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Attualità

Pillola rossa o pillola blu…

Intervista esclusiva al noto giornalista Sigfrido Ranucci a cura di Simone Andrani

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L’intervista, pubblicata da TuttoCasarano.it, gentilmente concessaci dal collega Simone Andrani


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“Ci sono cose che nessuno ti dirà


  Ci sono cose che nessuno ti darà


  Sei nato e morto qua


  Sei nato e morto qua


  Nato nel paese delle mezze verità”


 


Queste sono le parole attraverso cui Fabri Fibra, noto rapper, in una sua celebre canzone volle descrivere quel Paese (il nostro) che se in passato è sempre stato considerato la culla di poeti, santi e navigatori, da più di qualche decennio, scandalo dopo scandalo e governo dopo governo, è divenuto bacino di inciuci ai limiti della legalità, intrighi di palazzo e giochi di potere; a determinare e incentivare questo salto di qualità, sono stati magistrati tarocchi e giornalisti “balocchi” che si sono totalmente votati all’ alienazione della veridicità dei fatti (previa distorsione degli stessi) e alla disintegrazione di quella democraticità e di quella sovranità che il popolo, oramai, è sempre più libero di esercitare in quel vano solitamente collocato in fondo a destra, con il beneplacito di statisti lobbisti e di “Mangiafuoco” del tutto lontani, politicamente e geograficamente dal Belpaese. Anche solo per avere contezza di quanto detto nelle righe precedenti, occorrerebbe considerare le nefandezze e le menzogne che hanno caratterizzato importanti vicende storico-politiche come, ad esempio: il sequestro e l’assassinio di Aldo Moro di cui, solo in seguito all’eliminazione del vincolo di segretezza vigente su alcuni documenti e alla scomparsa di ambigui politicanti con funzioni di ministri lungodegenti, si è avuto conferma del fatto che la regia fosse di Henry Kissinger, allora Segretario di Stato USA ; lo sgretolamento fisico e politico della figura di Bettino Craxi, reo di aver contribuito all’invio, presso l’aeroporto militare di Sigonella, di un plotone di carabinieri avente l’ordine di fermare un aereo civile privo del permesso di sorvolo e di atterraggio sul territorio nazionale, ma su cui, purtroppo per il leader del PSI e della corporazione intervenuta, i Servizi segreti americani avevano imbarcato un terrorista palestinese responsabile del dirottamento del transatlantico “Achille Lauro” e del conseguente omicidio di Leon Klinghofer, passeggero statunitense molto vicino all’allora presidente Ronald Reagan.


A dover essere presa in considerazione è poi anche la serie di negoziati tra Stato e Mafia di cui, nonostante le più che attendibili deposizioni del Gen.Mario Mori attestanti l’idillio tra “uomini d’onere” e “uomini d’onore”, alcuni discutibili magistrati ne hanno quasi totalmente negato l’esistenza.


Di verità artefatte da giornalisti e giudici senza etica, di valori da assumere e azioni che possono influire positivamente o negativamente sulla propria e altrui integrità, ne parliamo con un’autorevole firma del giornalismo italiano, Sigfrido Ranucci, conduttore di Report (programma tv che va in onda ogni Domenica alle 20:50 su Rai 3), reduce dal grande successo de “Il Patto”,  opera libraria frutto della sua collaborazione con il collega Nicola Biondo, incentrata sulla cosiddetta “Trattativa Stato-Mafia” e di cui, non molto tempo fa, se n’è discusso in alcune delle cornici più suggestive del Salento.


Sig. Ranucci, da cosa ha origine “Il Patto”?


«Tutto ebbe inizio in seguito ad un’informativa relativa alla cosiddetta “Missione Fonte Oriente”, un’operazione condotta dal Ten. Col. Michele Riccio e volta ad attestare l’idillio tra funzionari dello Stato ed esponenti della Mafia, mediante prove raccolte grazie all’infiltrazione di Luigi Ilardo, ex affiliato di Cosa Nostra che decise di voler imboccare la strada per diventare un collaboratore di giustizia e che, per questo, venne ucciso nel Maggio del 1996 in quel di Catania; quanto riportato nelle pagine di quel famigerato rapporto, mi affascinò così tanto che cominciai a volerne sapere sempre di più a riguardo, coincidenza volle che, un bel giorno, il mio responsabile di redazione mi proponesse di scrivere un libro, senza però darmi nessuna indicazione sull’argomento da trattare, fu così che mi venne in mente di incentrare l’opera proprio su ciò che avevo letto poco prima e d’intitolare la stessa “Il Patto”, successivamente, al fine di non trascurare qualche importante aspetto a causa del tempo da dedicare a Report e, intenzionato a non rendere vano il lavoro fatto, diedi inizio alla collaborazione con il collega Nicola Biondo».

A cosa si deve l’incredibile successo che tale opera ha avuto e continua ad avere?


«L’incredibile e longevo successo di questo romanzo scritto 13 anni fa (di recente arrivato alla diciottesima ristampa), non si deve solamente allo straordinario contributo dato da Ilardo, dimostratosi un uomo molto intelligente poiché capace di comprendere quanto la vita offra sempre una seconda possibilità a chi desideri di riscattarsi, ma va attribuito anche, e soprattutto, alla straordinaria forza dei fatti che esso racconta pagina per pagina».


Non molto tempo fa, la Corte di Cassazione ha emesso una sentenza che, in qualche modo, va quasi a negare che ci siano stati dei legami tra lo Stato e la criminalità organizzata, lei cosa pensa a riguardo?


 


«Penso che vada analizzata con estrema attenzione poiché ha confermato la sentenza di assoluzione della Corte d’Assise d’Appello, sostenendo che il fatto non abbia costituito reato e dunque, affermando sostanzialmente l’esistenza di una qualche trattativa; seppur agli imputati non fosse contestabile il reato di trattativa, a venir contestato loro sarebbe dovuto essere il reato di attentato agli organi politici e istituzionali dello Stato, crimine avvenuto proprio per mezzo di quella famigerata trattativa. Una delle cose più singolari di questa storia sta nel fatto che in molti abbiano accusato giornalisti e magistrati di aver inventato questa trattativa, quando in realtà il primo a parlarne fu uno dei principali imputati del processo a cui essa ha dato origine, il colonnello Mori che, durante un’udienza tenutasi in un’aula del tribunale di Firenze, raccontò di aver avvicinato Vito Cianciamino (ex sindaco di Palermo e referente di Cosa Nostra, ndr), chiedendogli quali fossero i motivi scatenanti di quella spietata guerra allo Stato e cosa volesse il clan di Salvatore Riina e Bernardo Provenzano per porre fine ad essa.


Di tutta la vicenda appena narrata, a lasciarmi attonito è il fatto che nonostante essa sia sporca del sangue di valorosi eroi che si sono sacrificati in nome della giustizia, niente e nessuno abbia voluto, o potuto, essere in grado di stabilire come siano andate realmente le cose; ma bisogna rassegnarsi ad accettare che la verità giudiziaria possa non coincidere sempre con quella storica o giornalistica e che per farle combaciare occorra attendere del tempo, vedasi l’omicidio Moro, l’attentato alla stazione di Bologna e la tragedia aerea di Ustica che, da quanto finalmente ammesso da alcune recenti sentenze, fu determinata da un missile lanciato da una nave di un armatore francese incaricato dall’Eliseo di abbattere l’aereo civile su cui si supponeva viaggiasse l’ex capo di Stato libico Muammar Gheddafi ».


A suo avviso, cosa dovrebbero fare le istituzioni e i cittadini per evitare che il passato possa riflettersi sul presente e sul futuro?


«A mio avviso, per garantire il bene comune e per far sì che quanto accaduto in passato non si verifichi nuovamente, sarebbe necessario che lo Stato si dimostrasse finalmente pronto a processare sé stesso, ma sarebbe altrettanto necessario che ognuno di noi, qualsiasi ruolo esso ricopra, agisse come se fosse ancora in piena fanciullezza poiché, quella è una fase della vita in cui si è determinati ad apprendere e comprendere quale sia l’effettiva realtà dei fatti e cosa nasconda l’ambiente circostante, pur correndo il rischio di veder ridotte in frantumi le proprie poche ed apparentemente forti convinzioni ».


Volge così al termine un’intensa conversazione che induce a riflettere su quanto, spesso e volentieri, gli esseri umani si lascino ammaliare da false riproduzioni della realtà alimentate dall’avarizia, dall’avidità, dalla superbia e dalla vanità, relegandosi in una platonica caverna che porta loro a dimenticare di avere la facoltà di scegliere, così come il protagonista del film “Matrix”, tra una pillola rossa che porta a scegliere di lottare per far trionfare la giustizia e la mera – seppur scomoda – verità ed una pillola blu che, invece, induce a muoversi continuamente nella propria zona di comfort, non ponendosi tanti interrogativi sulle proprie e altrui azioni, dunque a vivere all’insegna della menzogna e dell’illegalità.


Alla luce degli ultimi avvenimenti che hanno interessato il Salento, bisognerebbe realizzare che scegliere di perseguire la strada del male e della falsa verità, a discapito del bene comune, porti all’ acquisizione di strumenti e valori che, pur lenendo una momentanea esigenza, alla lunga, riducono a brandelli la mente, il cuore e l’anima. Gli effetti della pillola blu sono paragonabili a quelli prodotti da quella sigaretta che Zeno Cosini, protagonista del romanzo “ La coscienza di Zeno“ di Italo Svevo, non riesce a tenere spenta e che, in apparenza, addolciva le sue sofferenze, ma in realtà, lo allontanava dalla vita.


 


 


Attualità

Bollette di gas e luce salate: procedimento istruttorio contro Enel Energia

Dopo i reclami di Adiconsum Lecce, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato vuole accertare l’eventuale pratica commerciale scorretta in merito alle modalità di comunicazione delle variazioni contrattuali

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Tutto aveva avuto inizio nel 2022 quando molti consumatori decisero di passare dal prezzo variabile al prezzo fisso con l’obiettivo di mettersi al riparo da repentine impennate delle tariffe.

I contratti erano a tempo indeterminato ma l’offerta era a tempo determinato e raramente superava i 12 mesi.

Già questa differenza, poco nota ai molti, ha contribuito ad ingenerare confusione e disattenzione.

Alla scadenza dell’offerta concordata, il consumatore doveva ricevere dal proprio gestore, una comunicazione di variazione della tariffa – se meno favorevole – almeno tre mesi prima dell’entrata in vigore della nuova tariffa informandolo della possibilità di poter recedere dal contratto.

Questa comunicazione, separata dalla bolletta, può essere inviata per posta ordinaria o per email qualora l’utente abbia scelto tale modalità in fase contrattuale e non sono previste altre modalità di invio.

La comunicazione è molto importante perché oltre a informare l’utente del cambio tariffario, contiene anche l’informazione che, qualora l’utente non sia d’accordo con la tariffa proposta, potrà recedere dal contratto e cambiare gestore.

Ed è qui che nel mese di gennaio molti utenti si sono visti recapitare bollette del gas esagerate e si sono rivolti ad Adiconsum LecceAssociazione per la difesa dei consumatori per contestare la bolletta, visto che l’unica risposta fornita dagli operatori di Enel energia è stata quella che la tariffa era variata.

L’analisi delle bollette attenzionate ha evidenziato che molte tariffe del gas erano variate a partire da luglio 2023 e che, con l’avvento della stagione estiva, gli utenti non hanno potuto rendersi conto dell’aumento subito.

La sorpresa si è avuta solo quando con l’inverno sono stati accesi i riscaldamenti ma le bollette sono arrivate quando ormai erano trascorsi i periodi per porvi rimedio.

La beffa maggiore è stata poi quella che a fronte delle lamentele avanzate dagli utenti, Enel energia si è dichiarata disponibile a variare il prezzo del gas per il futuro (all’arrivo della bella stagione) ma lasciando invariati i prezzi dell’inverno pregresso.

Moltissimi consumatori lamentano di non aver mai ricevuto una comunicazione di variazione tariffaria per cui si è provveduto a contestarlo a Enel energia.

«Purtroppo», fanno sapere da Adiconsum Lecce, «il codice di condotta commerciale approvato da Arera scarica sui clienti l’onere di dimostrare di non aver mai ricevuto la comunicazione. In pratica l’onere della prova ricade sulle spalle della parte più debole. Questo anche quando la nuova tariffa viene di fatto scoperta solo alla ricezione della bolletta. Inoltre il gestore gode di una presunzione di ricezione della comunicazione, trascorsi 10 giorni dall’invio, anche se il consumatore sostiene di non aver mai ricevuto nulla!».

A fronte delle «inaccettabili risposte fornite da Enel energia» ed ai reclami effettuati da Adiconsum Lecce, l’associazione ha provveduto a inviare le segnalazioni all’Autorità Garante della Concorrente e del Mercato e ad Arera «per i profili di comportamento commerciale che le stesse vorranno rilevare a salvaguardia dei consumatori» e invocando il recesso contrattuale ai sensi dell’art. 52 e 53 del Codice del consumo «non essendogli stato consentito preliminarmente di conoscere le condizioni economiche che sarebbero state applicate, né posto nelle condizioni di poter valutarne gli effetti e le decisioni da assumere consapevolmente e decidere se avvalersi del garantito diritto di recesso».

Ora, grazie alle segnalazioni effettuate anche da Adiconsum Lecce, l’autorità ha formalmente aperto un’istruttoria che potrebbe portare gli utenti a vedersi riconosciute le proprie ragioni ed ottenere qunato contestato da Adconusm Lecce.

 

 

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«Mi vien da ridere». Rimpasto in Regione, Maraschio amara

L’ex assessora: «Non accetterò l’incarico all’interno dello staff del presidente Emiliano, ipotesi che mi è stata prospettata e per la cui offerta ringrazio.  Tra galleggiare e navigare ho sempre scelto la seconda opzione nella mia vita, con il vento in poppa e libera da condizionamenti»

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«Quindi l’operazione moralità e legalità della giunta regionale pugliese si esaurisce, in sostanza, con la fuoriuscita della sottoscritta. Questo è il segnale di discontinuità che si vuole far passare. Rispondo con un sorriso».

Lo afferma l’ex assessora Anna Grazia Maraschio, riguardo il rimpasto della giunta regionale annunciato ieri sera.

«Ringrazio le centinaia di persone, di amministratori, di cittadini che mi stanno scrivendo attestati di solidarietà, messaggi di indignazione e puro sconcerto», prosegue Maraschio, «non accetterò l’incarico all’interno dello staff del presidente Emiliano, ipotesi che mi è stata prospettata e per la cui offerta ringrazio.  Tra galleggiare e navigare ho sempre scelto la seconda opzione nella mia vita, con il vento in poppa e libera da condizionamenti. Tutto quello che ho ottenuto è stato grazie alla cultura del lavoro, l’unica che mi permea e alla quale rispondo. La stessa cultura che ho portato all’interno dell’assessorato che mi sono onorata di guidare, formato da professioniste e professionisti che sento di ringraziare, insieme al mio staff tecnico sempre al mio fianco e ai dirigenti, ai funzionari che hanno seguito la mia visione politica. Non rinnego nulla e non nascondo che sono stati anni belli, intensi, ricchi di soddisfazioni ma anche duri. Spesso ho dovuto lottare in solitudine, sentendomi come una mosca bianca».

«In tutta questa vicenda, c’è solo un aspetto che mi lascia l’amaro in bocca», aggiunge, «la brusca interruzione di un percorso di programmazione e pianificazione dell’assessorato, che andava dalle misure di tutela dell’ambiente e del clima fino all’impostazione di una nuova politica abitativa che non considerasse solo le case ma anche le persone e il loro benessere. Una mole impressionante di provvedimenti, di politiche rivoluzionarie, che non basterebbero queste righe per essere elencate. Quando si interrompe un percorso così, il rischio è che il beneficio possa essere per pochissimi e il danno per molti, moltissimi cittadini pugliesi».

«Avverto anche un’altra convinzione», conclude Anna Grazia Maraschio, «chi semina bene raccoglie il giusto e i germogli non tarderanno ad arrivare».

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Una salentina tra i giovani leader che scriveranno proposte per il G7

È Margherita Zappatore, 27 anni, di Gallipoli, dottoranda di ricerca in Scienze Giuridiche per la sostenibilità, l’innovazione e la transizione ecologica

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C’è anche una salentina tra i giovani selezionati per partecipare al Global Youth Leaders Program, l’iniziativa della Young Ambassador Society che unisce giovani fino ai 35 anni per contribuire allo sviluppo di proposte politiche che saranno presentate alla presidenza del G7.

Margherita Zappatore, 27 anni, originaria di Gallipoli, è dottoranda di ricerca in Scienze Giuridiche per la sostenibilità, l’innovazione e la transizione ecologica ed è fondatrice e amministratrice di una società di consulenza nel settore della comunicazione politica, del legislativo e della progettazione.

Grazie alle sue esperienze formative e professionali, contribuirà a formulare proposte sul tema dell’innovazione e, in particolare, dell’intelligenza artificiale.

Assieme agli altri giovani provenienti da tutto il mondo, inoltre, prenderà parte ad incontri con esperti di organismi internazionali come l’ILO, l’UNDP, l’OECD, l’UNICEF, la FAO e Microsoft.

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