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Andrano

Cinque concerti per valorizzare gli organi antichi nell’unione dei Comuni Andrano-Diso-Spongano

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Al via la rassegna musicale per la valorizzazione degli organi storici dei paesi dell’Unione dei Comuni Andrano Spongano Diso. Dal 28 dicembre al 4 gennaio, 5 concerti per la riscoperta di altrettanti gioielli di Scuola Napoletana.





Ci saranno le suggestioni della musica classica, le incursioni dei fiati, le voci della lirica, la purezza del solista, le contaminazioni del jazz. Stili diversi, ma un unico protagonista: l’organo antico. Anzi, gli organi antichi, i cinque gioielli di Scuola Napoletana conservati nelle chiese di Diso, Andrano, Spongano, Marittima e Castiglione. Dal 28 dicembre al 4 gennaio, saranno valorizzati attraverso la rassegna “Natale corale-Musiche e storie di organi antichi”, organizzata dall’Unione dei Comuni Andrano Spongano Diso, con la collaborazione dell’Istituto di Cultura Musicale J.S.BACH.





Marittima di Diso




Dopo la rassegna culturale autunnale “Noi abitiamo in una rosa rossa”, quella natalizia vuole essere un altro modo per riappropriarsi di un patrimonio spesso sottovalutato. Dietro quelle tastiere, quei pedali, quelle canne consumati dal tempo c’è la storia di ciascun paese, che ha voluto e finanziato quelle opere e che di recente ha contribuito al loro recupero, perché continuino ad essere strumento per elevare culturalmente le proprie comunità. I cinque concerti diventano, dunque, l’occasione per conoscere la produzione organaria locale, che, nonostante le innumerevoli varianti foniche, estetiche e funzionali, ha come inconfondibili tratti distintivi la dolcezza sonora degli strumenti dovuta a una pressione dell’aria medio-bassa, l’essenzialità dei registri e la ricchezza cromatico-decorativa. Tutti e cinque gli strumenti sono stati di recente restaurati in tutte le loro parti dai maestri Paolo Tollari e Nicola Canosa, con la consulenza tecnica e musicologica di Francesco Scarcella.





Spongano




“Il nostro patrimonio organario – commenta Salvatore Musarò, presidente dell’Unione dei Comuni Andrano Spongano Diso – è presidio di armonia e di bellezza, che rimandano alla vita delle comunità cristiane, accompagnate da questo importante strumento nel culto e nella liturgia. Ciascun organo è anche testimonianza del sapere dei maestri organari che hanno creato stili artistici caratteristici e peculiari. Il nostro compito, come amministratori, è quello di costruire nuovi percorsi di fruizione di questi capolavori. Il titolo della rassegna descrive la bellezza della proposta, ma racchiude altresì l’auspicio della coralità intesa come metafora delle nostre comunità che devono riscoprire l’armonia delle diverse espressioni sociali e istituzionali”.





Ai concerti si accede con green pass rafforzato e mascherina Ffp2 e gli eventi si potranno seguire anche in streaming sulla pagina Fb Unione dei Comuni Andrano Spongano Diso.




Il programma: cinque concerti per cinque organi e un viaggio musicale dal Cinquecento ad oggi.





Andrano




La rassegna prenderà il via domani, 28 dicembre, alle ore 18, nella chiesa Ss. Filippo e Giacomo di Diso, il cui organo, realizzato intorno al 1860 con stilemi costruttivi settecenteschi e motivi di ispirazione spagnola, è opera del barese Giuseppe Toselli. Gianluigi Corsano (organo), Tiziana De Vito (soprano) e Francesco Protopapa (tromba) si esibiranno in “Nell’apparir del sempiterno Sole”, con un repertorio che attinge dalle produzioni cinquecentesche, seicentesche e settecentesche di Charpentier, Soto de Langa, Pasquini, Monteverdi, Clarke, Mouret, Pachelbel e Händel.





Diso




Mercoledì 29 dicembre, alle ore 18.30, nella chiesa dell’ex Convento dei Domenicani, ad Andrano,  sarà la volta di “Questo nobil Bambino”. Francesco Scarcella, organo, e Serena Scarinzi, mezzosoprano, apriranno il concerto con il “Domine Deus” di Vivaldi, per poi riscoprire la pastorale di Leo, “Questo nobil bambino” di un anonimo del Seicento, “How beautiful” di G.F.Haendel, le zampognare napoletane di Vecchiotti e le produzioni di Corelli, S. Alfonso Maria d’ Liguori e Mozart. Protagonista sarà il piccolo organo costruito di recente, ma nel solco della tradizionale Scuola Napoletana, dal maestro Giuseppe Musarò di Andrano, in sostituzione dello strumento seicentesco purtroppo andato perduto. 





Tris di concerti per l’avvio del nuovo anno: il 2 gennaio, alle 18.45, riprenderà vita il magnifico strumento “da muro” della chiesa S. Giorgio Martire di Spongano, tra le più importanti opere dell’organaro magliese Vincenzo De Micheli, risalente al 1860 circa e gemello di quello ubicato nella Chiesa Natività B.V. Maria di Tricase. Per l’occasione sarà suonato nel concerto “In dulci jubilo” da Stefano Perrotta, giovane organista di grande talento che ha iniziato lo studio dell’organo all’età di undici anni, per poi diplomarsi con lode al Conservatorio “U. Giordano” di Foggia, studiando anche ad Amsterdam. Attualmente è allievo del prof. Gerhard Gnann alla Johannes Gutenberg-Universität di Mainz (Germania), si esibisce in tutto il mondo come solista e ha vinto diversi premi prestigiosi. 





Il 3 gennaio, alle 18.30, nella chiesa S. Vitale a Marittima risuonerà l’organo più antico, realizzato nel 1784 dal napoletano Benedetto De Rosa e poi riaccomodato a fine Ottocento dall’organaro magliese Giuseppe Palma. Durante il concerto dal titolo “Puer natus est nobis”, Leonardo Antonio Di Chiara, organo, e Antonio Mariani, tromba, spazieranno dal Cinquecento al Novecento, da Falconiero a Clarke, da Zipoli a Pachelbel, da Akeroyde a Prizeman, Taylor, Carr, Charpentier fino ad Ennio Morricone.La rassegna si chiuderà il 4 gennaio, alle ore 18, nella chiesa S. Michele Arcangelo di Castiglione d’Otranto, dove riprenderà a suonare l’organo di metà Ottocento attribuibile al magliese Vincenzo De Micheli, che nell’impianto riutilizzò alcune canne settecentesche. Posizionato sulla porta d’ingresso, sua caratteristica è il ripieno particolarmente brillante. Con “Baroque-Jazz Christmas concert”, Francesco Scarcella all’organo e Fulvio Palese al sax condurranno il pubblico in un viaggio musicale di grande spessore lungo quattro secoli, mescolando opere dagli stili diversi e unici, quelle di Charpentier, Bach, Leo, Albinoni, Vecchiotti, Debussy, Piazzolla, Berlin e Tormè.


Andrano

Xylella: La morte dei giganti

L’autore, Stefano Martella: «La storia ci insegna che le monoculture hanno sempre esposto le civiltà a una fitopatia e, di conseguenza, alla distruzione paesaggistica, culturale, economica»

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Con “La morte dei GigantiStefano Martella, giornalista (Quotidiano di Puglia) di Andrano, ha ripercorso le fasi che hanno portato alla quasi desertificazione del Salento.

Dopo aver sondato le motivazioni che hanno spinto la magistratura a mettere sotto inchiesta gli stessi scienziati che hanno scoperto il microrganismo patogeno, il volume mostra come la popolazione si sia divisa in due fazioni contrapposte: chi era convinto che la pianta si potesse salvare e chi la reputava spacciata; chi credeva nelle tesi della scienza e chi invece che sia stato ordito un complotto diabolico.

È stato il primo libro dedicato all’argomento ad essere pubblicato. Nasce nel 2022 e, dal volume, è stato tratto un docufilm (“Il tempo dei giganti” diretto da Davide Barletti e Lorenzo Conte, prodotto da Dinamo Film e Fluid Produzioni con il contributo di Apulia Film Fund di Apulia Film Commission e Regione Puglia. È stato girato tra Bari, Valle d’Itria, Alliste, Erchie, Lecce, Brindisi, Otranto e Castellana Grotte) che ha ricevuto il consenso unanime di critica e pubblico oltre che numerosi premi.

Come è nata l’idea di questo libro?

«In modo molto semplice: da salentino avevo la contezza di trovarmi al centro di uno dei cambiamenti più importanti della storia dell’homo sapiens. Il Salento ha, aveva, milioni di ulivi millenari, cioè risalenti all’epoca in cui Nerone si suicidò pugnalandosi alla gola o che il Vesuvio seppellì Pompei. Pensare che abbiano deciso di morire nella nostra epoca, è un evento di portata storica. Da giornalista, ritrovandomi nell’epicentro di quanto stava accadendo ho avuto la certezza di essere al centro di un cambiamento epocale. Così come per un cronista per il crollo del muro di Berlino o nel cuore del Vietnam durante la guerra con gli Stati Uniti. Mi sentivo testimone ed osservatore di un grande cambiamento della storia. Era necessario, a mio parere, mettere tutto in un libro provando a fare un’operazione di carotaggio».

In che senso?

«Distanziandomi dalle due grandi curve che si erano create, ovvero una che sosteneva che la Xylella è inguaribile, l’altra invece che si può debellare. Due tifoserie opposte che si urlavano contro senza dialogarsi».

Quali sono i temi centrali trattati? 

«Innanzitutto, la simbiosi tra un popolo ed una pianta, un albero. Gli alberi sono da sempre, a tutti gli effetti, pezzi fondamentali della cultura e dell’identità dei popoli. Quindi raffronto le radici antropologiche e spirituali, culturali, storiche di questa pianta con la popolazione salentina, analizzo le origini dell’arrivo del batterio sul territorio e le falle all’interno del sistema di controllo fitosanitario europeo. Faccio un excursus storico su quali siano state le malattie delle piante nella storia. La Xylella non è un fatto del tutto eccezionale ma una delle tante patologie che hanno sconvolto l’esistenza degli uomini. Analizzo la psicosi che si è instaurata all’interno delle persone, quasi fosse uno shock post traumatico, analizzo anche le reazioni più assurde, grottesche e traumatiche che le persone hanno iniziato a mostrare quando gli alberi hanno iniziato a morire. Analizzo le lotte sociali che le donne salentine, le raccoglitrici di olive hanno fatto per emanciparsi da un sistema schiavista, che era quello dell’economia dell’olio rampante. Va ricordato che il Salento era il più grande produttore di olio rampante d’Europa. Il primo anello di questo grandissimo comparto erano proprio le “schiave”, le donne salentine. Un altro capitolo è dedicato alla famosa teoria del complotto».

Hai parlato con tante persone per la tua ricerca, per il libro, ma anche dopo, nei diversi incontri a cui hai partecipato. Che idea ti sei fatto di tutta la vicenda? 

«Che da salentini ci siamo svegliati tardi e tardi ci siamo resi conto che questa pianta non era immortale. Avevamo dato per scontato che questa pianta, lì da millenni, potesse vivere per sempre. Sotto certi aspetti aveva sconfitto la più grande condanna per gli uomini, cioè il tempo. Mentre le persone nascevano, consumavano la loro vita fino alla fine dei loro giorni, gli ulivi rimanevano. Diventavano un grande lascito, da generazione in generazione, creando una grande memoria collettiva e divenendo un tratto identificativo del Salento. Tutto questo è originale sotto certi aspetti. Per la prima volta l’uomo si è scoperto a provare dei sentimenti nei confronti delle piante. Siamo sempre stati abituati, come specie a provare dei sentimenti per la morte di parenti, amici o comunque di appartenenti alla nostra specie. Da qualche tempo avevamo già sentimenti nei confronti degli animali di affezione. Le piante erano invece considerate un po’ come la carta da parati del mondo. Tale sentimentalismo nei confronti degli alberi ci fa comprendere come la nostra stessa esistenza sia in realtà legata al destino delle piante. Ritengo, poi, ci sia ancora molto da lavorare nell’ambito della comunicazione scientifica. Il mondo della scienza è una grande conquista della civiltà occidentale. I ricercatori, nostri scienziati sono una risorsa fondamentale nella nostra civiltà. Mai come in questo periodo c’è stata comunicazione scientifica. Allo stesso tempo, però, mai come in questo periodo aumentano le teorie antiscientifiche. Anche questa è una chiave da analizzare, perché l’epidemia è una cosa scientifica. Xyella è poco precedente, per esempio, all’arrivo del Covid ed anche in quel caso sono nate teorie del complotto. Teorie che, banalmente, rivedo anche nell’altra classica questione identitaria del Salento, il ritorno del lupo sul nostro territorio. Stanno nascendo teorie cospirative che vogliono il lupo non arrivato spontaneamente, ma portato da qualcuno che aveva non meglio precisati torbidi interessi».

Secondo te come andrà a finire tutta questa storia? Come si potrà chiudere il cerchio? 

«Partendo da un dato di fatto: la monocoltura, è stata un errore storico. Non potevamo certo prevedere quanto accaduto, ma la storia ci insegna che le monoculture hanno sempre esposto le civiltà a una fitopatia e di conseguenza alla distruzione paesaggistica, culturale, economica. Quindi il futuro dovrà passare da una diversificazione culturale e anche dalla riscoperta di antiche culture che la monocultura dell’olivo aveva castrato. Altro aspetto importante, a proposito di riforestazione, è il cambiamento climatico, di cui il Salento è hotspot, cioè un luogo, all’interno del Mediterraneo, dove le mutazioni climatiche sono più evidenti, accelerate e più forti. Quindi, qualsiasi ragionamento dovrà tenere conto che la nostra è una terra che sta andando verso un clima molto diverso rispetto a quello del passato».

Con annessi e connessi: emergenza incendi, disboscamento, inquinamento e chi più ne ha più ne metta. Siamo senza speranza?

«Come sempre accade dopo una crisi, dalla vicenda Xylella possiamo imparare tanto. Una cosa che dobbiamo imparare in fretta è che il paesaggio non è immutabile nel tempo ma si trasforma a seconda di decisioni nostre. Ad esempio, la monocultura dell’olivo prima non c’era e il paesaggio del Salento era composto da querce, lecci, frassini… Tutti abbattuti per darci all’economia dell’olio rampante e dell’olivo. Adesso l’olivo, almeno quello monumentale, ha ceduto il passo per mano di una fitopatia e, direttamente o indirettamente, degli uomini. Il paesaggio è sempre in evoluzione, fondamentale è provare a renderlo più resiliente possibile».

Giuseppe Cerfeda

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Andrano

Andrano piange l’ex sindaco Angelo Donato Accogli

È stato sindaco dal 1992 al 1995. Questo pomeriggio i funerali

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Dopo una lunga malattia si è spento Angelo Donato Accogli che ha indossato la fascia tricolore dal 1992 al 1955.

Ha vissuto tutta la sua storia politica nelle fila della Democrazia Cristiana.

Angelo Donato Accogli

Molto apprezzato in paese per le sue doti umane, Angelo Donato Accogli aveva 85 anni.

Lascia la moglie Graziella, i figli Silvia e Alfredo e gli adorati nipoti.

Le esequie sono in programma per questo pomeriggio alle 16,30 nella chiesa “Madonna delle Grazie” che il corteo di familiari e amici raggiungerà, partendo dall’abitazione dell’ex sindaco in via De Gasperi.

L’amministrazione comunale parteciperà al funerale in forma ufficiale.

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Copia e incolla: come ogni anno, prima pioggia e primi (grandi) disagi

In quasi tutto il Salento centri allagati, difficoltà nei pressi delle scuole (pressocchè isolate) e degli ospedali. Viabilità al limite anche sulle strada a lunga percorrenza

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Potremmo prendere quanto scritto l’anno scorso, quello prima o quello prima ancora e fare copia e incolla.

Tanto nulla è cambiato.

È bastato il primo acquazzone, consistente per carità, e tanti dei nostri centri sono praticamente in ginocchio.

Per la conta dei danni bisognerà attendere qualche ora per il momento è il caso di avere la massima prudenza in strada perché ci si imbatte in autentici torrenti d’acqua.

Anche su strade esterne, come a Tricase, dove la tangenziale, la cosiddetta Cosimina, in alcuni tratti pare il letto di un fiume.

Non è migliore la situazione se si entra in paese.

Vicino la scuola Giovanni Pascoli, l’acqua è arrivata quasi a metà cancello; la via dell’ospedale è quasi intransitabile come tante altre della città.

A Lucugnano chiusa per allagamento la cappella di San Rocco.

Eppure, che prima o poi piovesse (anzi in tanti se lo auguravano) si sapeva. Certo, magari si sperava non così tanto ed in così poco tempo, ma lo si poteva e doveva prevedere. Ed anche le precipitazioni copiose, quelle dal nome odioso ma esplicativo di “bombe d’acqua”, con il cambiamento climatico, sono un evento al quale dobbiamo abituarci.

Segnalazioni di allagamenti e disagi son già arrivate da Ruffano, Taurisano, Casarano, Melissano (scuole chiuse con ordinanza del sindaco), Andrano, Diso, Poggiardo, Corsano ed altri centri del Capo di Leuca; man mano che passerà il tempo ne arriveranno altre.

In particolare ad Andrano Marina è venuto giù parte del basolato e del muretto sul Lungomare delle Agavi.

Aspettando il sereno e incrociando le dita prima fare la conta dei danni, che speriamo ovviamente lievi, è triste ogni qualvolta ripetere “piove governo ladro”, ma fa davvero rabbia vedere i nostri paesi ridotti in queste condizioni ogni volta che Giove pluvio la manda giù.

Ed è così ogni anno. Copia e incolla…

Crollato parte del basolato e del muretto sul Lungomare delle Agavi ad Andrano Marina

 

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