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Cronaca

Cadavere in cisterna: domani udienza e autopsia

Giornata chiave per il presunto omicidio di Specchia: attese risposte dall’esame del “Vito Fazzi”

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Si terrà nella giornata di domani l’autopsia sul corpo di Vincenzo Scupola, 79 anni, di Specchia, ritrovato senza vita in una cisterna di una sua campagna nella giornata di sabato.


Il pm Simona Rizzo ha incaricato il medico legale Alberto Tortorella nella giornata di oggi. L’esame potrà restituire una serie di importanti risposte sulle circostanze che hanno portato al decesso dell’uomo.



Quel che è certo, per il momento, è che pochi attimi prima di morire Scupola stesse litigando con suo fratello, Nicola Scupola, 70 anni. Un alterco notato da un passante, in contrada San Demetrio, nel territorio di Specchia, a pochi passi dalla Miggiano-Taurisano.


Proprio la segnalazione del passante ha fatto scattare l’intervento delle forze dell’ordine e dei soccorsi. All’arrivo delle volanti però il corpo del 79enne non era più in terra, come riportato dal passante, e non vi era più traccia di quell’uomo che con lui stava litigando, brandendo un bastone.


Il corpo, già esanime, era pochi metri più in là, in una cisterna d’acqua. Da qui lo hanno recuperato i vigili del fuoco del Distaccamento di Tricase, per poi consegnarlo al 118 che, constatato il decesso, su disposizione della Procura, lo ha trasportato presso la camera mortuaria del “Vito Fazzi”.

Nelle stanze del “Vito Fazzi” il medico legale cercherà di capire se le ferite riportate dalla vittima alla testa siano state inflitte col suddetto bastone. E se le stesse ferite hanno causato il decesso 79enne, che potrebbe anche esser morto per annegamento nelle acque della cisterna. In tal caso, sarebbe da chiarire se alla cisterna sia arrivato da solo o vi sia stato gettato.


In strada, dopo il fattaccio, era rimasto il trattore della vittima. Fermo in sosta a pochi passi dai terreni di proprietà dei due fratelli, vicini e confinanti e, sembrerebbe, oggetto già in passato di diverbi tra i due.


Intanto, il fratello minore, messo sotto torchio già nella giornata di sabato presso gli uffici del Commissariato di Taurisano, ha ammesso di aver litigato con suo fratello. Era suo il bastone che nel frattempo è stato sequestrato. Nella sua versione dei fatti il 70enne afferma di esser stato aggredito con le mani al collo e di aver agito per difendersi.


Difeso dagli avvocati Cristiano Solinas e Sergio Annesi, è in stato di fermo in qualità di indiziato di omicidio volontario. E’ stato condotto in carcere a Lecce in attesa dell’udienza di convalida dinanzi al Gip Sergio Tosi, fissata anch’essa per la giornata di domani.


Cronaca

Ingerenza della criminalità organizzata, condannati i tre ex sindaci di Neviano

Silvana Cafaro, Fiorella Mastria, e Antonio Megha non potranno candidarsi alle elezioni regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali

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Il Tribunale civile di Lecce ha accolto il ricorso del Ministero dell’Interno ed ha dichiarato incandidabili tre ex sindaci di Neviano, comune già sciolto per infiltrazioni mafiose con decreto del Presidente della Repubblica il 5 agosto del 2022.

Per questo gli ex sindaci Silvana Cafaro, Fiorella Mastria, e Antonio Megha non potranno candidarsi alle elezioni regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali.

Rese note anche le motivazioni: «Per tutti e tre i resistenti sono stati evidenziati gli strettissimi legami con soggetti mafiosi, tutti e tre si sono avvalsi dell’aiuto degli esponenti del clan Coluccia nell’ambito della campagna elettorale, tutti e tre con condotte attive e omissive hanno piegato e permeato la volontà dell’ente a logiche personalistiche di soggetti pluripregiudicati, affiliati al sodalizio mafioso».

Fiorella Mastria, ultima sindaca di Neviano

All’epoca dei fatti Fiorella Mastria era capo della giunta e sarebbe poi arrivata ad indossare la fascia tricolore della madre (Silvana Cafaro) che sedeva prima di lei sulla poltrona di primo cittadino.

L’altro ex sindaco, Antonio Megha, invece era consigliere comunale e assessore alla Cultura.

Per Megha la vicenda giudiziari avrà anche un seguito penale e dovrà rispondere di scambio elettorale politico-mafioso nel processo di primo grado col rito ordinario nell’ambito dell’inchiesta “Insidia”.

Giusto sottolineare che i tre imputati hanno ancora l’opportunità di impugnare la sentenza e la non candidabilità diverrà effettiva solo in caso di sentenza definitiva.

Il dispositivo i giudici della prima sezione civile del Tribunale parla di “anomalie”: come quella che riguarda Silvana Cafaro ed «il sistematico ricorso alla promessa di utilità in cambio di voti, che ha connotato l’intera campagna elettorale gestita in favore della figlia e della lista da quest’ultima capeggiata. Per madre e figlia niente processo penale solo perché le intercettazioni sono inutilizzabili in quanto disposte per fatti diversi e con i quali non ci sarebbero stati profili di connessione.

Nell’ambito degli appalti pubblici, inoltre, nel provvedimento si evidenzia il rapporto avuto dalla Cafaro con un imprenditore storicamente molto vicino al clan e di come nonostante le censure dell’autorità giudiziaria, le imprese di quest’ultimo abbiano continuato a ottenere lavori su affidamento diretto.

Come pure, secondo i giudici, illegittime sarebbero state le licenze rilasciate dalla ex sindaca per l’esercizio delle attività di somministrazione di alimenti e bevande di alcuni bar per l’installazione di apparecchi da gioco e rispetto alle quali non avrebbe poi vigilato la figlia quando eletta: «Anche in questo settore si registra una sostanziale mancanza di controlli sui requisiti professionali e morali dei richiedenti la licenza finalizzata alla gestione di esercizi commerciali e un favoritismo nei confronti dei soggetti legati alla criminalità organizzata, i quali hanno ottenuto le licenze ed hanno continuato a svolgere attività commerciale in maniera indebita».

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Cronaca

Camion dei rifiuti in coda a Poggiardo

Disagi per la momentanea chiusura degli impianti di Ugento, Manduria e Bari

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Lunghe code di camion in fila nei pressi dell’impianto di trattamento di rifiuti di Poggiardo.

L’ingorgo è dovuto alla chiusura momentanea di alcuni impianti Pugliesi tra cui Ugento dove “scarica” tutto il Capo di Leuca ed anche Bari e Manduria (per quest’ultimo, pare, che i problemi siano in via di risoluzione e stia per riaprire).

Inoltre si sarebbe verificato un ulteriore problema nell’omologazione dei rifiuti trattati a Poggiardo prima di passare ad una fase successiva della loro lavorazione.

Anche in questo caso si sta lavorando per una celere soluzione.

Anche il sindaco Antonio Cirolo e gli amministratori seguono da vicino l’evolversi della vicenda e, stamattina, si sono recati sul posto.

Nel frattempo, però, la conseguenza immediata è una fase di stasi nelle operazioni che ha fermato in coda i camion dei rifiuti prima di poter scaricare.

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Attualità

Quando l’idiozia corre su due ruote

Nei fine settimana le litoranee salentine diventano terra di nessuno con alcuni motociclisti che impazzano a velocità folle laddove il limite è di 50km/h. Non certo tutti i motociclisti ma pochi idioti che mettono a rischio l’incolumità propria e altrui, screditando l’intera categoria dei centauri

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Siamo freschi reduci dal weekend e ancora una volta abbiamo avuto conferma di come, nel fine settimana, le litoranee salentine, dall’Adriatico allo Ionio, diventino terreno di conquista per un certo numero di motociclisti che, indisturbati, attraversano quei tratti (dove il limite, non a caso, è di 50 km/h), lanciati a velocità folle, mettendo così a rischio la propria e, soprattutto, l’altrui incolumità.

Chiarisco subito a beneficio di chi mi lancerà i suoi strali, soprattutto sui social: anche gli automobilisti sono spesso avventati e causano incidenti ma, atteniamoci ai fatti: non mi pare capiti sovente che “gruppi” di automobilisti transitino a velocità folle lungo la litoranea nei fine settimana.

Piuttosto spesso e volentieri veniamo, invece, sfiorati da razzi su due ruote, incuranti di chi possa transitare a piedi, in bici e in auto su quella strada. O anche in moto.

Perché, sia chiaro, non sono sotto accusa i motociclisti in quanto tali ma solo quei pochi deficienti che se ne infischiano delle regole e degli altri, discreditando tutta la categoria dei centauri.

Non vorremmo proprio dover versare altre lacrime per nuove tragedie.

Se non si interviene, ahinoi, sarà solo una questione di tempo.

Tacere per non inimicarsi qualcuno sarebbe quasi criminale quanto sfrecciare come idioti lungo la litoranea sulla propria moto.

Ci rivolgiamo a Provincia, Comuni, Forze dell’Ordine: fate qualcosa: controlli, autovelox, rallentatori… quel che volete, ma fate qualcosa.

La situazione non è più sostenibile.

Ci rivolgiamo anche ai “portatori sani” di moto, quelli che ancora hanno voglia di godersi una passeggiata all’aria aperta, con lo splendido panorama che regalano le nostre coste: incazzatevi, diteglielo anche voi a quegli idioti di smetterla.

Tutti insieme facciamo qualcosa, prima che sia troppo tardi.

Giuseppe Cerfeda

*foto di repertorio
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