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Attualità

Autobus «improponibili»! Domani sciopero

Fse chiude l’officina leccese per le autolinee. In provincia di Lecce mezzi obsoleti, avarie continue, turni massacranti. I sindacati: «La Regione intervenga con l’azienda a tutela di passeggeri e lavoratori». Relazioni sindacali tese: domani sciopero per la parità di trattamento economico

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Alle promesse non sono seguiti i fatti.


E così la questione dell’officina leccese per la manutenzione degli autobus di Ferrovie Sud Est riesplode, concretizzando tutte le preoccupazioni espresse dai sindacati.


Dallo scorso febbraio infatti l’officina è stata chiusa, contrariamente agli impegni presi dall’amministratore delegato di FSE, Giorgio Botti, durante l’incontro dello scorso 30 ottobre.


E di conseguenza stanno venendo a galla disorganizzazione e problemi che si riverberano direttamente su utenti e lavoratori.


LE PROMESSE


Ad ottobre, Botti fu convocato dalla presidente del Consiglio regionale, Loredana Capone, alla presenza dell’assessore Anita Maurodinoia e dei rappresentanti sindacali di Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Faisa Cisal.


Gli impegni dell’azienda furono chiari: convenzioni con ditte esterne del luogo capaci di manutenere i mezzi e di intervenire con tempestività in caso di avaria.


L’amministratore rassicurò sindacati e rappresentanza politica sulla qualità del servizio erogato sul territorio salentino.


La realtà è ben diversa.


I FATTI


I sindacati partono da tre dati per confutare l’impegno preso a suo tempo da Botti.


Innanzitutto l’azienda ha collocato nell’area salentina gran parte dei mezzi più obsoleti della propria flotta.


Quella con più chilometri e messa peggio.


Ciò sarebbe avvenuto per l’assenza, in provincia di Lecce, di un’autofficina in grado di intervenire su tutte le tipologie di mezzi della flotta Fse.


Il secondo dato era nell’aria: vista la chiusura dell’officina leccese, mezzi ed autisti sono costretti ad effettuare moltissimi chilometri in più per raggiungere le officine automobilistiche Fse dislocate sul territorio di Brindisi e Taranto.


E ciò avviene anche per gli interventi più banali: un enorme spreco di risorse economiche e di tempo, per non parlare dei ritardi che tali trasferimenti generano.


Una condizione che sta mettendo a dura prova i conducenti, il personale delle sale operative e tutti gli operai delle officine automobilistiche di Taranto e Brindisi, chiamati ad un sovraccarico di lavoro proveniente da Lecce senza la previsione di incrementare l’organico.


Infine i clamorosi ed intollerabili tempi di attesa per i soccorsi in linea, quando un mezzo va in avaria.


IL BIGLIETTO DA VISITA


L’episodio più recente è capitato sulla Galatone-Nardò ad un pullman con un gran numero di studenti a bordo. Durante la marcia, l’assale delle ruote posteriori ha improvvisamente ceduto.

L’autista, che era in servizio dalle 4,30 del mattino, ha chiamato il soccorso alle 14,15.


La squadra mobile locale è intervenuta, ma non avendo gli strumenti per intervenire, ha potuto solo constatare l’entità del danno.


Intorno alle 19, per un guasto avvenuto a Galatone, è intervenuto il carro di soccorso di una ditta esterna proveniente da Taranto.


Cinque ore di attesa che hanno allungato il turno di lavoro del conducente (rimasto affianco al mezzo) ad oltre 14 ore.


Il peso della disorganizzazione aziendale sta dunque ricadendo interamente sulle spalle dei lavoratori.


E degli utenti, che viaggiano su mezzi improponibili.


L’APPELLO


Per le organizzazioni sindacali siamo di fronte ad una situazione ampiamente prevedibile.


Da qui l’appello di Fabrizio Giordano (Filt Cgil), Pierdonato Ligori (Fit Cisl), Francesco Demarindis (Uiltrasporti) e Antonio Rizzini (Faisa Cisal), che hanno scritto una lettera all’azienda, al presidente del Consiglio regionale ed all’assessore regionale ai Trasporti: «Ad un solo mese e mezzo dalla chiusura dell’officina di Lecce, continuiamo ad essere fermamente convinti che la scelta aziendale sia stata inopportuna e antieconomica. Vogliamo sperare che possa essere ripensata e rimodulata quanto prima. La Regione Puglia valuti ogni decisione d’intervento nei confronti della società FSE, affinché sia tutelata l’incolumità dei lavoratori e dei tanti cittadini pugliesi che scelgono l’utilizzo del mezzo pubblico».


LO SCIOPERO


Clima teso nelle relazioni sindacali con Fse, dunque.


A queste situazioni particolari vissute dal personale delle autolinee, si somma la vertenza aperta da alcuni mesi, che riguarda la parificazione economica dell’intero personale.


L’indennità di presenza giornaliera, un istituto previsto dalla contrattazione di secondo livello, è erogata in maniera difforme: è riconosciuta in maniera piena ai dipendenti assunti prima del 2017; a tutti gli altri è riconosciuta una somma inferiore.


C’è un accordo del dicembre 2022 che inchioda l’azienda, che si era impegnata a parificare il trattamento non appena fosse stato rinnovato il contratto di servizio con la Regione.


Eventualità che si è concretizzata a giugno dell’anno scorso: la parificazione del trattamento economico, però tarda ad arrivare.


I lavoratori, che oggi percepiscono stipendi diversi pur svolgendo mansioni identiche, attendono invano da nove mesi di essere trattati tutti allo stesso modo.


Motivi che hanno spinto le organizzazioni sindacali a proclamare lo sciopero per domani venerdì 22 marzo.



 


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Bandiera Blu: a Patù al mare in sicurezza

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Il 25 luglio è la Giornata Mondiale della Prevenzione dell’Annegamento. 

Si tratta di un’iniziativa dell’OMS che segue la Risoluzione dell’ONU dell’aprile 2021 e che mira a evidenziare il tragico e profondo impatto dell’annegamento e a offrire strategie di prevenzione salvavita.

“Ogni annegamento è prevenibile. Esistono soluzioni”. 

Quest’anno in Italia tutte le località #BandieraBlu hanno dedicato la giornata alla sensibilizzazione e all’informazione sulla necessità di prevenire annegamenti, attraverso incontri con istituzioni e operatori, dimostrazioni sulla sicurezza in spiaggia e sul primo soccorso, laboratori per i bambini.

A Patù l’iniziativa è stata organizzata dall’Amministrazione Comunale e dalla società Salento Navigando, che gestisce le postazioni di salvamento per conto del Comune tramite bagnini abilitati.

L’iniziativa si è svolta presso il chiosco Blu Night, lungo la spiaggia di Felloniche, insignita quest’anno per la prima volta del prestigioso riconoscimento rilasciato dalla FEE. 

Gli operatori addetti al salvamento, coordinati dagli operatori della Protezione Civile di Matino, hanno simulato, alla presenza di numerosi bagnanti, due operazioni di salvataggio in mare. Nella prima, due bambine con salvagente portate al largo dalla corrente sono state soccorse con il pattino a remi. Nella seconda un sub in difficoltà è stato soccorso dalla moto d’acqua e, una volta portato a terra, dai sanitari con auto ambulanza nel frattempo allertati.

L’iniziativa ha visto l’intervento del comandante dell’Ufficio Locale di S.M. Leuca della Capitaneria di Porto, Vito Fersini, della Polizia Locale, guidata dal Comandante Giovanni Grecuccio, e dell’Amministrazione Comunale. 

Hanno partecipato il Gruppo Scout di Patù, gli ospiti della Comunità di Riabilitazione Psichiatrica Cento Pietre Unite, gli ospiti del progetto SAI MSNA gestito da Arci Lecce, le bambine e i bambini della Ludoteca “Il Tempo Ritrovato” di Patù. 

Dopo la dimostrazione pratica e la presentazione dell’iniziativa da parte del Sindaco e del Comandante della Capitaneria, i più piccoli si sono intrattenuti per un breve laboratorio sull’importanze delle regole di sicurezza in mare, ricevendo in cambio maglietta e cappellino a ricordo di questa giornata.

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Cosa sono quegli oggetti colorati? Chi è Maya?

Che mistero ad Ugento! Perchè quei colori sgargianti? Cosa c’entrano le vicende di una famiglia di emigrati salentini in Svizzera con la storia millenaria del nostro territorio?

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In tanti se lo saranno chiesto come noi: che saranno mai quegli oggetti colorati apparsi a luglio sulle spiagge ugentine, tra Torre San Giovanni e Torre Mozza?

Chi è Maia che dalla Svizzera ha deciso di venire ad Ugento per capire il mistero della sua famiglia?

Cosa c’entrano le vicende di una famiglia di emigrati salentini in Svizzera con la storia millenaria del territorio?

Quello che siamo riusciti a scoprire è che si tratta di un progetto del comune di Ugento e dell’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del Consiglio Nazionale delle Ricerche.

Per il momento gli ideatori preferiscono non svelare troppo ma hanno promesso che a breve giro di posta illustreranno pubblicamente tutti i particolari della loro iniziativa.

I colori pop di questi oggetti fuori scala fanno pensare alla Cracking Art.

L’operazione, che ai più raffinati e tradizionalisti potrebbe sembrare anche dissacrante rispetto ad una visione seriosa della cultura, parte in realtà da una riflessione più profonda. Il nostro mondo infatti sta diventando più artificiale, in continua trasformazione tra storia, natura e digitale.

Con i colori sgargianti delle opere esposte si vuole sollecitare una riflessione collettiva sui temi del disinnamoramento dell’uomo per la sua storia, della scissione tra noi, il nostro patrimonio e le nuove realtà artificiali e digitali; e lo si fa attraverso un’azione basata su meccanismi narrativi e ludici.

Per saperne di più e soddisfare ogni nostra curiosità non resta che attendere il lancio ufficiale dell’iniziativa.

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Casarano e il solito “circo” Ferrari

Incontro saltato ma la gente ha il diritto di sapere, conoscere le motivazioni e capire. Lo vuole adesso, che alle Regionali manca un anno e, forse, qualcosa si può ancora fare

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di Antonio Memmi

Dici Ferrari e subito pensi alla Formula 1, a Maranello ed alle auto sportive per milionari… ma se la parola Ferrari la dici a Casarano, il primo sentimento che appare è un impeto di rabbia che sale dal profondo per quello che, negli anni, ad opera di politici a dir poco stolti (se non addirittura in malafede) è stato fatto ad uno degli ospedali più efficienti e che del Senatore Ferrari porta, appunto, il nome.

Ne abbiamo parlato tanto su questo giornale ed in tanti ne parlano da anni ma, sino ad ora, l’esito è stato un lento, inesorabile e costante processo di ridimensionamento del nosocomio che conduce lì dove quegli stessi boiardi di Stato (che vanno dai politici a chi dagli stessi politici viene nominato per imposizione sacra delle mani) hanno deciso che si debba andare: cioè chiudere Casarano, potenziare Gallipoli e costruire (spendendo milioni di euro) un nuovo colosso ospedaliero dalle parti di Maglie; basta riepilogarlo cosi sinteticamente per capirne al volo l’assurdità (senza voler a tutti i costi pensar male).

Dove collocare un ospedale pubblico, che abbia ovviamente lo scopo di servire il maggior numero di persone possibile, è una questione più che altro geografica e per capirlo basterebbe prendere una mappa della provincia di Lecce ed un compasso, anche semplice, da scuola elementare; basterebbe aprirlo a piacere e posizionarlo su Casarano disegnando un bel cerchio e vedendo quanti comuni, con i relativi abitanti, entrerebbero in quel cerchio; poi, senza cambiare l’apertura di quel compasso, si potrebbe puntare su Gallipoli, facendo la stessa operazione ed il relativo conteggio, al netto, però, dei cefali e delle spigole che entrerebbero nel computo nel semicerchio tracciato verso ovest.

I maligni dicono che la scelta della Regione di fregarsene del compasso e di preferire invece proprio Gallipoli, sia dovuta all’amicizia che da tempo unisce il sindaco (e presidente della Provincia Stefano Minerva) a Re Emiliano I di tutte le Puglie ma si sa che i maligni non ne capiscono di geometria per cui è giusto che l’ospedale di primo livello sia nella “città bella” piuttosto che a Casarano.

Questo il quadro sintetico di questo piano che viene ormai perpetrato da anni; tutto il resto sino ad ora sono state solo chiacchiere, dibattiti, tavoli tecnici ed un mucchio di scartoffie da far impallidire il catasto.

Ovviamente il tutto accompagnato dalle immancabili promesse all’albeggiare di ogni nuova campagna elettorale.

L’INCONTRO SALTATO

Ma la gente almeno vuole sperare sino all’ultimo e lo abbiamo visto con la Tenda dei Diritti che il buon Marco Mastroleo (consigliere di Minoranza di Casarano) ha ideato e stoicamente tenuto in vita finché ha fisicamente potuto; un’iniziativa certo simbolica ma che tante coscienze ha smosso.

La gente vuole sapere, ha il diritto di sapere, conoscere le motivazioni concrete, non fatte di paroloni ma semplici da capire e lo vuole adesso che alle elezioni regionali manca un anno e quindi (volendolo) qualcosa si potrebbe ancora fare.

Per questo desiderio di sapere, era stato organizzato, per giovedì della scorsa settimana, un incontro davvero unico soprattutto perché seduti a rispondere alle domande, ci sarebbero dovuti essere davvero tutti gli attori di questo thriller: politici (di destra e di sinistra, regionali e territoriali) ed anche i manager dell’ASL (quelli di nomina regale di Sua Maestà); l’incontro era stato organizzato per tempo e davvero bene, con ingresso solo su invito per non buttare tutto in caciara e per non farlo diventare una caccia alla streghe; sarebbe stato trasmesso in diretta affinché la gente avesse potuto comprendere le posizioni e le esigenze di tutti, facendo le domande giuste alle persone giuste.

Gli organizzatori hanno fatto di tutto per trovare una data ed un orario idoneo per tutti (anche se “stranamente” i problemi e gli impegni di lavoro pareva li avessero solo i manager dell’ASL o i politici regionali di maggioranza).

Quando, poi, finalmente la data era stata fissata… improvvisi impegni inderogabili (indovinate di chi?) ne hanno fatto saltare la possibilità di realizzazione.

Peccato, sarebbe stata un’occasione per spiegare la razionalità di un piano che nessuno ha ancora capito.

Perché una razionalità dietro questo piano sicuramente c’è!

Non sappiamo quanto, però, sia per loro conveniente spiegarla ai cittadini.

TRA UN ANNO LE ELEZIONI…

Ancora è presto ma tra un po’ ricomincerà la funzione cerimoniale della campagna elettorale per le regionali; Sua Maestà individuerà il suo Delfino e nuovi dibattiti, nuovi tavoli tecnici, speranze ed altrettante promesse investiranno il Ferrari (o quel che  ne resterà).

Alla fine il Partito annuncerebbe pure che 2 più 2 fa 5 e bisognerebbe crederci” (G. Orwell – “1984”).

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