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Cronaca

Politica e affari: in carcere sindaco ed ex sindaco di Otranto

Arresti domiciliari per altre 8 persone. Tra amministratori, funzionari pubblici, imprenditori e liberi professionisti emerso un consolidato sistema associativo di natura corruttiva politico – imprenditoriale, con amministratori e funzionari troppo vicini ad alcuni  imprenditori con interessi economici in quel centro, coltivati attraverso artefatte aggiudicazioni di appalti e rilasci di concessioni comunali offrendo utilità di diversa natura, finanche ad assicurare un bacino di voti per il sostegno elettorale ricevuto da alcuni degli indagati, nonché vantaggi economico – patrimoniali per i restanti

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I militari dei Comandi Provinciali dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza di Lecce, assieme ai funzionari della Polizia Provinciale, stanno dando esecuzione ad un provvedimento di misure cautelari, personali e reali, emesso dal GIP del Tribunale di Lecce, su richiesta della Procura della Repubblica Salentina, hanno arrestato il sindaco di Otranto, Pierpaolo Cariddi ed il fratello, nonchè ex sindaco di Otranto, Luciano Cariddi.


Arresti domiciliari per altre otto persone: Emanuele Maria Maggiulli, Roberto Aloisio, Giuseppe Tondo, Marco Maggio, Salvatore Giannetta, Raffaele De Santis (presidente di Federalberghi di Lecce), Roberto De Santis e Luigi Bleve.


Nelle diversificate vesti di amministratori, funzionari pubblici, imprenditori e liberi professionisti i reati contestati sono di associazione per delinquere finalizzata al compimento di plurimi delitti contro la pubblica amministrazione, la fede pubblica e l’amministrazione della giustizia, oltre che in materia di corruzione elettorale, per atti contrari ai doveri d’ufficio, frode in processo penale e depistaggio, turbata libertà degli incanti, truffa ai danni dello Stato e della Comunità Europea ed altro.


L’indagine origina nel dicembre del 2017, allorquando alcune condotte poste in essere dalla compagine amministrativa di Otranto sono rimesse all’attenzione del Nucleo Investigativo dell’Arma leccese e, quindi, al vaglio della locale Procura.


Dagli sviluppi delle indagini, condotte solo in una fase successiva anche dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Lecce e dalla Compagnia Guardia di Finanza di Otranto, fino alla primavera del 2022, emergerebbe un modus operandi dell’apparato pubblico ispirato, oltre che all’arricchimento personale, ad assicurarsi bacini di consenso elettorale attraverso una gestione personalistica di presidi di potere a livello sia locale sia a regionale.


Complessivamente 60 gli indagati, raggiunti alle prime luci dell’alba da provvedimenti giudiziari spazianti dalla notifica di informazioni di garanzia fino all’applicazione di misure restrittive della libertà personale e cautelari di natura reale.

Sotto quest’ultimo fronte, significativo è il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di strutture turistico – ricettive, stabilimenti balneari, aziende agrituristiche, diverse unità immobiliari e numerose somme di denaro, per un valore stimato di diversi milioni di euro, illecitamente autorizzati o realizzati in violazione delle norme in materia edilizia e paesaggistica.


Nelle tacciate dinamiche si anniderebbe, in estrema sintesi, un consolidato sistema associativo di natura corruttiva politico – imprenditoriale, che da tempo avrebbe pervaso l’amministrazione comunale di Otranto, coinvolgendone amministratori e funzionari troppo vicini ad alcuni  imprenditori con interessi economici in quel centro, coltivati attraverso artefatte aggiudicazioni di appalti e rilasci di concessioni comunali offrendo utilità di diversa natura, finanche ad assicurare un bacino di voti per il sostegno elettorale ricevuto da alcuni degli indagati, nonché vantaggi economico – patrimoniali per i restanti.


Ad ispessire il quadro accusatorio tessuto dalla magistratura anche gli accertamenti, in particolare quelli in materia edilizia e paesaggistico-ambientale, condotti dalla polizia provinciale, connotati da copiose acquisizioni documentali e molteplici rilievi tecnici.


L’azione di servizio, svolta in stretta sinergia con l’Autorità Giudiziaria, testimonia il perdurante impegno dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza a presidio della sicurezza del Paese e nel contrasto delle condotte che impattano sul regolare e trasparente funzionamento della Pubblica Amministrazione.


Cronaca

«Mi fa entrare a controllare il segnale Tv?». Occhio al raggiro

La segnalazione da Tricase di «una donna, sui 40 anni, capelli neri e frangetta, con grandi occhiali da vista». Il metodo è sempre lo stesso si intrufolano in casa, pongono domande e tentano di farsi un’idea di un potenziale bottino

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Non solo truffe online (l’ultima frontiera è quella della richiesta di curriculum su Whatsapp, non rispondete mai!) ma anche quelle più tradizionali, porta a porta, oseremmo dire… “analogiche”!

La segnalazione è di un nostro lettore di Tricase (Zona Draghi) che, nel primo pomeriggio («pochi minuti prima delle 14,30») ha sentito suonare al campanello e si è ritrovatO davanti al cancelletto «una donna, sui 40 anni, capelli neri e frangetta, con grandi occhiali da vista».

Dopo aver detto di venire «da Potenza, incaricata non si sa bene da chi, per compilare una non meglio specificata statistica, ha chiesto di entrare dentro casa per controllare il segnale del digitale terrestre della Tv. Ovviamente non l’ho fatta entrare e con una scusa l’ho congedata. Se era sola? Io ho visto solo lei».

Subito dopo aver mandato via la donna, però, il nostro lettore ha pensato che qualcun altro, soprattutto se soggetto fragile, come gli anziani, avrebbe potuto essere più gentile e far accomodare la zelante signora che sicuramente avrà altri fini.

Così ha pensato di avvertire noi «per far circolare la voce».

In effetti si tratta di un raggiro che ha già fatto il giro del Belpaese, con segnalazioni praticamente in ogni zona d’Italia.

Di solito dicono di svolgere un’indagine statistica per IPSOS sulla qualità del segnale del digitale terrestre e di aver lavorato per conto di altre agenzie più o meno note.

Poi con una scusa, una volta entrati, chiedono informazioni sui beni posseduti in casa, nel chiaro tentativo di farsi un’idea del potenziale bottino.

Attenzione, dunque, non fate entrare sconosciuti in casa. Mai!

Ricordate che hanno il diritto di entrare solo pubblici ufficiali e con tanto di mandato del giudice.

Altrimenti avete tutto il diritto di negare loro il permesso.

E se le cosa vi puzza, avvertite le forze carabinieri o polizia.

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Cronaca

Investe, uccide 70enne e scappa. Rintracciato 38enne ora accusato di omicidio stradale

Individuata la targa, è emerso che il responsabile per non essere scoperto aveva provveduto alla riparazione dei danni sulla carrozzeria della propria auto, di conseguenza è finito nei guai anche il suo datore di lavoro…

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A conclusione di una meticolosa indagine condotta dai Carabinieri di Minervino di Lecce insieme ai colleghi della Compagnia di Maglie, è stato denunciato in stato di libertà un carrozziere 38enne noto alle forze dell’ordine, che dovrà rispondere di omicidio stradale e omissione di soccorso. Insieme a lui è finito nei guai anche il datore di lavoro.

Le indagini degli uomini dell’Arma sono iniziate dopo il drammatico incidente avvenuto la sera del 4 novembre dell’anno scorso, sulla strada provinciale 62 che collega Minervino di Lecce a Giuggianello, dove una coppia di anziani, un uomo di 65 anni ed una donna di 70 anni, rimasti in panne con la loro auto a circa un chilometro e mezzo dal centro abitato, si erano incamminati in direzione del paese.

Purtroppo, in quel tratto di strada poco illuminato, un veicolo proveniente da Giuggianello diretto a Minervino aveva travolto in pieno la donna davanti agli occhi del marito, che aveva assistito alla tragedia senza poter far nulla per evitarla.

Per la povera 70enne i soccorsi erano stati inutili, perché l’impatto era stato violentissimo, invece il consorte era stato portato in ospedale e poi dimesso dopo alcune ore.

Chi era al volante di quell’auto non si era fermato per prestare soccorso e nemmeno era servito il commosso appello del marito, che attraverso i media aveva chiesto al pirata della strada di presentarsi in caserma, senza alcun risultato.

L’indagine si è subito presentata molto difficile per i carabinieri intervenuti sul posto la sera dell’incidente, ma alla fine la cura dei dettagli e dei particolari ha portato alla denuncia a piede libero di un uomo di 38 anni ritenuto il responsabile del sinistro che è costato la vita alla povera donna.

Sono stati decisivi per le indagini i frammenti di uno specchietto retrovisore che sono risultati corrispondenti per forma e per matricola a quelli originariamente montati sul veicolo in uso al pirata della strada.

Inoltre, i carabinieri hanno ricostruito tutto il tragitto che l’auto ha percorso dopo l’incidente analizzando decine di filmati ripresi dai sistemi di videosorveglianza pubblici e privati presenti non solo nella zona dell’incidente, ma anche nei comuni di Giuggianello, Giurdignano e Spongano.

Ulteriori riscontri sono stati ricavati dagli spostamenti del telefono in uso al conducente, attraverso l’analisi dei tabulati telefonici.

Una volta individuata la targa del veicolo pirata, è emerso che il responsabile dell’incidente per non essere scoperto e quindi sfuggire alle indagini delle Forze dell’Ordine, aveva provveduto alla riparazione dei danni sulla carrozzeria della propria auto, di conseguenza è finito nei guai anche il suo datore di lavoro per avergli consentito, probabilmente senza farsi troppe domande, di effettuare quei lavori nella propria officina.

Nel rispetto delle norme del Codice della Strada si raccomanda, in caso di incidente con feriti, di fermarsi immediatamente per dare aiuto alle persone coinvolte, dopo di che bisogna telefonare al numero unico di emergenza 112 per far intervenire i soccorsi.

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Cronaca

L’ex sindaco Cavallo torna a Ruffano: ottenuti i domiciliari

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Antonio Cavallo, ex sindaco di Ruffano, torna a casa ai domiciliari.

Dimessosi dalla carica di primo cittadino ruffanese lo scorso lunedì dal carcere, Cavallo è indagato nell’ambito di una inchiesta per presunti appalti truccati.

Il Gip Stefano Sala, con parere favorevole della pm Maria Vallefuoco, ha accolto la richiesta di scarcerazione presentata dai legali dell’ex sindaco dopo le sue dimissioni dalla carica, con le quali sarebbero venuti meno il rischio di inquinamento probatorio e reiterazione del reato.

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