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Casarano

“Non siamo mafiosi”

Casarano divisa fra chi si è indignato per le ventilate connivenze politica/mafia e chi invece per aver fatto passare Casarano per una città mafiosa

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Ma a Casarano siamo mafiosi? È passato un mese dall’omicidio di Augustino Potenza e, se anche l’eco dei colpi si è acquietato pochi istanti dopo, ben alto invece è ancora l’eco delle polemiche che dal quel giorno in poi si sono levate. A scatenarle, pochi giorni dopo l’accaduto, un articolo dettagliato di Marilú Mastrogiovanni, la brava giornalista e direttrice “il Tacco d’Italia”. Più che un semplice articolo si è trattato di un vero e proprio reportage che, in maniera puntuale e dettagliata, ricostruiva la vita ma soprattutto il malaffare di colui che comunemente a Casarano ed hinterland veniva riconosciuto come l’italiano e che aveva fatto del proprio soprannome una sorta di brand che aveva il nome appunto di “italiano tenace”.


Le polemiche, principalmente con l’amministrazione  comunale, si innescano in un passaggio dell’articolo che, in maniera neanche tanto velata, porta il sottotitolo: “Le complicità del Comune di Casarano”.


In questo passo la Mastrogiovanni accusa senza mezzi termini il sindaco Gianni Stefàno di essere stato, insieme alla sua giunta, praticamente inerte, se non addirittura compiacente, in molti degli interessi e gli affari illeciti di Potenza. E le accuse della giornalista sono precise e circostanziate: come il bar che è abbandonato da 10 anni e che da 8 è stato assegnato al Comune di Casarano che non ha indetto nessun bando pubblico per il suo riutilizzo; oppure come l’accusa di un uliveto in contrada Campana che, sempre sotto la tutela del Comune, fu raso al suolo come segno di forza da parte della mafia (episodio per il quale non è mai stata sporta denuncia); e poi il famoso immobile di via Pellegrino 34, sede della “Italiano Tenace S.r.l.”, anch’esso confiscato alla mafia eppure non ancora assegnato a nessuna associazione o iniziativa dello Stato.


La reazione dell’amministrazione comunale non tarda ad arrivare. Affidata a dei manifesti affissi in tutta la città, la risposta del sindaco è secca e perentoria con toni che, però, hanno fatto tanto rumore. Ma andiamo con ordine. L’inizio del manifesto è una condivisibile dichiarazione di condanna per l’accaduto ed una dichiarazione di fiducia nei confronti del lavoro della Magistratura e delle forze dell’ordine. Poi, il sindaco entra a gamba tesa su quanto la Mastrogiovanni ha dichiarato nei suoi scritti, respingendo con fermezza le gravi accuse definite da Gianni Stefàno “diffamatorie e calunniose”, in special modo riguardo proprio alla gestione dei beni confiscati. Ovviamente anche il sindaco fornisce i dettagli per suffragare ciò che sostiene, come ad esempio l’indicazione della delibera di giunta (n. 209 del 03 novembre di un anno fa) con la quale il citato bar veniva affidato alla Pro Loco e di come l’uliveto di contrada Campana, dapprima è stato affidato agli scout e successivamente luogo di svolgimento di un progetto di ortopedia a favore di disabili psichici.

Addirittura “ridicola” viene definita l’accusa legata all’immobile di via Pellegrino, in quanto diroccato ed inagibile e bisognevole di interventi di ristrutturazione decisamente onerosi per le povere casse del comune. E poi altre precisazioni che, in maniera puntigliosa, rispondono alle accuse della Matrogiovanni. L’articolo prima ed il manifesto poi, hanno fatto molto parlare e, come sempre in questi casi, si sono formati i due schieramenti fra chi si è indignato per le ventilate connivenze politica/mafia e chi invece si è indignato per aver fatto passare Casarano per una città mafiosa. Come sempre in questi casi la ragione non sta mai tutta da una parte e muoversi in questa linea di confine è un’azione sempre delicata. Di certo un’amministrazione comunale non può additare una giornalista come colei che getta le “sinistre ombre” sull’amministrazione e la città per questo attacco. Per questo esprimiamo la nostra solidarietà alla collega Marilù Mastrogiovanni. Di contro, Casarano ha mille problemi, un’indole tipicamente italiana del sapersi adattare, del saper convivere con i buoni e con i cattivi. Questo è moralmente accettabile? Decisamente no! Ma questo è… e tutto ciò ci rende sicuramente pavidi, timorosi e anche pusillanimi ma, cara Marilù, mafiosi no!


Antonio Memmi


Attualità

Maria Antonietta I di Puglia

È in primo luogo necessario elaborare una strategia di massima che riguarda, per così dire, una più profonda capacità di comprendere, anticipare e soddisfare le attese e le potenzialità del territorio e un aumento del numero dei corsi di laurea e dei dipartimenti, ossia di quelle che una volta (sino al 2010) si chiamavano facoltà….

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Unisalento, ecco la prima rettrice

Maria Antonietta Aiello: «Per me motivo di orgoglio diventare la prima rettrice: non ho dubbi che altre ce ne saranno, perché non c’è alternativa a un futuro di reali pari opportunità»

La professoressa sarà rettrice per il sessennio 2025-2031.

Al primo turno il voto pesato per ciascuno dei tre candidati ammessi alla procedura elettorale era stato: Maria Antonietta Aiello, 338,269; Luigi Melica, 278,944; Salvatore Rizzello, 138,239.

Dopo il ritiro degli altri due candidati, ovvero il direttore del Dipartimento di Scienze giuridiche Luigi Melica e il direttore della Scuola superiore ISUFI Salvatore Rizzello, i voti della comunità accademica si sono indirizzati in blocco, infatti, sull’attuale prorettrice vicaria e ordinaria di Tecnica delle Costruzioni al Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione. Di Marzi (Cosenza), sarà dal prossimo 1° novembre, a prendere il testimone dal rettore Fabio Pollice.

La vera sfida del futuro

di Hervé Cavallera

di Hervé Cavallera

Il 2025 è un anno importante per l’Università del Salento. Da non molto sono trascorsi i festeggiamenti per il suo 70° anno di vita ed è stato appena eletto, nella persona della prof.ssa Maria Antonietta Aiello, il suo 11° rettore, anzi la prima Rettrice di Unisalento.

Il primo rettore, e inoltre fondatore dell’Università, fu Giuseppe-Codacci-Pisanelli (nel 1955 rettore del Consorzio Universitario Salentino, dal 1956 al 1976 rettore dell’Università di Lecce), quindi Saverio Mongelli (1976-1979), Mario Marti (1979-1981), Alberto Sobrero (1981-1983), Donato Valli (1983-1992), Angelo Rizzo (1992-2001), Oronzo Limone (2001-2007) che mutò (2007) il nome da Università di Lecce in Università del Salento, Domenico Laforgia (2007-2013), Vincenzo Zara (2013-2019), Fabio Pollice (2019-2025).

In 70 anni, ovviamente, non solo è cresciuta l’offerta formativa dell’Università salentina (sorta con la Facoltà di Magistero a cui seguì quella di Lettere e Filosofia), ma è cambiato l’intero panorama nazionale.

L’Università di Lecce fu la terza ad esistere, dopo Napoli e Bari, nell’Italia meridionale continentale.

Oggi numerose sono le università statali nelle diverse regioni del Sud, a cui devono aggiungersi quelle non statali legalmente riconosciute e quelle telematiche. Il che, si capisce, comporta una serie di problemi di natura economica, che crescono ulteriormente pensando al numero consistente di studenti del Sud che preferiscono recarsi in università del Centro-Nord e, non ultimo, alla denatalità che riduce il numero dei giovani.

Mantenere al meglio l’esistente è ciò che diventa immediatamente evidente per chi assurge alla carica rettorale.

Ma “mantenere”, in una realtà sempre più complessa, concorrenziale e globalizzata, non è invero sufficiente. Nel mondo della flessibilità, non si mantiene: si sviluppa. Occorre crescere ulteriormente e divenire sempre più concorrenziali.

Sotto tale profilo il compito che attende la Rettrice, non è affatto facile.

È in primo luogo necessario elaborare una strategia di massima che riguarda, per così dire, una più profonda capacità di comprendere, anticipare e soddisfare le attese e le potenzialità del territorio e un aumento del numero dei corsi di laurea e dei dipartimenti, ossia di quelle che una volta (sino al 2010) si chiamavano facoltà.

Al tempo stesso è opportuno migliorare la qualità dell’assistenza studentesca, dei servizi che si offrono.

Basti pensare agli alloggi, ai collegamenti, alla viabilità, alle mense universitarie.

Si tratta di una serie di obiettivi che – una volta raggiunti – farebbero risaltare l’immagine di una università dinamica, accorta ai bisogni del presente e del territorio, volta all’innovazione.

E’ opportuno che per raggiungere tutto questo la Rettrice sia coadiuvata da uno staff efficiente e coeso.

Certo, quello che si è indicato pare necessario e tuttavia non facile da conseguire in quanto comporta in primo luogo una serie di interazioni con il mondo politico ed economico abbastanza complesse. Soprattutto non sono trascurabili, ad avviso di chi scrive, i dati già rilevati connessi alla denatalità e alla volontà giovanile di spostarsi altrove, anche fuori d’Italia, in vista di una più proficua occupazione dopo aver conseguito la laurea.

Alla luce di quanto sopra il problema diventa allora quello di rendere appetibile – mi si passi il termine – Unisalento.

Affinché questo sia, bisogna tornare ad essere quello che l’università ha voluto essere nel suo significato pieno, come del resto è attestato dalla storia.

Certo, è il luogo ove studiare le discipline che consentono di acquisire le conoscenze e le competenze di base della propria professione per il bene personale e del prossimo, ma in primo luogo è un centro di ricerca di alta cultura.

Solo puntando alla realizzazione di uno stimolante centro di ricerca è possibile dare veramente vita ad una università.

Si tratta, insomma, di mettere totalmente da parte sia l’idea di un mero titolificio sia quella di un’azienda che offre pure velleitarie illusioni.

Un centro di ricerca, con docenti scientificamente qualificati, sarebbe certamente in grado di diventare punto di riferimento dell’utenza studentesca e quindi motore di crescita territoriale proprio perché in sé garante della serietà e della qualità degli studi.

In un momento storico in cui prevale l’innovazione è evidente che solo un serio approfondimento nei diversi campi dello scibile umano può diventare forza attrattiva e positivamente propulsiva.

Come scrive Dante nel Canto VI del Paradiso, grande merito dell’imperatore Giustiniano fu quello di aver tolto dalle leggi, nel suo Corpus iuris, «il troppo e ‘l vano».

Ecco: il compito della Rettrice Maria Antonietta Aiello (e ciò in realtà vale per ogni università) è di snellire le lungaggini burocratiche e di puntare sull’essenziale, ossia sull’apporto di docenti veramente all’altezza del presente, che siano in grado di contribuire, ognuno per il proprio settore scientifico-disciplinare, allo sviluppo della ricerca nazionale e internazionale. Infatti, solamente rendendo ancor di più l’Università del Salento un polo di eccellenza scientifica non soltanto i giovani sarebbero indotti ad iscriversi, ma essa diventerebbe un notevole centro di promozione dell’intero territorio.

Tutto questo, si comprende bene, non si realizza in un batter d’ali e richiede lungimiranza e capacità di costituire un corpo docente di rilievo. È ciò che si augura alla Rettrice neoeletta in un momento storico in cui l’Occidente sembra scivolare nei vaniloqui e nell’asservimento alla tecnologia.

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Casarano

Pusher 23enne arrestato, beccato con droga e soldi in auto e a casa

La perquisizione estesa all’abitazione ha permesso di scoprire ulteriori grammi 4,5 circa di marijuana, un bilancino di precisione e materiale vario per il confezionamento…

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Nel pomeriggio di ieri, i Carabinieri di Casarano congiuntamente ai militari della locale Stazione, hanno svolto un mirato e specifico servizio che ha portato all’arresto in flagranza di reato un 23enne melissanese, già noto.

Il giovane è finito nei guai poiché responsabile di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

L’arresto è stato il frutto di un’attenta attività info-investigativa condotta anche grazie ad una profonda conoscenza del territorio e delle dinamiche illecite locali.

Gli uomini dell’Arma, infatti, hanno svolto la specifica e serrata attività di servizio nella periferia di Matino, centro dell’hinterland casaranese, che li ha condotti a procedere al controllo di un giovane presunto pusher.

L’uomo era a bordo della sua utilitaria, in una zona isolata, nelle ore più calde del pomeriggio.

Il 23enne ha da subito assunto un atteggiamento che ha destato l’attenzione dei militari tanto da indurli ad approfondire i controlli e procedere ad una perquisizione personale e veicolare.

Nel corso delle operazioni i militari hanno rinvenuto un primo involucro che il giovane teneva occultato all’interno di un pacchetto di sigarette, contenente sostanza presumibilmente stupefacente del tipo cocaina.

In seguito è stato rinvenute un contenitore in plastica celato in un vano porta oggetto nell’autoveicolo, all’interno è stata trovata analoga sostanza già suddivisa in 28 “cipollette” per un peso complessivo di quasi 10 grammi circa.

Il tutto, presumibilmente, destinato ad alimentare le piazze di spaccio locali.

Insieme alla droga, nascosta in un latro vano, è stata ritrovata la somma di quasi 500,00 euro in banconote di vario taglio: somma ritenuta quale provento di una probabile attività illecita di spaccio.

La perquisizione estesa all’abitazione ha permesso di scoprire ulteriori grammi 4,5 circa di marijuana, un bilancino di precisione e materiale vario per il confezionamento.

Al termine delle operazioni il 23enne è stato arrestato e, come disposto dal P.M. di turno presso la Procura della Repubblica di Lecce che conduce le indagini, sottoposto alla misura cautelare personale degli arresti domiciliari.

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Attualità

Donne Vittime di violenza: reinserimento al lavoro dopo il Centro

La Rete territoriale antiviolenza dell’Ambito di Casarano al lavoro per l’empowerment delle donne

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Presso l’Aula Consiliare del Comune di Casarano, il Prefetto di Lecce Natalino Manno ha presieduto una riunione operativa sul tema del “Reinserimento lavorativo delle donne vittime di violenza”.

Tale iniziativa rientra nell’area di intervento interistituzionale, dopo il “Protocollo d’Intesa per la prevenzione ed il contrasto della violenza di genere nell’Ambito Territoriale Sociale di Casarano”.

L’argomento è stato affrontato ed esaminato da più punti di vista, con particolare riguardo al delicato momento di “uscita” delle donne dal Centro Antiviolenza, in seguito alla conclusione di un percorso riabilitativo, e alla fase di “accompagnamento” al reinserimento sociale, che non può ritenersi compiuto senza un lavoro.

Una platea di addetti ai lavori ben rappresentata dai sindaci dei comuni dell’Ambito Sociale Territoriale (quindi rappresentanti di Casarano, Collepasso, Matino, Parabita, Ruffano, Supersano e Taurisano), dai referenti del Centro Anti Violenza, delle Associazioni datoriali, di Arpal Puglia, dell’UDEPE e dai rappresentanti delle Aziende che operano nell’hinterland casaranese, ha tracciato le linee guida e individuato gli step del delicato percorso di reinserimento lavorativo delle donne vittime di violenza, condividendo concrete strategie operative, tese a favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, oltre a percorsi di risocializzazione, costruiti attraverso la formazione, il rafforzamento delle motivazioni personali e una maggiore consapevolezza dell’importanza di avere un’indipendenza economica, per uscire definitivamente da circuito assistenzialistico.

In particolare, con la collaborazione di Arpal e con il supporto delle Associazioni di categoria, saranno attivati canali privilegiati per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, anche alla luce dei benefici fiscali e contributivi riconosciuti dalle disposizioni normative vigenti, nonché della possibilità per la Cooperativa Medihospes che gestisce il Centro AntiviolenzaIl Melograno” di sostenere le donne nei percorsi di formazione e nei primi mesi dall’inserimento lavorativo, grazie a finanziamenti regionali.

Il Prefetto Natalino Manno ha già annunciato di voler «implementare la rete territoriale degli Organismi che, per la loro mission istituzionale, possono favorire tali percorsi ed è suo intendimento trasferire l’esperienza virtuosa avviata con l’Ambito Sociale di Casarano, negli altri territori della provincia, al fine dell’adozione di strumenti di intervento efficaci, di contrasto al terribile fenomeno della violenza di genere, che possano incidere parallelamente sulla crescita culturale di un territorio che merita di essere salvaguardato a trecentosessanta gradi».

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