Attualità
Cambiamenti climatici: che ne sarà del Salento?
Intervista al Prof. Piero Lionello dell’Università del Salento, esperto della dinamica del clima a scala regionale e ricercatore presso il Centro Euro Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici
La tematica dei cambiamenti climatici, riconosciuta l’estrema importanza che riveste, può essere, a buon diritto, considerata uno dei temi più caldi del panorama politico e scientifico mondiale, oltre ad essere tra gli argomenti più discussi, tutt’ora oggetto di aspre polemiche.
Le attività antropiche hanno in epoca recente compromesso la naturale variabilità del clima, alterando i valori medi e gli intervalli entro cui si verificano i fenomeni atmosferici, originando i cosiddetti cambiamenti climatici. Probabilmente nei primi momenti in cui tale problematica è emersa era ritenuta qualcosa di lontano dalla sfera locale, tale da non coinvolgere le popolazioni nella loro quotidianità. Tuttavia, l’intensificazione di eventi estremi (quali alluvioni, siccità, eventi precipitativi concentrati, grandinate, esondazioni, sbalzi improvvisi e bruschi di temperatura, ecc.) che si è verificata negli ultimi anni ha determinato un’accresciuta attenzione sulle tematiche inerenti i mutamenti climatici anche da parte della società civile. In aggiunta, le indagini effettuate hanno messo in evidenza che il territorio italiano, data la sua particolare conformazione orografica e l’elevato livello di urbanizzazione delle aree collinari e costiere, è particolarmente sensibile a tali fenomeni.
Tra le diverse conseguenze che gli eventi imputabili ai cambiamenti climatici hanno avuto sull’ambiente naturale, di sicuro l’agricoltura è da considerarsi il settore maggiormente impattato da tali manifestazioni. I cambiamenti climatici, incidendo sensibilmente sulle rese colturali e sulla loro variabilità interannuale, possono condizionare la loro tradizionale distribuzione territoriale specialmente nell’area mediterranea provocando seri danni con conseguente perdita delle produzioni. Un altro settore connesso all’agricoltura ma parimenti meritevole di particolare attenzione è l’elemento risorsa idrica. Le conseguenze sul ciclo idrogeologico e, quindi, sulla disponibilità e sulla distribuzione spazio-temporale delle risorse idriche può essere considerato uno degli scenari di cambiamento più preoccupanti.
Su questa tematica così attuale e inquietante sono stati pubblicati sulla rivista scientifica “Agricultural Water Management” due importantissimi studi (“Impacts of climate change on olive crop evapotranspiration and irrigation requirements in the Mediterranean region” e “Climate change and Mediterranean agriculture: Impacts on winter wheat and tomato crop evapotranspiration, irrigation requirements and yield ”) che vedono tra gli autorevoli autori il Prof. Piero Lionello dell’Università del Salento esperto della dinamica del clima a scale regionale e ricercatore presso il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC). Il primo lavoro “è incentrato sui potenziali impatti del cambiamento climatico sulla crescita dell’olivo e prende in esame le possibili alterazioni cui possono andare incontro le aree coltivate, i principali eventi del ciclo vitale delle piante (date fenologiche), e altri parametri come l’evapotraspirazione e le esigenze d’irrigazione delle colture. I risultati hanno evidenziato come le aree coltivabili adatte alla crescita dell’olivo potrebbero estendersi del 25% nell’arco di 50 anni, mentre è previsto un aumento dell’evapotraspirazione e dei consumi di acqua per l’irrigazione (rispettivamente, dell’8% e del 18,5%) in tutto il Mediterraneo. In futuro, la coltivazione dell’olivo sfruttando le sole precipitazioni potrebbe non essere più praticabile”. Il secondo “riguarda gli impatti sul pomodoro e sul grano. Gli impatti dei cambiamenti climatici sono in questo caso assai variabili a seconda delle diverse varietà coltivate e delle diverse regioni prese in esame; nuove aree coltivabili potrebbero in particolare estendersi soprattutto nei Paesi del nord del Mediterraneo, mentre gli impatti causati dalla prevista riduzione delle precipitazioni sembrano interessare soprattutto le colture invernali – primaverili”.
Tornando ai presunti cambiamenti climatici, il Prof. Lionello spiega come “le ondate di calore e l’aumento di temperatura in generale sono un’anticipazione di un cambiamento climatico futuro. Per altri eventi questo tipo di attribuzione tra quello che osserviamo ora e il cambiamento climatico è molto più incerta: la statistica di questi eventi non si discosta ancora sufficientemente dalla normalità (ovvero dal passato) da poterci garantire che ciò che vediamo ora è l’effetto del cambiamento climatico. Per la temperatura si, per le piogge ancora no. Lo potremo affermare, forse, tra un paio di decadi. Potrà variare a seconda dei luoghi, ma ciò non significa che non sarà un effetto reale. In generale, frasi del tipo “è caduta la frana a causa del cambiamento climatico” non hanno fondamento scientifico”.
Il bacino del Mediterraneo, così come il territorio salentino, presenta condizioni climatiche particolarmente adatte alla coltivazione dell’ulivo, che riveste una grande importanza socio-economica nella nostra regione. Cosa è emerso a tal proposito dalle sue ricerche? “Il cambiamento climatico potrebbe cambiare il rendimento delle olive e accrescere il fabbisogno idrico necessario per la sua coltivazione. Da un lato c’è questo effetto locale potenziale (che significa aumentare i costi e quindi diminuire un po’ la produzione), dall’altro, altre zone potrebbero diventare più adatte di quanto non siano ora alla coltivazione dell’ulivo. È in corso una transizione in cui è molto importante mantenere una certa flessibilità e monitorare non solo quello che avviene localmente, ma anche quello che avviene su una scala geografica più ampia. La progressiva diminuzione delle risorse idriche, associata all’aumento di temperatura, potrebbe compromettere la resa in termini economici della coltivazione dell’ulivo in tutta la fascia meridionale della regione Mediterranea e renderla proficua in zone più a Nord, che probabilmente non avranno il problema di una diminuzione delle risorse idriche”.
Dalle analisi condotte si può parlare di segnali in generale positivi per le future coltivazioni di pomodoro e frumento? “Le stime che si fanno si basano su delle semplificazioni piuttosto importanti, offrono delle indicazioni e devono essere percepite come indicazioni di criticità o di non criticità. Per il pomodoro è importante l’irrigazione, per il frumento un po’ meno. Resta sempre l’avvertimento che gli scenari attuali sono scenari globali, per cui non bisogna solo guardare quello che succede a livello locale, ma anche le scelte e l’evoluzione del clima altrove. Come sempre in un periodo di crisi, la flessibilità è un’arma vincente per gli organismi, per gli ecosistemi, per le società e per gli individui (e coltivatori). E’ necessario fare attenzione su una scala più alta”.
Alla luce della situazione globale e delle tendenze attuali dello sviluppo economico i risultati dei vostri lavori sono confortanti o scoraggianti? Né l’uno né l’altro, direi ancora di fare attenzione, ci sono delle criticità, c’è chi potenzialmente ci guadagna e chi potenzialmente ci rimette. Una risorsa essenziale per l’ambiente e fondamentale per la sua caratterizzazione, ma soprattutto per l’agricoltura, è l’acqua. Essa conta, in misura diversa, però forse anche di più della temperatura, anche se poi l’acqua è trasportabile e la temperatura no. Da questo punto di vista il cambiamento climatico è estremamente iniquo, nel senso che sottrarrà acqua nella regione mediterraneo a chi ne ha poca e continuerà a darla o ne darà di più a chi già ne ha tanta. Tutta la fascia a sud del Mediterraneo che coinvolge marginalmente la Puglia, che è al centro e dunque border line, vedrà le proprie risorse idriche ulteriormente diminuire. A regioni povere come il Medio Oriente, già classificate come situazioni di povertà dal punto di vista delle risorse idriche, andrà ancora peggio. In un contesto globale vincerà chi è già avvantaggiato dall’evoluzione del clima, ma soprattutto chi avrà le risorse economiche, l’intelligenza e la lungimiranza per adattarsi. Di sicuro per i paesi poveri potrebbe essere uno stress difficile da gestire con le proprie risorse tecnologiche ed ambientali”.
L’ulivo e l’agricoltura salentina
Lo scenario ad ulivo che da generazioni connota il nostro territorio, potrebbe considerarsi seriamente minacciato dai temuti cambiamenti climatici (oltre che dal purtroppo tristemente noto batterio Xylella che sta flagellando questa specie autoctona)? “È presto per dirlo. In un contesto di sempre maggiore concorrenza e di sempre minori risorse è importante che il mercato ed i coltivatori sviluppino le strategie per continuare a mantenere un prodotto di alta competitività e di alta qualità. Se avessi degli ulivi non penserei adesso di doverli sostituire con un’altra coltivazione, però sicuramente è necessario monitorare la situazione, prestare attenzione a dei segnali perché ci possono essere delle criticità ed ovviamente il sistema ha dei tempi di reazione, da tutti i punti di vista, quindi monitorare e prevedere. Questo soprattutto alla luce del fatto che quando i segnali saranno evidenti è possibile sia già troppo tardi”.
Batteri killer, cambiamenti climatici, ecc., sono segnali che la natura ci sta mandando? “Il problema non può più essere ignorato e l’accurata gestione delle risorse è fondamentale”. Volendo spiegare la situazione ai nostri contadini utilizzerebbe un tono allarmistico o sostanzialmente rassicurante riguardo al futuro delle culture di frumento, pomodoro ed ulivo? “L’allarmismo è sempre da evitare, però non sarei neanche rassicurante, perché l’inerzia potrebbe un domani avere delle gravi conseguenze. Occorre prestare molta attenzione e non dare per scontato che condizioni favorevoli ambientali ed economiche continueranno ad esserci per sempre. Non si può dare per scontato che le risorse idriche saranno disponibili nella misura in cui lo sono ora. La Puglia importa acqua, perché guardando il bilancio idrico, la regione perde acqua e deve importarla. In questo contesto, considerazioni che permettono di valutare quanta acqua si potrebbe importare, andrebbero valutate con anticipo”.
I comportamenti di ognuno di noi possono incidere? “La società è fatta di tanti individui, il comportamento individuale è parte delle risposte sociali, ma sempre organizzate”.
Come vede il futuro del territorio salentino? “Un contesto di cambiamento è anche un contesto di opportunità: se siamo intelligenti potremmo tra 10 o 20 anni essere in condizioni migliori delle attuali. Si potrebbero avere delle opportunità nuove per migliorare le condizioni economiche, sociali ed ambientali. Se non faremo nulla, di sicuro staremo peggio. Le prospettive possono essere buone se ci comportiamo con intelligenza”. Non abbiamo superato dunque il punto di non ritorno? “No, non lo abbiamo superato, non dovessimo correggere la rotta, però, tra dieci anni potrebbe anche succedere”.
Donatella Valente
Attualità
La precisazione dell’Ordine dei Medici sulle certificazioni d’invalidità e il pagamento
In particolare, l’articolo 54 stabilisce che il compenso per le prestazioni professionali debba essere equo e proporzionato alla complessità dell’atto, ai mezzi impiegati e al tempo necessario per l’esecuzione…
Riceviamo e Pubblichiamo
Certificazioni di invalidità civile – Precisazioni dell’Ordine dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Lecce
In relazione alle recenti prese di posizione della Cgil e della Fp Cgil di Lecce, in merito al rilascio dei certificati di invalidità civile, l’Ordine dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Lecce ritiene opportuno fornire chiarimenti utili a garantire una corretta informazione ai cittadini e a ricondurre il confronto nell’ambito delle norme vigenti e dei principi deontologici.
Il presidente dell’Ordine, Antonio Giovanni De Maria, richiama innanzitutto quanto previsto dal Codice di deontologia medica. In particolare, l’articolo 54 stabilisce che il compenso per le prestazioni professionali debba essere equo e proporzionato alla complessità dell’atto, ai mezzi impiegati e al tempo necessario per l’esecuzione, e che lo stesso debba essere comunicato preventivamente all’assistito.
La normativa deontologica consente inoltre al medico di prestare gratuitamente la propria opera, qualora le condizioni lo permettano, a condizione che ciò non configuri concorrenza sleale o indebito accaparramento di clientela.
Il presidente evidenzia, inoltre, che la legislazione nazionale vigente non attribuisce agli Ordini professionali alcun potere di determinare o imporre tariffe, né minime né massime.
L’abolizione delle tariffe professionali, sancita dall’articolo 9 del decreto legge 24 gennaio 2012 n. 1, impedisce qualsiasi fissazione vincolante dei compensi da parte degli Ordini. In tale quadro, eventuali accordi sottoscritti a livello territoriale con le organizzazioni sindacali devono intendersi esclusivamente come indicazioni orientative, prive di efficacia cogente.
Con riferimento alla certificazione di invalidità civile, De Maria sottolinea che essa rientra a pieno titolo nell’ambito della libera professione medica e comporta un’assunzione diretta di responsabilità da parte del medico certificatore.
Il professionista, infatti, è chiamato a condividere e attestare il contenuto diagnostico della documentazione clinica allegata, quali diagnosi specialistiche o certificazioni di dimissione ospedaliera, assumendone piena responsabilità sotto il profilo professionale e deontologico. In questo contesto, l’eventuale variazione dei compensi richiesti da alcuni professionisti è da ricondurre all’aumentata complessità dell’atto certificativo e al maggiore tempo necessario per la sua compilazione rispetto al passato.
È fondamentale, precisa il presidente, evitare che si diffonda l’idea di una contrapposizione tra medici e cittadini o che i professionisti della salute possano essere percepiti come un ostacolo al riconoscimento dei diritti delle persone con disabilità. L’azione del medico è orientata alla tutela della salute e dei diritti dell’assistito, nel rispetto delle regole e della responsabilità professionale.
L’Ordine dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Lecce ribadisce infine la propria disponibilità al confronto istituzionale e alla collaborazione con tutte le parti coinvolte, con l’obiettivo di garantire chiarezza, uniformità di informazione e tutela dei cittadini, in particolare di quelli in condizioni di maggiore fragilità.
Attualità
Tre ragazzi dalle mani d’oro: miniature e presepi rifulgono nei dettagli
Il successo ottenuto ha già però posto le basi per nuove e più ampie collaborazioni fuori regione, aprendo scenari promettenti per il futuro…
Dalla passione condivisa di tre amici nasce RKR, una realtà artistica tutta salentina che sta conquistando pubblico e addetti ai lavori grazie a un linguaggio originale, capace di fondere tradizione, innovazione e narrazione visiva.
Roberta Esposito e Roberto Memmi, entrambi di Casarano, insieme a Katia Luzio di Serrano, hanno trasformato il loro amore per la bellezza e l’artigianato in un progetto creativo che parla al cuore attraverso opere minuziose e altamente evocative.
La maestria di questi ragazzi si distingue per la capacità di muoversi con naturalezza tra diverse forme d’arte: dalle miniature, dove la precisione della piccola scala diventa espressione di grande bravura, alla presepistica, reinterpretata con realismo ed emozione, fino ai diorami, veri e propri mondi immersivi in grado di raccontare storie complesse in pochi centimetri. Ogni creazione nasce sempre ed interamente a mano, utilizzando materiali autentici, ed è arricchita da una progettazione 3D estremamente accurata, che consente di raggiungere livelli di dettaglio altrimenti impossibili.
La tecnologia però non sostituisce certo l’anima artigianale, ma la valorizza. Le opere vengono dipinte a mano con grande cura, per dare profondità e carattere a ogni figura, mentre la stampa 3D permette di realizzare miniature e soggetti altamente personalizzabili. È così che prende forma un’“arte fatta su misura”, in cui ogni lavoro diventa unico e irripetibile.
Uno degli aspetti più apprezzati del progetto è infatti la possibilità di personalizzazione dei personaggi, sapendo realizzare ritratti miniaturizzati che immortalano persone reali, familiari o figure significative, trasformandole in protagonisti di presepi e diorami o in opere da esporre in qualsiasi contesto. Un modo originale e intimo di rendere l’arte parte della propria storia personale.
Le opere di “RKR” sono attualmente esposte in diverse mostre locali, a testimonianza di un percorso in costante crescita.
A Casarano, presso Palazzo D’Elia, e a Matino, nel suggestivo Frantoio ipogeo all’interno del Presepe Vivente, le installazioni sono visitabili nei fine settimana e nei giorni festivi.
A Ugento, il Museo Diocesano ospita alcune creazioni del collettivo, mentre a Cannole, presso Masseria Torcito e partecipando al Presepe Vivente allestito nel Parco di Torcito, visitabile il 4, 5 e 6 gennaio 2026, dalle 17:00 alle 20:00.
Un traguardo particolarmente significativo è arrivato poi con la selezione di due opere per la storica Mostra d’Arte Presepiale “Città di Salerno”, giunta alla sua XXXI edizione e capace di attirare ogni anno decine di migliaia di visitatori. Un riconoscimento importante non solo per l’impegno di questi ragazzi ma per l’intera arte presepiale salentina, accolta con entusiasmo in una delle capitali italiane di questa tradizione (e, siccome nessuno è profeta in patria, fra i mille complimenti, attestazioni ed interessamenti è mancato purtroppo proprio quello della propria cittadina).
Il successo ottenuto ha già però posto le basi per nuove e più ampie collaborazioni fuori regione, aprendo scenari promettenti per il futuro. Un percorso che conferma come il presepe salentino possa ritagliarsi un ruolo di primo piano nel panorama artistico nazionale, continuando a rinnovarsi senza perdere la propria identità.
Attualità
Casarano, l’Associazione Placemaking boccia i lavori in centro
Placemaking una preparazione professionale ce l’ha e, in maniera documentata, interviene nel dibattito di questi lavori (che, ricordiamolo, sono finanziati con fondi PNRR per circa 3,5 milioni di Euro).
di Antonio Memmi
Quando iniziarono lavori di Piazza San Domenico e giardini William Ingrosso a Casarano, il mondo era diverso: Trump non era stato ancora rieletto, non era ancora cominciato il conflitto israelo-palestinese e chat GBT era riservata a pochi eletti.
Si sa: i lavori pubblici non finiscono, entrano nella leggenda.
In un modo o nell’altro però, fra imprecazioni dei cittadini ed esercizi commerciali chiusi (anche) per l’impossibilità di raggiungerli, pare che almeno i primi abbiano trovato una conclusione. Tutti quindi contenti? Assolutamente NO!
I commenti sui social si rincorrono fra coloro che ne parlano male (tanti) e coloro che vedono qualcosa di positivo (pochi) ma, come sempre accade sui social, la maggior parte dei commentatori non ha alcuna preparazione tecnico artistica per parlare ed il tutto rimane confinato nel gradimentopersonale.
L’Associazione Placemaking invece una preparazione professionale ce l’ha e, in maniera documentata, interviene nel dibattito di questi lavori (che, ricordiamolo, sono finanziati con fondi PNRR per circa 3,5 milioni di Euro).
Nel documento, firmato dalla presidente arch. Loredana Manco, l’Associazione solleva una critica tecnica e civica, non politica, al metodo progettuale adottato e agli esiti degliinterventi.
Il nodo centrale è l’assenza di una reale coprogettazione con i cittadini: le piazze, secondo l’associazione, non sono semplici superfici da pavimentare, ma luoghi sociali, storici e simbolici che richiedono ascolto e partecipazione autentica.
Viene ricordato come le normative nazionali ed europee, comprese quelle legate al PNRR, promuovano processi partecipativi strutturati e trasparenti, non consultazioni di facciata ed evidenzia inoltre che i fondi PNRR non sono “regali”, ma debito pubblico che graverà sulle future generazioni, rendendo ancora più necessaria una visione strategica di lungo periodo.
Secondo Placemaking Casarano, i due interventi si sono invece limitati a una riqualificazione estetica, senza creare nuove funzioni, opportunità sociali o sviluppo economico, e particolarmente critiche sono le valutazioni su Piazza Umberto I, dove la fontana viene definita un elemento puramente scenografico, e su Piazza San Domenico, giudicata invece priva di una logica urbana, mancando allineamenti, assi civici e gerarchie spaziali.
Un altro punto centrale è poi l’assenza quasi totale di verde, ritenuto un grave errore in termini di sostenibilità climatica e qualità dello spazio pubblico così come viene criticata anche la demolizione del bar storico, sostituito poi da un edificio anonimo, considerato uno strappo all’identità del luogo.
L’Associazione infine contesta le modifiche alla viabilità e la discrepanza tra il progetto realizzato e quello presentato, sottolineando come la piazza rischi di perdere il suo significato simbolico; il tutto porta quindi verso una conclusione che è una bocciatura netta: le critiche, aggiunge, non sono un attacco politico, ma un atto di cittadinanza attiva.
E così, dopo anni in cui si attende l’inaugurazione più come una liberazione, si comprende come non sempre ciò che dura a lungo lascia il segno… qualche volta lascia solo domande.
-
Cronaca1 settimana faRitrovata senza vita in casa una 67enne a Tricase: vani i soccorsi
-
Attualità3 settimane faTricase e Lecce fra i migliori ospedali, secondo l’Agenas
-
Attualità2 settimane faLuca Abete: “Il figlio di Capitan Findus è a Tricase Porto”
-
Cronaca3 settimane faColtelli, furti e inseguimenti: di notte con i carabinieri
-
Cronaca4 settimane faBrutto scontro all’incrocio: due auto ko a Tricase
-
Attualità4 settimane faTricase, è ufficiale: Vincenzo Chiuri candidato sindaco
-
Attualità4 settimane faA Tiggiano 60 anni dopo
-
Cronaca4 settimane faDoppio furto d’auto, tre arresti

