Connect with us

Ruffano

Don Paolo, Parroco in Missione

In esclusiva dall’Afghanistan. Il Sacerdote salentino è bersagliere della Brigata Garibaldi: “Coi miei ragazzi sono principalmente amico, e vivo le loro stesse ansie, gioie o preoccupazioni”

Pubblicato

il

di Antonio Memmi


Don Paolo Solidoro

Fisico asciutto ed atletico, Paolo Solidoro l’ho conosciuto in palestra mentre, insieme agli altri militari a riposo, faceva i suoi allenamenti. Nessuna impressione particolare se non per un sorriso gratuito e sincero di cui mi fece subito dono. La sorpresa vera arrivò invece la domenica successiva  quando, pronto per assistere alla Santa Messa, quell’uomo atletico e simpatico l’ho visto salire sull’altare con i paramenti sacri. Ad Herat di passaggio dopo cinque mesi trascorsi a Bakwa, nel turbolento sud della provincia afgana sotto il controllo italiano, Don Paolo è un salentino DOC legatissimo alla sua terra. Nato a Scorrano 38 anni fa, ha la sua casa ed i suoi affetti a Ruffano anche se ormai da più di 12 anni gira l’Italia ed il mondo. Entrato giovanissimo nel seminario di Ugento, per poi proseguire con quello di Molfetta ed il lateranense di Roma dove prende il dottorato in “Ecclesiologia e storia della Chiesa”, Don Paolo ha da subito saputo quella che sarebbe stata la sua missione: essere un cappellano militare al servizio di quella fetta di cristianità che forse è fra le più trascurate. Proveniente infatti da una famiglia in cui era già forte la connotazione militare, grazie al fatto che due suoi fratelli sono dei militari della Marina, il nostro Don ha subito manifestato la propria intenzione alla gerarchia ecclesiastica. Ma ogni buon sacerdote ha alla base del proprio mandato l’obbligo dell’obbedienza ed a maggior ragione quando questo sacerdote vuol anche essere un militare. Questo ha comportato che, su disposizione di Mons. Vito De Grisantiis, per i primi 9 anni di sacerdozio, Don Paolo Solidoro abbia dapprima fatto il viceparroco ad Acquarica per poi divenire parroco di Montesardo e San Dana. “Esperienze bellissime e formative”, dichiara subito, “ma la vocazione militare è sempre rimasta molto forte” e così, nel 2001 corona il suo sogno fra gli alpini di Torino. Dopo esser poi stato a L’Aquila, Don Paolo è divenuto un bersagliere della Brigata “Garibaldi” ed ora presta servizio in quel di Cosenza. “Quella dei militari è una grande ed affiatata famiglia”, mi dice quando gli chiedo cosa lo porta ad amare questa gente un po’ strana che sono i militari, poi aggiunge: “Con loro, soprattutto quando li seguo nei teatri operativi, riesco ad accumulare un inestimabile tesoro di esperienze e di crescita cristiana che è difficile trovare nella vita di tutti i giorni”. Quando mi racconta queste cose, gli occhi gli si illuminano di una passione e di una gioia nel fare che lo ripaga certamente dei suoi quotidiani sacrifici. Come fa ad avvicinarsi alle anime di questi uomini e di queste donne con le stellette?  “Ovviamente non c’è una formula matematica che me lo consente… di certo bisogna farlo in punta di piedi, senza essere invadente, con l’atteggiamento di chi vuol semplicemente ascoltare più che insegnare”. Per qualche giorno ho avuto modo di vedere il suo modo di relazionarsi con gli altri e non è inusuale sentirlo parlare di Dio, piuttosto che di filosofia o di semplici problemi familiari dei numerosi militari che sempre lo circondano e farlo davanti ad una birra la sera al bar. Si può fare apostolato anche in questo modo? “Con i miei ragazzi sono principalmente un amico, è la mia famiglia e quindi è normale vivere con loro le loro stesse ansie e le loro stesse gioie o preoccupazioni; e questa mia operosità alla fine regala più a me che a loro, mi fa crescere ogni giorno nella fede”. In tutti questi anni, passati anche in “prima linea”, le saranno sicuramente accadute tante cose; qual’è stata la più difficile e invece di quale conserverà un indimenticabile ricordo? – “Nel 2010 ho perso ben undici dei miei ragazzi, undici amici con i quali la sera scherzavo e di cui conoscevo le vite semplici e piene di speranze per il futuro come sempre sono le speranze dei ragazzi. Non ho vacillato nella fede ma è stata una prova durissima da superare. Proprio in quell’occasione però si innescò quella che poi sarebbe divenuta la mia soddisfazione più bella: uno dei miei ragazzi, sconvolto come tutti dal dolore, cominciò un cammino di fede serio e talmente profondo che oggi lo ha portato in seminario e lo porterà a prendere forse la mia strada”. È una miniera di emozioni Don Paolo e si capisce che questa è la sua casa. “Lo sa anche mia madre, alla quale sono ovviamente legatissimo”,  conclude, “ quando torno a Ruffano e dopo qualche giorno mi vede già pensieroso… ha l’amore di dirmi: lo so, ti mancano i tuoi ragazzi “mena e tornatene a iddhi”.


Attualità

Donne Vittime di violenza: reinserimento al lavoro dopo il Centro

La Rete territoriale antiviolenza dell’Ambito di Casarano al lavoro per l’empowerment delle donne

Pubblicato

il

Presso l’Aula Consiliare del Comune di Casarano, il Prefetto di Lecce Natalino Manno ha presieduto una riunione operativa sul tema del “Reinserimento lavorativo delle donne vittime di violenza”.

Tale iniziativa rientra nell’area di intervento interistituzionale, dopo il “Protocollo d’Intesa per la prevenzione ed il contrasto della violenza di genere nell’Ambito Territoriale Sociale di Casarano”.

L’argomento è stato affrontato ed esaminato da più punti di vista, con particolare riguardo al delicato momento di “uscita” delle donne dal Centro Antiviolenza, in seguito alla conclusione di un percorso riabilitativo, e alla fase di “accompagnamento” al reinserimento sociale, che non può ritenersi compiuto senza un lavoro.

Una platea di addetti ai lavori ben rappresentata dai sindaci dei comuni dell’Ambito Sociale Territoriale (quindi rappresentanti di Casarano, Collepasso, Matino, Parabita, Ruffano, Supersano e Taurisano), dai referenti del Centro Anti Violenza, delle Associazioni datoriali, di Arpal Puglia, dell’UDEPE e dai rappresentanti delle Aziende che operano nell’hinterland casaranese, ha tracciato le linee guida e individuato gli step del delicato percorso di reinserimento lavorativo delle donne vittime di violenza, condividendo concrete strategie operative, tese a favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, oltre a percorsi di risocializzazione, costruiti attraverso la formazione, il rafforzamento delle motivazioni personali e una maggiore consapevolezza dell’importanza di avere un’indipendenza economica, per uscire definitivamente da circuito assistenzialistico.

In particolare, con la collaborazione di Arpal e con il supporto delle Associazioni di categoria, saranno attivati canali privilegiati per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, anche alla luce dei benefici fiscali e contributivi riconosciuti dalle disposizioni normative vigenti, nonché della possibilità per la Cooperativa Medihospes che gestisce il Centro AntiviolenzaIl Melograno” di sostenere le donne nei percorsi di formazione e nei primi mesi dall’inserimento lavorativo, grazie a finanziamenti regionali.

Il Prefetto Natalino Manno ha già annunciato di voler «implementare la rete territoriale degli Organismi che, per la loro mission istituzionale, possono favorire tali percorsi ed è suo intendimento trasferire l’esperienza virtuosa avviata con l’Ambito Sociale di Casarano, negli altri territori della provincia, al fine dell’adozione di strumenti di intervento efficaci, di contrasto al terribile fenomeno della violenza di genere, che possano incidere parallelamente sulla crescita culturale di un territorio che merita di essere salvaguardato a trecentosessanta gradi».

📍 Segui il GalloLive News su WhatsApp 👉 clicca qui

 

Continua a Leggere

Attualità

Sentenza shock sulla privacy: fb condannata da un tribunale a risarcire un utente

La Corte ha stabilito che questa pratica viola il diritto dell’UE perché porta a una “sorveglianza pressoché permanente della vita privata” anche quando gli utenti non hanno effettuato l’accesso ai propri account Facebook o Instagram….

Pubblicato

il

Sentenza rivoluzionaria sulla privacy: Facebook shock, Meta condannata a risarcirei 5.000 euro a un utente. Colpo basso per il gigante dei social media in materia di protezione dei dati: un tribunale di Lipsia ha ordinato a Meta di pagare 5.000 euro di danni, aprendo la strada a ulteriori cause legali

L’azienda tecnologica americana Meta deve pagare 5.000 euro di danni a un utente di Facebook.

Il tribunale regionale di Lipsia ha giustificato la somma relativamente elevata citando le “gravi violazioni della normativa europea sulla protezione dei dati” commesse dall’azienda attraverso le sue pratiche commerciali.

Al centro delle critiche ci sono gli strumenti di profilazione dell’azienda, che raccolgono e analizzano sistematicamente i dati degli utenti di Facebook.

Questa tecnologia è alla base del business pubblicitario mirato multimiliardario di Meta.

La Corte ha stabilito che questa pratica viola il diritto dell’UE perché porta a una “sorveglianza pressoché permanente della vita privata” anche quando gli utenti non hanno effettuato l’accesso ai propri account Facebook o Instagram.

La Corte critica in particolare il fatto che la sede centrale europea dell’azienda statunitense, con sede in Irlanda, trasferisca dati privati ​​degli utenti in tutto il mondo a paesi terzi, inclusi gli Stati Uniti, dove vengono analizzati “in misura sconosciuta all’utente”.

Ciò che colpisce della sentenza è che i giudici di Lipsia si sono basati esclusivamente sul diritto europeo e non sulle normative nazionali in materia di protezione dei dati.

Nella motivazione la corte ha apertamente ammesso che con questa decisione si è “consapevolmente” assunta il rischio di incoraggiare numerosi utenti di Facebook a intentare cause legali “senza dover dimostrare alcun danno individuale specifico”.

I giudici hanno giustificato il risarcimento relativamente elevato di 5.000 euro con l’utilizzo massiccio, globale e non trasparente dei dati da parte di Meta, nonché con l’elevato valore economico dei dati degli utenti.

Il tribunale ha sottolineato che Meta genera miliardi di profitti con il suo modello di business basato sulla pubblicità personalizzata, il che sottolinea l’importanza dei dati personali per l’azienda.

Nella motivazione della sentenza, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, il tribunale ha espressamente sottolineato il rafforzamento del cosiddetto ” private enforcement ” del GDPR, ovvero la possibilità di far rispettare efficacemente le violazioni della protezione dei dati attraverso azioni civili.

In tal modo, il tribunale regionale di Lipsia segue la linea della Corte di giustizia europea, che ha già valutato criticamente l’ammissibilità degli strumenti aziendali di Meta in casi analoghi. Meta ha la possibilità di presentare ricorso contro il verdetto.

Continua a Leggere

Cronaca

Nube nera e fiamme alte alle porte di Ruffano

Pubblicato

il

Un esteso incendio è divampato nel Riggio attorno alle alle 16:30 alle porte di ‎Ruffano lungo la strada che conduce a Casarano.

Fiamme alte e nube nera visibili anche da lontano per un rogo che minaccia di estendersi.

È uno dei numerosissimi incendi divampati nella giornata odierna in provincia.

Le immagini dal posto

Continua a Leggere
Pubblicità
Pubblicità

Più Letti