Attualità
Auto che si guida da sola: il 50% non si fida
È scattata una vera e propria gara tra i principali colossi e varie start up per realizzare modelli che si sfideranno per dimostrare che è possibile mettere su strada veicoli che si guideranno completamente da soli

L’ultima frontiera, ormai aperta da tempo da parte delle case automobilistiche è la guida autonoma dei veicoli. È scattata, infatti, una vera e propria gara tra i principali colossi e varie start up nate nel mondo per realizzare modelli che al più presto si sfideranno in concreto per dimostrare che è possibile mettere su strada veicoli che si guideranno completamente da soli. Un’idea impossibile sino a qualche tempo fa ma che sembra ormai alla portata e che ci fa pensare che manca veramente poco a veder sfrecciare automobili o altri mezzi sulle nostre strade in cui il conducente sarà il vero optional. Ecco perché anche le compagnie assicurative si sono poste il problema di comprendere cosa ne pensano i cittadini.
Il primo sondaggio è apparso in Svizzera ed è stato commissionato dalla società assicuratrice Axa Winterthur. Ovviamente la ricerca statistica in questione riguarda la popolazione svizzera, ma riteniamo che i risultati non si dovrebbero discostare molto se dovessero essere proposte le stesse domande anche in Italia. Un fatto è certo: la popolazione ad oggi rimane scettica nei confronti dei veicoli a guida autonoma. Il 50% degli interpellati dubita che un computer sia affidabile nella guida e sappia comportarsi correttamente nella circolazione. Il 33% ritiene invece che in futuro le nuove vetture saranno più sicure di quelle a guida umana. Le differenze fra i sessi sono però notevoli: mentre il 47% degli uomini nutre fiducia nella guida autonoma, il dato riferito alle donne è solamente del 22%.
Circa il 25% della popolazione utilizzerebbe in futuro volentieri o molto volentieri un veicolo automatizzato, mentre quasi il 50% è restio o addirittura contrario all’idea. I giovani sono più tentati di affidarsi ai computer: quasi il 50% degli intervistati di età compresa tra 18 e 34 anni riferisce che dedicherebbe volentieri il tempo trascorso alla guida ad altre attività come ad esempio il lavoro, la lettura o il sonno, mentre questa opinione è condivisa solamente dal 33% degli ultra 35enni. Vi è inoltre da considerare il piacere di guidare: il 60% del campione ha dichiarato di non volervi rinunciare e la quota è analoga sia per i maschi che per le femmine. Il sondaggio rivela inoltre che gli intervistati manifestano esigenze elevate in termini di sicurezza delle vetture a guida autonoma: circa il 40% ritiene che, per essere considerate sicure, dovrebbero non solo causare meno incidenti rispetto ai veicoli tradizionali, bensì non dovrebbero causarne affatto. Nell’ottica odierna, la visione di un futuro completamente privo di incidenti è tuttavia ancora utopica. “Le soluzioni basate su software sono fonte di nuovi rischi non ancora quantificabili, quali ad esempio difetti tecnici o attacchi di hacker, che aumenteranno con l’interconnessione dei veicoli“, spiega Bettina Zahnd, esperta di infortunistica di Axa Winterthur, citata nel comunicato diffuso in merito dalla compagnia.
Per illustrare le possibili conseguenze, l’assicuratore ha oggi eseguito a Dübendorf (ZH) tre crash test. L’obiettivo è mostrare che non tutti gli incidenti sono evitabili. Inoltre, sarà impossibile evitare anche rischi attuali, come ad esempio eventi naturali o i danni ai vetri. Gli specialisti della compagnia assicurativa sono comunque a favore del progresso tecnologico: a loro avviso già oggi è dimostrato che alcuni sistemi di assistenza alla guida aumentano notevolmente la sicurezza. Studi condotti dal reparto infortunistica dell’azienda confermano ad esempio che, a seconda del modello analizzato, le autovetture dotate di sistemi di assistenza alla frenata di emergenza causano tra il 30 e il 69% di tamponamenti in meno. Secondo AXA, inoltre, con l’ESP (Electronic Stability Program) – che per prevenire sbandate frena in modo mirato le singole ruote – si avrebbe oltre il 40% in meno di sbandamenti e perdite di controllo dei mezzi.
Convinto del potenziale di tali sistemi l’assicuratore intende in futuro prendere in considerazione la dotazione di sicurezza di un veicolo in misura ancora maggiore di quanto faccia già oggi nello stabilire i premi. Come primo passo in questa direzione da gennaio a marzo 2018 sarà offerto un ribasso una tantum ai clienti in possesso di una vettura dotata di sistema di assistenza alla frenata di emergenza. “Circa il 90% degli incidenti ha tuttora cause umane. Sono certa che, grazie al progresso della tecnica e al perfezionamento di sensori e sistemi, la guida automatizzata determinerà un consistente incremento della sicurezza“, si dice convinta Zahnd. Un bilancio incidenti senza morti e feriti è però un’ipotesi ancora remota, anche perché le autovetture sono coinvolte solo in una parte dei sinistri e la guida automatizzata permetterebbe di prevenire esclusivamente questi ultimi. Altri incidenti, come quelli dovuti alla perdita di controllo del mezzo da parte di ciclisti o motociclisti, continueranno a gravare sul bilancio. È inoltre pensabile che, durante una fase transitoria in cui circolano contemporaneamente veicoli automatizzati, parzialmente automatizzati e tradizionali nonché altri utenti della strada, la quota di incidenti aumenti, poiché il traffico misto comporta nuove sfide. Intanto i veicoli di nuova fabbricazione registrano e trasmettono automaticamente al produttore diversi dati, di cui i conducenti ignorano però spesso la natura. La questione della sovranità dei dati non è ancora stata chiarita. Il sondaggio rivela che l’80% degli intervistati è del parere che i dati registrati dal veicolo appartengano al detentore della vettura o al rispettivo conducente. Anche la quota degli intervistati che acconsentono alla trasmissione automatica di dati quali l’attuale posizione GPS o la destinazione del navigatore al produttore è relativamente esigua. Un problema, quest’ultimo che già si pone in Italia e che diventerà un tema ricorrente anche nelle aule di giustizia, soprattutto alla luce della nuova normativa introdotta dalla Legge “concorrenza” L. 124/2017, in tema di prova per coloro che installeranno la cosiddetta “scatola nera” e che se da una parte consentirà di poter aderire alla scontistica che dovranno fornire le assicurazioni in caso di installazione, dall’altra i dati raccolti faranno piena prova ai fini dell’attribuzione della responsabilità in caso di sinistri stradali.
Il nuovissimo art. 145-bis, D.lgs. 209/2005 (Codice delle Assicurazioni Private), così come introdotto dall’art. 1, comma 20, L. 124/2017, dispone, infatti, che «le risultanze del dispositivo formano piena prova, nei procedimenti civili, dei fatti cui esse si riferiscono, salvo che la parte contro la quale sono state prodotte dimostri il mancato funzionamento o la manomissione del predetto dispositivo», con ciò rendendo certo il fatto che i dati rilevati dovranno essere sempre messi a disposizione ed anzi saranno sempre utilizzabili anche dalle compagnie assicurative. Significativi per i consumatori, invece, sono per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, gli esiti dei testi effettuati sulla riduzione della sinistrosità per tutti i mezzi sui quali sono installati i nuovi e più evoluti sistemi di assistenza alla guida che ormai sono presenti anche su alcuni nuovi modelli di utilitarie e che è ipotizzabile che presto verranno estesi a tutti i veicoli di nuova immatricolazione. Un dato certo è che aumentano notevolmente la sicurezza e il rischio di collisione e, perciò dovrebbero portare naturalmente le compagnie assicurative italiane ad una riduzione delle tariffe dei premi assicurativi per i veicoli che ne sono dotati. Se è vero, infatti, che assistenza alla frenata d’emergenza e ESP (Electronic Stability Program che per prevenire sbandate frena in modo mirato le singole ruote) riducono in media del 50 % il numero di sinistri, allora le assicurazioni dovrebbero prenderne immediatamente atto, perché è notorio che i premi vengono elaborati sulla base del concetto di rischio e con la riduzione di quest’ultimo dovrebbe essere proporzionalmente ridotto anche il premio. Ci auguriamo, quindi, che le società assicurative ne prendano presto atto presto e valutino la dotazione di sicurezza dei veicoli al fine di stabilire l’ammontare delle tariffe applicate.
Appuntamenti
INPS – Lecce, Rendiconto sociale
Presentazione domani nella sala convegni della Camera di commercio

Sarà presentato domani (giovedì 16 ottobre, alle ore 9,30, nella sala convegni della Camera di Commercio) il Rendiconto sociale INPS – Lecce.
In programma i saluti istituzionali da parte del presidente della Camera di commercio Mario Vadrucci, del presidente della Provincia Stefano Minerva, del sindaco di Lecce Adriana Poli Bortone.
Introdurrà i lavori il presidente del comitato provinciale Inps di Lecce Massimo De Giorgi. A seguire la presentazione del Rendiconto da parte del direttore Inps di Lecce Giuseppe Garrisi.
Interverrà Davide Stasi, responsabile dell’Osservatorio Economico “Aforisma School of Management” che ha condotto un’indagine socioeconomica sulla provincia di Lecce.
Sono previsti i contributi della presidente del Comitato regionale Inps di Puglia Nadia Polito e della direttrice regionale Inps di Puglia Benedetta Dito.
Dopo gli interventi delle parti sociali, concluderanno i lavori i componenti del consiglio di indirizzo e vigilanza (Civ) Angela Caracciolo e Franco Rampi.
Coordinerà gli interventi Antonio Tommasi, direttore provinciale vicario Inps di Lecce.
Il Rendiconto sociale è il più importante e dettagliato strumento con cui il consiglio di indirizzo e vigilanza (Civ) dell’Inps, nell’esercizio delle sue funzioni, mette a disposizione delle istituzioni e degli altri enti pubblici, delle parti sociali, degli istituti di ricerca e di istruzione e dei cittadini, un insieme di dati e informazioni che riguardano l’attività complessiva dell’Istituto nell’anno di riferimento, per quanto concerne sia le prestazioni erogate, sia gli elementi che attengono alla qualità e all’efficacia dei servizi nel rapporto con l’utenza, i cittadini e le imprese.
Sono raccolti i dati sociodemografici che caratterizzano il territorio, il numero e il valore delle prestazioni erogate dall’Istituto, come le pensioni, gli ammortizzatori sociali e gli altri interventi di sostegno alla famiglia e di inclusione sociale, l’andamento delle entrate contributive, la qualità del rapporto con l’utenza e il contenzioso.
Il Rendiconto sociale rappresenta anche un importante strumento attraverso cui il Civ esercita la funzione di vigilanza sull’attività dell’Istituto, nell’ottica che gli compete in quanto organo di rappresentanza delle parti sociali, dei lavoratori e delle imprese.
Anche le sedi regionali si dotano di un proprio rendiconto regionale, che rappresenta il valore creato dall’Istituto nelle regioni, attraverso dati e informazioni sul sistema di protezione sociale, in una logica di servizio al territorio e di colloquio con le comunità.
Dal 2022, inoltre, su iniziativa del consiglio di indirizzo e vigilanza, anche le sedi provinciali presentano i propri rendiconti provinciali, redatti dai comitati provinciali Inps, in collaborazione con le rispettive direzioni, ove si espongono i dati locali sui servizi dell’Istituto, destinati direttamente ai cittadini del territorio di riferimento.
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Attualità
«Lì non è come qui…»
Il racconto di Diana D’Agata, veterinaria salentina, costretta a vivere lontano da casa per veder riconosciuta la propria dignità di lavoratrice e uno stipendio consono. «Il Salento? Mi mancano il clima, il sole e il mare. Ma ci tornerò solo una volta in pensione»

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«A Lecce, un giorno di lavoro poteva anche valere la miseria di cinque euro, il costo di una prestazione sanitaria» ha raccontato al Corriere, la giovane veterinaria salentina Diana D’Agata (foto in alto, durante una sua vacanza in Salento).
Si è trasferita in Inghilterra nel 2015, per il momento si accontenta di circa 3mila sterline (poco meno di 3.500 euro) ma solo perché ha «deciso di calibrare l’orario di lavoro alle esigenze famigliari. Una casa da portare avanti, due figlioletti e un marito, per quanto fonte di gioia, restano un impegno non indifferente per una donna, madre e moglie».
«Quando sarà il momento», spiega la salentina, «potrò puntare ad uno stipendio anche molto più alto, fino a 60mila-80mila sterline, perché qui al merito, all’impegno, soprattutto ai titoli di studio, di specializzazione, ai master, si dà molta importanza. Con rammarico devo dire che è un altro mondo, non solo rispetto a Lecce, ma credo pure in confronto al sistema italiano che non offre le stesse possibilità di crescita e affermazione professionale».
«In Salento», prosegue nel suo racconto al Corriere Diana D’Agata, «non avevo nemmeno un conto corrente, non avrei saputo che farmene, visti gli scarsi guadagni».
Invece, appena giunta in Inghilterra trovò subito un impiego nel settore del controllo della qualità delle carni.
Fu cooptata da un’agenzia interinale e spedita sul luogo di lavoro con un’ottima paga, affiancamento e telefonino di servizio. Cose… dell’altro mondo. Almeno per l’Italia!
«Quando era ancora a Lecce», ricorda la professionista, «lavoravo in un centro veterinario per pochi euro al giorno e, ovviamente, ero insoddisfatta con in mano una laurea. Ma non era colpa del mio datore di lavoro, quanto del sistema. Certo, in Italia il sistema è un freno per le carriere, per i giovani anzitutto. Manca spesso il riconoscimento del merito. Un veterinario può mai lavorare per cinque euro al giorno?».
Altra musica oltremanica: «Sono stata assunta in una clinica veterinaria. Mi pagano bene. Ho potuto scegliere l’orario di servizio e persino il giorno libero. Ovviamente la paga è commisurata alle ore lavorative che io ho facoltà di ampliare o diminuire quando voglio, in base alle mie necessità».
Ovviamente dell’Italia e del Salento, in particolare, le mancano «il clima, il sole, il mare. Ma qui lavoro e sono felice sono felice. Chi lo sa, una volta in pensione, forse, tornerò in Salento»
Attualità
Turismo, estate 2025: numeri positivi, Melendugno sugli scudi
Arrivi e presenze nei primi 8 mesi di quest’anno. Melendugno conquista il terzo posto della classifica regionale con + 11 per cento di arrivi e presenze

Melendugno e le sue splendide marine con il borgo autentico di Borgagne scalano la classifica regionale delle presenze e degli arrivi e si posizionano al terzo posto, conquistando un bell’11 per cento in più di arrivi e presenze nei primi otto mesi di quest’anno, confrontati con lo stesso periodo del 2024.
I dati ufficiali sono stati forniti da Pugliapromozione, l’agenzia di sviluppo e promozione della Regione Puglia, durante l’ultima importante fiera del turismo a Rimini, il TTG.
Superata solo da Alberobello, che, con i suoi +23,3 per cento di presenze e +26% di arrivi, è al vertice della classifica, seguita da Bari (+22,2 per cento di arrivi e + 20,4 per cento di presenze), Melendugno se la gioca con Mattinata, località marina in provincia di Foggia, che ha registrato un + 20,8 per cento di presenze, ma scivola sugli arrivi (+ 4 per cento).
Melendugno invece con i suoi + 11,7 di presenze e + 11, 3 per cento di arrivi conquista a pieno titolo il terzo posto, superando anche Gallipoli (+ 11,6 di presenze e + 10,2 di arrivi) e Lecce, il capoluogo (+11,7 di presenze e 3,2 di arrivi).
Soddisfatto il sindaco di Melendugno, Maurizio Cisternino: “E’ veramente un’ottima performance per le nostre splendide località marine: Torre Specchia, San Foca, Roca, Torre dell’Orso e Torre Sant’Andrea e le nostre Melendugno e Borgagne, dove le strutture ricettive sono in grado di soddisfare tutte le esigenze: dai Camping ai villaggi, dalle masseria di charme ai B&B, agli appartamenti sino agli alberghi vista mare. Questi risultati non sono calati dall’alto. Ma sono il frutto di un’attenta politica di promozione del territorio attuata dall’Amministrazione comunale che mi onoro di presiedere. Sia con il materiale cartaceo che producendo un video emozionale realizzato dal regista Giuseppe Pezzulla, divenuto virale sui social, abbiamo promosso la bellezza del nostro territorio alla Bit di Milano, ma anche alla più importante fiera internazionale del turismo al mondo, la ITB Berlin e il Salon Mondial du Tourisme a Parigi attraverso conferenze stampa organizzate dalla rivista Spiagge presso sedi diplomatiche, dove abbiamo incontrato giornalisti tedeschi, francesi e internazionali. Inoltre il nostro BluFestival, il ricco calendario di eventi estivi che parte da giugno per finire a settembre inoltrato, ha decisamente promosso il turismo degli eventi, accendendo i riflettori su tutto il nostro territorio e richiamando turisti da ogni parte d’Italia e del mondo”.
Del resto tutto il territorio è ricco di veri e propri gioielli del turismo: Roca con la sua Grotta della Poesia, definita dal National Geographic la piscina naturale più bella al mondo attrae tantissimi viaggiatori ed è una meta fissa per chi è in vacanza nel Salento come lo sono la spiaggia di Torre dell’Orso, i faraglioni di Torre Sant’Andrea e le splendide spiagge di San Foca con il suo porto, che richiama mega yacht e appassionati di vela.
Commenta l’assessore al turismo, Francesco Stella: “Ci eravamo accorti di questo trend positivo anche solo analizzando i dati di giugno relativi al versamento della tassa di soggiorno da parte delle nostre strutture ricettive, che davano un + 11 per cento di arrivi. I dati di Pugliapromozione che analizzano il periodo che va da gennaio ad agosto 2025, confrontato con lo stesso periodo del 2024 sono un’importante conferma”.
COME CAMBIA IL TURISMO: MENO TURISTI ITALIANI E PIU’ STRANIERI PROVENIENTI DA OGNI PARTE DEL MONDO IN PRIMAVERA E AUTUNNO
“Abbiamo notato una netta presenza di turisti stranieri che ci stanno aiutando a destagionalizzare”, prosegue l’assessore. “I nostri infopoint di San Foca, Torre dell’Orso e Torre Sant’Andrea hanno accolto viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo. Al primo posto i francesi, seguiti dai polacchi. Poi ancora abbiamo registrato anche la presenza di molti viaggiatori dell’America Latina, Giapponesi in agosto e Americani in settembre”.
“Le marine poi sono state scelte, già da diversi anni, come il sentiero privilegiato del Cammino del Salento. Per questo, soprattutto in primavera e in autunno, possiamo incontrare camminatori italiani e stranieri. La nostra strategia è di investire sul turismo lento e accessibile, per attuare concretamente la destagionalizzazione e attrarre viaggiatori colti e curiosi in grado di andare oltre la risorsa legata più strettamente al turismo balneare”.
FARAGLIONI DI SANT’ANDREA , LA TORRE DI BABELE DEL SALENTO
Del resto basta fare una passeggiata per le marine di Melendugno per rendersi conto quanto sia alta la presenza di turisti stranieri che percorrono le marine a piedi, in mountain bike oppure con auto prese a noleggio, tanto che i faraglioni di Sant’Andrea sono stati ribattezzati la Torre di Babele del Salento, dove si parlano tutte le lingue del mondo.
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