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Attualità

Cave: Tar sospende delibera Regione

Bari aveva deciso per incrementi tariffari tra il 562 ed il 1600%, con valore retroattivo per il 2017, e chiesto il saldo di tutte le somme entro il 31 maggio, minacciando pesanti sanzioni nei casi di ritardo

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Il Tar di Bari sospende la delibera regionale e accoglie le richieste formulate dalle imprese salentine. Si tratta del primo importante successo di circa 50 realtà del settore Lapideo-Cave della provincia di Lecce, le quali, coordinate dalla Sezione Materiali da costruzione dell’Associazione degli Industriali salentini, hanno promosso un ricorso al Tar avverso la delibera della Giunta regionale n. 569 dell’aprile scorso, con la quale la Regione Puglia aveva introdotto incrementi tariffari tra il 562 ed il 1600%, con valore retroattivo per l’anno 2017, chiedendo altresì il saldo di tutte le somme entro il termine del 31 maggio, minacciando pesanti sanzioni nei casi di ritardo.


Confindustria Lecce – Sezione Materiali da costruzione aveva chiesto un intervento urgente da parte della Regione, volto ad annullare la delibera, che correva il rischio di mettere in ginocchio le imprese del comparto edile-lapideo. Di fronte all’immobilismo della Regione, il mondo del settore estrattivo, come annunciato in un comunicato stampa lo scorso 19 maggio, si è visto costretto ad adire le vie legali a tutela delle imprese e dell’indotto delle cave, dell’occupazione, nonché della salvaguardia del comparto edile-lapideo nel suo complesso.


Accogliamo con grande favore”, affermano Cristina Mercuri e Lucrezia Vantaggiato, rispettivamente presidente e vice presidente della Sezione Materiali da costruzione, “la decisione del presidente della Terza Sezione del Tar di Bari di dare seguito alla richiesta di sospensione immediata dell’improvvida delibera regionale. Vedremo cosa succederà nei prossimi giorni, ma, almeno per il momento, le imprese possono tirare un sospiro di sollievo e vedere allontanarsi la spada di Damocle del pagamento immediato retroattivo di tariffe con incrementi a dir poco esorbitanti, con tutte le immaginabili conseguenze deteriori sulle imprese e sull’economia territoriale”.


Il ricorso, formulato dagli avvocati Valentina Mele e Oronzo Marco Calsolaro per circa 50 imprese salentine, prevedeva, infatti, la richiesta al Tar di una pronuncia di sospensione immediata della delibera regionale poiché, unitamente agli oneri imposti, notevolmente accresciuti rispetto al passato, conteneva anche importanti sanzioni, che esponevano al collasso un settore attraversato, ormai da qualche anno, da una profonda crisi, con un vistoso calo del numero di imprese operanti e della forza lavoro impiegata.

Il Tar di Bari ha temporaneamente sospeso gli effetti della deliberazione regionale e fissato la discussione collegiale per la fine di giugno.


Piena soddisfazione è stata espressa anche dal presidente di Confindustria Lecce Giancarlo Negro, che ha aggiunto come “il provvedimento regionale, oltre a introdurre un incremento per taluni aspetti davvero consistente delle tariffe, ne pretendeva anche l’efficacia retroattiva, finendo per incidere sui risultati dichiarati da molte aziende a bilanci già chiusi. Gli incrementi richiesti dalla Regione potevano trasformarsi in un ulteriore duro colpo per un comparto già in serie difficoltà, che deve tornare ad essere invece determinante per l’economia pugliese, sia in termini di occupazione, sia di PIL. L’auspicio è che si trovi una soluzione nel più breve tempo possibile, che vada incontro alle esigenze delle imprese e, nello stesso tempo, non produca ulteriori aumenti sul costo delle materie e, di conseguenza, sui costi dell’edilizia, dell’infrastrutturazione del territorio e dei lavori pubblici in genere”.


Attualità

Pescata spigola da 7,5 chili

Straordinaria presa durante una serata tra amici dalla riva della spiaggia di Frigole. Vanni Durante il fortunato pescatore

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Una spigola (o branzino) di circa sette chili e mezzo, portata fin dentro il retino durante una battuta di pesca a spinning: è lo straordinario risultato di una serata tra amici dalla riva della spiaggia di Frigole, località balneare leccese.

Il protagonista è Vanni Durante che ha tenuto tra le mani la canna da pesca e si sorprende quando comprende la portata del pesce agganciato: “Mai vista una spigola così grossa è enorme” ripete più volte.

E, poco dopo: “È il pesce della vita“.

A riprendere la scena è un amico, che condivide con Vanni lo stupore per l’esito della battuta di pesca.

La tecnica spinning, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” è una tipologia di pesca sportiva che si effettua con canna, mulinello ed esche artificiali.

Si tratta di una pesca piuttosto semplice in sé ma allo stesso tempo difficile per quanto riguarda la tecnica che consiste nell’attirare e poi catturare i pesci predatori attraverso il particolare movimento in acqua fatto dall’esca che è esclusivamente artificiale, effettuando molteplici lanci a debita distanza da dove ci si posiziona e recuperandola subito dopo.

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Attualità

Regalo Sospeso a Presicce-Acquarica

L’iniziativa promossa da Azione Cattolica di Acquarica. La presidente Daniela Monsellato: «Aiutiamo quelle famiglie in difficoltà che non riescono a provvedere ai regali da mettere sotto l’albero»

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Dopo il “caffè sospeso” arriva il “regalo sospeso”.

L’iniziativa arriva da Presicce-Acquarica ed è promossa dall’Azione Cattolica di Acquarica.

«A Natale tutti i bambini si aspettano di trovare sotto l’albero un pacco con dentro una piacevole sorpresa, un piccolo dono. Purtroppo non è così per tutti», premette Daniela Monsellato, presidente della locale AC, «ci sono delle famiglie che faticano a sopravvivere e diventa difficile riuscire a pensare a dei regali da mettere sotto l’albero».

«Inoltre», aggiunge Daniela, «desideriamo che le attività commerciali locali vengano favorite rispetto agli acquisti online».

Come poter contribuire?

«Fino al 20 dicembre», spiega la presidente di AC, «sarà possibile recarsi nei negozi che hanno aderito all’iniziativa e fare il proprio acquisto. I punti vendita provvederanno ad impacchettare i regali evidenziando con un segno di riconoscimento se si tratta di qualcosa per maschietto o femminuccia e soprattutto la fascia di età di riferimento.

Saranno poi gli educatori e le educatrici  ad occuparsi del ritiro e della consegna».

Le attività che hanno aderito all’iniziativa: Lo Scarabocchio (località Acquarica), Carpediem (Acquarica), Girotondo (Presicce), Mille idee (Presicce), Sanitaria Baby (Presicce), Joh-Chi (Presicce), Ovs kids (Presicce), Corner (Presicce).

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Povertà sanitaria: in difficoltà 7 italiani su dieci

Undicesimo Rapporto sulla Povertà Sanitaria di Banco Farmaceutico: In sei anni (2017-2022), la spesa farmaceutica a carico delle famiglie è cresciuta di 1,84 miliardi di euro (+22,8%).  A sostenere di tasca propria l’aumento sono tutte le famiglie, anche quelle povere, che devono pagare interamente il costo dei farmaci da banco a cui si aggiunge (salvo esenzioni) il costo dei ticket. Senza il terzo settore, almeno 1/5 dell’offerta sanitaria non sarebbe garantito

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Nell’anno in corso, 427.177 persone (7 residenti su 10) si sono trovate in condizioni di povertà sanitaria.

Hanno dovuto, cioè, chiedere aiuto ad una delle 1.892 realtà assistenziali convenzionate con Banco Farmaceutico per ricevere gratuitamente farmaci e cure.

Rispetto alle 386.253 persone del 2022, c’è stato un aumento del 10,6%.

Intanto, la spesa farmaceutica delle famiglie aumenta, ma la quota carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) diminuisce.

Nel 2022 (ultimi dati disponibili), la spesa farmaceutica totale è pari a 22,46 miliardi di euro, 2,3 miliardi in più (+6,5%) rispetto al 2021 (quando la spesa era di 20,09 miliardi).

Tuttavia, solo 12,5 miliardi di euro (il 55,9%) sono a carico del SSN (erano 11,87 nel 2021, pari al 56,3%).

Restano 9,9 miliardi (44,1%) pagati dalle famiglie (erano 9,21 nel 2021, pari al 43,7%).

Significa che, rispetto all’anno precedente, le famiglie hanno pagato di tasca propria 704 milioni di euro in più (+7,6%).

In sei anni (2017-2022), la spesa farmaceutica a carico delle famiglie è cresciuta di 1,84 miliardi di euro (+22,8%).

A sostenere di tasca propria l’aumento sono tutte le famiglie, anche quelle povere, che devono pagare interamente il costo dei farmaci da banco a cui si aggiunge (salvo esenzioni) il costo dei ticket.

È quanto emerge dall’11° Rapporto Donare per curare – Povertà Sanitaria e Donazione Farmaci realizzato con il contributo incondizionato di IBSA Farmaceutici e ABOCA da OPSan – Osservatorio sulla Povertà Sanitaria (organo di ricerca di Banco Farmaceutico).

Senza il Terzo settore, la tenuta del SSN sarebbe a rischio.

Le non profit attive prevalentemente nei servizi sanitari sono 12.578 (e occupano 103 mila persone).

Di queste, 5.587 finanziano le proprie attività per lo più da fonti pubbliche. Tenendo conto di questo solo sottoinsieme, il non profit rappresenta almeno 1/5 del totale delle strutture sanitarie italiane (oltre 27mila), generando un valore pari a 4,7 miliardi di euro.

Si conferma, infine, la relazione circolare tra povertà di reddito e povertà di salute: la percentuale di chi è in cattive o pessime condizioni di salute è più alta tra chi si trova in condizioni economiche precarie rispetto al resto della popolazione (6,2% vs. 4,3% nel 2021).

La qualità della vita legata a gravi problemi di salute, inoltre, è peggiore per chi ha meno risorse rispetto a chi ha un reddito medio-alto (25,2% vs. 21,7%). Le risorse economiche non preservano, di per sé, da gravi patologie (specie all’aumentare dell’età), ma consentono di fronteggiarne meglio le conseguenze. A compromettere lo stato di salute di chi è economicamente vulnerabile, contribuisce la rinuncia a effettuare visite specialistiche, che è cinque volte superiore al resto della popolazione.

«Attraverso il rigore del metodo scientifico dell’Osservatorio sulla Povertà Sanitaria», ha dichiarato Sergio Daniotti, presidente della Fondazione Banco Farmaceutico Ets, «vogliamo fornire un contributo di conoscenza su alcuni aspetti essenziali per qualificare la nostra società; in particolare, quest’anno ci preme sottolineare che tante persone in condizioni di povertà non riescono ad accedere alle cure non solo perché non hanno risorse economiche, ma anche perché, spesso, non hanno neppure il medico di base, non conoscono i propri diritti in materia di salute, o non hanno una rete di relazioni e di amicizie che li aiuti a districarsi tra l’offerta dei servizi sanitari».

«Senza il Terzo settore e, in particolare, senza le migliaia di istituzioni non profit, di volontari e di lavoratori che si prendono cura dei malati», conclude Daniotti, «non solo l’SSN sarebbe meno sostenibile, ma il nostro Paese sarebbe umanamente e spiritualmente più povero».

 

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