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Attualità

La storia del comparto del Betting in Italia

dal Totocalcio al Totip, alle scommesse on line, questa la storia delle scommesse in Italia

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La storia del comparto del Betting in Italia


In origine fu il calcio, seguito a ruota dall’Ippica. Da lì il pronostico sportivo si è esteso a macchia d’olio a qualsiasi tipologia di sport. Ma non solo. Perché laddove ci sia qualcosa che può aprire le porte ad un “Scommettiamo che…”, il betting dei giorni nostri arriva immediatamente. 


Del resto, dall’antico rito della ricevitoria o della sala giochi dove compilare la propria schedina o bolletta, si è passati al mondo più evoluto, veloce e immediato dei portali in rete. Le pagine gialle, dove trovare numero e indirizzo del centro betting più vicino, sono state sostituite da siti di comparazione sul tema. Ad esempio, infatti, è possibile individuare una lista di tutti i siti scommesse su https://sitiscommesse.com/, il miglior comparatore di siti scommesse in Italia. L’evoluzione, però, è stata progressiva ed ha influenzato nel tempo anche la cultura sportiva italiana in sé.


Dal Totocalcio al Totip 


Premesso che l’abitudine di fare pronostici è presente in Italia da tempi non sospetti, ossia dagli Antichi Romani e dagli Antichi Greci abitanti nel meridione dello Stivale, quando si iniziò a parlare di scommesse sportive in Italia in senso proprio? Certamente in un’epoca che appare lontana, per quanto non così remota se ci si pensa bene. Parliamo del secondo Dopoguerra, per l’esattezza l’anno successivo alla fine del conflitto: il 1946. Un anno che segna una svolta e che mette anche a tacere qualsiasi tentativo di frode degli allibratori clandestini, di fatto legalizzando definitivamente il settore. In quell’anno, infatti, appare per la prima volta la “Schedina”, nota ai più come Totocalcio. 


In cosa consisteva? Semplicemente nell’indovinare l’esito di una partita attraverso 2 numeri e una lettera, la X. Quest’ultima indicava il pareggio, mentre il numero “1” stava ad indicare la vittoria della squadra di casa. Il successo della formazione ospite, invece, era indicato con il “2”. In totale, per ogni giornata di campionato, erano 13 i match su cui poter provare a dare il pronostico. Il successo fu tale che anche radio e TV iniziarono a parlare dell’argomento, con sezioni di programmi sportivi ad esso dedicati. Quante volte, durante “Tutto il calcio minuto per minuto”, lo storico e più che mai vivo programma di Radio Rai 1 inaugurato nel 1960, si è sentita una frase come: “Serie C in schedina, Messina-Trapani 2-2”. Presto divenne un fatto di costume, un rito che veniva consumato dai tifosi, e non, ogni domenica, poco prima della giornata di campionato, addirittura più importante dell’andare a comprare le pastarelle, sognando di fare 13. 


Di lì a poco, dal calcio si passò all’Ippica, con l’introduzione del Totip, ossia una schedina simile a quella del Totocalcio, che consentiva di cimentarsi nel pronosticare il risultato di diverse corse di cavalli aventi luogo in quel determinato giorno negli ippodromi di più parti d’Italia. Il maggior successo si ebbe a cavallo degli Anni 70-80, quando gli ippodromi vennero frequentati sia come luogo di costume per la medio-alta borghesia, sia per divertirsi con la scommessa sul singolo evento. Chi non ricorda la Tris con King-Soldatino e D’Artagnan in Febbre da Cavallo.

Dal Totocalcio alle scommesse online 


Con il passare degli anni e le varie riforme sportive che, tra le altre cose, portarono il calcio ad avere partite anche in giorni e orari diversi dalle 15:00 della domenica, il comparto betting cercò di adattarsi alle nuove esigenze di palinsesto e dei clienti. Una prima piccola rivoluzione ci fu negli Anni 90, quando vennero legalizzate le scommesse anche sui singoli eventi sportivi, come una partita o un Gran Premio di Formula 1. Già, perché nel frattempo la scommessa si era estesa a un grande quantitativo di sport, specialmente dopo l’inizio della discesa dell’interesse verso l’ippica. I centri scommesse iniziarono, quindi, a proporre diverse modalità di scommessa, alternative al Totocalcio, consentendo di guardare anche a partite di campionati “minori”, come nel caso del derby di Serie D tra Nardò e Casarano disputatosi il 5 febbraio e vinto dalla squadra ospite. Ma il grande cambiamento arrivò con l’avvento di Internet. 


Molti brand di settore, quindi, decisero di affiancare le agenzie fisiche a portali online, che consentissero non solo di scommettere in modo immediato su qualsiasi evento sportivo tra i più importanti, ma anche di poterlo fare in tempo reale. Le tipologie di pronostico sono, dunque, aumentate a dismisura, con diversi tipi di scommessa disponibili anche per un singolo evento. Basti pensare, per esempio, a quello che succede oggi con una partita di calcio. Su di essa si può scommettere non solo sul risultato finale in termini di 1, X, 2, bensì anche in termini di risultato esatto, di numero di gol in casa o in trasferta, sui cartellini gialli, sul primo marcatore e via discorrendo. 


Anche i mezzi di comunicazione hanno accolto questa novità rinnovandosi a loro volta, come nel caso delle diverse data room prepartita, che si basano sui dati dei siti di comparazione presenti in rete. I dispositivi connessi ad internet, specie quelli mobile, sono diventate le nuove agenzie fisiche e gli operatori si rinnovano costantemente per adeguarsi alle sempre più esigenti richieste degli utenti, pronti a piazzare il proprio pronostico prima e durante l’evento. I tifosi, quindi, hanno cambiato il loro modo di vivere l’avvenimento sportivo, cercando di accumulare il maggior numero di informazioni su di esso, divenendo esperti di statistica e di regolamenti, insomma cercando di essere loro stessi protagonisti in senso lato dell’evento, così da provare con maggiore consapevolezza e facilità ad azzeccare la previsione.





Appuntamenti

#TAURISANOSVAPO, nuova apertura dopo Maglie e Tricase

“Abbiamo sempre lavorato per fornire il miglior servizio possibile, anche esponendoci di persona per cercare di diventare trend setter in questo settore”…

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Nuova apertura a Taurisano per Svapo già presente a Tricase e Maglie.

«Già presenti sul territorio leccese con due negozi», spiega Dario Surano, «abbiamo deciso di arricchire il sud Salento con un terzo punto vendita. Lo scopo cardine è di espandere la nostra rete di negozi per avvicinare sempre più persone alla nostra visione».

Infatti, prosegue, «operando nel settore svapo dal 2015, abbiamo affinato esperienza e coltivato la clientela con un rapporto che va oltre il mero aspetto lavorativo. Vogliamo mettere a disposizione, tutta l’esperienza maturata in questo tempo per creare luoghi dove passione e professionalità incontrano il meglio che il mercato della sigaretta elettronica possa offrire. Al centro dell’attenzione mettiamo sempre le esigenze e le richieste di tutti coloro che negli anni si sono approcciati o che si vogliono avvicinare alla sigaretta elettronica».

Come si è arrivati alla nuova apertura?

«Insieme a tutti i nostri collaboratori», premette Surano, «abbiamo sempre lavorato per fornire il miglior servizio possibile, anche esponendoci di persona per cercare di diventare trend setter in questo settore che amiamo e in cui mettiamo tutti noi stessi. Con l’apertura di #TAURISANOSVAPO ci rimettiamo in gioco ma siamo sicuri che riusciremo a vincere anche questa una sfida con l’aiuto e anche l’apprezzamento di tutti i consumatori che si affidano a noi con fiducia».

«Vogliamo che ogni cliente di senta parte del nostro progetto», insiste, «offrire il meglio nel mondo dello svapo, con prodotti di qualità e un servizio che faccia sentire ogni persona importante grazie alla professionalità dei nostri collaboratori.

Tutti insieme ci divertiamo, certamente, ma non dobbiamo mai dimenticare che lo svapo è prima di tutto salute, ovvero uno strumento per abbandonare il vizio del fumo. Se riusciremo a trasmettere questo messaggio in allegria e con il sorriso sulle labbra, secondo me, avremo ancora più successo».

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Attualità

Maria Antonietta I di Puglia

È in primo luogo necessario elaborare una strategia di massima che riguarda, per così dire, una più profonda capacità di comprendere, anticipare e soddisfare le attese e le potenzialità del territorio e un aumento del numero dei corsi di laurea e dei dipartimenti, ossia di quelle che una volta (sino al 2010) si chiamavano facoltà….

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Unisalento, ecco la prima rettrice

Maria Antonietta Aiello: «Per me motivo di orgoglio diventare la prima rettrice: non ho dubbi che altre ce ne saranno, perché non c’è alternativa a un futuro di reali pari opportunità»

La professoressa sarà rettrice per il sessennio 2025-2031.

Al primo turno il voto pesato per ciascuno dei tre candidati ammessi alla procedura elettorale era stato: Maria Antonietta Aiello, 338,269; Luigi Melica, 278,944; Salvatore Rizzello, 138,239.

Dopo il ritiro degli altri due candidati, ovvero il direttore del Dipartimento di Scienze giuridiche Luigi Melica e il direttore della Scuola superiore ISUFI Salvatore Rizzello, i voti della comunità accademica si sono indirizzati in blocco, infatti, sull’attuale prorettrice vicaria e ordinaria di Tecnica delle Costruzioni al Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione. Di Marzi (Cosenza), sarà dal prossimo 1° novembre, a prendere il testimone dal rettore Fabio Pollice.

La vera sfida del futuro

di Hervé Cavallera

di Hervé Cavallera

Il 2025 è un anno importante per l’Università del Salento. Da non molto sono trascorsi i festeggiamenti per il suo 70° anno di vita ed è stato appena eletto, nella persona della prof.ssa Maria Antonietta Aiello, il suo 11° rettore, anzi la prima Rettrice di Unisalento.

Il primo rettore, e inoltre fondatore dell’Università, fu Giuseppe-Codacci-Pisanelli (nel 1955 rettore del Consorzio Universitario Salentino, dal 1956 al 1976 rettore dell’Università di Lecce), quindi Saverio Mongelli (1976-1979), Mario Marti (1979-1981), Alberto Sobrero (1981-1983), Donato Valli (1983-1992), Angelo Rizzo (1992-2001), Oronzo Limone (2001-2007) che mutò (2007) il nome da Università di Lecce in Università del Salento, Domenico Laforgia (2007-2013), Vincenzo Zara (2013-2019), Fabio Pollice (2019-2025).

In 70 anni, ovviamente, non solo è cresciuta l’offerta formativa dell’Università salentina (sorta con la Facoltà di Magistero a cui seguì quella di Lettere e Filosofia), ma è cambiato l’intero panorama nazionale.

L’Università di Lecce fu la terza ad esistere, dopo Napoli e Bari, nell’Italia meridionale continentale.

Oggi numerose sono le università statali nelle diverse regioni del Sud, a cui devono aggiungersi quelle non statali legalmente riconosciute e quelle telematiche. Il che, si capisce, comporta una serie di problemi di natura economica, che crescono ulteriormente pensando al numero consistente di studenti del Sud che preferiscono recarsi in università del Centro-Nord e, non ultimo, alla denatalità che riduce il numero dei giovani.

Mantenere al meglio l’esistente è ciò che diventa immediatamente evidente per chi assurge alla carica rettorale.

Ma “mantenere”, in una realtà sempre più complessa, concorrenziale e globalizzata, non è invero sufficiente. Nel mondo della flessibilità, non si mantiene: si sviluppa. Occorre crescere ulteriormente e divenire sempre più concorrenziali.

Sotto tale profilo il compito che attende la Rettrice, non è affatto facile.

È in primo luogo necessario elaborare una strategia di massima che riguarda, per così dire, una più profonda capacità di comprendere, anticipare e soddisfare le attese e le potenzialità del territorio e un aumento del numero dei corsi di laurea e dei dipartimenti, ossia di quelle che una volta (sino al 2010) si chiamavano facoltà.

Al tempo stesso è opportuno migliorare la qualità dell’assistenza studentesca, dei servizi che si offrono.

Basti pensare agli alloggi, ai collegamenti, alla viabilità, alle mense universitarie.

Si tratta di una serie di obiettivi che – una volta raggiunti – farebbero risaltare l’immagine di una università dinamica, accorta ai bisogni del presente e del territorio, volta all’innovazione.

E’ opportuno che per raggiungere tutto questo la Rettrice sia coadiuvata da uno staff efficiente e coeso.

Certo, quello che si è indicato pare necessario e tuttavia non facile da conseguire in quanto comporta in primo luogo una serie di interazioni con il mondo politico ed economico abbastanza complesse. Soprattutto non sono trascurabili, ad avviso di chi scrive, i dati già rilevati connessi alla denatalità e alla volontà giovanile di spostarsi altrove, anche fuori d’Italia, in vista di una più proficua occupazione dopo aver conseguito la laurea.

Alla luce di quanto sopra il problema diventa allora quello di rendere appetibile – mi si passi il termine – Unisalento.

Affinché questo sia, bisogna tornare ad essere quello che l’università ha voluto essere nel suo significato pieno, come del resto è attestato dalla storia.

Certo, è il luogo ove studiare le discipline che consentono di acquisire le conoscenze e le competenze di base della propria professione per il bene personale e del prossimo, ma in primo luogo è un centro di ricerca di alta cultura.

Solo puntando alla realizzazione di uno stimolante centro di ricerca è possibile dare veramente vita ad una università.

Si tratta, insomma, di mettere totalmente da parte sia l’idea di un mero titolificio sia quella di un’azienda che offre pure velleitarie illusioni.

Un centro di ricerca, con docenti scientificamente qualificati, sarebbe certamente in grado di diventare punto di riferimento dell’utenza studentesca e quindi motore di crescita territoriale proprio perché in sé garante della serietà e della qualità degli studi.

In un momento storico in cui prevale l’innovazione è evidente che solo un serio approfondimento nei diversi campi dello scibile umano può diventare forza attrattiva e positivamente propulsiva.

Come scrive Dante nel Canto VI del Paradiso, grande merito dell’imperatore Giustiniano fu quello di aver tolto dalle leggi, nel suo Corpus iuris, «il troppo e ‘l vano».

Ecco: il compito della Rettrice Maria Antonietta Aiello (e ciò in realtà vale per ogni università) è di snellire le lungaggini burocratiche e di puntare sull’essenziale, ossia sull’apporto di docenti veramente all’altezza del presente, che siano in grado di contribuire, ognuno per il proprio settore scientifico-disciplinare, allo sviluppo della ricerca nazionale e internazionale. Infatti, solamente rendendo ancor di più l’Università del Salento un polo di eccellenza scientifica non soltanto i giovani sarebbero indotti ad iscriversi, ma essa diventerebbe un notevole centro di promozione dell’intero territorio.

Tutto questo, si comprende bene, non si realizza in un batter d’ali e richiede lungimiranza e capacità di costituire un corpo docente di rilievo. È ciò che si augura alla Rettrice neoeletta in un momento storico in cui l’Occidente sembra scivolare nei vaniloqui e nell’asservimento alla tecnologia.

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Attualità

Albaservice: Risanamento e tutela dell’occupazione le parole d’ordine

Il percorso di rilancio è stato reso possibile grazie all’impegno del Consiglio Provinciale e alla piena collaborazione dei dirigenti e funzionari dell’Ente….

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Dopo oltre un decennio segnato da difficoltà economiche, ammortizzatori sociali e incertezza occupazionale, Albaservice spa, società interamente partecipata dalla Provincia di Lecce, volta finalmente pagina.

Grazie a un lavoro sinergico e determinato, guidato dal presidente della Provincia Stefano Minerva e dall’amministratore unico Marco Miceli, è stato raggiunto un risultato straordinario: dal 2025 nessun lavoratore sarà lasciato indietro. Tutti i dipendenti torneranno all’orario pieno di 40 ore settimanali, senza più ricorso alla cassa integrazione o altri strumenti di sostegno al reddito.

Un traguardo impensabile fino a pochi mesi fa, ottenuto attraverso un’azione politica e amministrativa forte, che ha visto la rimodulazione delle convenzioni quadro tra Provincia e partecipata, relative alla gestione degli edifici scolastici e alla manutenzione della rete viaria, e l’affidamento di nuovi servizi strategici per garantire la sostenibilità dell’azienda.

Il percorso di rilancio è stato reso possibile grazie all’impegno del Consiglio Provinciale e alla piena collaborazione dei dirigenti e funzionari dell’EnteIn soli sei mesi, la nuova amministrazione ha saputo imprimere una svolta concreta, restituendo ad Albaservice un’identità operativa, una prospettiva industriale e una dignità occupazionale.

Non parliamo solo di un risultato economico, ma di un atto di responsabilità istituzionale e di giustizia sociale. Albaservice torna a essere una risorsa per il territorio, per le scuole, per le strade, per i cittadini, e questo è stato possibile anche grazie alla disponibilità dei lavoratori e al lavoro infaticabile dei sindacati, che ringrazio per il proficuo confronto e la piena convergenza per il raggiungimento di questo importante traguardo”, ha dichiarato il presidente Minerva.

Albaservice rappresenta oggi un modello di servizio pubblico efficiente e vicino alle comunità, con operatori che garantiscono quotidianamente la sicurezza e il decoro del patrimonio scolastico e stradale provinciale. Un ruolo che torna a essere valorizzato, anche grazie alla stabilità lavorativa finalmente restituita a tutte le maestranze.

Anche l’amministratore unico Marco Miceli ha espresso la propria soddisfazione: “Abbiamo lavorato con rigore, visione e rispetto per ogni lavoratore. Questo risultato è la dimostrazione che le partecipate pubbliche, se ben governate, possono essere centri di eccellenza e coesione sociale.”

Il futuro di Albaservice riparte dunque da basi solide: un piano industriale sostenibile, una squadra di lavoro motivata e un ente pubblico che ha saputo credere e investire nel cambiamento.

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