Attualità
I pini di Nociglia a… Montecitorio
Alla Camera dei Deputati una seconda Interrogazione Parlamentare al Governo, dopo quella già giunta dal Senato, per salvare i preziosi Pini e i lampioni artistici del Vignale di Nociglia

Seconda interrogazione parlamentare presentata al Governo nelle scorse settimane, questa volta dalla Camera dei Deputati, dopo quella già presentata al Governo nei mesi scorsi dal Senato della Repubblica con i medesimi obiettivi. L’interrogazione è stata presentata dall’Onorevole salentino Diego De Lorenzis e sottoscritta da altri due deputati sempre del M5S (Movimento 5 Stelle), il lombardo Massimo Felice De Rosa, e il pugliese Giuseppe L’Abbate. A difesa del complesso architettonico-urbanistico del Vignale di Nociglia, (via Onorevole Manfredi), a salvezza dei suoi Pini Italici, patrimonio arboreo dei pini della Città, come anche delle sue molteplici peculiarità, quali non ultimi, i lampioni artistici in ferro che decoravano il Corso, e misteriosamente rimossi di recente, e dei quali si chiede anche il ripristino. Un’interrogazione parlamentare di grande rilevanza in questi mesi in cui, nonostante l’entrata in vigore di una legga nazionale a tutela delle alberature di pregio, quale quella in questione, si moltiplicano, tra le crescenti proteste pubbliche, le emergenze per disattenti progetti in cui si prevede proprio il taglio degli alberi più meritevoli di tutela.
Così si legge nell’interrogazione:
premesso che:
a Nociglia da diversi mesi è in corso una pacifica mobilitazione popolare sempre più crescente e formata da cittadini, comitati ed associazioni, locali e non, in difesa degli alberi di «pino italico»; ben 22 grandi alberi di pino italico in perfetta salute oggi rischiano di essere abbattuti per una contestatissima recente delibera comunale adottata al fine di dare seguito al progetto di una pista ciclabile, «realizzazione di pista ciclabile nell’Unione dei Comuni Terre di Mezzo» di cui fa parte Nociglia, finanziata dalla regione Puglia con 2.707.500 euro di fondi destinati alla «linea 5.2 del Programma operativo Fondo europeo di Sviluppo Regionale», di competenza dell’assessorato ai trasporti, servizio reti ed infrastrutture per la mobilità, Organismo responsabile per la ricezione dei pagamenti (5.2.2. FESR 2007-2013) della regione Puglia; l’opera proposta consisterebbe in un intervento che ha nella sua ratio il godimento lento in bici di borghi e natura, e che a Nociglia si vorrebbe realizzare distruggendo invece la natura e gli alberi fornitori di importante ombra vitale per i ciclisti e pedoni nei caldi mesi estivi; gli alberi in questione appartengono alla specie «Pinus pinea» (anche detti pini domestici, o da pinoli, per i commestibili pinoli che producono, o ad ombrello, o italici, o d’Italia), che impreziosiscono uno scorcio incantevole e pittoresco della città, il corso di via Onorevole Manfredi, che borda il borgo sul lato occidentale della sua periferia, e che dai locali viene chiamato il «Vignale», da cui ci si affaccia con vista panoramica sul «parco naturale dei Paduli e della antica Foresta Belvedere», nel cuore del basso Salento, del quale Nociglia e diversi comuni dell’entroterra apulo-salentino tra Otranto e Gallipoli fanno parte;
dal punto di vista paesaggistico, per chi osserva Nociglia dal cuore del parco dei Paduli, è necessario sottolineare che con la loro presenza questi pini schermano alla vista le più recenti abitazioni di periferia, di minor pregio artistico e architettonico, facendo apparire la città, con gli altri suoi pini che bordano le strade di accesso al paese, un borgo incantevole caratteristicamente abbracciato da una cintura verde pittoresca di pini italici; questi alberi son particolarmente distanti dalle abitazioni più prossime, poste sul versante opposto della strada, e le loro radici svolgono anche una palese funzione di prevenzione contro il dissesto idrogeologico, dato che l’intero corso del «Vignale» poggia su un terrapieno addossato al declivio della collina, detta localmente la «serra», su cui sorge la città di Nociglia; detti pini fanno parte di un prezioso contesto periurbano progettato con valori architettonico-urbanistici di rilievo per cui il filare è diviso in due gruppi di 11 alberi ciascuno, equidistanti, e con ai due bordi ed al centro delle strutture ad esedra corrispondenti a simil-torrioni in pietra, così come in pietra è tutto il muro di contenimento del terrapieno ed è progettato a modo di simil-struttura difensiva medioevale; un muraglione a pareti inclinate, e con persino la riproduzione della tipica cornice marcapiano a toro delle antiche fortificazioni locali. Una soluzione urbanistica di alto pregio, resa ancor più esteticamente gradevole da balaustre con colonnine in pietra locale tornite, e da dieci lampioni in ferro artistico. Un «organismo» unico, il Vignale, come è stato definito anche dai funzionari della stessa regione (durante gli incontri che essi hanno avuto con i cittadini sensibili alla tutela di quei pini), con i suoi alberi e i suoi elementi architettonici e decori artistici; nella relazione agronomica che accompagna il contestato progetto di pista ciclabile, l’agronomo incaricato dal comune evidenzia l’attuale ottimo stato di salute e stabilità degli alberi in oggetto, ed evidenzia, altresì, l’instabilità per gli alberi che invece conseguirebbe dal loro mantenimento nell’esecuzione dei lavori per la pista ciclabile nell’ambito del progetto attuale, il quale, non prevedendo il mantenimento degli alberi, andrebbe a comprometterne gravemente gli apparati radicolari, perché nel progetto attuale di pista ciclabile infatti, questa la si vorrebbe lì realizzare non al livello dell’attuale marciapiede esistente, ma rimuovendo il marciapiede e portandola al livello del manto stradale, eliminando l’attuale copertura delle radici e della base degli alberi; si deduce che sarebbe pertanto questa scelta progettuale, di rimozione del marciapiede esistente intorno agli alberi, a decretare la pericolosità futura e non presente dei 22 pini; lo stesso agronomo scelto dal comune di Nociglia, nella sua relazione, indica che esiste la possibilità di evitare i problemi ai marciapiedi, migliorando al contempo le condizioni radicali dei pini. Per cui modificando il progetto attuale di costruzione della pista ciclabile, nel verso del mantenimento degli alberi nella loro integrità, con una variante progettuale e costruendo la pista ciclabile a livello del marciapiede e non al livello del manto stradale, gli alberi manterrebbero invariata la loro sicurezza statica attuale e non si potrebbe addurre la pericolosità potenziale degli alberi per giustificarne l’abbattimento, giustificazione che sarebbe, a detta dell’interrogante, non accettabile, a meno di non volere considerare pericoloso qualsiasi albero solo perché un tifone potrebbe abbatterlo; sono poi irrisori i danni all’asfalto e alla strada arrecati da alcune radici e sono facilmente aggiustabili (come indicato possibile nella relazione tecnica agronomica stessa allegata al progetto ufficiale, come anche più estesamente e dettagliatamente riportato nella relazione del dottor forestale Valentino Traversa; si tratta di uno studio tecnico dell’alberatura dei Pini italici del Vignale, con una dettagliata presentazione delle modalità tecniche per preservare gli alberi garantendo l’ottimale fruizione di strade, marciapiedi e piste ciclabili adiacenti. Tale relazione è stata fatta pervenire nei mesi scorsi dal forestale al comune di Nociglia e ai funzionari della regione Puglia, ente quest’ultimo stanziatore dei finanziamenti per la pista ciclabile, presso l’assessorato alle infrastrutture strategiche e alla mobilità; nel marciapiede del Vignale talune mattonelle in cemento sono state sollevate in prossimità dei tronchi degli alberi poiché per questi non son state previste adeguate aiuole sufficientemente larghe, ma sono stati soffocati erroneamente dal cemento e dunque, a detta dell’interrogante, le mattonelle dovrebbero essere rimosse al più presto per fare respirare maggiormente le radici degli alberi e migliorare la pedonabilità garantendo la sicurezza del luogo; sebbene si adducano infondate e indimostrate ragioni di pericolosità, come ragioni di danno ai marciapiedi, per giustificare l’eccidio dei grandi pini, questi son invece forti, ben eretti e godono di ottima salute (come attestato nella stessa relazione tecnica associata al progetto ufficiale di pista ciclabile); nel progetto contestato, inoltre, si prevede di piantare al posto dei bei pini autoctoni mediterranei oggi presenti, e che offrono tanta gradevole ombra anche per i futuri ciclisti fruitori della pista ciclabile, ben 40 alberi di canfora, pianta alloctona della quale si conosce l’effetto arrecato a strade e marciapiedi, notoriamente ben più aggressivo dei pini; lungo il Vignale, sull’ampio marciapiede alberato del corso, la pista ciclabile è stata progettata sul lato della balaustra, mettendo a rischio i pedoni che si affacciano per godere del panorama del parco dei Paduli, e non invece sul lato, più ampio, posto sul margine strada dove la pista potrebbe essere realizzata invece senza danneggiare gli alberi; a detta dell’interrogante, sarebbe utile realizzare, alternativamente al progetto, un marciapiede da portare in sterrato per allargare le aiuole, e una pista che potrebbe così essere ubicata in parte sul marciapiede stesso e in parte sulla carreggiata; in alternativa, sempre a detta dell’interrogante, la suddetta pista potrebbe essere ubicata sul lato strada del marciapiede, e spostando una delle due corsie della pista ciclabile, o entrambe, nella parte bassa, ai piedi del terrapieno del Vignale, adiacente alla struttura simil-fortificata in pietra del muro di contenimento del terrapieno. Una soluzione ubicativa intelligente quest’ultima, anche per valorizzare il luogo olivetato in basso, e la struttura in pietra del Vignale, con in alto le balaustre e i pini; si deve segnalare la strana rimozione dal Vignale di Nociglia delle preesistenti strutture di illuminazioni di pregio urbanistico consistenti in 10 lampioni in ferro artistico di gusto liberty ben associati al complesso architettonico del Vignale, con le sue colonnine in calcarea «pietra leccese» tornita, i bastioni e muraglioni di terrazzamento, la simmetricità perfetta della struttura con i 22 grandi pini. Gli alti eleganti lampioni erano lì ancora nei primi di giugno 2011 come attestano alcune foto. Averli rimossi rappresenta una grave danno al complesso del Vignale, ed inoltre uno spreco di denaro pubblico inaccettabile se poi fossero sostituiti dai nuovi lampioni previsti nel progetto di pista ciclabile, e poi persino in altro stile. Opportuno invece, a detta degli interroganti, il ripristino in loco di quei lampioni coerenti con l’impianto urbanistico del «Vignale» che dai locali vien anche chiamato il «lungomare di Nociglia» per l’alto pregio paesaggistico di quel viale di passeggio e di belvedere, sebbene guardi non sul mare, ma sul mare argenteo degli ulivi del Parco dei Paduli; la recente legge n. 10 del 2013 «Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani», pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 1o febbraio 2013, stabilisce all’articolo 7 le «disposizioni per la tutela e la salvaguardia dei filari e delle alberate di particolare pregio paesaggistico, naturalistico, monumentale, storico e culturale, ivi compresi quelli inseriti nei centri urbani» ed entro sei mesi dall’entrata in vigore, i comuni dovevano identificare principi e criteri per il censimento degli alberi ed alberature di pregio nel proprio territorio, quali appunto proprio i pini della città di Nociglia, tra cui quelli del suo Vignale, e fornire questa informazione alla rispettiva regione, la quale, a sua volta, entro i successivi sei mesi (quindi pressappoco entro febbraio 2013), doveva redigere l’elenco regionale e trasmetterlo al Corpo forestale dello Stato, che ha il compito di gestire l’elenco nazionale, che deve essere reso pubblico e disponibile a tutti sui siti internet delle competenti istituzioni, e per le regioni afflitte da «persistente inerzia» il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali attiva i poteri sostitutivi; la legge regionale 25 agosto 2003, n. 19, è una legge antecedente al progetto di pista ciclabile pertanto doveva e deve esser tenuta in considerazione per la progettazione e realizzazione della pista ciclabile; l’articolo 12 della legge n. 19 del 2003 rubricato come «Tutela alberi di piazze, viali e dimore storiche» così recita: «1. All’albo dei monumenti vegetazionali istituito con l’articolo 30, comma 1, della legge regionale 31 maggio 2001, n. 14, sono iscritti anche gruppi di alberature quando questi rappresentano nella loro complessità e interezza elemento caratterizzante di piazze, viali o dimore pubbliche e private di elevato interesse storico, artistico o culturale per il territorio di pertinenza». Ed i 22 Pini di Via Onorevole Manfredi nel loro insieme costituiscono proprio quell’elemento «caratterizzante», come indica il su citato articolo, il bel corso del Vignale di Nociglia. L’elevata importanza storico-culturale della bellissima via alberata è incrementata poi anche dal luogo rinomato sul quale la via si affaccia: il Parco dei Paduli, motivo per cui ancor più i Pini italici di Nociglia meritano di essere salvaguardati e tutelati essendo un prezioso patrimonio arboreo della collettività pienamente rispondenti ai requisiti menzionati dalla legge regionale n. 19 del 2003; a detta dell’interrogante bisogna impiegare i fondi pubblici per rimboschire, non per demolire gli alberi che ci sono, e per sostituirli con virgulti pertanto, se nel progetto della pista ciclabile si è previsto di acquistare anche 40 piante di canfora, si ritiene che sia più utile prevedere alberi autoctoni, ad esempio gli stessi pini domestici, al fine di piantumarli intorno ad altri tratti spogli della pista ciclabile a Nociglia o in uno degli altri paesi in cui si snoda la pista stessa, ma non certo sul Vignale e al posto dei pini presenti da preservare massimamente ed integralmente, e da assumere come invariante paesaggistica di qualunque progetto urbanistico; nel Salento, si assiste da alcuni anni ad un disdicevole diffuso sterminio di centinaia, di pini mediterranei, delle specie autoctone in Puglia da millenni, e di grande pregio naturalistico, quali i pini di Aleppo (Pinus halepensis) e i pini domestici (Pinus pinea) con autorizzazioni, a detta dell’interrogante, fondate su discutibilissime perizie tecniche che adducono strumentalmente a infondatezze scientifiche che tentano di farli passare per piante alloctone paventando, in maniera mistificatoria, danneggiamenti d’ogni sorta, che ben potrebbero trovare invece più facili soluzioni atte a garantire insieme fruibilità, risoluzione dei danni e conservazione degli alberi nella loro integrità; a giudizio degli interroganti le eventuali dannosità sarebbero prevenibili con saggi interventi minimali anche in relazione agli eventuali danni da radici a manufatti, marciapiedi e strade (come ben evidenziato, per il caso di Nociglia e non solo, nella relazione sopra citata del dottor Valentino Traversa); tutto questo agire albericida contro i pini nel Salento sembra il più delle volte essere permesso al fine di favorire appalti pubblici d’ogni tipo, di cosiddetta «rigenerazione urbana», tra cui inclusi gli appalti per la paradossale ripiantumazione in loco di altri alberi, anche alti diversi metri con grande spreco di denaro pubblico; vi è da aggiungere che il legno ricavato dalla potatura degli alberi, che viene fatto passare come rifiuto e di cui si perde la tracciabilità, arricchisce invece il sottobosco del lucroso mercato delle biomasse legnose per la produzione solitamente di energia elettrica e di cippato alimentando il rischio che beni pubblici, quali sono le alberature urbane e stradali, finiscono nei circuiti fumosi del mercato poco trasparente delle biomasse e delle energie iper-incentivate e falso-verdi, anzi «verdicide» in tal caso; nel caso di Nociglia, pur essendo stato depositato presso il comune uno studio tecnico del dottore forestale e paesaggista Valentino Traversa, che prevede la costruzione della pista ciclabile mantenendo in vita i 22 Pinus pinea, le varie pubbliche amministrazioni coinvolte non stanno rispettando i princìpi amministrativi comunitari e nazionali del «Buon andamento della pubblica amministrazione», avendo approvato un progetto, che, per una scelta politica ed errata valutazione tecnica, prevede il taglio degli alberi, con conseguenti sprechi di denaro pubblico, ingiustificato arricchimento di soggetti terzi a cui si vorrebbero affidare i lavori di espianto degli alberi, e deminutio del valore economico e paesaggistico di un bene che è invece da tutelare e salvaguardare; la crescente mobilitazione civica a difesa dei pini di Nociglia, in un momento storico in cui in tutto il Mediterraneo si alza una voce civica unica e forte a difesa della natura e degli spazi verdi urbani, come testimonia il caso emblematico del Gezi Park di Istanbul, è volta anche nel verso della coerenza burocratica-amministrativa, del buon governo e gestione del territorio a sua vera tutela, e nel verso della riaffermazione della spesso mancante saggezza, contro inutili sprechi e non-sensi meramente speculativi; una mobilitazione pacifista, ma non per questo meno ferma e decisa, che sta vedendo la partecipazione on line, nelle petizioni, di centinaia di persone, che stanno scrivendo a tutti gli organi competenti per sollecitare la salvezza degli alberi, una mobilitazione seguita da tv e giornali locali, ma anche da siti on line nazionali, come quello del giornale «la Repubblica», con l’articolo pubblicato il 27 giugno 2013, dal titolo «in lotta per salvare i pini di Nociglia». Inoltre risale allo scorso 25 novembre 2013 l’azione dimostrativa di incatenamento di diversi ambientalisti a quegli alberi, le cui foto hanno fatto il giro d’Italia in poche ore. L’azione di incatenamento è stata scaturita da un’imminente ordinanza di taglio degli alberi, emessa dal comune di Nociglia, poi subito ritirata anche a seguito della deposizione di un esposto alla procura della Repubblica di Lecce, motivato dalla massima urgenza dell’ordinanza verdicida emessa dal comune e che da lì a poche ore avrebbe sancito la fine degli alberi”
Perciò ci chiede di “adoperarsi, per quanto di competenza, affinché l’area dell’intero Vignale di Nociglia sia sottoposta a vincolo ambientale, architettonico e paesaggistico, anche alla luce della suddetta legge n. 10 del 2013 «Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani», in modo da salvaguardare i pini e tutto il loro corollario di elementi architettonici di pregio, a partire dal ripristino in loco dei recentemente rimossi lampioni in ferro artistico del Vignale”.
Attualità
La denuncia di una signora: “A Leuca coacervo della cafonaggine”
Ho superato il perimetro transennato e sono stata immediatamente avvicinata da un soggetto che, senza nemmeno qualificarsi e parlando con una educazione da scaricatore di porto (con tutto rispetto per la categoria) ha esordito dicendo…

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
In occasione della “Serata Eventi” promossa dal Comune di Castrignano del Capo in collaborazione con la Proloco di Leuca, avevo deciso di partecipare alla serata dedicata alla rappresentazione teatrale che, come ogni anno, si svolge presso Piazza Asti, a Leuca.
Il manifesto che pubblicizza tale evento non parla, assolutamente, di eventuali biglietti da acquistare per godere della visione degli spettacoli.
Giunta sul posto, ho potuto notare che i posti a sedere destinati al pubblico erano stati ben sistemati e, udite udite, transennati, lasciando solo un piccolo varco d’ingresso dove era stato posizionato un tavolino con un’addetta che, bloccando ogni avventore, lo costringeva ad acquistare un biglietto per una riffa.
Ai piedi del tavolino era stato posizionato un cartoncino, peraltro mezzo lacerato (volutamente? in modo che si leggesse e non si leggesse?) con su scritto appunto “RIFFA“.
Al momento di entrare, mi sono rifiutata di partecipare alla riffa e non ho voluto comprare il biglietto.
Ho superato il perimetro transennato e sono stata immediatamente avvicinata da un soggetto che, senza nemmeno qualificarsi e parlando con una educazione da scaricatore di porto (con tutto rispetto per la categoria) ha esordito dicendo che se avessi voluto assistere allo spettacolo mi sarei dovuta portare la sedia da casa! Ma si può!?!?
Nello stesso istante si è avvicinato un membro della Proloco (non so che ruolo abbia nel direttivo ma è un uomo che mastica “abbastanza” il diritto) il quale, con voce stentorea in modo da essere ascoltato da tutti, come se stesse emanando una sentenza, si è rivolto al suo collega dicendo: “Non ti preoccupare, lascia stare la Signora che faccia quello che vuole, tanto i pensieri che possiamo rivolgere nei suoi confronti ce li teniamo per noi!” dimostrando di provare disprezzo per la mia scelta, quella, cioè, di voler assistere allo spettacolo senza versare l’obolo!
Quindi, l’uomo del diritto, afferrandomi per il polso (un gesto deplorevole) mi ha invitata ad uscire, usando le testuali parole: “Per soli 2 euro!!!! A questo punto io mi sento autorizzato a metterti alla porta!”
Questi sono i membri del direttivo della Proloco di Leuca, persone che non si contraddistinguono certo per correttezza, educazione e, soprattutto per il rispetto della dignità altrui! Nella circostanza una donna.
Di fatto hanno usato questo escamotage (escamotage termine francese che indica un gioco di destrezza o inganno elegante) della riffa per autofinanziarsi e per eludere il pagamento di eventuali obblighi fiscali, ma la verità e che non possono, ASSOLUTAMENTE, pretendere un obolo che non è obbligatorio!
Se così fosse dovrebbe essere ben pubblicizzato e non nasconderlo nei manifesti e pretenderlo sul posto!
Per questo voglio denunciare la censurabile condotta dei membri della Proloco che pubblicamente, a voce alta e con toni disdicevoli, hanno giudicato il mio comportamento solo perché, legittimamente, mi sono rifiutata di versare l’obolo.
Faccio notare, inoltre, che, secondo la legge sulla trasparenza (e il membro della proloco che è uomo di diritto lo dovrebbe ben sapere!) nessun pagamento può essere preteso (a gran voce peraltro) se prima non è stato ben comunicato ai partecipanti e quindi ben pubblicizzato.
E poi, rimarco quanto sia stata più grave l’aggressione verbale e fisica (ribadisco sono stata afferrata per il polso) da parte di coloro che dovrebbero difendere i diritti altrui ed invece li calpestano abbondantemente.
Lettera firmata
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Sempre più spesso negli ultimi anni succede, nel nostro beneamato Salento, che, amministrazioni di ogni colore si arrabattino come possono, per offrire aggratis, estati salentine brillanti e scoppiettanti, ricche di premi e cotillion, con concerti, sagre, sfilate, eventi, ecc.
E’ di qualche giorno fa, infatti, una interrogazione al Consiglio regionale pugliese, in cui si chiedeva come mai, un Comune barese con meno 6.000 abitanti, potesse permettersi un cartellone estivo ricco di eventi, concerti e appuntamenti vari che, a pagarli sul mercato, ci sarebbero voluti almeno centomila euro.
Ebbene, lì sembra sia intervenuta la Mano Santa di qualche Politico che, come Nostro Signore, davanti alla moltitudine degli astanti ha provveduto a moltiplicare concerti e spettacoli vari.
Ma non tutti hanno Santi in Paradiso e, poiché quasi ogni Comune deve fare i conti con squinternati bilanci e carenze di fondi, sfodera, con la calura, fantasiose trovate, da Mago Zurlì, o si accontenta di mettere in spolvero, ad ogni inizio stagione, le kermesse delle associazioni locali che, volentieri, si prestano a tale gioco.
Per questo non mi stupisco di fronte a fantasiose trovate, stagionati raggiri bonari, di felliniana memoria; ma fatta la tara di ogni situazione, mi chiedo e chiedo ai signori tirati in ballo: Non sarebbe più elegante (e da adulti) dichiararsi senza fondi e chiedere correttamente un prezzo se la pièce è tale richiederlo?
Siamo certi che a questa domanda non mancheranno di risponderci i diretti interessati e che, come le serie su Netflix, ne vedremo delle belle negli altri episodi.
Luigi Zito
Appuntamenti
#TAURISANOSVAPO, nuova apertura dopo Maglie e Tricase
“Abbiamo sempre lavorato per fornire il miglior servizio possibile, anche esponendoci di persona per cercare di diventare trend setter in questo settore”…

Nuova apertura a Taurisano per Svapo già presente a Tricase e Maglie.
«Già presenti sul territorio leccese con due negozi», spiega Dario Surano, «abbiamo deciso di arricchire il sud Salento con un terzo punto vendita. Lo scopo cardine è di espandere la nostra rete di negozi per avvicinare sempre più persone alla nostra visione».
Infatti, prosegue, «operando nel settore svapo dal 2015, abbiamo affinato esperienza e coltivato la clientela con un rapporto che va oltre il mero aspetto lavorativo. Vogliamo mettere a disposizione, tutta l’esperienza maturata in questo tempo per creare luoghi dove passione e professionalità incontrano il meglio che il mercato della sigaretta elettronica possa offrire. Al centro dell’attenzione mettiamo sempre le esigenze e le richieste di tutti coloro che negli anni si sono approcciati o che si vogliono avvicinare alla sigaretta elettronica».
Come si è arrivati alla nuova apertura?
«Insieme a tutti i nostri collaboratori», premette Surano, «abbiamo sempre lavorato per fornire il miglior servizio possibile, anche esponendoci di persona per cercare di diventare trend setter in questo settore che amiamo e in cui mettiamo tutti noi stessi. Con l’apertura di #TAURISANOSVAPO ci rimettiamo in gioco ma siamo sicuri che riusciremo a vincere anche questa una sfida con l’aiuto e anche l’apprezzamento di tutti i consumatori che si affidano a noi con fiducia».
«Vogliamo che ogni cliente di senta parte del nostro progetto», insiste, «offrire il meglio nel mondo dello svapo, con prodotti di qualità e un servizio che faccia sentire ogni persona importante grazie alla professionalità dei nostri collaboratori.
Tutti insieme ci divertiamo, certamente, ma non dobbiamo mai dimenticare che lo svapo è prima di tutto salute, ovvero uno strumento per abbandonare il vizio del fumo. Se riusciremo a trasmettere questo messaggio in allegria e con il sorriso sulle labbra, secondo me, avremo ancora più successo».
Attualità
Maria Antonietta I di Puglia
È in primo luogo necessario elaborare una strategia di massima che riguarda, per così dire, una più profonda capacità di comprendere, anticipare e soddisfare le attese e le potenzialità del territorio e un aumento del numero dei corsi di laurea e dei dipartimenti, ossia di quelle che una volta (sino al 2010) si chiamavano facoltà….

Unisalento, ecco la prima rettrice
Maria Antonietta Aiello: «Per me motivo di orgoglio diventare la prima rettrice: non ho dubbi che altre ce ne saranno, perché non c’è alternativa a un futuro di reali pari opportunità»
La professoressa sarà rettrice per il sessennio 2025-2031.
Al primo turno il voto pesato per ciascuno dei tre candidati ammessi alla procedura elettorale era stato: Maria Antonietta Aiello, 338,269; Luigi Melica, 278,944; Salvatore Rizzello, 138,239.
Dopo il ritiro degli altri due candidati, ovvero il direttore del Dipartimento di Scienze giuridiche Luigi Melica e il direttore della Scuola superiore ISUFI Salvatore Rizzello, i voti della comunità accademica si sono indirizzati in blocco, infatti, sull’attuale prorettrice vicaria e ordinaria di Tecnica delle Costruzioni al Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione. Di Marzi (Cosenza), sarà dal prossimo 1° novembre, a prendere il testimone dal rettore Fabio Pollice.
La vera sfida del futuro
di Hervé Cavallera
Il 2025 è un anno importante per l’Università del Salento. Da non molto sono trascorsi i festeggiamenti per il suo 70° anno di vita ed è stato appena eletto, nella persona della prof.ssa Maria Antonietta Aiello, il suo 11° rettore, anzi la prima Rettrice di Unisalento.
Il primo rettore, e inoltre fondatore dell’Università, fu Giuseppe-Codacci-Pisanelli (nel 1955 rettore del Consorzio Universitario Salentino, dal 1956 al 1976 rettore dell’Università di Lecce), quindi Saverio Mongelli (1976-1979), Mario Marti (1979-1981), Alberto Sobrero (1981-1983), Donato Valli (1983-1992), Angelo Rizzo (1992-2001), Oronzo Limone (2001-2007) che mutò (2007) il nome da Università di Lecce in Università del Salento, Domenico Laforgia (2007-2013), Vincenzo Zara (2013-2019), Fabio Pollice (2019-2025).
In 70 anni, ovviamente, non solo è cresciuta l’offerta formativa dell’Università salentina (sorta con la Facoltà di Magistero a cui seguì quella di Lettere e Filosofia), ma è cambiato l’intero panorama nazionale.
L’Università di Lecce fu la terza ad esistere, dopo Napoli e Bari, nell’Italia meridionale continentale.
Oggi numerose sono le università statali nelle diverse regioni del Sud, a cui devono aggiungersi quelle non statali legalmente riconosciute e quelle telematiche. Il che, si capisce, comporta una serie di problemi di natura economica, che crescono ulteriormente pensando al numero consistente di studenti del Sud che preferiscono recarsi in università del Centro-Nord e, non ultimo, alla denatalità che riduce il numero dei giovani.
Mantenere al meglio l’esistente è ciò che diventa immediatamente evidente per chi assurge alla carica rettorale.
Ma “mantenere”, in una realtà sempre più complessa, concorrenziale e globalizzata, non è invero sufficiente. Nel mondo della flessibilità, non si mantiene: si sviluppa. Occorre crescere ulteriormente e divenire sempre più concorrenziali.
Sotto tale profilo il compito che attende la Rettrice, non è affatto facile.
È in primo luogo necessario elaborare una strategia di massima che riguarda, per così dire, una più profonda capacità di comprendere, anticipare e soddisfare le attese e le potenzialità del territorio e un aumento del numero dei corsi di laurea e dei dipartimenti, ossia di quelle che una volta (sino al 2010) si chiamavano facoltà.
Al tempo stesso è opportuno migliorare la qualità dell’assistenza studentesca, dei servizi che si offrono.
Basti pensare agli alloggi, ai collegamenti, alla viabilità, alle mense universitarie.
Si tratta di una serie di obiettivi che – una volta raggiunti – farebbero risaltare l’immagine di una università dinamica, accorta ai bisogni del presente e del territorio, volta all’innovazione.
E’ opportuno che per raggiungere tutto questo la Rettrice sia coadiuvata da uno staff efficiente e coeso.
Certo, quello che si è indicato pare necessario e tuttavia non facile da conseguire in quanto comporta in primo luogo una serie di interazioni con il mondo politico ed economico abbastanza complesse. Soprattutto non sono trascurabili, ad avviso di chi scrive, i dati già rilevati connessi alla denatalità e alla volontà giovanile di spostarsi altrove, anche fuori d’Italia, in vista di una più proficua occupazione dopo aver conseguito la laurea.
Alla luce di quanto sopra il problema diventa allora quello di rendere appetibile – mi si passi il termine – Unisalento.
Affinché questo sia, bisogna tornare ad essere quello che l’università ha voluto essere nel suo significato pieno, come del resto è attestato dalla storia.
Certo, è il luogo ove studiare le discipline che consentono di acquisire le conoscenze e le competenze di base della propria professione per il bene personale e del prossimo, ma in primo luogo è un centro di ricerca di alta cultura.
Solo puntando alla realizzazione di uno stimolante centro di ricerca è possibile dare veramente vita ad una università.
Si tratta, insomma, di mettere totalmente da parte sia l’idea di un mero titolificio sia quella di un’azienda che offre pure velleitarie illusioni.
Un centro di ricerca, con docenti scientificamente qualificati, sarebbe certamente in grado di diventare punto di riferimento dell’utenza studentesca e quindi motore di crescita territoriale proprio perché in sé garante della serietà e della qualità degli studi.
In un momento storico in cui prevale l’innovazione è evidente che solo un serio approfondimento nei diversi campi dello scibile umano può diventare forza attrattiva e positivamente propulsiva.
Come scrive Dante nel Canto VI del Paradiso, grande merito dell’imperatore Giustiniano fu quello di aver tolto dalle leggi, nel suo Corpus iuris, «il troppo e ‘l vano».
Ecco: il compito della Rettrice Maria Antonietta Aiello (e ciò in realtà vale per ogni università) è di snellire le lungaggini burocratiche e di puntare sull’essenziale, ossia sull’apporto di docenti veramente all’altezza del presente, che siano in grado di contribuire, ognuno per il proprio settore scientifico-disciplinare, allo sviluppo della ricerca nazionale e internazionale. Infatti, solamente rendendo ancor di più l’Università del Salento un polo di eccellenza scientifica non soltanto i giovani sarebbero indotti ad iscriversi, ma essa diventerebbe un notevole centro di promozione dell’intero territorio.
Tutto questo, si comprende bene, non si realizza in un batter d’ali e richiede lungimiranza e capacità di costituire un corpo docente di rilievo. È ciò che si augura alla Rettrice neoeletta in un momento storico in cui l’Occidente sembra scivolare nei vaniloqui e nell’asservimento alla tecnologia.
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