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L’estate al Castello di Tutino

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A Tutino succede sempre qualcosa: ancora una volta, si rinnova il cartellone culturale del Castello di Tutino. Nouvelle Vague, Joe Barbieri, Stefania Rocca e Raffaele Casarano, sono solo alcuni dei nomi che arricchiscono il nuovo cartellone degli eventi del Castello di Tutino che riparte con una programmazione da giugno ad agosto 2023 che vede, al centro, eventi culturali che spaziano dalla musica ai libri con un occhio sempre attento al territorio.





 





Il programma culturale si inaugura sabato 3 giugnocon un concerto esclusivo: sul palco del castello i Nouvelle Vague (biglietti disponibili su oooh.events) con un progetto che ha visto il genere della cover band reinventarsi ed arricchirsi con suggestive sonorità. 





A partire dalle ore 22, i Nouvelle Vague protagonisti di un concerto che spazia nel loro repertorio musicale dallo stile post-punk, new wave/bossa nova, per un nuovo viaggio nella musica, senza tempo e senza confini. Oltre un milione di dischi venduti, nove tra album, live e raccolte pubblicati tra il 2004 e il 2019, i Nouvelle Vague al di là degli storici concerti al Royal Albert Hall di Londra, all’Olympia di Parigi e all’Hollywood Bowl di Los Angeles, vantano tour in tutto il mondo, dall’Europa all’America.





 





Il giorno dopo, domenica 4 giugno, si inaugura la personale di Daniele Coricciati, “un continuo work in progress, come il lavoro di reporter appassionato di storie e di bianco e nero”, a dire dello stesso artista. Una significativa selezione di alcuni scatti tratti dai reportage realizzati negli ultimi anni per conto della Fondazione Sylva sulla rigenerazione territoriale ed ecologica. 





 





Luglio si apre con una nuova collaborazione per il castello con il Locomotive Jazz Festival, per tre serate dedicate alla musica con ospiti rilevanti del panorama musicale e non solo. Si apre il 1° luglio, il secret tour, tratto da una notte vera: “trent’anni suonati diJoe Barbieri e Daniele Sorrentino, il tour e l’album che celebrano i 30 di carriera di Joe Barbieri. Per celebrare la musica in ogni sua versione e sfaccettatura, Barbieri porta sui diversi palchi italiani formazioni diverse tra cui quella in duo con il contrabbassista Daniele Sorrentino, pensata per gli spazi intimi e raccolti, molto amati dal musicista.





 





L’8 luglio è la volta del concerto “Preghiera di mare”, con un racconto delicato ed emozionale che stimola la conoscenza e la curiosità del pubblico, cantando, suonando e, attraverso la musica, cambiando il ritmo delle parole. Preghiera In Mare, suite di musiche e teatri con l’attrice Stefania Rocca (voce), Raffaele Casarano (sassofono) e Antonio Fresa (pianoforte). I testi attorno ai quali lo spettacolo evolve sono diversi, compreso quello di Testa, edito da Einaudi, e tutti riguardanti il tema dei migranti e della libertà dell’uomo, con un particolare sguardo alla situazione femminile.





 





Il 15 luglio Daniele Rielli, autore per la televisione e per il teatro, in dialogo con Claudio Scamardella, presenta il libro “Il fuoco invisibile. Storia umana di un disastro naturale” (Rizzoli, 2023). Si può raccontare un dramma ecologico e sociale come se fosse un incalzante romanzo a più voci? È quello che fa Daniele Rielli in questo libro in cui, cercando di capire cosa sta uccidendo gli ulivi della sua famiglia, ricostruisce le vicende legate all’arrivo in Puglia di Xylella, un batterio che ha causato la più grave epidemia delle piante al mondo.




 





Ultimo appuntamento in collaborazione con il Locomotive Jazz Festival: il 16 luglio le sorelle di origine anglo-persiana Leila Shirvani e Sara Shirvani, le “Shirvani Sisters portano a Tutino il progetto “Musical Voyage”, programma dai mille colori, un viaggio musicale caratterizzato da brani estremamente contrastanti tra di loro, ognuno dei quali scritto da un compositore di diversa provenienza partendo dalla Germania, passando per la la Francia, l’Italia, la Spagna, la Russia, l’Israele, l’Armenia, l’Ucraina e l’Iran. 





 





Venerdì 21 luglio, un grande ritorno di Jalalu Kalvert Nelson & Annalisa Orlando, con il concerto Intermezzo e Preludio, in collaborazione con Festival Echoi, nuovi orizzonti musicali. Jalalu Kalvert Nelson e Annalisa Orlando si incontrano a Berlino nel novembre 2015, per puro caso al termine di un concerto presso la Kulturbrauerei. Da subito nasce una grandissima amicizia fondata sulla comune passione per la musica di oggi, o ben più nota “musica contemporanea”. Annalisa diviene presto interprete e prima esecutrice di “That got away…”, una raccolta di pezzi di grande respiro per pianoforte solo scritta da Nelson. All’interno della stagione del Castello di Tutino, il duo si presenta un programma misto con dei brani dedicati alla natura ed in particolare alla foresta. Il concerto rappresenta Intermezzo del festival biennale Echoi, nuovi orizzonti musicali e Preludio dunque all’edizione 2024.





 





Il 28 e il 29 luglio, invece, si rinnova “Col favore di Minerva”, giunto alla terza edizione, festival di musiche e culture popolari. Il festival trae ispirazione da una frase dell’epigrafe posta sulla facciata principale del maniero nella quale si legge in latino: “Luigi Trane…. col favore di Minerva… lo eresse (il castello) fin dalle fondamenta e lo destinò ai posteri”.  Una due giorni che raggruppa ad alcune tra le più belle voci del panorama popolare salentino, dal concerto di Anna Cinzia Villani in trio, ai Mascarimirì fino a Enza Pagliara, Enzo Muci, il Trio Zoè con Maristella Martella. Ancora, il festival ospita la presentazione del libro “Il Cammino degli asini dotti” di Marcello Moscara, fotografo e artista, segnalato anche nella rivista internazionale di fotografia Zoom.





 





La programmazione del Castello continua anche ad agosto: il 2 è la volta del duo Roberto Esposito al pianoforte e Redi Hasa al violoncello. Un concerto intimo, nel giardino di Tutino, dedicato alle suggestive note di alcuni film che hanno fatto la storia del cinema. Il 3 agosto, invece, il castello ospita la personale di pittura di Awanle Ayiboroartista, pittrice e perfomer ghanese, in coproduzione con Muse Salentine e Tancredi Hertzog-Guarini. Quest’estate, Awanle Ayiboro, dopo la residenza al festival Le Muse salentine, ad Alessano, espone per due settimane al Castello di Tutino, in una mostra aperta al pubblico curata da Tancredi Hertzog-Guarini. Dal 2019, il festival Le Muse salentine invita ogni anno un’artista a vivere e lavorare per cinque settimane ad Alessano, dove gli viene fornito uno studio e del materiale. Dall’anno scorso, Tancredi Hertzog-Guarini è il curatore della residenza artistica e, per la prima volta, viene organizzata una mostra di fine residenza, detta restituzione, in partnership col Castello di Tutino.





Ancora, il 4 agosto, ad esibirsi in quintetto, è la musicista salentina Carolina Bubbico  con il suo album di inediti “Il Dono Dell’ubiquità”, uscito a fine 2020 con Sun Village Records con il sostegno di Puglia Sounds Records e la distribuzione di I.R.D. Cantante, pianista, arrangiatrice e direttrice d’orchestra, Carolina Bubbico negli ultimi anni ha collezionato importanti esperienze e partecipazioni, esibendosi nei più significativi festival italiani ed internazionali e nei migliori club, tra cui i Blue Note di Milano, Tokyo e Pechino al fianco di Nicola Conte, tra cui il festival do Sanremo. “Il dono dell’ubiquità” raccoglie i frutti delle numerose collaborazioni avviate nel corso degli anni da Carolina. Sono stati infatti coinvolti, nelle registrazioni, numerosi musicisti nazionali ed internazionali tra cui spiccano Baba Sissoko, Redi Hasa, Sud Sound System e Serena Brancale, oltre ai compagni di sempre Luca Alemanno, Federico Pecoraro, Dario Congedo.





Gran finale, il 18 agosto, con la mostra fotografica, “Prima Della Terra” (Before Earth) di Erika Ede, a cura di Carlos Rivera Lauria. La mostra, incentrata sul tema dei paesaggi intesi come testimone di vita, è frutto del lavoro di Erika Ede, laureata in Storia dell’Arte e Belle Arti presso l’Università Complutense di Madrid. Attualmente, è fotografa permanente e coordinatrice della Fotografia Dipartimento del Museo Guggenheim di Bilbao e Professore onorrario dell’Università dei Paesi Baschi (EHU). Ha collaborato con numerose testate della stampa europea e nordamericana come Le Fígaro, El Correo, Washington Post, Geo, Elle, Arte in America, Kunstforum, ecc. 





Il cartellone artistico curato dal regista Edoardo Winspeare riserva tuttavia delle novità per il futuro che saranno annunciate nelle prossime settimane. A fare da sfondo, il castello di Tutino che, chiuso dagli anni ’50, grazie a un lavoro di recupero e di restauro conservativo, dal 2021 è officina d’arte e centro culturale, importante punto di riferimento per il territorio e per i locali, per i turisti e per gli artistidi tutto il mondo che hanno la possibilità al suo interno di sperimentare e di confrontarsi. 





Non solo: all’interno del castello, dal martedì alla domenica è possibile rilassarsi, complice un’atmosfera soft e le luci soffuse del tramonto, con un invitante aperitivo pensato appositamente per i clienti dal bartender Danilo De Carlo. Per chi avesse invece voglia di assaporare piatti che assecondano la tradizione ma che, al contempo, strizzano l’occhio alla creatività, il Castello apre le porte del suo ristorante con un nuovo menù ideato dallo chef Antonio Blandolino. La cena, al Castello di Tutino, diviene così un viaggio, l’ennesimo, alla scoperta dei sapori del Salento con influenze internazionali. Così, anche il cibo, a Tutino, parla una lingua universale.


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Mùgnulu di Soleto

Un progetto e un libro per riscoprire il cavolo broccolo tipico, un antico tesoro della tradizione salentina

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Il progetto sulla riscoperta del “Mùgnulu” di Soleto, finanziato dal bando Cuis (Consorzio Universitario Interprovinciale Salentino) e patrocinato dall’Unione di Comuni della Grecìa salentina è finalizzato alla valorizzazione di questo ortaggio che rappresenta un vero e proprio patrimonio naturale e culturale che riflette la resilienza e la ricchezza della tradizione agricola salentina.

Il recupero di questo cavolo broccolo tipico del Salento è il frutto di un lavoro appassionato e approfondito volto a valorizzare una varietà orticola quasi dimenticata, ma di enorme valore storico e nutrizionale ed è confluito in un volume che verrà presentato per la prima volta al pubblico proprio a Soleto, presso la sede del palazzo comunale.

Venerdì 25 ottobre, dalle ore 18, presso il palazzo comunale a Soleto, in largo Osanna (ingresso libero), si terrà la presentazione del volume: Mùgnulu di Soleto. Un tesoro della tradizione salentina.

Il libro, che si avvale anche dei contributi di numerosi agricoltori locali che hanno condiviso con gli autori la loro conoscenza e la loro passione, presenta un percorso articolato che esplora le radici storiche del Mùgnulu, le sue caratteristiche botaniche, le tecniche di coltivazione tradizionali e moderne, nonché i benefici nutrizionali e salutistici di questo straordinario ortaggio.

Un viaggio che unisce ricerca, storia e gastronomia con l’obiettivo non solo di documentare l’importanza del Mùgnulu, ma anche promuoverne la coltivazione e il consumo, sensibilizzando il pubblico sulla necessità di preservare le nostre tradizioni agricole e, indirettamente, lo stato di salute dei suoli agrari.

La serata sarà aperta dai saluti del presidente della Provincia di Lecce Stefano Minerva, del presidente dell’Unione di Comuni della Grecìa Salentina Roberto Casaluci, del sindaco Graziano Vantaggiato  e dell’assessore alla cultura di Soleto Davide Cafaro e di Miriam Odoardi, moglie del compianto Prof. Antonio Michele Stanca, illustre genetista alla cui memoria il volume è dedicato.

Seguiranno gli interventi degli autori del libro: Alessio Aprile, professore associato dell’Università del Salento; Rita Accogli, responsabile tecnico scientifico dell’orto botanico dell’Università del Salento; Carmine Negro, tecnico dell’università del Salento e Erika Sabella, ricercatrice dell’Università del Salento.

Il progetto si inserisce nel più ampio contesto della salvaguardia della biodiversità agricola, un tema di fondamentale importanza in un’epoca in cui l’agricoltura intensiva e la globalizzazione minacciano la diversità genetica delle nostre colture.

Mùgnuli ‘nfucati

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Il cuore di pietra di Melpignano

Percorso tra cave, pajare, menhir e pietra leccese. Domenica 27 ottobre (9,30 – 12.30) alla scoperta di cave rinaturalizzate e dell’installazione “La Pietra del Gusto” nel Palazzo Marchesale

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Il trekking “Percorsi di Pietra” a Melpignano è un’avventura carica di emozioni offerta dal Comune della Grecìa Salentina nell’ambito del progetto “Melpignano promuove cultura“.

Questo piccolo gioiello di poco più di duemila abitanti brilla in ogni stagione grazie a percorsi turistici, che coinvolgono viaggiatori appassionati di cibo, arte, artigianato e natura, realizzati con la collaborazione dell’Associazione di Promozione Sociale pugliese Vivarch e altre realtà locali e nazionali.

La sindaca Valentina Avantaggiato scommette su una gestione ecosostenibile del territorio e sull’inclusività, investendo con passione sul patrimonio culturale locale. Dopo il grande successo dello scorso anno torna “Percorsi di Pietra“, un’escursione che porta lungo sentieri meno noti, immersi nel caratteristico paesaggio agrario.

Tra muretti a secco, antichissimi menhir, cave silenziose e suggestive pajare, i partecipanti potranno scoprire un mondo antico e affascinante.

L’appuntamento è per domenica 27 ottobre, dalle 9,30 alle 12,30, per una passeggiata adatta a tutti (dagli 8 anni in su). L’escursione partirà dall’Info point nell’ex tabacchificio, conducendo alla riscoperta delle antiche fonti primarie della zona, quando l’estrazione della pietra era l’attività principale.

Durante il percorso, si celebreranno i paesaggi e i diversi utilizzi della pietra in ambito costruttivo e decorativo.

In compagnia della guida Paola Russo, i partecipanti sosteranno sotto le volte dei portici cinquecenteschi di Piazza San Giorgio, un tempo sede di un fiorente mercato di stoffe, per poi proseguire lungo le vie di campagna.

Dopo una sosta al geosito di Melpignano, una cava rinaturalizzata con ulivi e altra vegetazione, si esploreranno i segni dell’antica attività estrattiva e i fossili che raccontano storie millenarie.

Si vivrà un’immersione totale nella natura, avvolti dai colori autunnali tra campi coltivati e caratteristici baluardi della civiltà contadina come pajare, furneddhi, caseddhe e le celebri cave.

Il viaggio proseguirà con la visita da Texun, dove si possono osservare complementi d’arredo in pietra leccese; ascoltare storie su come la pietra prende forma sotto abili mani di scalpellini e ricevere in regalo un oggetto in pietra da portare a casa.

La camminata continuerà fino al menhir Lama in piazzetta Asilo, un monumento preistorico simbolo della cultura megalitica nella Terra d’Otranto e si concluderà al Palazzo Marchesale dove, proprio domenica 27, verrà inaugurata l’installazioneLa Pietra del Gusto“, opera dell’architetto Silvana Inguscio, realizzata con la collaborazione di Bianco Cave.

L’installazione resterà esposta fino al 6 gennaio.

Si tratta di una tavola botanica, una lastra di calcarenite con disegni a forma di gocce di olio e foglie di ulivo, che diventano piccoli contenitori per il cibo di stagione, come i pomodori da pendola, i legumi coltivati da Marco Garrapa e Danilo Palma di Melpignano, le frise e i tarallini del forno Fior di Pane in vico Lama, olio e olive òliolocale.

Non è solo un omaggio alla secolare cultura dell’ulivo, simbolo indiscusso del Salento, ma un richiamo alla memoria e alla ciclicità della vita.

La pietra, non il legno, diventa protagonista: solida e resistente, come la terra da cui trae ispirazione.

Per sottrazione della materia, le forme definiscono il contenitore, attraverso una lavorazione della pietra con macchine a controllo numerico.

Proprio come da tradizione contadina, la tavola diventa essa stessa un contenitore dei prodotti della terra.

Un’installazione che intreccia cibo, stagionalità e condivisione, celebrando la sacralità del lavoro e il legame profondo con il territorio.

Per la passeggiata con la guida Paola Russo, che durerà circa tre ore (Trekking Livello T, no bambini con meno di 8 anni, costo intero 15 €; costo ridotto 10 € 8-13 anni) richiesti pantaloni lunghi, scarpe da trekking e acqua. Compresi gadget in pietra e visita alla mostra di Palazzo Marchesale.

Info & prenotazioni: Info Point Melpignano, via Roma 16, tel. 3277128024, melpignanoinfopoint@gmail.com

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Lecce per tre giorni capitale mondiale dell’architettura

Dedicata al tema dell’Hyperregionalism la tredicesima edizione di “Architects Meet”, ideata dall’Associazione italiana di Architettura e Critica, realizzata in collaborazione con Comune di Lecce, Polo Biblio-Museale, Ordine degli Architetti PPC provincia di Lecce. Tra gli ospiti l’architetto portoghese di fama internazionale Manuel Aires Mateus che venerdì 25 riceverà il Premio Internazionale Architects meet in Lecce

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Si terrà a Lecce da domani e fino al 26 ottobre la tredicesima edizione dell’Evento Architects Meet, ideato e promosso dall’AIAC, Associazione Italiana di Architettura e Critica, in collaborazione con il Comune di Lecce, il Polo Biblio-Museale di Lecce, l’Ordine degli Architetti P.P.C. di Lecce.

Interamente declinato sul tema “HyperRegionalism, materialità e immaterialità dell’Architettura”, l’appuntamento vuole concentrarsi su quella particolare e rilevante tendenza che a un’architettura senza anima, uguale in tutti i luoghi, cerca di contrapporre spazi radicati e riconoscibili.

Opere in cui la materia gioca un ruolo di primo piano, recuperando alla costruzione frammenti il più possibile ampi e significativi delle preesistenze.

Una nuova architettura che trae senso e valore dall’intreccio tra complessità delle stratificazioni, recupero dei materiali originali, ferma distanza dalle derive retoriche e vernacolari, grande attenzione e ai “flussi immateriali della contemporaneità”, a partire dalla consapevolezza che le nuove costruzioni devono rispettare standard elevati di comfort e di efficienza energetica.

«Il nostro obiettivo», afferma Luigi Prestinenza Puglisi, saggista, critico e storico dell’architettura italiana, presidente dell’Associazione Italiana di Architettura e Critica, «è esaminare, attraverso le opere di architettura recentemente progettate e realizzate in Italia, come in questi ultimi anni si stia profilando un modo di costruire in cui l’obiettivo è ottenere un nuovo equilibrio tra tecnologie diverse che vanno dalle più arcaiche alle più innovative, un HyperRegionalismo in cui si alternano, si contrappongono e si completano vecchie materialità e nuove immaterialità. HyperRegionalismo perché l’architettura oggi è attenta ai luoghi, al contesto e alla natura, cioè alla sua dimensione regionale. Ma al tempo stesso aspira a standard internazionali e a confrontarsi a tutto campo con le richieste della contemporaneità».

LA SCELTA DEL SALENTO

«La del Salento, di portare la tredicesima edizione di Architects Meet a Lecce, non è casuale», prosegue Prestinenza Puglisi, «Lecce è una città bellissima e situata in una regione che sta investendo molto in architettura, con in atto interessanti esperienza e sperimentazioni».

«Abbiamo voluto con grande determinazione promuovere a Lecce la tredicesima edizione di  Architects Meet”», dice Tommaso Marcucci, presidente dell’Ordine degli Architetti PPC della provincia di Lecce, «perché siamo convinti della necessità di riflettere, insieme a colleghe e colleghi che arrivano da altre regioni italiane e dall’estero sullo stato dell’arte dell’architettura contemporanea e sulla necessità che l’architettura, proprio come ci invita a pensare Manuel Aires Mateus, rifuggendo dai capricci e dalle mode, debba avere un rapporto molto stretto con la realtà e con la vita e con gli spazi entro cui la vita si svolge. E questo vale sia per le nuove costruzioni che per il recupero e la rigenerazione del costruito, sia esso antico, moderno o molto spesso rurale. Si tratta», prosegue Marcucci, «di assumere fino in fondo e con particolare sensibilità la grande responsabilità che investe le architetture e ognuno di noi nel pensare e progettare gli spazi e i luoghi della vita in relazione a chi poi concretamente li abiterà. Una responsabilità che sposa anche l’asse, e pone la relazione: con il luogo, la memoria, i viventi, lo spazio intorno, le funzioni, a fondamento del progetto. Declinato in questo modo, il tema di quest’anno è uno straordinario invito a pensarsi e ripensarsi ma anche un invito a rinnovare la cassetta degli attrezzi e il nostro ruolo nelle vorticose trasformazioni in cui siamo immersi».

I LUOGHI

Architects Meet in Lecce toccherà diversi luoghi della cultura di Lecce come il Teatro Paisiello, la Biblioteca Bernardini – Convitto Palmieri e la Chiesa Santa Maria di Ogni Bene.

Vi parteciperanno centinaia di architetti, studiosi e critici di architettura che arrivano a Lecce da tutta Italia e dall’estero per mostrare – in una maratona di interventi ogni giorno – il loro contributo al mondo costruito, condividendo visioni per il futuro della progettazione.

I PREMI

Venerdì 25 ottobre verrà conferito il Premio Internazionale Architects meet in Lecce al progettista portoghese di fama internazionale Manuel Aires Mateus.

Sabato 26 verranno conferiti i Premi Nazionali Architects meet in Lecce, a progettisti che si sono distinti, all’interno dell’evento, per la propria architettura.

LE MOSTRE

Oltre alle conferenze e al conferimento dei Premi, durante la tre giorni leccese saranno inaugurate due mostre.

HyperRegionalism, presso la Chiesa Santa Maria di Ogni Bene, racconta, con l’esposizione di decine di book d’autore diversi, oltre 100 progetti e realizzazioni innovativi ad opera di Studi di architettura italiani, con l’allestimento curato da Riat Archidecor.

Supermostra 24, presso la Biblioteca Bernardini – Convitto Palmieri, a cura di Ilaria Olivieri e Lpp, è un osservatorio e una mostra itinerante che, attraverso l’opera di 33 progettisti e progettiste, ha lo scopo di verificare quanto di interessante avviene, nel campo dell’architettura, nelle diverse aree regionali della penisola.

In questa occasione verrà inaugurato per la prima volta il Sistema espositivo “STELO” del Polo Biblio-Museale di Lecce e Regione Puglia, progetto degli Architetti Federica Russo e Nicolò Lewanski di Valari Architecture, realizzato da Scaffsystem, vincitore dell’Avviso pubblico “Architetture sostenibili per i luoghi della cultura italiana” contributo Ministero della Cultura Direzione Generale Creatività Contemporanea.

IL PROGRAMMA COMPLETO

Giovedì 24 ottobre

Biblioteca Bernardini ex Convitto Palmieri

     – ore 14,30 – 18

Apertura Architects Meet in Lecce: architetti, designer, urbanisti ed esperti si alterneranno sul palco per confrontarsi sui temi dell’HyperRegionalism

Giovedì 24 ottobre

Chiesta Santa Maria di Ogni Bene

     – ore 18

Inaugurazione mostra HyperRegionalism

Venerdì 25

Biblioteca Bernardini ex Convitto Palmieri

ore 10 – 13

Intelligenza artificiale in architettura: implicazioni etiche ed estetiche
    – ore 14,30 – 18
Architetti, designer, urbanisti ed esperti
si alternano sul palco per confrontarsi sui temi dell’HyperRegionalism

ore 18
Inaugurazione Supermostra 24

Venerdì 25

Teatro Paisiello

  • ore 19
    Lectio magistralis del premio internazionale Architects Meet in Lecce 2024 Manuel Aires Mateus

Sabato 26

Biblioteca Bernardini ex Convitto Palmieri
ore 11 – 13

Presentazione libri-temi di attualità
ore 14,30 – 19

Architetti, designer, urbanisti ed esperti si alternano sul palco per confrontarsi sui temi dell’HyperRegionalism
ore 19
Premiazioni
Premio Nazionale Architects Meet in Lecce 2024

MANUEL AIRES MATEUS E IL SALENTO

Manuel Aires Mateus nasce a Lisbona nel 1963.

Si laurea alla Faculdade de Arquitetura de Lisboa (1986) e collabora con il fratello Francisco Aires Mateus, fondando nel 1988 lo studio Aires Mateus.

Dal 1986 collabora dal 1986 con diverse università, come la Harvard Graduate School of Design, il College of Architecture, Art and Planning della Cornell University, la Oslo Architecture School, la Facoltà di Architettura dell’Università di Lubiana o la Facoltà di Architettura dell’Università di Navarra, a Pamplona. Dal 1998 è professore dell’Universidade Autónoma de Lisboa e, dal 2001, dell’Accademia di Architettura di Mendrisio, Svizzera.

Il lavoro dello studio, che ha come punto fermo la sede di Lisbona, è presente in diversi paesi, Portogallo e molti dei progetti sono pubblicati in monografie, tra cui A+A Architecture Guide, El Croquis, Arquitectura Viva, GA, A+U, 2G, C3, d’Arco, TC Cuadernos, DOMUS e AMAG, tra gli altri.

Intensa la partecipazione di Aires Mateus a numerose mostre, come dimostra la sua costante presenza alla Biennale di Architettura di Venezia (Italia, 2010, 2012, 2016, 2018 e 2021). Suoi lavori sono stati esposti inoltre alla Biennale di Architettura Villa et Culture di Rabat (Marocco, 2018), al Centre de Création Contemporaine Olivier Debré (CCCOD) di Tours (Francia, 2015), alla Milano Design Week, con l’installazione White in the City (Italia, 2017), alla Biennale di Architettura di Chicago con il pezzo Ruins in Time e, recentemente, alla Biennale di Architettura e Urbanistica di Seoul (Corea del Sud, 2021) con il progetto TO INHABIT.

Nel tempo Aires Mateus è stato insignito di numerosi premi, sia nazionali che internazionali, tra cui il Premio AIT (2012, 2020), Premio Valmor (2002, 2002, 2018), Premio Secil (2020), FAD Awards (2001, 2008, 2010), Premio Ecola (2019), Premio ENOR (2006), nonché il premio della Biennale Iberoamericana di Urbanistica e Architettura (2001, 2012, 2019) e la selezione per il Premio Mies van der Rohe (2007, 2017). Nel 2017, Manuel Aires Mateus è stato insignito del Premio Pessoa.

Il lavoro dello studio si concentra da sempre del ruolo della memoria e della conoscenza, del rapporto tra il mondo fisico e quello culturale, con una ricerca tesa a riflettere sullo stato perenne delle forme e della materialità nella continuità del tempo, scandagliando i palinsesti del tempo e delle forme in cui siamo immersi. «Io credo molto spesso», ha affermato, «che gli architetti rischino di uscire dal loro ruolo, che è fare architettura, e tentare di diventare altro: poiché sono architetti, pensano di poter diventare politici, e io credo che questo sia un errore. Un architetto è un architetto, fa architettura, discute di architettura, insegna architettura. L’architettura è un lavoro molto vasto e ciascun ruolo ha lo stesso valore. Il problema è che, da quando l’architettura è diventata una professione molto riconosciuta, diverse persone pretendono di avere la capacità di fare altre cose. Non è che se uno è un buon politico allora diventerà un buon architetto, o viceversa. Una cosa non implica l’altra ma nemmeno la esclude. … La nostra ragione è fare diventare il mondo migliore con la trasformazione che l’architettura comporta. È una responsabilità, enorme! Il nostro lavoro consiste nel riflettere sul rapporto tra la migliore condizione fisica e culturale che un uomo vive con il suo intorno».

Nel corso di una intervista rilasciata nel 2022, alla giornalista che gli chiedeva le tre parole chiave del suo percorso, ha risposto: «Sistematico, perché lavoriamo in modo molto organizzato; Insistente, perché riusciamo a fare lo stesso progetto molte volte fino ad ottenere il risultato che vogliamo; Dialogo, perché crediamo nel mettersi in discussione e nel dialogare con ogni partecipante al progetto per raggiungere un risultato».

Tra i suoi più recenti lavori, figura anche nel Salento il restauro filologico di una antica torre nelle campagne di Alezio.

Manuel Aires Mateus

 

 

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