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Turismo, Loredana Capone: “Siamo neonati ma stiamo crescendo”

Intervista esclusiva all’assessore regionale al turismo: “Pensiamo di confermare il trend di crescita degli ultimi tre anni avvicinandoci a regioni turistiche più mature della nostra. Puntiamo su enogastronomia, cultura, wedding, natura, sport e congressi

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Il flusso del turismo è un costante andamento lento. Come la marea, di anno in anno, continua inesorabile a salire ed a tracimare a riva bello e brutto del Salento; vitalità ed  inerzia, croce e delizia.


Sebbene i favorevoli ultimi dati (che ci danno in continua crescita) è indubbio che noi salentini dovremmo farci un contrito esame di coscienza: nonostante le reiterate denunce e le (poche) multe, continuiamo ad insozzare e deturpare la campagna, le coste e le strade della nostra terra; seguitiamo a perpetrare la politica dell’individualismo, costruendo (spesso) dove non si dovrebbe o, grazie al nostro ego, ci “curiamo il nostro orticello”, non capendo che prima o poi la “feccia del vicino” invaderà anche il nostro appezzamento. Se è assodato che, come spiega nell’intervista l’assessore regionale Loredana Capone, “il sistema turismo è ancora giovane e, a volte, improvvisato”, è pur vero che noi “giovani Tafazzi” godiamo nell’auto flagellarci e difficilmente cambiamo atteggiamento. Basta scorgere le denunce della Guardia di Finanza o i dati della raccolta differenziata per fare un tuffo nello spietato realismo, eppure non perdiamo occasione per pavoneggiarci, davanti all’ignorante turista, delle bellezze della nostra terra, del nostro mare, del nostro Salento. Se a tali considerazioni seguissero altrettante scosse di sano civismo, forse il nostro sistema ne gioverebbe e, se denunciassimo più spesso, anche senza farci scudo dell’anonimato, tutto e tutti potremmo beneficarne, potremmo correggere quegli errori di gioventù in una sana e durevole maturità di cui tutti potremmo beneficiare. È con questo spirito che abbiamo chiesto all’assessore regionale al turismo, Loredana Capone, di rispondere, senza freno al alcune domande. 


Dai primi dati provvisori dell’osservatorio sul turismo di Pugliapromozione, arrivano buone notizie: rispetto al primo trimestre dell’anno precedente, arrivi e presenze risultano cresciuti del +4,5 per cento e del +9 per cento (+11% e + 13 per gli stranieri). Quali le aspettative per la stagione in arrivo?


“Le premesse ci sono tutte perché si possa prevedere una stagione straordinaria e lo dimostra proprio la crescita dei primi mesi dell’anno, che sono normalmente ancora i più “tiepidi” dal punto di vista dell’incoming turistico. E di questi giorni la notizia della Puglia protagonista dell’estate italiana secondo Trip Advisor  che, a seguito della sua consueta Summer Vacations Value Report,  elegge nel 2018 la Puglia prima destinazione in Italia con ben tre località fra le top ten italiane: Ugento in seconda posizione, Porto Cesareo (7°) e Vieste (8°). Pensiamo di confermare il trend di crescita che negli ultimi tre anni sta portando la Puglia, da un lato ad allungare la stagione e dall’altro ad avvicinarsi alle cifre di regioni turistiche più mature di noi che siamo ancora neonati in questo settore. La Puglia d’altronde è sempre più collegata con le capitali europee. A giugno e luglio da Bari partiranno i nuovi voli per Mosca, Parigi, Londra Luton e Vienna, mentre da Brindisi per Vienna, Venezia e due voli con Easy Jet e Laudamotion per Berlino che rappresentano un importante conquista per il Salento. Consiglio anche agli operatori salentini di considerare, come opportunità, i mercati spagnolo, russo e polacco, in grande crescita e di attrezzarsi per il mercato cinese, perché stiamo chiudendo un accordo con il più grande tour operator di Stato cinese. La Regione sta facendo il massimo come strategia e come iniziativa politica, rendendo più accoglienti gli aeroporti e Brindisi, nel prossimo mese, avrà un nuovo look nell’infopoint, e nuovi interventi di accoglienza anche culturale per i passeggeri”.


Una volta si diceva che la “torta” del turismo fosse in gran parte una questione da dividere a fette tra Otranto e Gallipoli con le briciole da spartire sul resto del territorio. Oggi si è aggiunta solo Lecce o la vicenda riguarda finalmente tutto il territorio provinciale?


“Tutto il Salento sta crescendo. Il territorio si presenta come un territorio perfetto per rispondere al trend internazionale che vede sempre più turisti desiderare di viaggiare in luoghi  meno conosciuti dove vivere un’esperienza autentica. E questo anche grazie all’attenzione verso i borghi, non solo quelli sul mare ma anche dell’entroterra, e ai tanti eventi che attirano sempre più cittadini e viaggiatori, come la Notte della Taranta o il Locomotive Jazz Festival per esempio. La Regione ha appena chiuso due importanti bandi che hanno selezionato eventi, spettacoli e iniziative culturali che con cadenza triennale animeranno l’intero territorio salentino e pugliese, attraendo anche viaggiatori. Ripeto: siamo neonati come destinazione turistica, ma stiamo crescendo. Anche i territori che si percepiscono fuori possono rientrare nella grande crescita turistica che stiamo avendo. Anzi le destinazioni meno affollate possono programmare il futuro evitando i rischi di overtourism soprattutto d’estate, che rappresenta una delle difficoltà che abbiamo qui in Salento guardando a un futuro di sostenibilità”.


Si è sempre detto che è indispensabile mettere le nostre bellezze a sistema. La Puglia, ed il Salento per quanto ci riguarda, hanno il mare, ma anche parchi, chiese, centri storici incantevoli, musei enogastronomia e cultura. A che punto siamo con tale processo?


“Ci stiamo lavorando con gli operatori, le altre istituzioni, i comuni. A questo servono anche gli incontri, che sono partiti proprio dal Salento, del Piano strategico Puglia 365. La realtà salentina si è mostrata molto effervescente, d’altronde, è quella che partecipa di più ai bandi regionali che riguardano il turismo. Vogliamo supportare gli sforzi dei Comuni e degli operatori nell’accoglienza; vogliamo promuovere la formazione e la competenza. Ma abbiamo la necessità di stimolare i Comuni a fare Piani del turismo, indispensabili per migliorare l’accoglienza. Ci stiamo già lavorando. Oggi avvertiamo l’esigenza di supportare il miglioramento della qualità dell’accoglienza, con incentivi a fare squadra, ad animare il territorio tutto l’anno, a tenere aperti i monumenti, a realizzare attività culturali ed eventi di spettacolo 365 giorni l’anno. In questa direzione muovono i nostri bandi. Ma fondamentale è anche, come stiamo facendo, puntare sui prodotti turistici: enogastronomia, cultura, wedding, natura, sport, congressi. Per questa ragione ci siamo dotati di esperti nazionali, uno per ciascuna categoria di prodotto, per metterli a disposizione del sistema. La Regione Puglia sta investendo molto nella valorizzazione di palazzi storici, musei e siti archeologici,  che è stata alla base della rigenerazione dei borghi della Puglia che custodiscono un patrimonio immenso, e ancora poco conosciuto. La sfida lanciata è stata: non più un euro per il restauro, senza un progetto di fruizione. Da qui la scelta di intervenire sulla infrastrutturazione complessiva del sistema culturale, ma garantendo anche la fruizione dei beni. In quest’ottica viaggia  anche il progetto “Smart In” e, in particolare, le Biblioteche di Comunità che rappresentano la più grande operazione di infrastrutturazione culturale d’Italia.


Gli albergatori e operatori del settore continuano a lamentare la lontananza dall’aeroporto di Brindisi e i collegamenti con il Salento non proprio veloci e confortevoli.

Il problema dei collegamenti interni e con l’aeroporto è reale. Con il Patto per la Puglia abbiamo finalmente stanziato i fondi per l’elettrificazione della tratta Martina Franca – Gagliano del Capo per la metropolitana di superficie che attraversa un paesaggio molto gradevole e che vive un momento di grande interesse per il turismo slow, che sarà il tema del 2019. Ma la notizia più importante è che è stato finanziato il collegamento ferroviario tra aeroporto e stazione centrale di Brindisi che consentirà, come avviene a Bari, di avere un collegamento diretto tra l’aeroporto e il Salento, senza prendere l’auto”.


Capitolo a parte per Gallipoli. Ok l’attrazione turistica ma soprattutto ad agosto la Città Bella diventa una bolgia e i continui fatti di cronaca (furti, droga e quant’altro) rischiano di comprometterne l’integrità. Cosa si potrebbe fare secondo lei?


“Tutto il sistema è ancora giovane e a volte improvvisato. Bisogna attrezzarsi per un’organizzazione più efficiente nel rispetto assoluto delle norme. È necessario puntare alla tutela di diritti dei lavoratori e alla emersione del sommerso. La nostra azione di allungamento della stagione turistica potrà servire senz’altro a ridurre la precarietà del lavoro che é uno dei problemi del settore turistico. Tutta la Puglia, e il Salento in particolare, deve puntare sulla qualità dell’offerta turistica, investendo sulla formazione, facendo squadra tra pubblico e privato e puntando molto sull’organizzazione e sui servizi. Insomma, noi stiamo crescendo rapidamente, dobbiamo farlo anche qualitativamente. E Gallipoli, a mio avviso, ha bisogno di puntare su un target turistico più elevato sviluppando un’attrazione culturale, ben possibile vista la bellezza del centro storico e la presenza di luoghi di spettacolo molto belli”.


Xylella e vicenda Tap rischiano di influire sull’immagine del Salento nei circuiti nazionali ed internazionali del turismo?


“E inutile dire che siamo molto preoccupati per la vicenda Xylella e ci auguriamo che si stia facendo tutto quanto possibile per limitare i danni. Al momento, come dimostrano i dati, non vi sono influenze sui flussi turistici, ma alla lunga i danni per il paesaggio e per l’economia dell’olio potrebbero essere disastrosi e avere un effetto anche sui flussi turistici. A mio avviso le amministrazioni dovrebbero lavorare a veri piani di rigenerazione rurale specie adesso che è possibile il reimpianto di specie non a rischio.


La TAP avrebbe meritato un sito industriale dove approdare, non certo una di tale rilevanza turistica come San Foca”.


 


Luigi Zito 


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Luglio 1931: “Quando a Tricase, sul Quadrano, c’erano le Colonie”

Una storia intrigante di un secolo fa: nasce su uno sperone roccioso, su uno dei più bei scorci di Tricase Porto. Da opificio per tabacchine a colonia, durante il fascismo; da casa al mare a discoteca nei anni 70…

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di Ercole Morciano

La costruzione conosciuta col nome di “colonie” nasce a Tricase-Porto, sul promontorio del “Quadrano”, tra fine Ottocento e primi del Novecento, come magazzino per la prima lavorazione del tabacco in foglie per conto della ditta greca Hartog & C., proveniente da Salonicco, come quella dei f.lli Allatini.

Costruire un magazzino per la lavorazione del tabacco al porto, mentre comportava indubbi benefici per la ditta proprietaria, costringeva le operaie tabacchine a portarsi da Tricase alla marina per lavorare in ogni condizione metereologica e ne siamo certi a piedi nudi, come purtroppo imponevano i tempi. 

Costruire un magazzino per la lavorazione del tabacco al porto, mentre comportava indubbi benefici per la ditta proprietaria, costringeva le operaie tabacchine a portarsi da Tricase alla marina per lavorare in ogni condizione metereologica e ne siamo certi a piedi nudi, come purtroppo imponevano i tempi.

Proprio da Tricase, dove le tabacchine erano le meno pagate della provincia e oberate dal cottimo, nel 1905 partì la protesta che infiammò tutta la Terra d’Otranto con uno sciopero che portò ad un lieve miglioramento delle paghe e all’abolizione del famigerato cottimo. 


Le tabacchine di Tricase erano “toste” e il loro vessillo scarlatto, recuperato per merito del consigliere comunale socialista Luigi Cavalieri, è ora esposto nella sala consiliare di palazzo Gallone.Tutte le donne del popolo di Tricase erano all’epoca coraggiose e determinate: nel 1917, in piena prima guerra mondiale, sfidarono le dure leggi di guerra che punivano gli assembramenti e scesero in piazza per reclamare pane, pace, lavoro e il rientro dal fronte dei loro uomini, figli-mariti-fratelli-fidanzati.

Le ditte greche Allatini e Hartog, verosimilmente in seguito agli scioperi di cui sopra, decisero di vendere i loro stabilimenti tricasini mettendo fine ad un periodo che, pur foriero di benefici, si caratterizzava per la durezza con cui le lavoratrici venivano trattate e per lo sfruttamento cui erano sottoposte. 

Quello dei F.lli Allatini fu acquistato nel 1909 dal neonato consorzio cooperativo, poi Acait, di cui diventò la sede, mentre quello della ditta Hartog, in Tricase-Porto, passò in proprietà della famiglia del direttore dell’Acait, dott. Filippo Nardi.

“Villa Nardi”, nel primo lustro degli anni ’30”, è denominato l’ex tabacchificio Hartog, costruito sullo sperone roccioso sovrastante la baia del “Quadrano” e caratterizzato da una vasta costruzione a piano terra, con vari ambienti adibiti alla lavorazione, al deposito, agli uffici e alle abitazioni.

Edificato con conci di carparo, volte a stella, vaste aree di pertinenza, su un sito tra i più panoramici di Tricase-Porto, l’ex tabacchificio, detto ufficialmente “Villa Nardi”, fu sede di colonie elio-talasso-terapiche durante il fascismo nel triennio 1932-34.

PERCHE’ LE COLONIE

Il regime fascista sosteneva il sorgere delle colonie estive per due ragioni: una di carattere socio-sanitario per prevenire e contrastare malattie dell’infanzia molto diffuse nelle classi popolari (rachitismo, tubercolosi, avitaminosi…) e l’altra di carattere propagandistico attinente l’educazione e la formazione dei cosiddetti coloni, “Balilla e Piccole Italiane”, ovviamente in gruppi separati, di forte impronta nazionalista, bellicista, con particolare riguardo al culto della personalità verso il dittatore Mussolini, in analogia con quanto avveniva già nella scuola di stato.

A Tricase-Porto vi erano state colonie elioterapiche già negli anni ’20; questa storia inizia invece nel luglio 1931 con una visita alla Colonia di Terracina, provincia di Littoria (ora Latina), dell’ispettore scolastico Raffele Valletta, presidente della Federazione della Mutualità scolastica della provincia di Lecce.

Nasce così nell’ispettore Valletta l’idea di impiantare una colonia estiva in provincia quale filiazione di quella laziale, molto lontana per mandarvi i ragazzi/e delle famiglie salentine.

Il 3 agosto 1932 egli riceve l’approvazione prefettizia che autorizza la Federazione Provinciale M.S. ad “aprire una colonia estiva per bambini/e di 7-12 anni, nella marina porto di Tricase, presso ‘Villa Nardi’ che sarà intitolata ad Achille Starace”. 

Valletta nomina direttrice l’insegnante leccese, Giovanna Astore che il 15 agosto 1932, alle 8.15, prende in carico i “coloni” dalla stazione di Lecce per “rilevare gli altri lungo le fermate della linea Lecce-Zollino-Maglie-Tricase”.

COME FUNZIONAVANO LE COLONIE

Nell’Archivio di Stato di Lecce, tra le carte riguardanti la colonia di Tricase, si conservano l’elenco dei capi del corredo necessario, l’orario delle attività e la “vittizzazione”. 

Orario: 6, sveglia; 6-7 pulizia personale; 7-7.30, primo pasto; 8-12, alla spiaggia; 12.30-13.30, secondo pasto; 13.30-16, ricreazione o riposo; 16-19, passeggiata e merenda; 19.30-20.00, terzo pasto; 20.15, silenzio. 

Ai piccoli coloni verrà somministrata: la mattina, caffè-latte, marmellata e pane; a pranzo, minestra, pietanza, frutta e pane; per merenda, pane, marmellata, od altro; a cena, pietanza, formaggio od altro, frutta e pane. 

Le carte d’archivio ci dicono che l’anno seguente la direzione passò al neo-presidente della Federazione di Lecce Michelangelo Sansonetti, che confermò il personale dell’anno precedente con i relativi incarichi.  

Risulta anche che l’assistenza medica era prestata dal dott. Alessandro Caputo, mentre quella religiosa era assicurata dal parroco di Tricase Porto, don Michele Nuccio. 

Dalla relazione finale del presidente, densa della reboante e pomposa retorica di regime, di cui si trascrivono alcuni stralci, si apprendono i particolari sulla vita della colonia: “educare i fascisti di domani come li vuole il DUCE [sic], sani, forti, disciplinati e pronti a tutto osare”; durante l’alzabandiera: “Gli occhietti [dei bambini] si levano, il braccio si alza nel saluto romano, e un nome vibra nel coro argentino; DUCE. 

Mentre una folla di passanti sosta commossa, più che incuriosita, e riverente si scopre il capo” e si ferma finché non vede di bambini rientrare in colonia “marzialmente cantando Giovinezza”. 

Le parole più altisonanti le troviamo nella esaltazione della figura di Benito Mussolini: “Finita la funzione religiosa, di ritorno [dalla chiesa] in colonia, i nostri bambini, dal canto sacro all’inno Giovinezza, passano tra due fitte ali di popolo, suscitando un delirio di entusiasmo per Colui che con tanto interesse e amore attende alla sanità della stirpe… il cui nome resta scolpito nel cuore di tutti…”. 

GLI ABUSI

Non è possibile scrivere tutto per motivi di spazio, ma si apprende dalle relazioni archiviate che non mancavano gli abusi.

Per esempio, “quando veniva l’ispettore della Mutualità, Pomarici, il pranzo era a base di aragoste che non dovevano mai mancare sulla mensa e altre ne faceva comprare, a spese della direttrice, da portare a casa”.
La direttrice poi abitava in colonia con i suoi 4 figli e tutti “si trattavano molto bene in quanto che staccavano i migliori pezzi della carne acquistata per i coloni e se la preparavano secondo i loro gusti”.
E tutto questo nonostante i controlli a sorpresa, un giorno alla settimana, del presidente Sansonetti che lasciava il figlio in colonia per vigilare: ma la direttrice “approfittava della poca esperienza del giovane” tanto che un suo “conoscente venne ad abitare nella colonia in una delle stanze riserbate alla vedova Nardi [Maria Raeli], al quale veniva somministrato clandestinamente il vitto della colonia”.
FINO A QUANDO FUNZIONO’ LA COLONIA
La colonia funzionò anche nel 1934 e doveva proseguire anche nell’anno seguente perché i moduli per l’iscrizione furono inviati dal presidente Sansonetti ai comuni della provincia l’1 maggio del 1935.
Se non che, di lì a poco, il 15 maggio, si ebbe a Tricase la rivolta, con lo sciopero delle tabacchine, la morte di 5 persone, gli arresti e tutto il resto e pertanto non risulta che quell’anno la colonia si sia tenuta.
Il fabbricato delle “colonie”, nella seconda metà degli anni ’30, cambiò di proprietà perché allo scoppio della guerra mondiale, nel giugno 1940, venne requisito per fini bellici ai nuovi proprietari: Adriana Contegiacomo in Cortese e Donato Antonaci-Dell’Abate ai cui eredi, salvo le alienazioni intercorse, appartiene ancora oggi.
Purtroppo non andarono in porto i tentativi per fare dei fabbricati una struttura turistica ma si ricorda che, nella parte Contegiacomo-Cortese, dove dal dopoguerra in poi abitarono d’estate non poche famiglie tricasine, ha funzionato negli anni ’70 una discoteca (Le Palme) molto frequentata dai giovani per ballare e ascoltare musica all’aperto, in uno dei luoghi più suggestivi di Tricase.
Ringrazio di cuore il collezionista Mario Scorrano per la foto inedita e per le carte datemi in visione.
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Aumenta la produzione dell’olio nostrano, ma la qualità come è?

I numeri, però, non sempre bastano ad un’analisi esaustiva. Ecco perché abbiamo coinvolto alcune aziende del territorio per comprendere i contorni della campagna olivicola di quest’anno…

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Confermato il previsto aumento della produzione di olio a livello nazionale di circa il 30% rispetto all’annata precedente. La nuova annata sembrerebbe buona per qualità, con il novello già disponibile.

Buona qualità anche in Salento

La resa è influenzata dalla diminuzione della produzione (-30/40% in Puglia e circa il 20% in provincia di Lecce)  ma con un aumento della qualità (e anche dei prezzi). La resa media in olio da olive varia dal 13% al 20%, ma il dato complessivo della produzione è in calo rispetto alle annate precedenti, in linea con quanto previsto da Confagricoltura.

Nel panorama complessivo, bisogna considerare che l’andamento climatico sfavorevole ha inciso in modo pesante sulla produzione di olive. Nei primi giorni di aprile, infatti, una serie di gelate improvvise ha colpito molte aree olivicole, compromettendo gran parte dei bottoni fiorali (mignole) e vanificando in buona parte le potenzialità produttive. Secondo le prime valutazioni tecniche, la flessione produttiva potrebbe essere legata anche a fattori varietali.

In particolare, la cultivar FS-17 (la “Favolosa”), che inizialmente presentava una buona prospettiva di raccolto, ha subito un crollo quasi totale della produzione a causa della cascola dei fiori non ancora aperti, verificatasi subito dopo le gelate.

I numeri, però, non sempre bastano ad un’analisi esaustiva. Ecco perché abbiamo coinvolto alcune aziende del territorio per comprendere i contorni della campagna olivicola di quest’anno.

Giacomo Palese, amministratore de L’Olivicola di Presicce–Acquarica, precisa: «La nostra è un’azienda produttrice di olive da mensa e stiamo riscontrando un’ottima qualità». Riguardo alle differenze, «le ritroviamo in termini di quantità, quest’anno abbiamo meno frutto». Gli operatori del settore salentini hanno dovuto fare i conti con le conseguenze della Xylella che «ha avuto un impatto significativo sulla nostra azienda, ha rappresentato una svolta difficile e ha messo a dura prova la sostenibilità economica, obbligandoci a ripensare completamente il modello di business. Abbiamo dovuto reinventarci e diversificare la produzione. Non potendo più contare sulle nostre olive abbiamo iniziato ad acquistare da altri produttori, mossa che ci ha permesso di mantenere una produzione continua e ci ha anche spinto a esplorare nuove strade. Un cambiamento rilevante e significativo è stata l’introduzione di nuovi prodotti come i sott’oli che in passato non trattavamo. Tale diversificazione ci ha aperto nuovi canali di mercato, diversi da quelli che conoscevamo, e ha comportato costi aggiuntivi e la necessità di finanziare nuove attività: importanti investimenti, la necessità di accedere a nuovi finanziamenti esterni e un maggiore impegno nella gestione del credito, parliamo di un accesso al credito più mirato per finanziare questi investimenti iniziali. Un percorso impegnativo che ci ha permesso di trattare prodotti che diversamente forse non avremmo trattato. Sebbene le sfide siano state tante, siamo riusciti a trovare opportunità che, a lungo termine, potrebbero rivelarsi vantaggiose per la sostenibilità economica dell’azienda. Oggi, dopo anni, siamo tornati alla lavorazione delle olive grazie ai vari reimpianti effettuati. Abbiamo reimpiantato olive leccino, perché lavorando olive da tavola riteniamo che tale cultivar sia un ottimo prodotto da mensa. Nonostante le difficoltà», conclude Palese, «questo percorso di trasformazione ci ha reso più resilienti e pronti ad affrontare sfide future».

Anche Pierangelo Tommasi di Olio Biologico Moruse di Calimera, conferma «un prodotto dalla qualità eccellente anche perché siamo stati risparmiati dall’attacco della “Mosca”». Le differenze rispetto all’anno scorso «sono notevoli ma le piante crescono di anno in anno e iniziano a produrre un po’ di più. Parliamo, però, di numeri minimi rispetto a dieci anni fa: da allora la sostenibilità economica è completamente cambiata. Prima si poteva vivere di agricoltura, adesso sono soprattutto spese. Nella speranzosa attesa di tornare ad avere i profitti di una decina di anni fa».

Nel frattempo, anche nella azienda di Calimera hanno «impiantato le varietà di Leccino e Favolosa, per la precisione 80% della prima e 20% della seconda». Colta al volo l’occasione per variegare la produzione: «Già da 4-5 anni stiamo curando una cultura di avocado. Per ora solo un piccolo appezzamento ma stiamo provvedendo ad estendere la produzione su un altro ettaro e mezzo».

Quintino Palma del Frantoio Palma di Cursi ricorda che «la raccolta 2025 è stata colpita da una gelata durante il periodo della fioritura, provocando un calo nella produzione che resta, comunque, sufficiente per un raccolto di buona qualità».

Rispetto all’ annata scorsa Palma rileva «un leggero calo di produzione sufficiente, però, a garantire il prodotto fino alla prossima campagna olearia».

Poi aggiunge: «Al momento abbiamo quasi completato i reimpianti mettendo a dimora varietà Favolosa, Leccina e Leccio del Corno (avevamo già olivi di Leccino di circa 30 anni). Purtroppo, la Xylella ha causato un crollo della redditività dell’azienda. Anche se sono stati erogati degli aiuti per i reimpianti, bisogna considerare che occorrono diversi anni prima che le piante raggiungano un target accettabile di produzione, di conseguenza siamo ancora in piena crisi. Fortunatamente», conclude Palma, «l’azienda si occupa anche di effettuare reimpianti olivicoli “chiavi in mano” per sopperire al calo di reddito post Xylella».

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Diamo i voti ai cimiteri del Salento: criticità, sufficienze ed eccellenze

Con l’avvicinarsi della Festa dei Morti abbiamo voluto verificare la situazione dei luoghi sacri dove tutti ci rechiamo in visita ai nostri cari defunti. Spesso, per come sono tenuti, nonostante la sacralità del luogo, i cimiteri sono stati oggetto di (giuste) critiche….

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Con l’avvicinarsi della Festa dei Morti abbiamo voluto verificare la situazione dei luoghi sacri dove tutti ci rechiamo in visita ai nostri cari defunti.
Spesso, per come sono tenuti, nonostante la sacralità del luogo, i cimiteri sono stati oggetto di (giuste) critiche.

Per questo a ridosso del 2 novembre abbiamo fatto un giro (random) in alcuni camposanti della provincia.

Sarà per l’avvicinarsi della ricorrenza, ma la situazione è (quasi) dappertutto decisamente confortante.

Nessun problema ad Alliste, Felline, Matino e Racale.

Negli ultimi due centri abbiamo assistito personalmente ai lavori in corso per la tosatura delle siepi e la sistemazione degli arredi a verde.

A Matino abbiamo anche incontrato il consigliere comunale Aldo De Donatis che ci ha spiegato come da tre anni sia cambiata la gestione dei servizi e la situazione oggi sia decisamente buona.

Stesso discorso per Patù, Castrignano del Capo, Leuca, Giuliano di Lecce, Salignano.

In queste ultime 4 località il servizio è (ben) curato dalla stessa cooperativa che fa capo al 31nne Thomas Chiffi.

Decoro salvo anche a Maglie, dove, in vista delle celebrazioni dei defunti, tutto appare pulito e ordinato. Sembra tutto in ordine anche a Ruffano, sia nella parte “vecchia” che nella nuova ala, sorta all’alba del millennio in corso per accogliere i nuovi defunti.

L’area va via via popolandosi e ha subìto aggiornamenti di anno in anno a seconda delle necessità.

A Tricase resta critica e indecorosa la situazione del vecchio cimitero.

Sebbene non preveda più tumulazioni sin dal 1984, il Monumentale resta comunque meta di tante persone.

La situazione strutturale e di manutenzione degli arredi non è conciliabile con la sacralità del luogo e con il rispetto che si deve a chi va a far visita ai propri cari trapassati.

Non ci sono particolari problemi, invece, al cimitero nuovo anche se, almeno dal punto di vista del decoro si può e si deve fare meglio. Tanti viali non sono protetti dall’asfalto o dal cemento come quello principale e pochi altri e, spesso, si è costretti a mettere i piedi nel fango.

La vegetazione, poco o per nulla curata, invade gli stessi viali, costringendo i visitatori a farsi spazio tra le fronde.

Per evitare che ci siano defunti di serie A e B sarebbe opportuno intervenire presto.

Questa la situazione in provincia,  almeno fino a qualche giorno prima del 2 novembre…

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