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Diso

Nel Salento, a prova di maestrale

Mal sopporto il vento di maestrale che va imperversando, senza sosta, da settimane. Sarà, forse, semplicemente perché non ho una naturale confidenza col suo soffiare a gittata intensa e possente, talvolta anche sotto forma di raffiche.

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di Rocco Boccadamo


Mal sopporto il vento di maestrale che va imperversando, senza sosta, da settimane. Sarà, forse, semplicemente perché non ho una naturale confidenza col suo soffiare a gittata intensa e possente, talvolta anche sotto forma di raffiche. Ad ogni modo, mi sento come invaso, fuori e dentro, e consumato, dalla sua voce; l’aria asciutta e, in certe ore, rovente, che vortica intorno, influisce sullo stesso respiro, né mitigazione alcuna, dallo stato di fastidio e disagio, riesco a trarre nemmeno al riparo delle grandi chiome della pineta che circonda la casetta del mare. Del resto, non è ragionevole e tantomeno logico pensare e parlare di stravolgimenti climatici unicamente riguardo ad altre zone, aree e realtà, insomma auto escludendosi, a immeritato vantaggio, insieme con il proprio circoscritto territorio e habitat. E’ vero, nel Salento, lo scrivente ne è testimone e spettatore dalla tenerissima età, si era abituati a una diversa gamma e tipologia di venti, a nomi radicati, tradizionali e storici, risuonanti soprattutto nelle accezioni di tramontana, scirocco e, con minore frequenza, levante e ponente. Riguardo al maestrale, regnava un’assoluta ignoranza, scrutandosene a mala pena l’esistenza accanto alle guglie della rosa dei venti, roba di terre e mari a grandi distanze, sino al mistral dei transalpini per sentito dire. V’è da aggiungere che gli abituali soffi più frequenti, vuoi la tramontana, vuoi lo scirocco, nelle rispettive turnazioni, di norma evidenziavano un arco di tempo circoscritto, di solito pari a tre foglietti di calendario: il primo giorno nasce, il secondo pasce e il terzo muore, erano soliti commentare, e ancora oggi lo fanno, i nostri vecchi. Invece, l’ultimo subentrato, giustappunto il maestrale, non solo ha scalzato i soffiatori di sempre, ma dimostra, inoltre, un’insistenza e una resistenza di ben maggiore portata e durata: in cotale guisa, almeno, è andato manifestandosi nella trascorsa prima fase dell’estate 2012. ° ° ° Le stesse notti, con il loro buio totale o rischiarato parzialmente dalla luna, non sono lasciate indenni, in pace, dal maestrale, i gradi di calore scemano di poco; nonostante le finestre spalancate, non assecondano placidamente il sonno, come avviene di solito. Ieri sera, ho presentato la luna dal bel faccione ad Andrea, il quale ha tre anni, stimolando un breve dialogo tra di loro. Nei rivoli di luce che residuavano dal crepuscolo, gli occhi scuri del bimbo sembravano due gocce prodigiosamente staccatesi dalle macchie brune del satellite e arrivate sin quaggiù. Nel frattempo, sotto il porticato bianchissimo di calce, faceva la rituale e puntuale comparsa un simpatico geco, cui il nipotino ha prontamente assegnato il nome Biagio Per completare l’intervallo sino alla messa a letto di Andrea, s’inanellava, quindi, una breve sequenza d’innocenti e semplici filastrocche in gergo italo – dialettale.


Sotto la cappa del mio compare,


c’è un vecchio che sa suonare,

sa suonare le ventiquattro,


una, due, tre e quattro.


Attualità

Droni Hi Tech contro i piromani del Parco

Al via il monitoraggio del territorio con la protezione civile. Droni di ultima generazione sorvegliano il Parco Otranto-Leuca-Tricase per fermare gli incendiari. Il presidente del Parco Michele Tenore: «Telecamere sofisticate, possono seguire veicoli sospetti e identificarli»

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Il Parco Naturale Regionale Otranto-Leuca-Tricase, con i suoi oltre 52 chilometri di costa e paesaggi unici tra mare e terra, diventa il teatro di un’operazione innovativa per la tutela ambientale: due droni ad alta tecnologia sorvolano l’area per rafforzare il monitoraggio e la sicurezza durante i mesi più critici dell’anno.

Il nuovo sistema di sorveglianza aerea ha uno scopo preciso: anticipare l’insorgenza di incendi e garantire un controllo efficace del territorio, riducendo al minimo i tempi di intervento e rendendo più difficile l’azione indisturbata di chi mette a rischio la natura, anche solo per negligenza

I droni, dotati di telecamere sofisticate, possono seguire veicoli sospetti e identificarli, contribuendo a una sorveglianza capillare e continua.

Il presidente del Parco Michele Tenore

«Vogliamo proteggere il nostro paesaggio e agire in modo tempestivo», spiega Michele Tenore, presidente del Parco, «non è solo una questione di repressione: tale attività ha un forte valore dissuasivo. Sapere che il territorio è osservato dall’alto può far desistere chi pensa di poter accendere un fuoco impunemente».

Oltre alla componente tecnologica, il progetto si avvale della collaborazione delle associazioni di volontariato di Corsano e Marittima, e le forze dell’ordine.

Un lavoro congiunto che rafforza la presenza sul territorio e integra prevenzione, sorveglianza e intervento operativo. «Le sanzioni per chi accende fuochi sono pesanti e necessarie», sottolinea ancora Tenore, «ma il vero nodo resta culturale. Molti non comprendono che anche un fuoco acceso in buona fede, magari solo per bruciare residui di potatura, può diventare una minaccia gravissima. In estate basta una scintilla, con il vento e la vegetazione secca, per innescare un incendio che sfugge subito al controllo e mette in pericolo persone, ambienti naturali e interi ecosistemi».

L’uso dei droni, quindi, sottolinea il presidente, ha anche una funzione educativa: «Vogliamo trasmettere il messaggio che il nostro patrimonio naturale non è lasciato solo, che lo stiamo difendendo con ogni mezzo possibile. Serve responsabilità da parte di tutti».

In un contesto segnato da temperature sempre più estreme e siccità prolungate, tale iniziativa potrebbe (finalmente) rendere il Parco Otranto-Leuca-Tricase un esempio concreto di tutela ambientale moderna dove, com’è doveroso sia, la protezione della natura si affianca all’innovazione e alla consapevolezza collettiva.

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Castro

Castro, uomo morto ritrovato in mare all’alba

Il corpo di un uomo è stato ritrovato in mare al confine con la località Acquaviva, la caletta che si incontra nel territorio di Diso, lungo la litoranea…

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Una macabra scoperta è avvenuta stamattina all’alba nelle acque di Castro.

Il corpo di un uomo è stato ritrovato in mare al confine con la località Acquaviva, la caletta che si incontra nel territorio di Diso, lungo la litoranea che conduce ad Andrano ed a Leuca.

Le autorità hanno immediatamente avviato le procedure di identificazione del cadavere: la vittima è un pensionato 65enne, A.V., residente a Castro, ma originario di Diso.

Le circostanze del decesso sono al momento sconosciute: potrebbe essersi trattato di un malore, l’uomo era solito fare il bagno a mare tutte le mattine. 

I famigliari non avevano sue notizie dalla serata di ieri.

Sul luogo sono accorsi i militari della guardia costiera di Otranto e gli agenti di polizia locale di Castro ed i carabinieri del Nucleo operativo di Maglie. 

La salma, intanto, è stata trasferita nella camera mortuaria dell’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce per i successivi accertamenti autoptici che saranno disposti dalla Procura della Repubblica.

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Appuntamenti

“Balletti” chiude Babele Off 2025

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Ultimo appuntamento sabato 5 luglio in Piazza Tellini a Gallipoli, start ore 19, con la rassegna indipendente firmata ZeroMeccanico Teatro.

Balletti è un’incursione urbana danzata ideata e interpretata da Daria Greco, artista attiva nella scena della danza contemporanea e della performance, con la produzione di Chiasma (Roma).

Non uno spettacolo frontale, né un esercizio nostalgico.
Un’azione corale a geometria variabile, che si diffonde tra le persone come un gesto che si trasmette, si replica, si contamina.
Ispirato ai videoclip anni ’90, il progetto smonta la memoria pop e la trasforma in un’esperienza collettiva nello spazio pubblico.

Una coreografia viva che occupa la piazza senza chiedere il permesso, che restituisce al corpo la possibilità di esistere e muoversi fuori dalle regole.

 

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«Balletti conclude il percorso di Babele Off Abitare la Catastrofe – le parole di Ottavia Perrone e Francesco Cortese, direttori artistici della rassegna – che ha attraversato la città di Gallipoli tra maggio e luglio, costruendo momenti di partecipazione, laboratorio e creazione condivisa.
Un percorso necessario, pensato come preparazione e detonatore per il ritorno di Babele Festival, che tornerà tra fine estate e autunno con nuovi appuntamenti, spettacoli, performance e azioni urbane».

 

L’iniziativa è gratuita. 

Info e prenotazioni: 3483819266 – zeromeccanicoteatro@gmail.com

 

Inaugurata lo scorso 23 maggio, parte del progetto Babele. Linguaggi contemporanei, che culminerà tra estate e autunno con la quinta edizione del Festival Multidisciplinare d’Emergenza, Bab ele Off 2025 vuole essere una rassegna aperta ad azioni ed esperimenti collettivi costruita in sottrazione, presenza, alleanza.

Un attraversamento urbano e umano: performance, laboratori, installazioni e camminate nello svolgimento della manifestazione che va sotto la direzione artistica di Zeromeccanico Teatro.

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