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Attualità

Ouverture della grande sinfonia pasquale

Il Vescovo di Ugento – S.M. di Leuca ai fedeli che non hanno potuto partecipare al Giovedì Santo e non potranno vivere come gli altri anni le celebrazioni pasquali: “Vedo le vostre strade deserte e le piazze vuote. I vostri paesi sembrano disabitati. Nelle vostre case, però, pulsa la vita e da lì, grazie alla radio, alla televisione e ai social, abbracciate il mondo  intero”

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Papa Francesco ha aperto il Triduo pasquale nel Giovedì Santo con un omaggio ai sacerdoti “che offrono la vita per il Signore“, ai preti deceduti.


Quest’anno per il coronavirus non è stato possibile celebrare, in Italia e in tutti i Paesi colpiti dal morbo, la messa crismale del vescovo con tutti i sacerdoti della propria diocesi. Neanche il vescovo di Roma ha potuto farlo nella sua Cattedrale di San Giovanni in Laterano.


Resta fondamentale però per i credenti il messaggio simbolico che il Papa e tutti i vescovi fanno giungere nelle case di ognuno con tutti i mezzi consentiti dall’emergenza epidemiologica.


Anche il Vescovo della Diocesi di Ugento- Santa Maria di Leuca ha celebrato la Messa del Giovedì Santo in Cattedrale, nel rispetto delle distanze sociali richieste dal momento.


Particolarmente significativa e ricca di spunti di riflessione la sua omelia.


Vedo le vostre strade deserte e le piazze vuote”, ha detto tra le altre cose Mons. Vito Angiuli, “i vostri paesi sembrano disabitati. Nelle vostre case, però, pulsa la vita e da lì, grazie alla radio, alla televisione e ai social, abbracciate il mondo intero. È il nuovo spazio pubblico dove si manifesta e si consuma il dramma divino e umano della mia e della vostra passione e risurrezione”.


Di seguito vi proponiamo l’intera omelia del Vescovo.


Venite nel Cenacolo, la casa dell’Amore*


Ouverture della grande sinfonia pasquale


Cari amici,


sono ancora io, Gesù, che vi parlo, come ho fatto in questa quaresima  È giunta l’Ora suprema del mio passaggio da questo mondo al Padre (Gv 13,1). In quest’Ora solenne, «non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi» (Gv 15, 14-15). Sì, mentre sto per lasciarvi, voglio rivelarvi i miei sentimenti più intimi.


Vedo che in questi giorni di quaresima, vi siete ritirati in casa. A me sembra che le vostre abitazioni siano diventate come i palchi di un teatro. Avete preso il posto che vi era stato assegnato da sempre e vi siete accomodati per meditare e partecipare, con un forte desiderio, alla grande sinfonia pasquale che viene celebrata nella Cattedrale e nelle altre Chiese, senza il concorso di popolo.


In realtà, quest’anno, la Pasqua viene celebrata non solo nello spazio ristretto di un’aula liturgia, ma sull’altare del mondo. È sempre così. In questi giorni, si evidenzia in un modo ancora più esplicito. Bene ha scritto il mio servo Giovanni Paolo II quando ha solennemente affermato che la mia Pasqua e ogni celebrazione eucaristica hanno sempre un «carattere universale e, per così dire, cosmico. Sì, cosmico! Perché anche quando viene celebrata sul piccolo altare di una chiesa di campagna, l’Eucaristia è sempre celebrata, in certo senso, sull’altare del mondo. Essa unisce il cielo e la terra. Comprende e pervade tutto il creato»[1]. In un supremo atto di amore e di obbedienza al Padre, ho lasciato la gloria del cielo e sono venuto sulla terra, per restituire tutto il creato a colui che lo ha fatto dal nulla. Mediante il mio prezioso sangue sparso dalla croce, sono entrato nel santuario eterno e ho consegnato tutta la creazione al Padre. Il mondo, uscito dalle sue mani e redento dal mio sangue, è tornato a lui quale supremo e unico sacrificio e inno di lode e di gloria alla sua maestà divina.


Vedo le vostre strade deserte e le piazze vuote. I vostri paesi sembrano disabitati. Nelle vostre case, però, pulsa la vita e da lì, grazie alla radio, alla televisione e ai social, abbracciate il mondo  intero. È il nuovo spazio pubblico dove si manifesta e si consuma il dramma divino e umano della mia e della vostra  passione e risurrezione.


Sento che avete voglia di partecipare a questo importante avvenimento spirituale. Il mio triduo pasquale è il più grande “spettacolo del mondo”. Vi vedo accorrere, come la gente di Gerusalemme, per contemplare questa «visione umana e divina», ripensare a quanto è accaduto in questi giorni e partecipare alla mia Pasqua di morte e risurrezione (cfr. Lc 23,48). Non, però, da spettatori o da comparse, ma da solerti interpreti insieme a me, il vostro Maestro.


La musica ha inizio. Il sipario si alza lentamente. L’orchestra intona l’ouverture della sinfonia pasquale e la sua musica vi rapisce e vi invita a salire «al piano superiore» del Cenacolo, dove i miei discepoli hanno preparato la «grande sala con i tappeti, già pronta» (Mc 14,15). È la stanza del mio convivio d’amore. Ha inizio così l’incantevole sinfonia pasquale; la grande opera musicale suonata nello spazio terrestre come eco di quella che, dall’eternità, si esegue in cielo, al cospetto di Colui che è seduto sul trono e davanti a me, Agnello, «immolato e ritto in piedi» (Ap 5,6).


Il compositore è mio Padre, io sono lo spartito e lo Spirito Santo è il Maestro che dirige l’orchestra e interpreta la musica. Ho visto mio Padre mentre, dall’eternità, componeva l’intreccio delle voci e degli strumenti; sono venuto sulla terra a rivelarvi la melodia divina e l’ho cantata nel mondo, davanti a Dio e agli uomini; lo Spirito Santo ha accordato gli strumenti e le voci umane e celesti. Così, cielo e terra, si sono uniti in un inno universale, in una sola festa del cosmo e del paradiso, in un unico gaudio di uomini e donne, di angeli e santi, che all’unisono lodano le nostre tre divine Persone.


Un autore cristiano antico, rimasto anonimo, (le cose belle non hanno nome, appartengono a tutti) vi regala le parole di un bellissimo inno: «O mistica choregìa! / O spirituale festività / O Pasqua divina! / Dai cieli tu scendi fino alla terra / e dalla terra di nuovo tu risali ai cieli! / O sagra comune di tutte le cose! / O solennità di tutto il cosmo! / o gioia dell’universo, / suo onore, festino e delizia!»[2].


Tutto era già fissato nella Scrittura. Essa racconta la storia della salvezza e la presenta come una gemma di grande valore che irradia nell’universo la divina bellezza. Leggendo ciò che è scritto, comprendete che tutto è «disposto con misura, calcolo e peso» (Sap 11,20 ). Il creato appare come un’epifania cosmica: «I cieli narrano la gloria di Dio, il firmamento annunzia l’opera delle sue mani. Il giorno al giorno affida il messaggio e la notte alla notte ne trasmette la conoscenza» (Sal 19,2-3). La colossale coreografia (cfr. Salmo 148), magistralmente allestita dal Padre, invita ad ammirare con stupore l’inno di gloria e di lode che si eleva nella cattedrale cosmica per esaltare l’Opera di salvezza che, insieme al Padre e allo Spirito, ho portato a compimento nel mondo. È la fonte da cui scaturisce la vita nuova e scorre il rinnovamento di tutta la terra.


Questa divina sinfonia pasquale, che abbiamo composto noi Tre, si sviluppa di tre tempi, preceduti da una ouverture. Abbiamo tessuto la sua complessa intelaiatura musicale, ognuno per la sua parte e tutti insieme come coautori. Ora,  la ascoltiamo con voi. Ognuno di Noi Tre, con il suo timbro, si unisce al canto, conferendo alla composizione melodica una ricchezza di note e di accordi che incantano, inebriano e feriscono la vostra anima. Irresistibile è il suo fascino e trascinante è il suo ritmo. L’anima che ascolta questo musica divina viene sedotta e, quasi senza accorgersene, cerca di ridire le parole e cantare i ritornelli.


È la sinfonia pasquale della bellezza dell’Amore divino e umano. Il suo tema melodico è sviluppato in tre movimenti, preceduti da una ouverture e da un inno finale. È l’unico mistero, voluto da mio Padre, attuato nel mondo attraverso la mia passione, morte e risurrezione e armonizzato nel tempo e nella storia dallo Spirito Santo. 


Dall’unità del mistero, deriva il senso unitario del rito liturgico. Sia pure dilatato nei tre giorni santi, è sempre celebrazione sacramentale del nostro Amore trinitario. Il venerdì commemora il memoriale della mia passione e morte, il sabato custodisce la mia discesa agli inferi e la domenica ripresenta la gloria della mia risurrezione. I tre movimenti della sinfonia celebrano l’Amore crocifisso, nascosto e risorto e tutto sfocia in un finale gioioso ed esultante. Ogni movimento richiama l’altro, in una circolarità inscindibile e armonica.

Oggi, Giovedì santo, ha inizio la sinfonia con l’accattivante ouverture. Essa contiene «l’intero Triduum paschale, e questo è come raccolto, anticipato, e “concentrato” per sempre nel dono eucaristico. In questo dono ho consegnato alla Chiesa l’attualizzazione perenne del mistero pasquale. Con esso ho istituito una misteriosa “contemporaneità” tra quel Triduum e lo scorrere di tutti i secoli»[3]. Ricordatelo sempre, cari amici: l’Eucarestia è l’unità dei tre giorni santi. È memoriale, presenza reale e sacramento della Pasqua. Questa fontana d’amore è l’energia spirituale che rinnova il mondo.


Nella stanza al piano superiore, tutto è pronto. La tavola è apparecchiata, i discepoli hanno preso posto. Faccio il solenne ingresso, con i miei abiti regali. È lamia e la vostra festa.  Sotto l’abile tocco delle invisibili mani dello Spirito Santo, si ode il suono del Theremin. Lo strumento vibra senza vi sia alcun contatto fisico. Le abili movenze dello Spirito Santo fanno scaturire i suoni dalle vibrazioni. Esse sembrano fluire dalle corde di un violino. Hanno il tono melodioso e vagamente inquietante di voce umana, anzi di una voce divina. Mentre il Theremin continua a effondere nella sala l’affascinante melodia sotto il leggero soffio dello Spirito, intono il mio canto: «Desiderio desideravi» (Lc 22,15). Che splendida armonia s’intreccia tra le mie parole e la melodia provocata dallo Spirito. L’accordo è perfetto. Procediamo all’unisono.


Al suo segnale, si uniscono le voci dei discepoli che cantano: «Sicut cervus desiderat ad fontes acquarum, ita desidera anima mea ad te Deus» (Sal 41,2). Se ascoltate con attenzione questo canto, vi accorgerete che procede più concitato sulla parola desiderat, giacché si tratta di descrivere il moto spirituale in atto. Lunghe note, invece, caratterizzano i momenti di introspezione (sicut eita), i soggetti da contemplare (cervus e anima). Tutto poi si placa nella sete incessante e nella quiete dell’esaudimento del desiderio (fontes eDeus). Sì, gli apostoli, anche se non tutti, sono anime assetate d’amore che corrono alla fonte d’acqua viva per dissetarsi della sua dolcezza.


Mentre contemplate questo meraviglioso spettacolo nelle vostre case, vi giungono le mie parole che vi invitano a sedere alla stessa mensa e a prendere parte al convivio: «Beati gli invitati al banchetto delle nozze dell’Agnello» (Ap 19,9). Il mio invito si fa più suadente e più insistente: “Venite, amici, alla cena del vostro Signore”. «Abbiate fede! Voi verrete da me e gusterete i beni della mia mensa, com’è vero che io non ho ricusato d’assaporare i mali della mensa vostra… Vi ho promesso la mia vita… Come anticipo vi ho elargito la mia morte, quasi a dirvi: Ecco, io vi invito a partecipare della mia vita… È una vita dove nessuno muore, una vita veramente beata, che offre un cibo incorruttibile, un cibo che ristora e mai vien meno. La meta a cui vi invito, ecco… è l’amicizia con il Padre e lo Spirito Santo, è la cena eterna, è la comunione con me… è partecipare della mia vita»[4].


        Attirati dalla dolce melodia di queste mie parole, in questa notte carica di silenzio e di intimità, accogliete il mio invito e, con voce appassionata, vi unite a noi e tutt’insieme cantate: «Quanta sete nel mio cuore: solo in Dio si spegnerà, quanta attesa di salvezza: solo in Dio si sazierà. L’acqua viva che egli dà sempre fresca sgorgherà. Il Signore è la mia vita, il Signore è la mia gioia». Quante volte, avete cantato queste parole in tante celebrazioni. Ora vi sembrano diverse. Forse le comprendete più in profondità.


Che strano. Proprio nel giorno dell’istituzione dell’Eucaristia non potete accostarvi a ricevere il sacramento. Rimane solo il desiderio e la comunione spirituale con me. Non è poco. È molto, anzi è moltissimo. Ricordate quanto vi dico: senza il desiderio di incontrarmi non si attua nessun incontro! Io vado incontro a chi mi desidera. «Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3, 20). 


Mentre celebriamo il santo mistero, gli angeli guardano dal cielo e bramano di unirsi a questo sacro convivio (cfr. 1Pt 1, 12). In un controcanto, si rivolgono a me, il loro Signore, e con le loro voci celestiali mi implorano e mi supplicano: «Anche noi desideriamo ardentemente di magiare questa Pasqua con voi» (Lc 22, 15). Rivolti a voi e a tutti gli invitati, con un po’ di gelosia, vi esortano, ad uno ad uno, con queste parole: «Rallegrati perché sei stato saziato, ma non rattristarti per il fatto che la ricchezza della parola ti superi. Colui che ha sete è lieto di bere, ma non si rattrista perché non riesce a prosciugare la fonte. È meglio che la fonte soddisfi la tua sete, piuttosto che la sete esaurisca la fonte. Se la tua sete è spenta senza che la fonte sia inaridita, potrai bere di nuovo ogni volta che ne avrai bisogno. Se invece saziandoti seccassi la sorgente, la tua vittoria sarebbe la tua sciagura»[5].


C’è un’aria di pace nel Cenacolo. La stanza dell’Amore è la camera segreta  dove si manifesta la “rivelazione intima” della sinfonia pasquale. Nell’intimità, vi regalo la mia amicizia e tolgo il velo a ciò che è nascosto. Il Cenacolo è il posto giusto per parlare d’amore. È la stanza dell’intimità, dove gli amanti si incontrano e si scambiano i loro segreti.


Il Cenacolo, non dimenticatelo cari amici, è il luogo sacro dove accadono e sono custoditi gli eventi che precedono e seguono la mia passione, la mia morte e risurrezione. Sono essi a svelare l’insondabile ricchezza del mistero. Questo luogo custodisce i più grandi eventi della redenzione: l’istituzione dell’Eucaristia (cfr. Mt 26,26-281Cor 11,23-25), la mia apparizione ai discepoli (cfr. Gv 20, 19-29) e la discesa dello Spirito Santo (cfr. At 1,13-14). Senza questi avvenimenti, accaduti nell’intimità del Cenacolo e nascosti agli occhi del mondo, la croce che è la rivelazione pubblica dell’Amore sarebbe compresa solo come scandalo e follia e non nel suo valore salvifico e nella sua rivelazione suprema dell’amore.


Siamo al momento conclusivo. Mi assale la commozione e il pianto. Come uno sposo con la sua amata, vi stringo fortemente a me. Sto per lasciarvi. Voi siete la mia sposa, la mia famiglia, la mia comunità. Vedo che volete posare il vostro capo sul mio petto, mentre spezzo il pane e lo porgo a ognuno di voi. «È il mio corpo che è dato per voi». Vi offro anche il calice. «È il mio sangue sparso per voi». Cingo i fianchi con l’asciugatoio e passo a lavarvi i piedi. Questa è la “Cena del Signore”, la “memoria prolettica” del mio mistero pasquale.


Il rito eucaristico richiama il passato e annuncia il futuro. E così sarà per sempre. Ciò che celebriamo questa sera è il memoriale della mia Pasqua, la mensa di grazia e la caparra della gloria futura. A voi, non resta altro se non «fare memoria di me» e «seguire le mie orme». «Mandatum novum do vobis» (Gv 13,34). Imitate il mio esempio. Il convivio eucaristico è il contesto rememorativo che custodisce il significato dell’esempio che vi ho dato. Mettetrelo in pratica.


 Celebrate sempre con stupore il mistero dell’Amore e fermatevi ad adorarlo. «O sacrum convivium», cantate nella liturgia! Il sacro convivio, cioè  il convenire di chi ama perché riconosce di essere amato. D’ora in poi rimarrò sempre con voi. Vedo che vi meravigliate di queste mie parole e siete colmi di stupore. Credetemi, con questo dono eucaristico rimango sempre con voi. Gusterete così la mia presenza reale: la dolce presenza (Jesu, dulcis praesentia) e sentirete la dolce memoria (Jesu, dulcis memoria).


Vi do l’ultimo comando: tornate ogni volta al Cenacolo e, da lì, partite per il mondo intero. Poi ritornate nuovamente al Cenacolo per nuovamente ripartire, in un incessante movimento in cui è racchiuso tutto il mistero della fede e tutta la vostra vita cristiana. Senza il Cenacolo non c’è missione. E ogni missione esige che si ritorni nel Cenacolo.


Mentre concludo questo mio discorso, la musica sfuma in un dolce silenzio. L’ouverture è terminata. Cala il sipario. Adoratemi nel cuore: è il vostro Cenacolo e io sono il vostro Signore!“.


* Omelia nella Messa in Coena Domini, Giovedì Santo, Cattedrale, Ugento 9 aprile  2020.


[1] Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, 8.


 


[2] Anonimo quartodecimano, Sulla Pasqua, in R. Cantalamessa, I più antichi testi pasquali della Chiesa, Edizioni Liturgiche,  Roma 2009, p. 97.


[3] Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, 5.


[4] Agostino, Discorso, 231, 5.


[5] Efrem il Siro, Diatessaron, I, 19.


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Come sarà il tempo a Natale?

Il passaggio di questa perturbazione innescherà una circolazione depressionaria tra l’Iberia e il Nord Africa che nel corso del fine settimana si avvicinerà alle nostre regioni meridionali…

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PRIMA INTENSA PERTURBAZIONE IN ARRIVO, RISCHIO FORTE MALTEMPO MARTEDI’ –

“L’anticiclone, responsabile di clima molto mite, stabilità atmosferica ma anche nubi basse, nebbie e qualità dell’aria scadente in molte zone dello Stivale, già nel corso di lunedì inizierà a indebolirsi da Ovest, stante l’ingresso di una nuova intensa perturbazione.” Lo conferma il meteorologo di 3bmeteo.com Manuel Mazzoleni, che spiega: “Quest’ultima già entro sera porterà un peggioramento su Sardegna, medio-alto versante tirrenico e parte del Nordovest. Ma sarà martedì che interesserà in maniera decisa lo Stivale con fenomeni anche di forte intensità tra Nordovest, versante Tirrenico, Sicilia e Ioniche meridionali, con accumuli localmente anche oltre i 60/70mm e rischio nubifragi su Liguria di Levante e Toscana occidentale.”

“Oltre alla pioggia la neve tornerà a interessare le Alpi centro-occidentali, mediamente oltre gli 800-1100m, a tratti sin verso i 300/500m sul basso Piemonte e sull’entroterra ligure di Ponente con il ritorno della dama bianca anche a Cuneo. Il tutto sarà accompagnato da forti venti di Libeccio/Scirocco che spazzeranno buona parte dei nostri mari con rischio mareggiate su Liguria, medio-alto versante Tirrenico, Sicilia meridionale e sui versanti ionici.

Tra mercoledì e giovedì la perturbazione tenderà gradualmente ad allontanarsi, favorendo un lento e graduale miglioramento che, tuttavia, non durerà molto.”

DEPRESSIONI IN ARRIVO NEL PROSSIMO WEEKEND

“Il passaggio di questa perturbazione innescherà una circolazione depressionaria tra l’Iberia e il Nord Africa che nel corso del fine settimana si avvicinerà alle nostre regioni meridionali, sospinta da una nuova intensa perturbazione in avvicinamento dall’Europa nordoccidentale. L’azione congiunta dei due sistemi porterà così venerdì un nuovo peggioramento tra Isole Maggiori ed Estremo Sud.

Nel corso del fine settimana, pur con le dovute incertezze dettate dalla distanza temporale, il peggioramento si farà strada al Sud, sulle regioni tirreniche e al Nordovest, mentre rimarranno ancora ai margini del peggioramento il Nordest e le regioni adriatiche.”

SETTIMANA SANTA ANCORA INCERTA, MA CON RISCHIO MALTEMPO E NEVE A MEDIO-BASSA QUOTA

“La tendenza vede così un nuovo probabile peggioramento del tempo a inizio della settimana che ci traghetterà al Santo Natale. Tra lunedì e martedì il maltempo dovrebbe coinvolgere tutto lo Stivale con fenomeni localmente ancora intensi e nevicate sui settori alpini a quote medio-alte, mentre la Vigilia potrebbe vedere ancora locale maltempo al Centro-Sud e all’estremo Nordest”, precisa il meteorologo di 3bmeteo: “Da Natale in poi la situazione resta ancora molto incerta. Tuttavia i modelli intravedono l’irruzione di correnti più fredde dall’Europa nordorientale, convogliate sullo Stivale da un robusto anticiclone in rinforzo sui Paesi scandinavi. La seconda parte della settimana di Natale potrebbe così presentarsi a tratti ancora instabile e via via più fredda, con temperature che torneranno sotto le medie del periodo, in particolar modo al Nord, dove la neve potrebbe spingersi sino a quote collinari o localmente anche più in basso.” conclude Mazzoleni di 3bmeteo.

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Ferrovie dello Stato, restyling per le stazioni. Ma il viaggio resta lo stesso?

A Tricase, Maglie, Zollino e Casarano, restauro delle facciate, rinnovo di sale d’attesa e bagni, nuovi sottopassi pedonali, pensiline e banchine intermodali collegate a parcheggi di scambio. Ma le esigenze son cambiate: non si può sperare che i salentini tornino in massa a prendere il treno se, da Gagliano del Capo, per arrivare a Lecce, ci impiegheremo ancora due ore…

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di Giuseppe Cerfeda

Partiti in Puglia i lavori per la trasformazione di venti stazioni del network Fse (Ferrovie del Sud est) in hub intermodali.

Si migliorerà l’accessibilità delle stazioni attraverso l’innalzamento dei marciapiedi, l’eliminazione delle barriere architettoniche, la realizzazione di sottopassi di stazione ciclopedonali, l’adeguamento dei percorsi per ipovedenti, la segnaletica, la sistemazione a verde, l’arredo urbano, l’illuminazione e la videosorveglianza.

Si tratta di interventi volti a potenziare i servizi di interscambio attraverso la riqualificazione dei piazzali antistanti e la realizzazione di parcheggi per i bus, parcheggi per auto private e velostazioni di interscambio, corsie kiss and ride (area di sosta breve e veloce) e percorsi pedonali.

Tutti gli interventi finanziati per oltre 600 milioni di euro, di cui 400 a valere sul Pnrr, per ammodernare la rete e migliorare il servizio, per un trasporto ferroviario sicuro e sostenibile.

Lavori tutti non rinviabili, per lo più da realizzare entro giugno 2026, proprio perchè finanziati con il Pnrr.

MA NON CHIAMATELA SVOLTA

Ad un moderno servizio di trasporto, i viaggiatori, con una serie di esigenze in continua evoluzione, chiedono cose che vanno oltre la semplice consegna da un posto a un altro.

Soprattutto noi salentini abbiamo (avremmo) richieste ben diverse da quello che è stato il servizio su rotaia che Ferrovie Sud Est e Ferrovie dello Stato sono riusciti a fornirci fino a ora.

Per tanto tempo abbiamo immaginato, sognato, ascoltato proposte in campagne elettorali, su una metropolitana di superficie che unisse in modo efficace tutte le località della provincia, agevolando gli spostamenti dei turisti e svuotando le strade dalle auto con l’immediata conseguenza di meno rischi per chi viaggia e meno inquinamento.

Siamo nel 2025, da ragazzini immaginavamo che in quest’epoca ci saremmo spostati con delle automobili volanti; invece, ci tocca fare ancora i conti con la… Littorina.

Restano un’utopia le esigenze fondamentali per com’è concepito ai nostri tempi il servizio di trasporto pubblico: velocità e affidabilità; esperienza digitale fluida, quindi interazione con il servizio, dalla prenotazione alla gestione di eventuali problemi, devono essere semplici, intuitivi e accessibili tramite canali digitali efficienti; sostenibilità, vista la crescente (e giusta) attenzione all’impatto ambientale; una comunicazione proattiva che informi gli utenti su eventuali ritardi o problemi in modo tempestivo, spesso tramite notifiche push o SMS, prima ancora che il cliente debba informarsi da solo; costi trasparenti.

Soprattutto, non si può sperare che si torni in massa a prendere il treno se, da Gagliano del Capo, per arrivare a Lecce, ci impiegheremo ancora due ore.  Quindi tutti gli abbellimenti che giungeranno serviranno a poco.

Se non si troveranno soluzioni efficaci, continueremo a ricordarci dell’esistenza dei trenini solo quando, fermi in auto al passaggio al livello, li vedremo passare ancora desolatamente vuoti.

Per intenderci, giusto che le stazioni siano dotate di sottopassaggi per transitare da un binario all’altro, ma era giusto già negli anni ’80 del secolo scorso! Oggi è lapalissiano! Ci sono ben altre esigenze.

IN PROVINCIA DI LECCE

Comunque abbiamo chiesto lumi a Ferrovie dello Stato Italiane sui lavori in corso nella nostra provincia.

Le stazioni di Otranto, Gallipoli, Tricase, Casarano, Maglie e Zollino, si apprestano a diventare hub intermodali accessibili a tutti e connessi al tessuto urbano circostante grazie a nuovi parcheggi di interscambio.

Nelle stazioni di Tricase, Maglie, Zollino e Casarano sono in corso il restauro delle facciate, il rinnovo delle sale d’attesa e dei bagni di stazione, la realizzazione di sottopassi pedonali, nuove pensiline, la creazione di banchine intermodali collegate a parcheggi di scambio (hub intermodali) dotati di posti per auto, moto e biciclette.

Grande attenzione è riservata all’accessibilità.

Grazie all’innalzamento dei marciapiedi di stazione per facilitare l’ingresso e l’uscita dal treno, all’eliminazione delle barriere architettoniche e all’adeguamento dei percorsi per ipovedenti con inserimento di mappe tattili, le stazioni diventano accessibili a tutti.

A OTRANTO

Ferrovie del Sud Est ha completato il restauro della facciata di stazione.

Sono in corso i lavori nella zona intermodale e sulle banchine.

A GALLIPOLI

Completato il restauro della facciata di stazione.

Completate anche le banchine e montate le pensiline.

Sono in corso i lavori nella zona intermodale.

GLI ALTRI LAVORI

Sono stati avviati anche i cantieri nel Salento per l’installazione del sistema Ertms (sistema di gestione, controllo e protezione del traffico ferroviario e relativo segnalamento a bordo) sulla tratta Novoli-Zollino-Galatina e quelli di elettrificazione della linea Bari-Putignano (via Conversano).

Proseguono, infine, i lavori di elettrificazione della linea Zollino-Gagliano del Capo.

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Attualità

“Maratona della Salute”, protagonisti i medici con 50 anni di laurea

La cerimonia in programma domani, 15 dicembre, alle 20.30, al Teatro Apollo di Lecce…

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Gli eventi 2025 legati alla “Maratona della Salute” giungono al culmine con la cerimonia in programma domani, 15 dicembre, alle 20.30, al Teatro Apollo di Lecce, che vedrà protagonisti i medici che hanno raggiunto i 50 anni dalla laurea, i nuovi iscritti all’Ordine, le scuole e le istituzioni che hanno condiviso un percorso di sensibilizzazione collettiva sui temi della prevenzione, della salute e dei corretti stili di vita.

L’iniziativa è promossa dall’Ordine dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Lecce, che attraverso la “Maratona della Salute” ha costruito una rete territoriale capace di coinvolgere enti, università, istituzioni sanitarie, associazioni di volontariato e realtà culturali. Tra i partner del progetto figurano UniSalento, Asl Lecce, OPI Lecce, Comune e Provincia di Lecce, Accademia di Belle Arti di Lecce, Croce Rossa ItalianaComitato di Lecce, Cittadinanzattiva Gallipoli e Casarano.

Nel corso della serata saranno premiati i licei Banzi e Palmieri di Lecce, che hanno realizzato video dedicati agli eventi e ai messaggi della Maratona della Salute, contribuendo a diffondere tra i giovani la cultura della prevenzione. Un riconoscimento speciale sarà inoltre conferito all’Unione Sportiva Lecce per la sensibilità dimostrata nell’aderire alla campagna dell’Ordine contro la violenza nei confronti dei medici e degli operatori sanitari.

La cerimonia sarà arricchita da momenti di spettacolo con Andrea Baccassino, I Cantori di Ippocrate e il Jab Quartet, e sarà condotta dalla giornalista Daniela Panzera. 

«Questo appuntamento – dichiara il presidente dell’Ordine dei Medici di Lecce, Antonio Giovanni De Maria – rappresenta un momento di grande valore simbolico e umano. Celebriamo i colleghi che hanno dedicato una vita intera alla professione medica, accogliamo i giovani che oggi scelgono di intraprendere questo percorso e ribadiamo il ruolo sociale del medico come presidio di fiducia e prossimità. La “Maratona della Salute”, che si concluderà a ottobre 2026 ha dimostrato che la tutela della salute deve diventare un obiettivo condiviso, costruito insieme alle istituzioni, al mondo della scuola, dello sport e del volontariato».

Il presidente conclude: «In un momento storico complesso, in cui i medici sono sempre più esposti a tensioni e aggressioni, riaffermiamo il valore della relazione medico-paziente e del rispetto reciproco come fondamento del sistema sanitario. La risposta del territorio ci incoraggia a proseguire su questa strada, investendo nella prevenzione, nella cultura della salute e nella partecipazione attiva dei cittadini». 

La cerimonia conclusiva della “Maratona della Salute” vuole essere anche un momento di restituzione alla comunità di quanto realizzato nel corso dei mesi, attraverso incontri pubblici, attività divulgative, iniziative sportive e culturali. Un percorso che ha rafforzato il dialogo tra professionisti sanitari e cittadini, promuovendo consapevolezza, responsabilità e partecipazione, con l’obiettivo di rendere la prevenzione un valore quotidiano e condiviso.

L’evento al Teatro Apollo intende così celebrare non solo l’eccellenza professionale, ma anche il senso di comunità e la collaborazione tra istituzioni, scuola e società civile, elementi indispensabili per una sanità più vicina alle persone e attenta ai bisogni emergenti del territorio salentino. Oggi e domani. Sempre.

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