Attualità
RC Auto: Pulizia Etnica!
Aumenti indiscriminati sulle polizze assicurative stanno colpendo gli utenti di molte Assicurazioni (nel mirino soprattutto Ina Assitalia, la maggiore Compagnia assicurativa

Aumenti indiscriminati sulle polizze assicurative stanno colpendo gli utenti di molte Assicurazioni (nel mirino soprattutto Ina Assitalia, la maggiore Compagnia assicurativa del sud Italia, ma pare che il fenomeno riguardi un po’ tutte le Compagnie del nostro territorio (da Italiana Assicurazioni al Gruppo UGF, dalla Milano alla Zurich, ecc.). Disdette forzate e premi addirittura triplicati o quadruplicati nei confronti degli utenti. C’è da precisare che i contraenti che subiscono tutto questo appartengono alla 1°, 2° e 3° classe: forte il sospetto che si tratti di una campagna mirata a danno dei contraenti virtuosi. Oltre al danno, anche la beffa per i clienti, cui spesso la disdetta non viene neppure recapitata in quanto l’Agenzia provvede a inviargliela con posta ordinaria. In tal caso, l’utente viene quindi a conoscenza dell’annullamento del contratto solo quando si reca presso l’Agenzia per ritirare la cedola di copertura per il periodo successivo. Proprio lì lo attende, dunque, la proposta di un nuovo contratto con un premio esorbitante rispetto a quello precedente. Un’azione “riservata” al Meridione, quella delle Assicurazioni, ree di sferrare un duro colpo alla fiducia degli utenti nei confronti dell’intera categoria delle Agenzie assicurative. Le Associazioni dei consumatori già si sono rivolte all’Antitrust. Un piccolo terremoto nell’ingessato mondo delle polizze Rc Auto. La denuncia, per esempio, dello strano comportamento della più importante Compagnia del Mezzogiorno, Ina Assitalia, del gruppo Generali, che ha deciso di eliminare i clienti campani, calabresi e pugliesi perché poco redditizi, ha costretto l’Isvap ad aprire un’istruttoria. Basta promozioni e sconti. Basta contratti che beneficiano della legge Bersani. Basta automobilisti che subiscono incidenti e si fanno pure male. Basta clienti campani, pugliesi e calabresi, anche se sono in classe di merito ottima, come la terza o la seconda, e non provocano sinistri da anni. Deve essere stato questo il pensiero che ha attraversato le menti dei manager delle Compagnie. Così lo scorso 2 agosto la Direzione generale della Ina Assitalia ha inviato a tutti gli agenti di Puglia, Calabria e Campania un’inquietante circolare, che ha come oggetto una frase molto eloquente: “Redditività del comparto auto”. Adiconsum ha annunciato un esposto all’Antitrust: “Tale comportamento”, secondo l’Associazione dei consumatori, “dev’essere configurato nello stesso reato che viene contestato al cittadino quando specula su un sinistro: frode. A questi comportamenti deve seguire la sospensione dell’autorizzazione ad esercitare il ramo Rc Auto in tutta Italia e l’attivazione dell’Agenzia Antifrode in approvazione in Parlamento”. L’Isvap (l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni private e di interesse collettivo), come detto, aprirà un fascicolo per chiarire il caso e applicare eventuali sanzioni. Ma quello che ha destato maggiore scalpore è la “pulizia etnica” dettata da un’incredibile circolare interna di Ina Assitalia di cui siamo entrati in possesso: in soldoni, i vertici dell’Azienda sostengono che, siccome il guadagno dell’Ina Assitalia degli ultimi anni è troppo ridotto, a partire da ottobre 2010, nelle Agenzie con profitti inferiori al 30%, deve iniziare una campagna di disdette dei contratti, assolutamente svincolata dai curricula degli automobilisti assicurati. Naturalmente chi è stato cacciato si è imbufalito e ha immediatamente organizzato la protesta anche su Facebook (e su vari blog) con i gruppi “No disdetta” e “RC Auto, contro le disdette di massa”. Ed effettivamente le regole dettate dalla Compagnia non sprigionano, per così dire, simpatia. “In particolare”, si legge nella circolare di Ina Assitalia, “a partire dalle scadenze di ottobre 2010, estratti i portafogli gestiti da produttori con rapporto sinistri/premi 2009 superiore al 70% e con frequenza sinistri causati superiore alla media nazionale, si provvederà a inviare disdetta direzionale alle polizze colpite da almeno un sinistro “causato” con accadimento dal 1° gennaio 2007 al 30 giugno 2010 con seguito (chiuso o pendente) o da almeno un sinistro “subito” (Card gestionario) con lesioni o con intervento del legale in apertura”. Tradotto, per noi povericristi significa che, anche dove la Compagnia assicurativa guadagna abbondantemente, gli agenti sono obbligati a disdire il contratto di tutti i clienti che hanno provocato un incidente negli ultimi tre anni, qualunque sia la loro classe di merito, o, addirittura, che abbiano subito un incidente in cui qualcuno si è fatto male. E c’è già chi l’ha definito razzismo assicurativo…
Pulizia etnica
“Tantissimi clienti arrivano in questi giorni in Agenzia arrabbiatissimi”, racconta un agente dell’Ina Assitalia della nostra provincia, che ovviamente preferisce conservare l’anonimato. “A loro la disdetta sta arrivando per posta. E quando chiedono un nuovo preventivo, scoprono che il contratto gli costa il triplo perché proposto alle nuove tariffe, aumentante in maniera esponenziale rispetto a quando avevano contratto la loro prima polizza”. L’agente ci conferma anche che “viene disdetto il contratto soprattutto di quegli automobilisti che hanno usufruito della legge Bersani, che hanno in uscita una classe di rischio superiore a 1, la minima possibile, o che hanno subito un incidente con lesioni (magari qualcuno li ha tamponati e gli ha causato un colpo di frusta, Ndr)”. Così automobilisti virtuosi, con classe di merito molto buona, solo perché hanno un contratto con un agente o un produttore che ha nel suo portafoglio un rapporto sinistri-premi elevato, vengono sostanzialmente invitati ad andare via. Il nostro agente conferma anche l’esistenza della circolare di cui prima: “Esiste, anche se ovviamente se ne guardano bene dal farla girare. Pulizia etnica? Ci può stare. Soprattutto se si considera che la ghigliottina è adottata proprio contro tutti. Anche ad un mio collega, che ha dovuto interpellare il legale per un danno subito da un parente, non è stata rinnovata la polizza. Ma c’è di più: tanti miei clienti oltre alla RC Auto hanno contratto con Ina Assitalia anche altre polizze assicurative ed anche consistenti. Cosa credete che facciano dopo lo sgarbo del mancato rinnovo della Rc Auto? Ovviamente vanno via…”. Sono in tanti, tra addetti ai lavori e clienti, a pensare che l’operazione Ina Assitalia Generali, così come quella di altre Compagnie, abbia come obiettivo quello di chiudere gli sportelli in quelle regioni in cui i profitti sono troppo ridotti. Anche il presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà, in un’audizione al Senato aveva denunciato il fenomeno raccontando che al sud sta avvenendo un vero e proprio “abbandono di intere aree da parte di Compagnie di primo piano, che sembrano proporre premi eccessivamente elevati, tali da concretizzare una sorta di dissimulato rifiuto a contrarre”. A quanto trapela da Ina Assitalia, riguardo la circolare interna citata, questa si incentrerebbe “sulla redditività dei portafogli e non sulle zone geografiche”. L’aggiunta immancabile e, purtroppo, anche veritiera è che “non si può tacere l’esistenza di gravi fenomeni fraudolenti nel mondo assicurativo che emergono con particolare intensità in alcune aree del Paese (e la Puglia detiene il triste record) e che distorcono in modo significativo l’andamento della gestione assicurativa. La Compagnia è impegnata con significativi investimenti in risorse umane e per contenere questi fenomeni, nell’interesse sia degli assicurati e sia degli azionisti risparmiatori, e nel limite del corretto rapporto di mutualità per cui gli assicurati onesti non possono subire senza limiti le distorsioni causate dagli assicurati che onesti non sono”.
Pulizia Portafoglio
La “Pulizia Portafoglio” non riguarda come detto solo Ina Assitalia ma sembra un fenomeno assai diffuso, come ci ha confermato, anche lui chiedendo l’anonimato, un agente plurimandatario di Tricase: “L’allarme è generico e stanno obbligando tante persone a contrarre una nuova polizza assicurativa con un aumento anche del 400%! La Legge Bersani era nata per tutelare soprattutto i consumatori, invece si sta rivelando un boomerang, perché consente anche alle Compagnie di decidere unilateralmente la rescissione. Tanti miei clienti per essere stati coinvolti in un sinistro hanno avuto la sorpresa di vedersi recapitare una lettera con la quale si comunicava la non disponibilità a rinnovare la polizza. Ma c’è anche di peggio: qualcuno ha saputo di essere rimasto senza copertura assicurativa solo quando si è recato in Agenzia per ritirare la nuova cedola… E’ come mettere il cappio al collo alla gente, che non potendo fare a meno dell’auto è costretta ad un nuovo contratto a cifre vertiginose. Quanto sta accadendo è vergognoso!”.
Tutta colpa dei furbetti?
Tra gli agenti, però, c’è anche chi la pensa in modo diverso. È il caso di un noto agente della Ras della nostra provincia, che ha chiesto (anche lui!) di restare rigorosamente anonimo: “Detto che la Ras ad oggi non è ricorsa alle cosiddette disdette di massa, mi preme sottolineare un altro aspetto della vicenda. Io partirei dai cosiddetti “stupidi furbetti” di cui tanto si è parlato. A mio avviso alcune Compagnie hanno una parte di ragione. Il problema è nella nostra mentalità o meglio in quella di quei pugliesi che hanno portato la nostra regione al primo posto per incidenti denunciati. Le Compagnie”, tuona l’agente, “non fanno opera assistenziale; la loro è una scommessa: assicurano nel caso si dovesse verificare un incidente ma non lo fanno se già sanno che si verificherà. Se si va a valutare la tipologia di incidenti, c’è sempre il famoso colpo di frusta. È stato creato un danno incredibile e tutti noi paghiamo un cattivo costume. Perché in altri posti d’Italia tutto ciò non si verifica? È chiaro poi che altrove le tariffe siano più basse. Con questo non dico che chi opera disdette di massa abbia ragione, ma sto solo cercando di andare a fondo del problema”. E per dare forza a quanto sta dicendo, l’agente cita un fatto realmente accaduto: “Se un ciclomotore che tocca da dietro un’auto rompendo il fanalino posteriore, provoca la necessità di un collare per tutti e 5 gli occupanti dell’auto stessa, evidentemente c’è qualcosa che non va…”. Resta il fatto, però, che in tanti, anche virtuosi, se coinvolti in un solo incidente, sono costretti a sottoscrivere un nuovo contratto a cifre esorbitanti. “Pagano la furbizia degli altri. Un certificato medico per un colpo di frusta non si può sindacare e sappiamo bene quante responsabilità professionali ci siano dietro la certificazione di un colpo di frusta. È diventata ormai prassi che quando si subisce un qualsiasi contatto in auto si vada subito in ospedale; e se qualcuno distratto se ne dimentica, c’è subito chi glielo consiglia… E il colpo di frusta non è riscontrabile. Le Compagnie dovrebbero fare cartello non per aumentare i prezzi ma per decidere, ad esempio, di redigere le polizze infortuni con una franchigia del 7-10%. Così i colpi di frusta, che hanno il 3-4% di invalidità, resterebbero fuori. Solo così si potrebbe sanare la situazione. A chi fa il furbo bisognerebbe infine ricordare che non frega solo le Compagnie, ma pure il parente, l’amico e tutti gli altri utenti”.
Giuseppe Cerfeda
Attualità
La denuncia di una signora: “A Leuca coacervo della cafonaggine”
Ho superato il perimetro transennato e sono stata immediatamente avvicinata da un soggetto che, senza nemmeno qualificarsi e parlando con una educazione da scaricatore di porto (con tutto rispetto per la categoria) ha esordito dicendo…

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
In occasione della “Serata Eventi” promossa dal Comune di Castrignano del Capo in collaborazione con la Proloco di Leuca, avevo deciso di partecipare alla serata dedicata alla rappresentazione teatrale che, come ogni anno, si svolge presso Piazza Asti, a Leuca.
Il manifesto che pubblicizza tale evento non parla, assolutamente, di eventuali biglietti da acquistare per godere della visione degli spettacoli.
Giunta sul posto, ho potuto notare che i posti a sedere destinati al pubblico erano stati ben sistemati e, udite udite, transennati, lasciando solo un piccolo varco d’ingresso dove era stato posizionato un tavolino con un’addetta che, bloccando ogni avventore, lo costringeva ad acquistare un biglietto per una riffa.
Ai piedi del tavolino era stato posizionato un cartoncino, peraltro mezzo lacerato (volutamente? in modo che si leggesse e non si leggesse?) con su scritto appunto “RIFFA“.
Al momento di entrare, mi sono rifiutata di partecipare alla riffa e non ho voluto comprare il biglietto.
Ho superato il perimetro transennato e sono stata immediatamente avvicinata da un soggetto che, senza nemmeno qualificarsi e parlando con una educazione da scaricatore di porto (con tutto rispetto per la categoria) ha esordito dicendo che se avessi voluto assistere allo spettacolo mi sarei dovuta portare la sedia da casa! Ma si può!?!?
Nello stesso istante si è avvicinato un membro della Proloco (non so che ruolo abbia nel direttivo ma è un uomo che mastica “abbastanza” il diritto) il quale, con voce stentorea in modo da essere ascoltato da tutti, come se stesse emanando una sentenza, si è rivolto al suo collega dicendo: “Non ti preoccupare, lascia stare la Signora che faccia quello che vuole, tanto i pensieri che possiamo rivolgere nei suoi confronti ce li teniamo per noi!” dimostrando di provare disprezzo per la mia scelta, quella, cioè, di voler assistere allo spettacolo senza versare l’obolo!
Quindi, l’uomo del diritto, afferrandomi per il polso (un gesto deplorevole) mi ha invitata ad uscire, usando le testuali parole: “Per soli 2 euro!!!! A questo punto io mi sento autorizzato a metterti alla porta!”
Questi sono i membri del direttivo della Proloco di Leuca, persone che non si contraddistinguono certo per correttezza, educazione e, soprattutto per il rispetto della dignità altrui! Nella circostanza una donna.
Di fatto hanno usato questo escamotage (escamotage termine francese che indica un gioco di destrezza o inganno elegante) della riffa per autofinanziarsi e per eludere il pagamento di eventuali obblighi fiscali, ma la verità e che non possono, ASSOLUTAMENTE, pretendere un obolo che non è obbligatorio!
Se così fosse dovrebbe essere ben pubblicizzato e non nasconderlo nei manifesti e pretenderlo sul posto!
Per questo voglio denunciare la censurabile condotta dei membri della Proloco che pubblicamente, a voce alta e con toni disdicevoli, hanno giudicato il mio comportamento solo perché, legittimamente, mi sono rifiutata di versare l’obolo.
Faccio notare, inoltre, che, secondo la legge sulla trasparenza (e il membro della proloco che è uomo di diritto lo dovrebbe ben sapere!) nessun pagamento può essere preteso (a gran voce peraltro) se prima non è stato ben comunicato ai partecipanti e quindi ben pubblicizzato.
E poi, rimarco quanto sia stata più grave l’aggressione verbale e fisica (ribadisco sono stata afferrata per il polso) da parte di coloro che dovrebbero difendere i diritti altrui ed invece li calpestano abbondantemente.
Lettera firmata
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Sempre più spesso negli ultimi anni succede, nel nostro beneamato Salento, che, amministrazioni di ogni colore si arrabattino come possono, per offrire aggratis, estati salentine brillanti e scoppiettanti, ricche di premi e cotillion, con concerti, sagre, sfilate, eventi, ecc.
E’ di qualche giorno fa, infatti, una interrogazione al Consiglio regionale pugliese, in cui si chiedeva come mai, un Comune barese con meno 6.000 abitanti, potesse permettersi un cartellone estivo ricco di eventi, concerti e appuntamenti vari che, a pagarli sul mercato, ci sarebbero voluti almeno centomila euro.
Ebbene, lì sembra sia intervenuta la Mano Santa di qualche Politico che, come Nostro Signore, davanti alla moltitudine degli astanti ha provveduto a moltiplicare concerti e spettacoli vari.
Ma non tutti hanno Santi in Paradiso e, poiché quasi ogni Comune deve fare i conti con squinternati bilanci e carenze di fondi, sfodera, con la calura, fantasiose trovate, da Mago Zurlì, o si accontenta di mettere in spolvero, ad ogni inizio stagione, le kermesse delle associazioni locali che, volentieri, si prestano a tale gioco.
Per questo non mi stupisco di fronte a fantasiose trovate, stagionati raggiri bonari, di felliniana memoria; ma fatta la tara di ogni situazione, mi chiedo e chiedo ai signori tirati in ballo: Non sarebbe più elegante (e da adulti) dichiararsi senza fondi e chiedere correttamente un prezzo se la pièce è tale richiederlo?
Siamo certi che a questa domanda non mancheranno di risponderci i diretti interessati e che, come le serie su Netflix, ne vedremo delle belle negli altri episodi.
Luigi Zito
Appuntamenti
#TAURISANOSVAPO, nuova apertura dopo Maglie e Tricase
“Abbiamo sempre lavorato per fornire il miglior servizio possibile, anche esponendoci di persona per cercare di diventare trend setter in questo settore”…

Nuova apertura a Taurisano per Svapo già presente a Tricase e Maglie.
«Già presenti sul territorio leccese con due negozi», spiega Dario Surano, «abbiamo deciso di arricchire il sud Salento con un terzo punto vendita. Lo scopo cardine è di espandere la nostra rete di negozi per avvicinare sempre più persone alla nostra visione».
Infatti, prosegue, «operando nel settore svapo dal 2015, abbiamo affinato esperienza e coltivato la clientela con un rapporto che va oltre il mero aspetto lavorativo. Vogliamo mettere a disposizione, tutta l’esperienza maturata in questo tempo per creare luoghi dove passione e professionalità incontrano il meglio che il mercato della sigaretta elettronica possa offrire. Al centro dell’attenzione mettiamo sempre le esigenze e le richieste di tutti coloro che negli anni si sono approcciati o che si vogliono avvicinare alla sigaretta elettronica».
Come si è arrivati alla nuova apertura?
«Insieme a tutti i nostri collaboratori», premette Surano, «abbiamo sempre lavorato per fornire il miglior servizio possibile, anche esponendoci di persona per cercare di diventare trend setter in questo settore che amiamo e in cui mettiamo tutti noi stessi. Con l’apertura di #TAURISANOSVAPO ci rimettiamo in gioco ma siamo sicuri che riusciremo a vincere anche questa una sfida con l’aiuto e anche l’apprezzamento di tutti i consumatori che si affidano a noi con fiducia».
«Vogliamo che ogni cliente di senta parte del nostro progetto», insiste, «offrire il meglio nel mondo dello svapo, con prodotti di qualità e un servizio che faccia sentire ogni persona importante grazie alla professionalità dei nostri collaboratori.
Tutti insieme ci divertiamo, certamente, ma non dobbiamo mai dimenticare che lo svapo è prima di tutto salute, ovvero uno strumento per abbandonare il vizio del fumo. Se riusciremo a trasmettere questo messaggio in allegria e con il sorriso sulle labbra, secondo me, avremo ancora più successo».
Attualità
Maria Antonietta I di Puglia
È in primo luogo necessario elaborare una strategia di massima che riguarda, per così dire, una più profonda capacità di comprendere, anticipare e soddisfare le attese e le potenzialità del territorio e un aumento del numero dei corsi di laurea e dei dipartimenti, ossia di quelle che una volta (sino al 2010) si chiamavano facoltà….

Unisalento, ecco la prima rettrice
Maria Antonietta Aiello: «Per me motivo di orgoglio diventare la prima rettrice: non ho dubbi che altre ce ne saranno, perché non c’è alternativa a un futuro di reali pari opportunità»
La professoressa sarà rettrice per il sessennio 2025-2031.
Al primo turno il voto pesato per ciascuno dei tre candidati ammessi alla procedura elettorale era stato: Maria Antonietta Aiello, 338,269; Luigi Melica, 278,944; Salvatore Rizzello, 138,239.
Dopo il ritiro degli altri due candidati, ovvero il direttore del Dipartimento di Scienze giuridiche Luigi Melica e il direttore della Scuola superiore ISUFI Salvatore Rizzello, i voti della comunità accademica si sono indirizzati in blocco, infatti, sull’attuale prorettrice vicaria e ordinaria di Tecnica delle Costruzioni al Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione. Di Marzi (Cosenza), sarà dal prossimo 1° novembre, a prendere il testimone dal rettore Fabio Pollice.
La vera sfida del futuro
di Hervé Cavallera
Il 2025 è un anno importante per l’Università del Salento. Da non molto sono trascorsi i festeggiamenti per il suo 70° anno di vita ed è stato appena eletto, nella persona della prof.ssa Maria Antonietta Aiello, il suo 11° rettore, anzi la prima Rettrice di Unisalento.
Il primo rettore, e inoltre fondatore dell’Università, fu Giuseppe-Codacci-Pisanelli (nel 1955 rettore del Consorzio Universitario Salentino, dal 1956 al 1976 rettore dell’Università di Lecce), quindi Saverio Mongelli (1976-1979), Mario Marti (1979-1981), Alberto Sobrero (1981-1983), Donato Valli (1983-1992), Angelo Rizzo (1992-2001), Oronzo Limone (2001-2007) che mutò (2007) il nome da Università di Lecce in Università del Salento, Domenico Laforgia (2007-2013), Vincenzo Zara (2013-2019), Fabio Pollice (2019-2025).
In 70 anni, ovviamente, non solo è cresciuta l’offerta formativa dell’Università salentina (sorta con la Facoltà di Magistero a cui seguì quella di Lettere e Filosofia), ma è cambiato l’intero panorama nazionale.
L’Università di Lecce fu la terza ad esistere, dopo Napoli e Bari, nell’Italia meridionale continentale.
Oggi numerose sono le università statali nelle diverse regioni del Sud, a cui devono aggiungersi quelle non statali legalmente riconosciute e quelle telematiche. Il che, si capisce, comporta una serie di problemi di natura economica, che crescono ulteriormente pensando al numero consistente di studenti del Sud che preferiscono recarsi in università del Centro-Nord e, non ultimo, alla denatalità che riduce il numero dei giovani.
Mantenere al meglio l’esistente è ciò che diventa immediatamente evidente per chi assurge alla carica rettorale.
Ma “mantenere”, in una realtà sempre più complessa, concorrenziale e globalizzata, non è invero sufficiente. Nel mondo della flessibilità, non si mantiene: si sviluppa. Occorre crescere ulteriormente e divenire sempre più concorrenziali.
Sotto tale profilo il compito che attende la Rettrice, non è affatto facile.
È in primo luogo necessario elaborare una strategia di massima che riguarda, per così dire, una più profonda capacità di comprendere, anticipare e soddisfare le attese e le potenzialità del territorio e un aumento del numero dei corsi di laurea e dei dipartimenti, ossia di quelle che una volta (sino al 2010) si chiamavano facoltà.
Al tempo stesso è opportuno migliorare la qualità dell’assistenza studentesca, dei servizi che si offrono.
Basti pensare agli alloggi, ai collegamenti, alla viabilità, alle mense universitarie.
Si tratta di una serie di obiettivi che – una volta raggiunti – farebbero risaltare l’immagine di una università dinamica, accorta ai bisogni del presente e del territorio, volta all’innovazione.
E’ opportuno che per raggiungere tutto questo la Rettrice sia coadiuvata da uno staff efficiente e coeso.
Certo, quello che si è indicato pare necessario e tuttavia non facile da conseguire in quanto comporta in primo luogo una serie di interazioni con il mondo politico ed economico abbastanza complesse. Soprattutto non sono trascurabili, ad avviso di chi scrive, i dati già rilevati connessi alla denatalità e alla volontà giovanile di spostarsi altrove, anche fuori d’Italia, in vista di una più proficua occupazione dopo aver conseguito la laurea.
Alla luce di quanto sopra il problema diventa allora quello di rendere appetibile – mi si passi il termine – Unisalento.
Affinché questo sia, bisogna tornare ad essere quello che l’università ha voluto essere nel suo significato pieno, come del resto è attestato dalla storia.
Certo, è il luogo ove studiare le discipline che consentono di acquisire le conoscenze e le competenze di base della propria professione per il bene personale e del prossimo, ma in primo luogo è un centro di ricerca di alta cultura.
Solo puntando alla realizzazione di uno stimolante centro di ricerca è possibile dare veramente vita ad una università.
Si tratta, insomma, di mettere totalmente da parte sia l’idea di un mero titolificio sia quella di un’azienda che offre pure velleitarie illusioni.
Un centro di ricerca, con docenti scientificamente qualificati, sarebbe certamente in grado di diventare punto di riferimento dell’utenza studentesca e quindi motore di crescita territoriale proprio perché in sé garante della serietà e della qualità degli studi.
In un momento storico in cui prevale l’innovazione è evidente che solo un serio approfondimento nei diversi campi dello scibile umano può diventare forza attrattiva e positivamente propulsiva.
Come scrive Dante nel Canto VI del Paradiso, grande merito dell’imperatore Giustiniano fu quello di aver tolto dalle leggi, nel suo Corpus iuris, «il troppo e ‘l vano».
Ecco: il compito della Rettrice Maria Antonietta Aiello (e ciò in realtà vale per ogni università) è di snellire le lungaggini burocratiche e di puntare sull’essenziale, ossia sull’apporto di docenti veramente all’altezza del presente, che siano in grado di contribuire, ognuno per il proprio settore scientifico-disciplinare, allo sviluppo della ricerca nazionale e internazionale. Infatti, solamente rendendo ancor di più l’Università del Salento un polo di eccellenza scientifica non soltanto i giovani sarebbero indotti ad iscriversi, ma essa diventerebbe un notevole centro di promozione dell’intero territorio.
Tutto questo, si comprende bene, non si realizza in un batter d’ali e richiede lungimiranza e capacità di costituire un corpo docente di rilievo. È ciò che si augura alla Rettrice neoeletta in un momento storico in cui l’Occidente sembra scivolare nei vaniloqui e nell’asservimento alla tecnologia.
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