Andrano
Tricase, Beni intangibili: rinvio per maltempo
Rinviata a data da destinarsi la presentazione del progetto Liquilab che ha coinvolto Lucugnano, Castiglione d’Otranto, Gagliano del Capo, Presicce, Tiggiano e Corsano

Rinviata per il maltempo Beni intangibili, Ricerche Etnografiche nel Sud Salento.
La presentazione della ricerca e del libro si sarebbe dovuta tenere questa sera a Palazzo Gallone.
Il progetto di ricerca ha coinvolto Lucugnano, Castiglione d’Otranto, Gagliano del Capo, Presicce, Tiggiano e Corsano.
Gli oggetti d’indagine sono stati: “Eredità d’affetto custodita nella terracotta”, Lucugnano (frazione di Tricase); “Storie di giostrai”, Tiggiano; “Il culto e la fiera di Santa Maria Maddalena”, Castiglione D’Otranto (frazione di Andrano); “La Fiera di San Francesco da Paola”, Gagliano del Capo; “Album di famiglia”, Gagliano del Capo; “Storie di emigrazione”, Corsano; “Sopra e sotto terra: alla scoperta del borgo”, Presicce.
Nel corso della serata avrebbero dovuto anche suonare i ragazzi dell’Orchestra d’Istituto del Liceo Scientifico – Classico “G. Stampacchia” diretta dal Maestro Giuseppe Guida.
Andrano
Ricci di mare, la Puglia vota il fermo pesca (tre anni)
La norma impone il divieto di prelievo, raccolta, detenzione, trasporto, sbarco e commercializzazione degli esemplari di riccio di mare e dei relativi prodotti derivati freschi

Prima o poi doveva accadere.
Chi tra di voi, un po’ più in la con gli anni (ma neanche tanto), non ricorda quanta attenzione si dovesse mettere ogniqualvolta si attraversava il bagnasciuga per entrare in acqua?
Il rischio era sempre di mettere un piede su qualche riccio e patirne le conseguenze.
Oggi invece si può procedere tranquilli perché di ricci non ve ne sono praticamente più.
C’è poco da festeggiare, però, i ricci sono fondamentali per l’equilibrio biomarino e la loro assenza desta serie preoccupazioni per chi tiene alla salute del nostro mare.
Sperando che non sia troppo tardi, pare che ora se ne siano accorti anche nei palazzi baresi.
L’annuncio arriva dal consigliere regionale Paolo Pagliaro, capogruppo de La Puglia Domani: «Il consiglio regionale ha detto sì alla mia proposta di legge che dispone lo stop alla pesca dei ricci di mare nei mari pugliesi per tre anni. È un fermo necessario, anzi indispensabile, per non perdere definitivamente questa specie ormai decimata e a rischio estinzione, e per darle il tempo di riprodursi».
La proposta di legge è stata sottoscritta da 49 consiglieri su 51, incluso il presidente Emiliano, e il voto unanime di oggi è un segnale di coerenza importante.
La norma impone il divieto di prelievo, raccolta, detenzione, trasporto, sbarco e commercializzazione degli esemplari di riccio di mare e dei relativi prodotti derivati freschi.
La commercializzazione del riccio di mare non è vietata per gli esemplari provenienti da mari territorialmente non appartenenti alla regione Puglia.
Il fermo pesca è un passo decisivo per bloccare il prelievo massiccio dei ricci di mare, anche al di sotto della misura minima consentita per legge di sette centimetri di diametro. Non c’è più tempo da perdere: se cinquant’anni fa si potevano contare fino a dieci esemplari per metro quadrato nelle secche marine, oggi sono rarissimi e spesso di dimensioni inferiori a quelle consentite per il prelievo.
«Già in questi giorni è ripresa la razzia di ricci di mare, e bisogna intervenire con uno stop», sottolinea Paolo Pagliaro, «resta il rammarico per l’assenza di finanziamento per la seconda parte della legge, che prevede azioni di monitoraggio del rinascimento dei fondali e il risarcimento dei pescatori autorizzati con patentino per la durata del fermo pesca».
«Un vero paradosso, visto il plebiscito di firmatari della proposta di legge», secondo il consigliere regionale salentino, «eppure si tratta di un provvedimento che riguarda l’intera regione e che avrebbe dovuto avere una corsia preferenziale in bilancio. Confidiamo che siano stanziati almeno i fondi per la campagna di comunicazione e sensibilizzazione necessaria per informare i cittadini sullo stop alla pesca. Fondi assicurati oggi in aula dal presidente Emiliano. Intanto incassiamo un primo risultato importante, per impedire fin da subito l’ulteriore accaparramento».
Già da diversi anni i ricci e la polpa di riccio serviti nei ristoranti salentini e pugliesi non provengono dai nostri mari ma da quelli di altri Paesi, anche extra mediterranei: Spagna, Grecia, Portogallo, Croazia e Albania, addirittura Cile: «I nostri ristoratori potranno continuare a servire prodotto di importazione, regolarmente certificato.
Intanto salvaguardiamo il nostro mare, per evitare di dilapidare irrimediabilmente una risorsa preziosa non solo dal punto di vista commerciale e gastronomico ma anche ambientale, visto che i ricci svolgono un’insostituibile azione di pulizia dei fondali rocciosi. Quindi cominciamo dal fermo pesca, ma rinnoviamo con forza la richiesta di fondi per finanziare le attività di monitoraggio e i ristori ai pescatori autorizzati, che abbiamo concordato nella lunga fase di gestazione della proposta di legge con il mondo accademico e le associazioni ambientaliste e della pesca».
A RISCHIO ESTINZIONE ANCHE PER L’INNALZAMENTO DELLE TEMPERATURE
Il fermo pesca si rende ancora più necessario perchè i ricci di mare che un tempo popolavano le acque del nostro mare oggi sono a rischio estinzione anche a causa degli effetti della crisi climatica.
Negli ultimi trent’anni, infatti, il mar Mediterraneo ha registrato un incremento della temperatura di ben 3°C.
Questo ha portato a un elevato aumento della mortalità dei ricci di mare, che rischiano di scomparire in tempi brevi.
L’aumento della temperatura, da una parte influisce sulle risorse alimentari disponibili per i ricci e dall’altra favorisce specie invasive che competono con i ricci per tali risorse.
I ricci di mare sono, infatti, erbivori che si nutrono di alghe: tali alghe diminuiscono a causa del riscaldamento dell’acqua, lasciando i ricci senza cibo.
Se a tutto questo aggiungiamo la pesca indiscriminata com’è d’uso e costume alle nostre latitudini per il povero riccio non c’è più scampo.
Quindi ben venga il fermo pesca, per il bene di tutti.
Giuseppe Cerfeda
Andrano
Incendi nel Parco, incontro a Santa Cesarea
Incendi e cambiamenti climatici: presentazione dello studio interdisciplinare che ha coinvolto l’Università del Salento. Nella provincia di Lecce, penultima in Italia per superficie boschiva, solo da giugno a settembre del 2022 2.400 interventi per domare le fiamme

Siamo alle porte della stagione estiva, il periodo giusto per discutere di un fenomeno che negli ultimi anni sta flagellando il Salento: gli incendi.
Per questo motivo, il Parco Otranto-Leuca propone un secondo incontro sul tema, questa volta coinvolgendo direttamente l’Università del Salento, per la presentazione di un importante studio condotto dall’ateneo leccese insieme a numerosi partner europei.
Lo studio, intitolato “Global warming is shifting the relationships between fire weather and realized fire-induced CO2 emissions in Europe”, ha visto la partecipazione di numerosi esperti internazionali tra cui anche il professor Piero Lionello, docente di Oceanografia e fisica dell’atmosfera del Dipartimento di Scienze e tecnologie biologiche e ambientali dell’Università del Salento.
Sarà proprio il prof. Lionello a presentare i risultati della ricerca mercoledì 29 marzo, alle ore 17,30, presso il Centro congressi dell’albergo Palazzo a Santa Cesarea Terme.
Gli incendi stanno cambiando, aumentando di numero ed intensità: i cambiamenti climatici rappresentano oggi una chiave di lettura importante, in quanto le condizioni combinate di ondate di calore, stress idrici prolungati, condizioni fitosanitarie, trovano radici comuni e ci portano a dover affrontare eventi difficili da controllare.
Questo, per la provincia di Lecce, penultima in Italia per superficie boschiva, che solo da giugno a settembre del 2022 ha dovuto affrontare 2.400 interventi per la gestione degli incendi, è un tema da affrontare con serietà, mettendo in campo soprattutto azioni preventive e di mitigazione, con un approccio intersettoriale.
Prima che sia troppo tardi…
Andrano
Divieto di balneazione e navigazione ad Andrano e Marittima nel weekend
Imposto dalla Capitaneria di Porto di Gallipoli per permettere a Protezione Civile e sommozzatori il recupero di un natante affondato

Sabato 25 e domenica 26 marzo il Coordinamento Provinciale di Protezione Civile di Lecce interverrà con il Nucleo Sommozzatori per le operazioni di recupero di una unita da diporto affondata sotto costa in località Chianca Liscia nelle acque di Marittima di Diso.
Pertanto il porto di Andrano e l’area delle operazioni sono interdette alla balneazione ed alla navigazione.
Ecco quanto si legge nella ordinanza emessa dalla Capitaneria di Porto di Gallipoli: “nei giorni 25 e 26 marzo 2023 dalle ore 08.00 alle ore 16.00 circa, in località “Chianca Liscia” di Marina di Marittima – Comune di Diso saranno effettuate le operazioni di recupero di un’imbarcazione da diporto spiaggiata a cura della Protezione Civile Comunale. Le predette operazioni interesseranno il porticciolo del Comune di Andrano nonché lo specchio acqueo prospiciente la scogliera in località “Chianca Liscia”, nell’area meglio individuata nell’allegato stralcio planimetrico che costituiscono parte integrante della presente Ordinanza”.
“Il recupero del relitto sarà effettuato dal Nucleo Sommozzatori della Protezione Civile, attraverso l’impiego di quattro unità (due natanti della Protezione civile e due unità navali messe a disposizione dal Comune di Diso). I detriti recuperati saranno indirizzati nell’area di carico posta in prossimità dell’imboccatura portuale dove sarà allocato un camion gru e appositi cassoni di supporto”.

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