Sannicola
Sit-in a Sannicola: “Riaprite l’asilo!”
I consiglieri del Sel: “I lavori sono finiti da 3 anni, perchè è ancora chiuso?”
A quasi tre anni dal termine dei lavori, l’asilo nido comunale di Sannicola non riapre ancora.
Attraverso un doppio finanziamento regionale ed un cofinanziamento comunale (totale 243mila euro), la precedente amministrazione aveva provveduto ad un’opera di ristrutturazione ed ammodernamento.
Oggi, i consiglieri di opposizione del Sel, Danilo Scorrano e Wilma Giustizieri, si chiedono cosa blocchi ancora l’apertura dell’asilo.
“Pochi mesi fa“, scrivono, “l’assessore Ilenia Petrachi rassicurava i cittadini, a mezzo stampa, garantendo loro che il servizio sarebbe stato attivato a partire da quest’anno scolastico. L’opera, terminata, era pronta per essere inaugurata e messa a disposizione dei cittadini, peraltro dopo avere espletato una gara per affidarne la gestione più di un anno fa“.
I consiglieri quindi incalzano: “L’amministrazione Piccione non ha, forse, a cuore il reale bisogno di tutti quei genitori sannicolesi e non, che ogni giorno devono conciliare esigenze famigliari e lavorative? Non ha, forse, a cuore l’opportunità di lavoro che l’asilo potrebbe offrire a giovani qualificati? Non ha, forse, a cuore l’impiego di tanti soldi pubblici investiti per questo servizio, tanto necessario quanto raro?“.
Per superare l’impasse quindi, il circolo Sel di Sannicola ha deciso di organizzare un sit-in di protesta proprio presso l’asilo per la mattinata di domani. Consiglieri e cittadini si ritrovarenno in via delle viole alle 10.
Cronaca
Tratta di esseri umani, prostituzione e sequestri: 22 arresti tra Salento e Bulgaria
Sono indagati di associazione per delinquere, di riduzione o mantenimento in schiavitù o in servitù, tratta di persone, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, alterazione di stato, estorsione, sequestro di persona, lesioni personali, minaccia e calunnia, con l’aggravante della transnazionalità
La Squadra Mobile di Lecce, coordinata dal Servizio centrale Operativo e FAST Italia, e con l’ausilio del Reparto Prevenzione Crimine e del Reparto Volo di Bari, ha dato contestuale esecuzione, in Italia e in Bulgaria, ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, nei confronti di 22 persone, di cui 21 sono stati condotti in carcere e uno ai domiciliari.
I destinatari delle misure sono indagati, tra l’altro, per i reati di associazione per delinquere, di riduzione o mantenimento in schiavitù o in servitù, tratta di persone, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, alterazione di stato, estorsione, sequestro di persona, lesioni personali, minaccia e calunnia, con l’aggravante della transnazionalità, per fatti che si sarebbero verificati dal 2021 a oggi tra Lecce e la Bulgaria.
GLI ARRESTATI
Come scritto, 21 di loro sono in carcere.
Yanchev Anto Antov, 53 anni, detto “zio”, il figlio, Yanchev Yanek Antov, 30, e la nuora Mitkova Milena Yancheva, 28; Todoro Stefcho Avramov, 60; Panayotova Tsvetana Ristova, 50; Boyanov Kiril Kirchev, 49; Milenov Plamen Petrov, 21; Milenov Stefan Petrov, 24; Mitkova Trifonka Trifonova,22; Danchov Ivan Tsekov, 36; Mariyanov Marchelo Chakarov, 30; Kiril Aleksandrov, 26 anni; Linchko Samuilov, 24; Fidanova Kirilka Ivanova, 35; Aleksander Borisov, 39; Danailov Ivan Georgiev, 34; Andrianov Galin Iliev, 35; Rosistsova Petya Naydenova, 30; Kamenov Pepi Milchev, 32; Zahariev Ventsislav Naydenov, 29 anni. Tutti originari della Bulgaria.
Gennaro Hajdari, 40 invece, è originario di Palermo ma residente nel Campo Panareo a Lecce.
L’unico finito ai domiciliari è Luigi Ferrari, 51enne, residente a Porto Cesareo.
L’operazione si è svolta simultaneamente nel territorio di Lecce e provincia e in Bulgaria, in collaborazione con la polizia bulgara, in detto contesto ha partecipato anche personale dello Servizio Centrale Operativo, che ha coordinato le attività, la FAST italiana, unità del Servizio per la cooperazione internazionale di Polizia (Scip) della Direzione centrale della polizia criminale.
Le attività di localizzazione e arresto sul territorio bulgaro sono state svolte attraverso il canale europeo di ricerca latitanti ENFAST (European Network on Fugitive Active Search Teams), in particolare dal Fast Bulgaria, su attivazione e con il costante raccordo informativo del Fast Italia.
Anche avvalendosi di un continuo scambio informativo con l’Autorità Giudiziaria Bulgara, reso possibile grazie al fattivo contributo di Eurojust, le indagini, iniziate nel 2021 hanno fatto emergere l’esistenza di un’associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione che agiva nei confronti di non meglio determinato numero di giovani donne, prevalentemente di nazionalità bulgara e anche di altri paesi dell’est europeo che, con l’inganno e con la promessa di una vita migliore, sono state condotte in Italia e costrette a prostituirsi nella periferia di Lecce, o in altre zone di questa stessa provincia.
Le donne erano sottoposte a violenze, minacce di morte ed altre angherie e violenze fisiche e psichiche, a volte anche private dei documenti di identità e del telefono cellulare al fine di farle sottostare alle volontà degli sfruttatori.
In particolare, sono stati documentati alcuni episodi di estrema violenza nei confronti di alcune vittime che, una volta giunte in Italia per essere avviate alla prostituzione, si erano dimostrate poco inclini ad assecondare le pretese degli aguzzini.
Secondo l’ipotesi accusatoria, allo stato confermata dal Giudice per le Indagini Preliminari, i sodali dell’associazione di cui trattasi, si sarebbero tutti adoperati, ognuno con compiti ben delineati, nel fornire il proprio e fattivo contributo finalizzato alla buona riuscita dell’attività illecite poste in essere, evidenziando come gli stessi avrebbero avuto una parallela rete di sodali operanti in all’estero.
Proprio attraverso detta operatività, sono il gruppo criminale riusciva a controllare tutti i necessari passaggi, dall’adescamento delle giovani nelle loro zone di residenza, al viaggio ed attraversamento delle varie frontiere, sino alla loro destinazione in Italia, ove poi hanno appreso la triste realtà che le attendeva.
Sempre sotto il costante controllo degli sfruttatori, controllori e gestori altresì delle collaudate piazze o postazioni per l’esercizio del meretricio, alcune ragazze erano finanche sottratte ad altre organizzazioni criminali, verso le quali sono state pagate delle vere e proprie estorsioni giornaliere.
Le investigazioni hanno consentito di delineare i ruoli di ogni membro dell’associazione criminale: è stato accertato come alcuni si occupassero prevalentemente di reperire le giovani donne, altri dei viaggi e dei vari degli spostamenti, altri della logistica, altri ancora del controllo delle ragazze sulle postazioni e delle piazze ove si esercitava meretricio.
Secondo l’ipotesi accusatoria, la fiorente illecita attività in danno delle giovani donne era agevolata anche da alcuni italiani che, approfittando di una maggior libertà di movimento sul territorio, favorivano lo sfruttamento della prostituzione, preoccupandosi o di accompagnare le donne sulla “postazione di lavoro”, provvedevano anche ai loro piccoli bisogni, senza essere retribuiti bensì accontentandosi, magari, di un rapporto sessuale gratuito.
I LUOGHI DOVE LE RAGAZZE ERANO COSTRETTE A PROSTITUIRSI
I principali luoghi in cui si svolgevano le attività di prostituzione erano, tra le altre, la SS101 in località Santa Teresa a Sannicola, la SS274 al km 6 sullo svincolo “Torre Mozza – Lido Marini”, la SS 16 nei pressi della rotatoria Trepuzzi-Campi Salentina, la SS101 all’altezza dello svincolo per via delle Industrie.
Le ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite congiuntamente ed in maniera coordinata e simultanea, grazie anche al coordinamento con il desk di Eurojust, in questa provincia ed in territorio bulgaro, mediante l’emissione da parte dell’Autorità Giudiziaria di Mandato di Arresto Europeo (M.A.E.) data la continua mobilità di alcuni soggetti da e per la Bulgaria ed anche in altri paesi europei.
Dai Comuni
Un defibrillatore in dono ai bambini del centro diurno di Sannicola
Con il progetto “A code alte”, che lavora all’accrescimento del benessere di persone con fragilità, la onlus Granelli di Sabbia si è unita all’iniziativa in favore degli ospiti del centro diurno della Comunità di Capodarco di Sannicola
Queste festività hanno portato un dono speciale alla Comunità di Capodarco “Padre Gigi Movia”: grazie al contributo del progetto “A code alte”, gli ospiti del centro diurno con sede a Sannicola hanno ricevuto un nuovissimo defibrillatore.
Un importante dispositivo, vero e proprio strumento salvavita in situazioni d’emergenza, acquistato grazie ad un’iniziativa congiunta, partita dall’idea di un gruppo di persone riunitesi sui social a questo scopo (tra cui anche alcuni genitori degli ospiti del centro) e che ha coinvolto, nella sua attuazione, enti del mondo del terzo settore e dell’associazionismo, assieme a privati cittadini.
A questa iniziativa ha preso parte Granelli di Sabbia, onlus del Basso Salento impegnata in attività culturali,progetti di sensibilizzazione e realizzazione di eventi: mediante l’organizzazione di momenti ludici e di convivialità, come due tornei di burraco, Granelli di Sabbia ha raccolto delle somme da devolvere proprio all’acquisto del macchinario.
Inoltre, come detto, la onlus ha aderito all’iniziativa anche attraverso “A code alte”, una progettualità che lavora all’accrescimento del benessere dell’individuo mediante l’avvicinamento alla natura ed il contatto con gli animali.
E si rivolge a tutte le persone che stanno vivendo una condizione di fragilità: patologie, traumatizzazioni varie (come, ad esempio, quelle derivanti da maltrattamento domestico, violenza sessuale, molestie, stalking e aggressioni),disabilità.
Grazie a questo progetto, Granelli di Sabbia sta lavorando alla realizzazione di un giardino sensoriale terapeutico, dove la messa in pratica di attività come il salvataggio di animali randagi, la creazione di rifugi per gatti, la realizzazione di un orto di comunità ed altre azioni affini, contribuiranno alla riabilitazione ed all’accrescimento della consapevolezza della persona.
L’iniziativa promossa a Sannicola, che ha portato alla donazione del defibrillatore, muove proprio nel medesimo solco: quello del supporto e dell’aiuto a soggetti in condizioni di fragilità. Qui a Sannicola, la Comunità di Capodarco “Padre Gigi Movia”, che sin dal 1999 si occupa nel Salento di minori a rischio, ha aperto nel 2017 un nuovissimo centro socio-educativo riabilitativo; un centro specializzato nel trattamento dei disturbi dello spettro autistico. Un luogo specializzato sul mantenimento e il recupero dei livelli di autonomia della persona e sul sostegno alle famiglie.
A rendere la consegna del defibrillatore un vero e proprio momento di festa, la partecipazione di Babbo Natale, un componente del suddetto gruppo social prestatosi volontariamente per l’occasione ed accolto con grande gioia dai bambini.
All’evento hanno preso parte anche: la referente del progetto “A code alte”, Paola De Masi, la presidente della coop. soc. Indisciplinati, Liliana Putino, e l’assessora alle Politiche Sociali del Comune di Racale Elisabetta Francioso.
Paola De Masi spiega: “Siamo felici di aver contribuito a rendere ancora più sicuro questo luogo che per tante bambine e tanti bambini è una seconda casa, un posto dove svolgere quotidianamente importanti attività riabilitative. L’impegno di Granelli di Sabbia per i bambini con disturbi dello spettro autistico continua. Siamo impegnati in diverse attività di questo tipo e conlo stesso progetto “A code alte”, che in questa occasione è ad una delle sue prime uscite pubbliche, prestorealizzeremo degli eventi che sapranno raccontare al pubblico il percorso intrapreso con bambini e bambine con fragilità”.
Attualità
Quella strana mela butterata…
Si tratta di una pianta del nord america sta prendendo piede anche da noi. Gli alberi del Boschetto di Tricase e all’ingresso di villa Vetromile a Sannicola. Attenzione, però, non si può mangiare!
La Maclura pomifera è originaria del Nord America ma si sta diffondendo anche nel Salento, in particolare vi è un albero di più di 300 anni d’età carico di frutti nel boschetto Macchia di Ponente della famiglia “Oronzo Bramato“, a Tricase.
Si presenta come una sorta di mela butterata ma, attenzione non è edibile, anzi è addirittura tossica.
Come ha scritto MedEx che si occupa di servizi turistici e culturali nel Salento sulla propria pagina Facebook, «arrivano strani frutti in autunno, una mela verde butterata, l’odore è proprio quello di una mela, ma si tratta del frutto della Maclura Pomifera, un arbusto proveniente dal Nord America dove viene chiamato l’arancia degli Osange una tribù di pellerossa. Proprio gli indiani d’America usavano il legno elastico di questa pianta per creare gli archi per andare a caccia di bisonti».
Medex faceva riferimento a frutti ed alberi all’ingresso di villa Vetromile a Sannicola, «dove fu proprio il missionario Eugenio Vetromile ad introdurre in Salento questa pianta. Nella villa nacque il gerarca fascista Achille Starace nipote di Eugenio».
È una pianta arborea appartenente alla famiglia delle Moraceae.
È conosciuta anche come gelso del Texas, oppure arancio degli Osagi, o melo da siepi, melo dei cavalli, moro degli Osagi e legno d’arco.
Il suo tronco è irregolare e tormentato, la corteccia contiene tannino ed è bruna e disseminata di dure e acuminatissime spine. Dalle radici si estrae un eccellente pigmento giallo detto morina.
Il legno è pesante, particolarmente duro e resistente agli attrezzi da taglio, al tempo e alle intemperie.
È una pianta a foglie caduche, molto simili a quelle dell’arancio.
Alterne, coriacee e acuminate, queste piante furono anche impiegate nell’alimentazione del baco da seta.
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