Caprarica di Lecce
Assalto al blindato sulla Statale 16 Lecce-Maglie
Nonostante la pioggia di proiettili l’autista con coraggio, inserisce al retromarcia, sperona l’auto che gli stava alle costole e, dopo un testa coda, si da alla fuga

Assalto al portavalori sulla statale Lecce – Maglie, all’altezza del Supermercato Le Clerc, subito dopo lo svincolo per Cavallino. È accaduto alle prime luci dell’alba di mercoledì 2 gennaio. Nel mirino dei banditi il blindato della Sveviapol Sud con il suo prezioso carico di contanti destinati agli uffici postali della zona. I banditi (secondo fonti investigative erano in 7-8) armati di kalasnikov hanno affiancato il blindato con due BMW digrossa cilindrata. Nel frattempo erano stati dati alle fiamme due furgoni (risultati rubati) per impedire l’accesso alle due corsie della superstrada ad eventuali passanti. Recintato il luogo dell’agguato i banditi hanno costretto il blindato a fermarsi a colpi di mitra sembra sparati da una BMW X6 bianca e successivamente da uno dei banditi sceso dalla stessa auto. Nonostante i proiettili abbiano colpito cofano, fiancate e pneumatici del blindato, l’autista dimostra grande prontezza e coraggio, inserisce al retromarcia sperona l’auto che gli stava alle costole e dopo un testa coda si da alla fuga svoltando allo svincolo per Lizzanello. Nel frattempo era già partito l’allarme e i malviventi resisi conto di non avere più chance si sono dati alla fuga dando alle fiamme la BMW X6 usata per l’assalto e fuggendo dall’uscita per Martignano sulla seconda BMW (anche questa poi ritrovata bruciata dalle fiamme) e cambiando successivamente auto per far perdere le proprie tracce.
Caprarica di Lecce
Forno crematorio, a Caprarica di Lecce monta la protesta
I motivi della protesta: «Vicinanza della struttura al centro abitato, ai fondi rustici coltivati, alla zona PIP e a luoghi sensibili; ischio inquinamento ambientale; disagi psico-visivi di quotidiani passaggi nel paese di cortei funebri provenienti dalla SS 16 Lecce-Maglie. Condizionamento negativo per attività agricole, artigianali, commerciali e turistiche» e il «triste primato», di essere «il paese più piccolo d’Italia a offrire questo tipo di servizio»

Appena il tempo di masticare l’indiscrezione e a Caprarica di Lecce è già polemica.
Così come avvenne a Botrugno qualche anno fa (in alto la foto della manifestazione di protesta tenutasi nell’ottobre 2016), anche a Caprarica di Lecce è sorto un Comitato spontaneo per dire «No alla realizzazione di un forno crematorio nel cimitero».
Gli aderenti al Comitato hanno già avviato una raccolta firme e avrebbero già raccolto numerose adesioni
Il Comitato ha reso note le ragioni del dissenso al progetto di realizzazione nel cimitero comunale, localizzazione già approvata dal Consiglio Comunale di Caprarica di Lecce e dalla Provincia di Lecce, di un forno crematorio di elevata potenzialità di cremazioni annue, almeno sei salme al giorno.
Ecco le criticità nella nota a firma del Comitato.
«Vicinanza dell’erigenda struttura crematoria al centro abitato, ai fondi rustici coltivati, alla zona PIP e a luoghi sensibili (palestra, auditorium e giardini pubblici). Rischio inquinamento ambientale, per i fumi emessi durante il funzionamento: polveri, monossido di carbonio, ossidi di zinco e zolfo, composti organici volatili, composti inorganici del cloro e del fluoro e metalli pesanti, tra cui il mercurio sovente presente nelle otturazioni dentali. Il forno crematorio è considerato, come gli inceneritori, un’industria insalubre di prima classe. (Sentenza del Consiglio di Stato n°14 del 3 gennaio 2022, caso del cimitero di Staglieno, prov. Di Genova). Effetti dannosi da aggiungere a quelli della discarica del Comune di Cavallino e della centrale a Biomassa del Comune di Calimera, paesi limitrofi; oltre ai disagi psico-visivi di quotidiani passaggi nel paese di cortei funebri provenienti dalla SS 16 Lecce-Maglie. Condizionamento negativo per attività agricole, artigianali, commerciali e turistiche, un paese a vocazione agricola e ormai anche enogastronomica e turistica, grazie agli investimenti già sostenuti per un luogo di buona ospitalità e sana ristorazione, sarebbe associato in futuro a circostanze tristi e a situazioni insalubri».
Il comitato fa notare che se tutto andasse a compimento Caprarica avrebbe il «triste primato», di essere «il paese più piccolo d’Italia a offrire questo tipo di servizio».
«Non è un’opportunità per il paese, il cui cimitero non ha carenza di loculi», aggiungono dal Comitato, «forse solo per altri paesi o città, dove sussiste il problema di loculi e una scelta ampia di cremazione. Si è tenuto in comune» informano, «consiglieri e il comitato per il No al forno crematorio un incontro cordiale, dove gli amministratori hanno continuato ritenere l’opera un grande beneficio per il paese e il comitato rappresentante dei cittadini gli aspetti negativi e i rischi dannosi per ambiente e salute. Niente contro l’attività dell’amministrazione comunale e della Provincia di Lecce, ma contro la singola scelta di realizzare un’opera non condivisa da tutta la popolazione, non adeguatamente informata». «Tutto», concludono, «per la Tutela della Salute Pubblica e la Salvaguardia dell’Ambiente che si ritengono più importanti dei presunti vantaggi economici di una struttura crematoria».
Attualità
Forni crematori in provincia saranno tre: Lecce, Caprarica e Ugento
Le manifestazioni di interesse sono dei Comuni di Lecce, Lequile, Martano, Botrugno, Ortelle, Gagliano del Capo, Ugento e Caprarica di Lecce

Forni crematori, il primo impianto pubblico in provincia di Lecce verrà realizzato a Caprarica.
È in corso la gara per l’aggiudicazione della concessione, a Caprarica di Lecce, dove sorgerà il primo forno crematorio.
Dopo la querelle di Botrugno protrattasi per anni senza soluzione alcuna, è allo studio un progetto definitivo arricchito da ulteriori pareri specifici di tipo sanitario e ambientale per la realizzazione della struttura che, poi, dovrà essere attiva entro due anni.
Il forno crematorio nascerà alle spalle del cimitero comunale sulla strada per Castrì, ed avrà un accesso autonomo rispetto a quello del al cimitero.
Intanto, sono state definite le nuove norme in materia di attività funeraria, cremazione e dispersione delle ceneri, a Palazzo dei Celestini e dei comuni che vorranno realizzare i suddetti impianti.
Nel novembre 2021 la Provincia ha definito i criteri per realizzare tre impianti: area nord, area centro e area sud, da quel momento i Comuni hanno inviato la propria candidatura indicando l’area in cui realizzare i forni crematori.
Sono così pervenute le manifestazioni di interesse dei Comuni di Lecce, Lequile, Martano, Botrugno, Ortelle, Gagliano del Capo, Ugento e Caprarica di Lecce. Quest’ultima ha avuto il via libera per l’area centro, tenendo conto di diversi fattori: la popolazione residente, l’associazione tra gli enti locali coinvolti, l’indice di mortalità e i dati statistici sulla scelta crematoria da parte dei cittadini.
La Regione Puglia non aveva mai elaborato un piano di coordinamento, demandando fatto alle Province la valutazione del fabbisogno di forni crematori sul proprio territorio. Le valutazioni restano sempre: la distanza chilometrica, la necessità di consentire il pieno esercizio di libera scelta della modalità di sepoltura o della cremazione di ciascun cittadino, e individuare d’intesa con i Comuni, la localizzazione e il numero dei nuovi impianti.
Questi i criteri per l’individuazione dei luoghi in cui realizzare i forni: reti stradali agevoli e di facile scorrimento, aree interne al cimitero comunale e preferibilmente non gravate dai camini di emissione e altre attività di rilievo; Comuni dotati di strutture tecnico-amministrative pronte a fornire attività di controllo sulla gestione del forno, coadiuvate da Arpa e Provincia, Polizia Locale e uffici.
Da questa analisi è nata la scelta della Provincia di Lecce che ha individuato quale sito più idoneo per l’area nord il Comune di Lecce, per l’area sud il Comune di Ugento e per il centro il Comune di Caprarica di Lecce, che dovrà compiere ulteriori passi in avanti verso la realizzazione della struttura.
L’approvazione dei progetti di realizzazione, infatti, spetta in ultima battuta ai Comuni, che li realizzano direttamente o ne affidano la realizzazione ad altri soggetti.
Calimera
Mafia: pene confermate e 27 arresti
Gli arresti sono avvenuti su disposizione della Procura generale presso la Corte d’Appello di Lecce dopo che la Corte di Cassazione ha respinto e ritenuto inammissibili i ricorsi della maggior parte degli imputati coinvolti nell’operazione “Federico II”

La Dia di Lecce ha arrestato 27 persone, 21 italiani e sei albanesi per associazione di tipo mafioso, traffico e spaccio di stupefacenti. Tutti erano stati condannate con pene dai 16 ai tre anni di reclusione. Gli arresti sono avvenuti su disposizione della Procura generale presso la Corte d’Appello di Lecce dopo che la Corte di Cassazione ha respinto e ritenuto inammissibili i ricorsi della maggior parte degli imputati nel processo nato dall’operazione “Federico II”.
L’indagine avviata nell’agosto del 2012 si è conclusa nell’agosto del 2013 e ha portato alla disarticolazione di due distinte organizzazioni, di cui una di stampo mafioso dedita alle estorsioni e al traffico di stupefacenti e un’altra italo – albanese dedita all’importazione dall’Albania d’ingenti quantitativi di eroina. Nel corso dell’indagine, oltre a numerosi arresti, furono sequestrati anche beni mobili e immobili per i quali è stata successivamente disposta la confisca, tra cui una villa, un appartamento e un box, conti correnti e aziende.
Gli arrestati: Giuseppino Mero, 56 anni, di Cavallino; Mario Accogli, 46 anni, di Scorrano; Ortis Banda, 40, di origini albanesi residente a Maniago (al momento irreperibile); Antonio Leto, 30 anni, di Caprarica di Lecce; Nicolò Capone, 27 anni, di Lizzanello; Francesca De Dominicis, 51 anni, di Merine; Francesco De Cagna, 53 anni, di Scorrano; Carmelo De Pascalis, 57 anni, di Cavallino; Luca Giannone, 44 anni, di Calimera; Sandrino Greco 37 anni, di Lecce; Klaid Hasanaj, 52enne albanese residente a Lecce; Gabriella De Dominicis, 58 anni, di Merine; Alessandro Antonucci, 30 anni, di Lizzanello; Maria Valeria Ingrosso, 41 anni, di Lizzanello; Mario Mandurrino, 32 anni, di Lecce; Angelo Montinaro, 40 anni, di Caprarica di Lecce; Brenda Potenza, 34 anni, di Taviano; Cosimino Maggio, 52 anni, originario di Minervino di Lecce e residente a Reggio Emilia; Umberto Nicoletti, 43 anni, di Lecce; Luciano Pagano, 46 anni, di Brindisi; Gianluca Antonio Spiri, 45 anni, di Racale; Pierluigi Pierri, 32 anni, di Torre San Giovanni; Yuri Rosafio, 43 anni, di Brindisi; Emanuele Soliberto, 42enne di Brindisi; Bilal Bocaj, 53enne albanese residente a Poggiardo.
L’operazione è stata eseguita con il supporto della Rete Operativa @on, network per il rafforzamento della cooperazione transnazionale delle forze di Polizia, con l’impiego complessivo di circa 100 unità ed il concorso di pattuglie della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza.
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