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Tradizioni dal Salento: la ninna nanna

Una forma di racconto che con il suo carattere ritmico fatto di parole ripetute, apparentemente prive di senso, è un canto popolare a tutti gli effetti

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Ninna nanna, due paroline, dolci, preziose. Momenti incantati, di emozioni, di gesti, che ci appartengono, che il tempo non scalfisce, che il cuore conserva. Fanno parte della vita di ognuno di noi. Un fiume di parole tramandato di generazione in generazione, che nel lento ma inesorabile scorrere del tempo ha impresso i tratti delle culture e delle tradizioni di cui è parte integrante. Molte sono state tramandate attraverso il comune artificio del passaparola conservando i caratteri distintivi delle culture a trasmissione orale.


Questa forma di racconto con il suo carattere ritmico fatto di parole ripetute, solo apparentemente prive di senso, è da considerarsi un canto popolare a tutti gli effetti. A dispetto di un manifesto carattere semplice e banale queste canzoni nascondono una tradizione molto antica e carica di significato che è stata studiata e analizzata nel corso degli anni da sociologi e psicologi.


La ninna nanna rappresenta una testimonianza di costumi e di rituali di un determinato contesto storico e sociale, soprattutto di quello rurale, riflettendone la cultura ed enfatizzando elementi di mitologia e di leggende. Nel territorio salentino si trovano tradizioni antichissime nella narrazione di questi canti fortemente radicati al contesto sociale della società contadina. Numerose ricerche al riguardo sono state condotte presso l’Università del Salento dal gruppo della Prof.ssa Immacolata Tempesta (in particolare si veda  il lavoro di tesi di G. Roi, sui racconti popolari del Salento, di cui  I. Tempesta è relatrice). Sono molte le figure immaginarie che compaiono in questi racconti, tra i quali spiccano  “I nanniorchi” che, come ricorda la parola stessa, possono essere considerati dei veri e propri orchi che, secondo le credenze popolari,  mangiano i bambini. Assieme al “carcaiulo”’ (o Lauru o Munacieddrhru) e alle “maciare” (o streghe), sono personaggi tipici delle credenze popolari salentine”.  Ne abbiamo parlato con Immacolata Tempesta, Professore Ordinario di Sociolingiustica dell’italiano nell’Università del Salento.


Quali caratteristiche contraddistinguono le ninne nanne salentine? “Nelle tradizioni culturali-linguistiche in generale c’è tutto un campo dedicato alle ninne nanne che è molto interessante. Queste erano dei canti rivolti ai bambini per tenerli tranquilli, per farli addormentare, o comunque per raccontare loro delle storie. In particolare le ninne nanna hanno spesso a che fare con le immagini di paura dei bambini; queste figure soprattutto salentine narrate dagli anziani raccontavano di storie a volte un po’ complesse, con le quali ci si proponeva anche un obiettivo pedagogico, ovvero abituare il bambino all’idea delle avversità della vita, attraverso dei miti che entravano in queste fiabe, in questi racconti”.

Chi è il “Nanniorcu” dunque? “Nanniorcu” è quello che molti, anche più giovani conoscono perché le nostre madri ce lo hanno fatto conoscere, insieme ad altre figure tipiche del Salento. Erano figure fiabesche non sempre positive, persino molto cattive, di una cattiveria però sempre di tipo pedagogico, ma anche figure dispettose. Storie quindi per bambini ma che si raccontavano anche nelle famiglie di sera per passare il tempo. Ci sono poi molte rivisitazioni dialettali delle favole di Fedro: c’è tutta una narrativa molto interessante dal punto di vista dialettale che è strettamente legata alle tradizioni locali, alla cultura locale. Sono storie legate a figure di spavento perché presenti nella narrativa culturale locale, ma anche in quella nazionale; pensiamo ad esempio ai racconti di Hansel e Gretel nei quali compare la figura della parte negativa della vita.  Questo esiste anche nelle tradizioni locali nelle quali ci sono delle figure simboliche che ricorrono: è il caso di narrazioni che hanno come protagonista una specie di folletto locale che viene rappresentato come una creatura molto giocosa che durante la notte pizzica, tiene svegli i bambini, li fa agitare. Per cui per poterlo tenere buono bisogna cantargli una canzone; da qui l’ampio repertorio di canzoni, finalizzate a rendere il folletto più calmo. In generale si ritrovano figure salentine, a volte pugliesi, ma anche appartenenti alla letteratura infantile campana”.


Donatella Valente


Appuntamenti

Passeggiata tra la cartapesta e le chiese di Galatina. Oggi

E sarà a questa Galatina che apriremo le porte sabato pomeriggio per una passeggiata gratuita tra i tesori della nostra cartapesta

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Galatina è una città d’arte a tutto tondo. Molte sue chiese custodiscono, come scrigni, opere in cartapesta dei maggiori maestri leccesi dalla fine del settecento ai giorni nostri.
E sarà a questa Galatina che apriremo le porte sabato pomeriggio, a partire dalle 17,30, per circa un’ora di passeggiata gratuita tra i tesori della nostra cartapesta.
La “Passeggiata tra la Cartapesta di Galatina” è una delle prime iniziative pubbliche di “Incartheart”, progetto finanziato dal bando Luoghi Comuni della Regione Puglia, assessorato alle Politiche Giovanili, in coprogettazione con il Comune di Galatina.
Il progetto, oltre alla gestione dell’immobile di corso Porta Luce (ex casa museo del tarantismo), prevede anche attività laboratoriali e culturali di promozione e diffusione dell’arte cartapestaria sul territorio.
E l’iniziativa di sabato 27 rientra proprio in quest’ottica.
Appuntamento, come detto, alle 17,30, presso la sede del progetto per poi visitare le opere che si trovano nella Chiesa di San Luigi, nel Santuario della Madonna della Luce e nella Chiesa di Santa Maria della Grazia (collegio), il tutto per un’ora di immersione nella cartapesta galatinese.
Partecipazione gratuita ma prenotazione obbligatoria al numero 3388126831 (anche whatsapp) oppure messaggio in privato su Instagram o Facebook sulle pagine del progetto.
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Attualità

”FRIENDS 4 AUT”, parte il progetto del centro servizi per l’autismo

Con la realizzazione di percorsi di assistenza alla socializzazione in favore di soggetti di età fino ai 21 anni con disturbi dello spettro autistico, residenti nei 14 Comuni dell’Ambito Territoriale Sociale di Gagliano del Capo…

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E’ partito il progetto: ”FRIENDS 4 AUT” promosso dall’Ambito Territoriale Sociale di Gagliano del Capo e finanziato dall’assessorato al Welfare della Regione Puglia, in collaborazione  con “GLI AMICI DI NICO” -Centro servizi per l’autismo.
Il tutto si mescola delicatamente con la realizzazione di percorsi di assistenza alla socializzazione in favore di soggetti di età fino ai 21 anni con disturbi dello spettro autistico, residenti nei 14 Comuni dell’Ambito Territoriale Sociale di Gagliano del Capo.
In ultimo, l’ingrediente più prezioso, capace di rendere tutto unico e indimenticabile: i bambini ed i ragazzi coinvolti nel progetto, che verranno coadiuvati e supportati da bambini e ragazzi normodotati in un’ottica di integrazione. Senza definizioni, senza diagnosi, senza barriere né etichette, i partecipanti vivranno più giornate loro dedicate all’insegna del divertimento, della sperimentazione, della scoperta, ma soprattutto della vera inclusione.
Tali eventi, programmati, per il momento, nei comuni di Tricase, Ugento e Castrignano del Capo, accoglieranno diversi tipi di laboratori (piantumazione di piante da fiore, ortoterapia, pittura con tempere e acquerelli, sport all’aperto, musicoterapia), ma anche momenti di convivialità con ricchi e gustosi buffet di rinforzo ai quali parteciperanno altresì associazioni del territorio e famiglie.
Obiettivo generale del progetto è valorizzare l’autonomia, le abilità sociali, la capacità di autodeterminazione e promuovere lo scambio di competenze e valore reciproco. È importante sottolineare che ogni bambino è un individuo unico, con le proprie preferenze e stili di comunicazione.
Quindi, sarà fondamentale adattare le strategie di comunicazione alle esigenze specifiche di ognuno. Osservare attentamente il bambino, imparare a conoscerne i segnali non verbali e adattarsi alle sue preferenze per favorire una comunicazione più efficace e significativa.
Ma il sapore più intenso che lascerà questa esperienza è senza dubbio la condivisione, con un retrogusto di gentilezza.
Sì, perché i ragazzi che partecipano al progetto donano più di quanto ricevono. Ancora una volta queste pagine di vita danno a tutti noi la possibilità di comprendere quanto la diversità ci possa arricchire, quanto ancora possiamo e dobbiamo imparare da chi riesce a rendere un punto debole, un chiaro punto di forza!
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Attualità

Sant’Isidoro, demolito vecchio fabbricato a due passi dal mare

Per anni ha ospitato la sede della Pro Loco. “Liberato” così l’orizzonte della marina. il sindaco Pippi Mellone: «L’ennesimo mostro ambientale spazzato via dalla nostra rivoluzione»

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È stato finalmente demolito nei giorni scorsi nella marina di Sant’Isidoro il vecchio edificio in muratura a pochi metri dal mare, che ha ospitato per molti anni la sede della locale Pro Loco e il punto di soccorso estivo.

Un’autentica “bruttura”, del tutto incompatibile con la bellezza naturalistica del luogo, al pari di altre costruzioni (il comune di Nardò ne ha già abbattute altre tre, realizzate su aree demaniali in questo segmento di litorale) e di fenomeni di abusivismo edilizio e di compromissione dei contesti naturalistici che hanno mortificato la costa negli scorsi decenni.

L’intervento, eseguito (al termine di un lungo iter autorizzativo) da un raggruppamento temporaneo di imprese, rientra nel più ampio intervento di riqualificazione paesaggistica integrata della fascia costiera della marina, progettato dall’arch. Antonio Vetrugno e finanziato con 1,3 milioni di euro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), già in corso da circa un anno e mezzo.

La demolizione del fabbricato, peraltro, ha incontrato e superato lo “scoglio” giudiziario di un ricorso al Tar da parte della Pro Loco.

Il giudice amministrativo, con una pronuncia del dicembre scorso, ritenendo non sussistente una proroga della concessione demaniale vantata dalla Pro Loco, ha ritenuto prevalente l’interesse pubblico all’ultimazione dei lavori di riqualificazione su quello privato (peraltro, ingiustificato) alla conservazione dello status quo.
«L’ennesimo mostro ambientale spazzato via dalla nostra rivoluzione», ha commentato con un post su Facebook il sindaco Pippi Mellone, «abbiamo speso un po’ di tempo in più, perché c’è stato qualche ostacolo di troppo. Ma abbiamo spazzato via, come sempre, anche quello. Adesso abbiamo liberato il panorama, il lungomare, le albe e i tramonti di Sant’Isidoro dal cemento e dalle brutture. Al suo posto, a poca distanza, una struttura polifunzionale in legno, ecosostenibile, che ospiterà il pronto soccorso. Stiamo demolendo i mostri ereditati dal passato e stiamo costruendo la città del futuro. Col cuore, come sempre. Ora anche Sant’Isidoro diventerà bellissima!».

Il progetto di riqualificazione, adesso, potrà essere ultimato. Prevede la realizzazione di aree per il parcheggio e di aree per la fruizione dei pedoni (con l’installazione di un nuovo sistema di illuminazione), l’eliminazione di altri manufatti, di spianamenti, scivoli e del piccolo molo a servizio delle imbarcazioni, un intervento di rinaturalizzazione ambientale con ripascimento delle superfici sabbiose della zona, oltre che la pulizia dalla vegetazione infestante e il recupero delle condizioni ambientali dell’inghiottitoio (o “spunnulata”) presente sul lungomare.

Nasceranno, inoltre, una struttura per la sosta e un tratto di pista ciclabile per favorire la mobilità sostenibile.

Un’altra struttura in legno è stata ultimata e destinata a nuova sede della Proloco e a punto di pronto soccorso estivo.

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