Attualità
I primi anni della formazione
Non basta il titolo: nella Scuola dell’Infanzia, per insegnare, occorre una mente creativa per impostare attività che coinvolgano e entusiasmino i bambini

A cura di Hervè Cavallera
Per comprendere appieno l’importanza della scuola, e quindi del ruolo dell’insegnante, è necessario rilevare, come già detto precedentemente, che l’obiettivo è sia far acquisire una serie di cognizioni, capaci a loro volta di generare altri stimoli positivi, sia far maturare l’alunno, cioè consentirgli, a seconda dell’età, dei comportamenti e delle valutazioni corrette, ossia quella che in maniera generica suol dirsi una buona socializzazione.
Si tratta di un compito assai complesso.
I due aspetti non sono separabili, ed in ogni grado scolastico sono strettamente collegati, in modo tale che l’insegnante è al contempo il conoscitore di importanti contenuti, colui che sa esporli e colui che contribuisce, insieme alle famiglie degli alunni, allo sviluppo del comportamento.
Per tali ragioni vi deve essere una sinergia tra insegnanti e famiglie.
Sinergia insegnanti – famiglie
Il genitore, cioè, non solo deve verificare e agevolare il profitto scolastico del figlio, ma anche – come è da sempre evidente – fare in modo che il figlio cresca secondo sani princìpi. Se questa complementarità viene meno, lo sviluppo positivo di un soggetto diventa molto problematico.
Ora, tornando alla scuola e al compito dell’insegnante, è opportuno passare in rassegna i vari gradi scolastici, sì da aver chiari gli obiettivi generali che si intendono perseguire, ma soprattutto rendere chiaro il compito del docente.
Anche qui semplificando un cammino storico assai articolato, attualmente la prima scuola, peraltro non obbligatoria, è la scuola dell’infanzia.
Nei primi dell’Ottocento educatori come Friedrich Fröbel e Ferrante Aporti fondarono rispettivamente i “giardini d’infanzia” e gli “asili”; successivamente Pauline Kergomard realizzò la “scuola materna”. Si tratta sostanzialmente di istituzioni filantropiche private destinate all’infanzia abbandonata o a bambini i cui genitori erano assenti per motivi di lavoro.
Tali enti assistenziali hanno continuato ad avere un carattere privato in Italia, nonostante Giovanni Gentile nella sua riforma del 1923 avesse previsto una scuola materna preparatrice alla scuola elementare. Solo con legge 444 del 1968 è stata istituita la scuola materna statale, che, con gli Orientamenti del 1991 viene denominata scuola dell’infanzia. Gran parte di queste scuole sono tuttora gestite da privati (spesso ordini religiosi).
Autonomia, identità competenze
Di durata triennale, la scuola dell’infanzia può essere preceduta da un micronido e dalla sezione primavera, sì da coprire sotto l’aspetto educativo l’intero arco di vita che va dalla nascita ai cinque-sei anni. La normativa prevede tra le finalità essenziali lo sviluppo dell’autonomia, dell’identità e delle competenze. Come si vede, si tratta del vero inizio del cammino della “persona” nel suo riconoscersi come indipendente e al tempo stesso interagente con il prossimo.
Di qui gli obiettivi di apprendimento che si è soliti raggruppare in tal modo:
a ) il sé e l’altro (le grandi domande, il senso morale, il vivere insieme);
- b) il corpo e il movimento (identità, autonomia, salute);
- c) immagini, suoni e colori (gestualità, arte, musica, multimedialità);
- d) i discorsi e le parole (comunicazione, lingua, cultura);
- e) la conoscenza del mondo (ordine, misura, spazio, tempo, natura).
Tali obiettivi devono essere raggiunti soprattutto attraverso il gioco, la cui importanza fu già compresa da Fröbel, gioco che è decisivo per lo sviluppo sociale, fisico, cognitivo ed emotivo dell’essere umano (ma anche per gli animali, basti pensare a uccelli e mammiferi). Da tutto questo segue che il piccolo nella scuola deve muoversi, fare, disegnare, colorare ecc.
Ecco allora una serie di attività così classificate:
- a) attività ordinate (svolte a tavolino);
- b) attività libere (motorie o ludiche);
- c) attività pratiche (cambio d’abito, igiene personale e cura della persona, mensa ecc.).
Si capisce molto bene che le insegnanti (in Italia il 99% di coloro che insegnano a bambini sino a 5-6 anni sono donne) hanno dinanzi a loro un compito estremamente complesso: quello di insegnare attraverso il gioco.
Ciò comporta in primo luogo adeguati titoli di studio.
Così chi insegna negli asili nido è ritenuto un educatore socio-pedagogico, ruolo per il quale vale la laurea triennale in Scienze dell’Educazione.
Diversamente per coloro che insegnano nella scuola dell’infanzia è richiesta la laurea in Scienze della formazione primaria (o il diploma di Istituto Magistrale o di Scuola magistrale conseguito entro l’anno scolastico 2001-2002 o il diploma di Liceo Socio-Psico-Pedagogico sempre conseguito entro l’anno scolastico 2001-2002).
Laboratorio educativo
Tuttavia direi che il titolo non è di per sé sufficiente; occorre anche una particolare mente creativa in quanto si tratta di impostare una serie di attività che coinvolgano e entusiasmino i bambini.
Un gioco che non piace non è infatti un gioco. Di qui effettivamente un sapersi donare alla scolaresca in una attività che spesso non è solo di classe ma anche di interclasse poiché è opportuno che i piccoli siano il più possibile a contatto tra loro per poter crescere liberamente senza chiudersi in gruppi ristretti.
Tutto questo effettivamente rende la scuola dell’infanzia un laboratorio educativo di altissimo livello poiché i bambini imparano a convivere con i coetanei, ad essere ordinati, a iniziare a scrivere, a colorare e a disegnare, a interessarsi del mondo circostante e così via. Diventano in tal modo essi stessi dei creativi.
Naturalmente affinché ciò sia consentito si richiede un ambiente accogliente e insegnanti serene e disponibili. Questo vale certamente per tutte le scuole, ma è chiaro che l’infanzia e la fanciullezza esigono maggiore cura proprio per l’età dei piccoli.
Al presente, si aggiunge la possibilità della compresenza di bambini di diverse etnie e ciò è un bene in quanto abitua da subito ad una convivenza multiculturale. I bambini, se si trovano in un ambiente sereno e stimolante, si aprono facilmente, cosa che non sempre accade negli adulti. Certo, esistono purtroppo dei piccoli che presentano delle criticità.
In questo caso, oltre ad insegnanti di sostegno quando richiesto, sarebbe opportuna la presenza di specialisti o comunque ricorrere a loro.
Il rapporto insegnanti-genitori in questi casi si rivela molto importante e chiaramente delicato, anche perché le famiglie talvolta appaiono come luoghi chiusi.
Per tutte queste ragioni il lavoro formativo delle insegnanti di scuola dell’infanzia è notevole ed andrebbe ufficialmente valorizzato molto di più di quanto solitamente accade.
Non si deve mai dimenticare che il primo decennio di vita è decisivo per il proprio futuro in quanto si forma il carattere, l’affettività e un primo orientamento di vita.
Attualità
Papa Leone XIV
Il nuovo Pontefice è Robert Prevost, primo americano a salire sul Soglio di Pietro

Il nuovo Papa è l’americano Robert Prevost, si chiamerà Leone XIV.
Nato il 14 settembre 1955 a Chicago, Prevost era considerato come un papabile “di compromesso”, tra quelli che potrebbero riuscire nel difficile compito di unire le diverse e spesso contrastanti anime di una Chiesa cattolica che sta attraversando grandi cambiamenti.
La sua carriera inizia ufficialmente nel 1977, quando è entrato nel noviziato dell’Ordine di Sant’Agostino, nella provincia di Nostra Signora del Buon Consiglio, nella città di Saint Louis (Missouri).
I voti solenni arrivano il 29 agosto 1981.
Studente presso la Catholic Theological Union di Chicago, si è diplomato in Teologia.
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Alle 18,08, le campane di tutte le chiese suonano a festa: è arrivata la fumata bianca!
Il Conclave al secondo giorno e alla quarta votazione ha scelto il nuovo Papa.
Piazza San Pietro è in festa mentre cresce l’attesa per l’annuncio del nome del Pontefice.
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Attualità
Sentenza pro OLC, il sindaco di Tricase: «Non faremo ricorso»
«Chiederemo un incontro agli imprenditori e ragioneremo sulla fattibilità dell’intervento. Insieme, vedremo il da farsi»

Dopo la pubblicazione della sentenza del Tribunale amministrativo che ha bocciato il parere negativo del Comune di Tricase rispetto la riconversione dell’ex complesso industriale Adelchi ad opera della OLC, abbiamo rintracciato telefonicamente il sindaco Antonio De Donno.
Il primo cittadino a specifica domanda risponde: «Non faremo ricorso».
E aggiunge: «Chiederemo un incontro agli imprenditori e ragioneremo sulla fattibilità dell’intervento. Insieme, vedremo il da farsi».
Il primo cittadino infine precisa: «La sentenza non autorizza in automatico tutte le richieste dell’azienda, ha comunque rimandato il pallino al Comune di Tricase che, ovviamente, stando alla decisione dei giudici, non potrà negare l’autorizzazione per i motivi che hanno portato al ricorso Tar».
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