intervento portato a termine in 13 mesi.

Rispettivamente su “Ruolo della digitalizzazione nella valutazione strutturale dei ponti esistenti” e su “La sicurezza strutturale dei ponti in calcestruzzo armato: tra eventi estremi e degrado”.

Relazioneranno Daniele Perrone e Gianni Blasi, docenti di Tecnica delle Costruzioni a UniSalento; su “La sostenibilità per un’edilizia responsabile” e “Il contributo dei materiali per la nuova vita del Ponte Ciolo”, le relazioni dei rappresentanti di Mapei,  l’Area Manager Area Sud Massimiliano Antichi e il responsabile Grandi Progetti Gianmario Dispoto; infine, i progettisti Claudio Giancane e Silvia Giancane riferiranno rispettivamente su “La rinascita del Ponte Ciolo: problematiche e interventi” e “La modellazione FEM per l’adeguamento sismico e strutturale del Ponte Ciolo”.

Il presidente Francesco Micelli a nome del Consiglio dell’Ordine degli Ingegneri salentino ha espresso «profonda soddisfazione per la nuova vita del Ponte Ciolo, che ha riacquistato la sua piena funzione strutturale e viaria, restituendo al territorio un’infrastruttura di valore identitario, strategico e paesaggistico».

«La rinascita del ponte», ha aggiunto, «rappresenta un esempio virtuoso di ingegneria al servizio della collettività e di visione orientata al futuro della professione. Con questo spirito è stata pensata la giornata di studi, che abbiamo voluto dedicare alla memoria del collega Rocco Merico, il cui impegno e la cui passione continuano a ispirare la nostra comunità professionale».

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Attualità

Forno crematorio a Caprarica di Lecce? «Si valutino benefici e costi»

Il consigliere regionale Basile (FdI), a margine della Commissione Ambiente: «Non esiste un’emergenza tumulazioni, quindi, non vedo benefici a fronte dei “costi” ambientali»

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Continua a far discutere la possibile realizzazione di un forno crematorio a Caprarica di Lecce.

Questa volta registriamo l’intervento del consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Dino Basile, a margine della riunione della Commissione Ambiente

«La scelta della cremazione è una scelta personale, a volte dettata anche da motivi economici», premette Basile, «quindi non si può essere a favore o contro la pratica funeraria, ma è evidente che la costruzione di un forno crematorio a Caprarica di Lecce, una comunità di poco più di 2.200 persone, qualche riflessione su costi e benefici la impone».

Dino Basile (FdI)

«Oggi in Commissione Ambiente», racconta, «non è stato neppure possibile entrare nel merito del possibile inquinamento, perché l’ARPA ha sostenuto di non aver ancora visionato il progetto, ma ci siamo soffermati sugli aspetti legislativi esistenti, ma mai attuati».

Nel 2008, infatti, il Consiglio regionale approvò una legge in in materia di attività funeraria, cremazione e dispersione delle ceneri, che prevedeva l’adozione di un programma che definiva anche la localizzazione dei forni crematori, in assenza di questa, però, e nonostante siano passati 17 anni, la richiesta di costruire nuovi impianti è andata avanti in molti centri pugliesi, un po’ a macchia di leopardo.

«Difficile, nel caso di Caprarica», aggiunge il consigliere regionale, «limitarsi a sollecitare l’attuazione di una legge regionale, che pure è necessaria. In questo caso ci sarebbe da chiedersi: se i costi di dover sopportare nelle vicinanze del centro abitato i fumi (anche controllati) della cremazione siano giustificati a fronte di una situazione dove non vi è un’emergenza tumulazione, visto che mi risulta che vi siano loculi a sufficienza per ospitare nuovi decessi».

Insomma, peer dirla come Basile, sarebbero giustificati solo laddove vi è un’emergenza: «Faccio un esempio: io non sono favorevole (tout-court) ai dissalatori, perché andrebbe fatta una programmazione ma, di fronte a un’emergenza, per alleviare la sete degli agricoltori, sarei favorevole anche alla costruzione. In questo caso, però, chiediamocelo: vi è un’emergenza?».

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