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Attualità

Di ritorno dagli Usa: un’eccellenza salentina al comando

Il Colonnello Arcangelo Moro, di Tricase, al Comando del Reggimento Addestrativo della Scuola di Cavalleria

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Presso la caserma “Floriani”, alla presenza del Comandante della Scuola di Cavalleria, Gen. B. Claudio Dei, nel pieno rispetto del distanziamento sociale previsto dalle disposizioni vigenti, si è svolta nei giorni scorsi la cerimonia di avvicendamento tra il Comandante cedente, Col. Cosimo Greco, e il subentrante Col. Arcangelo Moro.


In presenza del quadro permanente del reggimento, degli squadroni, del personale corsista e di una rappresentanza delle Associazioni d’Arma, nel suo discorso di commiato, il Comandante cedente ha voluto ringraziare gli uomini e le donne del Reggimento Addestrativo per la professionalità e l’abnegazione dimostrate e per aver comunque contribuito a portare a termine, nonostante le difficoltà del momento, i corsi di formazione e specializzazione in atto per gli ufficiali, sottufficiali e volontari appartenenti all’Arma di Cavalleria.


Ciò è stato anche testimoniato dal plauso attribuito dalle autorità militari di vertice, presenti spesso a Torre Veneri, nel corso delle molteplici e complesse attività svolte.


Durante il proprio intervento, il Comandante della Scuola di Cavalleria ha espresso parole di stima e apprezzamento per il lavoro svolto e ha augurato al Comandante subentrante di conseguire, in una continuità ideale con il cedente, i medesimi successi del Col. Greco, il quale andrà a ricoprire un delicato incarico all’interno dello Stato Maggiore dell’Esercito, dove guiderà due importanti gruppi di progetto del IV Reparto Logistico: “Programma mantenimento operatività e condizioni di sicurezza del C.A. Ariete” e “Programma Nuova Blindo Armata Centauro”.


Il Colonnello Moro, di origini salentine, nativo di Brindisi e vissuto a Tricase, ritorna in Salento dopo un percorso professionale di spiccata valenza tecnico specialistica che ha visto l’alto Ufficiale ricoprire prestigiosi incarichi in Comandi nazionali ed internazionali, riscuotendo ovunque ampi consensi ed apprezzamenti che ne definiscono un profilo di notevole spessore.


Dall’Accademia Militare di Modena, quale frequentatore del 171°corso “Fede”  conseguendo, nel settembre del 1991, la nomina di Ufficiale Carrista, all’operazione “Joint Guardian” in Kosovo dell’agosto del 1999, dove assume l’incarico di primo direttore di Radio West, progettando l’intero palinsesto dell’emittente. Di particolare rilevanza la realizzazione di numerose interviste/interventi di massime autorità mondiali tra i quali Giovanni Paolo II, il Segretario Generale dell’ONU Kofi Annan, il Presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi ed il Presidente della Repubblica Argentina Carlos Menem. Esperienza raccontata nel il libro autobiografico “Radio West la voce dei militari in Kosovo” (ed. 2002). Pubblicazione che riceve il premio internazionale di giornalismo “Caravella del Mediterraneo”.


Esperto in relazioni internazionali e in possesso di diversi Master ad indirizzo geopolitico e di aree di crisi, nel 2008 impiegato in Iraq, partecipa in ambito NATO ai processi di formazione della classe dirigente militare irachena e di consolidamento dei rapporti tra  le forze della Coalizione e le autorità locali.


Nel periodo 2014 – 2019 viene assegnato al Comando Logistico dell’Esercito dove assume l’incarico di Capo Sala operativa contribuendo alla revisione ordinativa di tutta l’area del COMLOG, comprensiva dei Comandi d’Arma e Servizi, del Policlinico Militare “Celio” e della Direzione di Intendenza.


Il Col. Moro giunge a Lecce direttamente dagli Stati Uniti, dopo aver svolto l’incarico di Strategic Analyst and Action Officer per le Violent Extremist Organizations (VEO), Internally Displaced People (IDPs) e Refugees presso l’united States Central Command, con sede in Tampa (Florida), uno dei massimi comandi di vertice militari statunitensi.


Durante il periodo di interesse è stato autore dei seguenti Strategy Paper che sono stati pubblicati dal CENTCOM e diramati a tutti gli altri Comandi US paritetici, nonché al Pentagono, DoD, Agenzie Governative e non, National Defense University e “think – tank” ad essa collegati:



  • Understanding the (Un)Islamic State’s Ideology and Strategy”, US CENTCOM, CSAG Strategy paper n.5/2020, 5 marzo 2020;
  • Daesh: new “caliph” new strategy?”, US CENTCOM, CSAG Strategy paper n.13/2020, 13 Marzo 2020;

  • COVID-19: Daesh’s Best Ally?”, US CENTCOM, CSAG Strategy paper n.15/2020, 17 giugno 2020;

  • Internally Displaced Persons (IDPs) and Refugees in a time of pandemic – a global challenge”, US CENTCOM, CSAG Strategy paper n. 21/2020, 24 Agosto 2020;

  • Al Qaeda transformation or evolution?”, US CENTCOM, CSAG Strategy paper n. 24/2020, 31 Agosto 2020.


A cornice di un curriculum di primo livello, il Col. Moro è insignito del titolo di Cavaliere al merito della Repubblica ed è iscritto all’albo dei giornalisti con diverse collaborazioni tra le quali l’ Università degli studi di Bari, Taranto, Trieste, Torino, Milano e Lugano.


Un profilo ricco e articolato, che definisce un’ eccellenza della comunità salentina che oggi, nei ranghi della Scuola di Cavalleria, consolida il sentimento di appartenenza sia personale che professionale ad un territorio che riconosce l’Ente militare tra le massime Istituzioni di riferimento.


Nell’ambito degli Istituti militari, la Scuola di Cavalleria di Lecce ha il compito della formazione e la specializzazione del personale militare dell’Esercito assegnato all’Arma di Cavalleria, nelle specialità Carrista e di Linea, preposto alla gestione di sistemi d’arma complessi quali i mezzi blindo – corazzati. Oltre alla formazione, la Scuola sviluppa la dottrina d’impiego della Cavalleria in ottemperanza ai compiti che lo Stato Maggiore Esercito assegna all’Arma in linea con i continui progressi tecnologici e mutamenti degli scenari della sicurezza e minaccia delle libere Istituzioni.


Il Reggimento Addestrativo, di stanza a Torre Veneri , rappresenta la palestra formativa degli allievi,   un polo didattico costituito da un corpo docente di grande esperienza e professionalità che contribuisce a rendere la Scuola di Cavalleria di Lecce un èlite nell’ambito della formazione.


Al Colonnello Moro il compito di guidare il Reggimento confermandone nella continuità il prestigio e negli obiettivi futuri sempre maggiori successi.


Attualità

Tra G7 e crisi politica: Salento, che estate sarà?

Dopo un aprile promettente, le incertezze sulla bella stagione: la nostra analisi assieme a Giancarlo De Venuto, già presidente di Assohotel Confesercenti Lecce, e proprio in questi giorni eletto nuovo presidente di Assoturismo Assohotel Confesercenti Puglia

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a cura di Lorenzo Zito

Che non ci sono più le mezze stagioni, lo abbiam capito da un pezzo. Ma l’assunto vale anche per il turismo? Il sole caldo ed un paio di lunghi ponti hanno già riempito, tra Pasqua ed il 1° maggio, le nostre marine e le nostre piazze più belle. Grandi folle, i primi turisti, grande entusiasmo. È quindi lecito aspettarsi una splendida stagione per il comparto ricettivo? Il peso specifico di questa risposta è considerevole, se è vero come è vero che, negli ultimi anni, abbiamo affidato proprio al turismo buona parte delle preghiere per le sorti del nostro Salento.

Per uscire dalle “Impressioni di aprile” (parafrasando la PFM), abbiamo chiesto il parere di un esperto del settore. Prima di valutare se una rondine fa primavera, però, abbiamo scandagliato gli ultimi dati. Analizziamo insieme il background di partenza, per capire al meglio su che orizzonte si stagliano le prospettive della prossima bella stagione.

Dove ci eravamo lasciati

La Puglia nel 2023 ha superato i 16 milioni di presenze turistiche, con un +4% sullo scorso anno ed un +8% di incremento degli arrivi. C’è un record nei flussi di stranieri, con un +22% degli arrivi e +16% delle presenze: un turista su tre, in media, viene dall’estero. Tiene bene anche il turismo nazionale. Lo dice il report sui trend del turismo pugliese a cura dell’Ufficio Osservatorio di Puglia Promozione. Un documento presentato per la BIT (la Borsa Internazionale del Turismo), che si pone l’obiettivo di collocare la realtà pugliese nel grande globo turistico. E ci racconta come oggi la nostra regione mostri dei punti di forza rispetto a quelli che sono definiti driver, ossia aspetti determinanti nel processo di scelta del luogo di vacanza. La Puglia è vincente per le bellezze naturali e le località di mare, la cucina, il clima, l’accoglienza della popolazione, i prodotti tipici da scoprire e (udite udite) la sicurezza. Tra le principali debolezze, invece, figura l’affollamento (cui sin qui i tentativi di destagionalizzazione vari ed eventuali non hanno posto gran rimedio).

Ecco, quindi, i numeri snocciolati dal report su arrivi e presenze per la provincia di Lecce.

Arrivi 2023: 1.239.100 (+8% sul 2022 e +15% sul 2019)

Presenze 2023: 5.173.700 (+5% sul 2022 e +8,5% sul 2019).

Brindisi e Bari ci superano, facendo segnare dati di crescita più esaltanti. Ma sui valori assoluti è ancora il Salento a farla da padrone: nessun’altra provincia pugliese supera i 5 milioni di presenze.

Tra le destinazioni top della nostra regione spicca Ugento, che si piazza sul terzo gradino del podio dei Comuni di Puglia con più arrivi. In ottima compagnia di mete importanti come Vieste (prima) e Bari (seconda), fa segnare ben 845mila presenze. E si mette alle spalle Lecce (773mila) e Gallipoli (584mila). Più giù Melendugno (510mila) e Porto Cesareo (388mila), che restano pur sempre tra le 15 mete più gettonate di tutta la Puglia.

Interessante poi questo dato (da tenere a mente per quanto discorreremo più avanti): l’NPS, ossia Net Promoter Score. Un indice usato per misurare la performance di prodotti e servizi, che sintetizza la soddisfazione del cliente e la sua fedeltà al brand. Quanto più alto è l’NPS tanto maggiore è la capacità del brand di attrarre nuovi consumatori attraverso il passaparola positivo dei suoi clienti. Per intenderci, viene calcolato sottoponendo la classica domanda “Consiglieresti ad un parente/amico/collega di fare una vacanza in questa destinazione?”, associata ad una possibilità di voto su una scala da 1 a 10. Ebbene la somma tra i promotori e i detrattori della nostra Regione fa segnare un 32,7%. Per capirne il valore è utile il confronto con altre importanti mete del turismo internazionale: le isole greche ci superano di appena un punto, la Toscana è sullo stesso livello, la Sicilia si ferma al 31%. Più giù la Calabria al 24, l’Emilia-Romagna al 17, mentre per l’Albania il bilancio è addirittura negativo: -17%.

Tutto molto bello. Anche rassicurante? Il turismo cambia costantemente, e gli operatori del settore lo sanno bene.

La crisi del turismo di fascia media si fa sentire, mentre i flussi del luxury tourism, che hanno richiesto tanta pazienza e lungo lavoro per essere intercettati, possono essere soggetti a variazioni repentine, che spesso non dipendono affatto dalla buona condotta del comparto ricettivo ma rispondo a fattori esogeni. Cosa ci può mettere allora al riparo e cosa invece ci espone invece al rischio di brutte sorprese?

Parola all’esperto

Ne abbiamo parlato con una figura chiave per Assohotel in Puglia, l’Associazione Italiana Imprenditori d’Albergo che, in qualità di associazione di categoria, opera in rappresentanza degli operatori del settore ricettivo associati alla Confesercenti.

È Giancarlo De Venuto, già presidente di Assohotel Confesercenti Lecce, e proprio in questi giorni eletto nuovo presidente di Assoturismo Assohotel Confesercenti Puglia. Nuova carica con cui opera in rappresentanza di tutte le associazioni di categoria del mondo del turismo legato a Confesercenti, come Assocamping o Assonavigazione, senza dimenticare AIGO, l’Associazione Italiana Gestori Ospitatalità e ricettività diffusa, cui afferisce il macromondo dei b&b.

Dottor De Venuto, veniamo subito al punto: che estate si prospetta?

Il Salento, cui sono molto legato visti i miei ormai 16 anni di permanenza pur provenendo da un’altra zona, ha ormai conquistato grande visibilità a livello mondiale. Oltreoceano, il Tacco d’Italia è considerato la California dell’Adriatico. Un appeal che cattura ormai più i turisti stranieri che quelli italiani, complice anche il momento di crisi che sta vivendo il turismo di fascia media. Tutto questo ci fa aspettare una stagione ottima. Non solo per i primi positivi assaggi forniti dalle recenti vacanze, ma anche per via di un importantissimo evento che si terrà a breve in Puglia. Il G7, a giugno, porterà da noi il suo appuntamento principale: l’atteso vertice dei leader. Questo darà un grande risalto a tutta la regione e rappresenterà un forte momento pubblicitario anche per il Salento”.

Nel frattempo, però l’immagine della Puglia, in queste settimane, è scalfita dalle cronache del “Caso Bari”.

Il turismo è anche un fenomeno economico. Questo non va dimenticato, se non si vuole finire (per fare un parallelismo) come la Ferragni: basta un attimo per commettere gravi errori che compromettono tutto il lavoro sin qui svolto. Mi riferisco proprio alla negatività che si sta diffondendo a macchia d’olio in queste settimane. Lo scandalo che agita i palazzi della Regione rischia di provocare seri danni anche a chi nulla ha a che vedere con le indagini e con quanto sta accadendo. Questo può davvero rivelarsi l’altra pericolosa faccia della medaglia, da cui è bene guardarsi subito”.

Che peso può avere la crisi politica sugli arrivi estivi?

Certamente ha ricadute di due tipi. Da un latto un impatto reale. La crisi politica blocca promozione, piani strategici, programmazione e tutto il lavoro in prospettiva. Questo colpisce gli asset e tutta la macchina del turismo. Dall’altro un impatto mediatico. Eventi torbidi di questo tipo diventano subito delle polveriere. Dal clamore dei giornali all’eco che arriva all’estero, restituiamo ancora una volta un’immagine del Mezzogiorno associata al malaffare. E si rinnova il sillogismo che porta a dire ‘sud Italia uguale mafia’”.

In questi mesi si è parlato spesso dell’Aeroporto di Brindisi, in balìa di presunte politiche “baricentriche”. La sua gestione può tornare ad essere una mancanza nelle già carenti infrastrutture?

Quelli aeroportuali sono tra i servizi più determinanti per la crescita del turismo. Devo ammettere che le politiche sugli Aeroporti di Puglia (quasi interamente di proprietà della Regione) mi stupiscono. Paghiamo Ryanair per portare il 70% dei voli pugliesi a Bari e solo il restante 30 a Brindisi. E non rimediamo a questo squilibrio nemmeno con le rotte aggiuntive (per quest’ultime sono state scelte delle mete che non rientrano nemmeno negli stessi piani turistici regionali). A questo punto mi chiedo se chi decide abbia le dovute competenze. Non voglio fare polemica sulle persone, né cadere nell’errore che fanno spesso i politici, quello di giocare a sostituirsi agli addetti ai lavori. Però forse le perplessità da molti sollevate sulle competenze tra i ruoli apicali di Aeroporti di Puglia non sono un caso. Alla luce di certe decisioni, vien da dire anche stavolta a pensar male si fa peccato, ma spesso si indovina”.

Se potesse rivolgere un appello, a chi lo indirizzerebbe?

Sicuramente alla classe politica ed amministrativa. Un appello alla serietà ed all’assunzione di responsabilità. Compiono delle scelte a monte che sono determinanti per il futuro del settore. È fondamentale che non vanifichino tutto il lavoro svolto sin qui, ed anche quanto faticosamente ricostruito dopo la pandemia. Ci sono tanti passi avanti da fare, già non farne qualcuno indietro sarebbe una grande conquista…”.

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Attualità

C’era una volta un albero, un Principe e la Politica a Specchia

Soldi spesi male? Perché, così come proposto dal nostro gruppo, nell’ottobre 2022, non siamo stati interpellati prima di prendere una decisione definitiva? Qual è il valore che i nostri amministratori danno ai soldi di tutti i cittadini, visto che come spesso accade, si spende e si spande, impegnando le somme del bilancio comunale, con una facilità inaudita?

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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

La vicenda dell’albero di Bagolaro di via Principe Orsini, muove i suoi primi passi nell’ottobre 2022.

Risale, infatti, al 25.10.2022 la Determina con la quale si dava incarico al dottor Cannoletta, agronomo forestale di lunga e comprovata esperienza, di redigere una relazione tecnica finalizzata alla valutazione della stabilità della pianta di Bagolaro e alle eventuali modalità esecutive dell’intervento di conservazione della stessa mediante la sua messa in sicurezza ed il consolidamento del muro di contenimento adiacente.

Nella determina si metteva in risalto l’importanza di evitare l’abbattimento, trattandosi di un esemplare di considerevole pregio storico e naturalistico.

Appreso di questo problema, i nostri consiglieri, con una nota presentata all’ufficio tecnico e all’assessore ai Lavori Pubblici, chiesero di assistere al sopralluogo e, soprattutto, una volta ottenuta la relazione, redatta dall’agronomo, si resero disponibili ad individuare insieme ai tecnici ed alla maggioranza una soluzione ottimale, capace di salvaguardare l’albero e l’ambiente circostante.

Lo stesso Sindaco, Anna Laura Remigi, in un suo post di novembre 2022 scriveva: “L’albero non si può neppure eradicare perché porterebbe con sé metà strada. Abbiamo trovato somme in bilancio che ci consentiranno di salvare l’albero e mettere in sicurezza l’intera zona”.

Ed in effetti, le conclusioni con le quali Cannoletta chiude la sua analisi propendono per una soluzione di tale natura.

Infatti, scrive: “Sulla base di esperienze fatte in altre situazioni analoghe, si ritiene di poter affermare, con ragionevole certezza, che non è possibile effettuare un mero intervento localizzato, salvaguardando nel contempo l’albero. A questo punto si tratta di fare una scelta tra il tagliare l’albero o intervenire con un intervento importante di consolidamento”.

La prima ipotesi non è, a parere del sottoscritto, assolutamente praticabile. Estirpare senza danni collaterali di una certa rilevanza, una pianta di Bagolaro di quelle dimensioni e in quella posizione, non è assolutamente una strada percorribile! L’intervento innescherebbe una serie di frane con esiti disastrosi.

A distanza di più di un anno, da questa dettagliata relazione, cosa scopriamo?

La decisione finale è quella di abbattere l’albero! Ricapitolando, da ottobre 2022 ad oggi, cosa è accaduto:
Ottobre 2022 viene dato incarico al dott. Cannoletta per redigere una relazione tecnica finalizzata alla valutazione della stabilità della pianta di Bagolaro. Costo € 2.000,oo
Dicembre 2022, viene dato incarico per la caratterizzazione geognostica del terreno con redazione di relazione geologica. Costo € 3.425,76,oo
La strada viene chiusa tramite ordinanza perché ritenuta pericolosa.
Settembre 2023 viene dato incarico per la messa in sicurezza del muro di contenimento della massicciata stradale a ridosso del bagolaro. Costo € 2.000,oo
Marzo 2024, viene indetta gara per “lavori di manutenzione straordinaria per la messa in sicurezza del muro in prossimità del bagolaro e della sottostante grotta”, in quanto (si legge nella relazione di accompagnamento alla gara presente sul portale TuttoGare del Comune di Specchia) l’abbattimento dell’albero si presenta come la soluzione più adeguata e responsabile di fronte alla priorità di salvaguardare la pubblica incolumità”.  Costo € 16.863,37.

Ci chiediamo: perché spendere tanti soldi per poi arrivare alla soluzione più semplice e scontata?

Che fine hanno fatto tutte le considerazioni sul “considerevole pregio storico e naturalistico” dell’albero e sulla salvaguardia dei luoghi?

Perché, così come proposto dal nostro gruppo, nell’ottobre 2022, non siamo stati interpellati prima di prendere una decisione definitiva?

Qual è il valore che i nostri amministratori danno ai soldi di tutti i cittadini, visto che come spesso accade, si spende e si spande, impegnando le somme del bilancio comunale, con una facilità inaudita?

Cardigliano affidato per 70 anni, mutuo da 1 ml di euro con un piano di rientro di 29 anni, eradicazione pianta di Bagolaro e modifica dello stato dei luoghi…

Lista Civica, Adesso Specchia, Biasco Francesco

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Ma davvero i pugliesi sono i più infelici d’Europa?

Le indagini sono invece molto soggettive, e quindi discutili, quando vogliono entrare nella psicologia umana e valutare la felicità di una persona, felicità che non si può ridurre ad un dato statistico poiché è sempre personale sia per quello che uno desidera sia per i momenti della vita in cui si esprime

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ALLA FINE DEL GIORNO.  SIAMO FELICI O INFELICI?

di Hervé Cavallera

   Secondo un report ISTAT del 17 aprile scorso i lavoratori italiani sono trai più infelici d’Europa e tra gli Italiani i Pugliesi. Ciò riguarderebbe la percezione delle amicizie, l’utilizzazione del tempo libero, i rapporti familiari, la condizione economica e sociale. Un quadro certamente non esaltante e che sembra contrastare, per noi Salentini, quella che è considerata l’immagine ufficiale del “tacco d’Italia”, terra del sole, dell’ospitalità, dello svago. Si tratta quasi di squarciare il velo di autoprotezione e di scorgere una realtà ben diversa. 

    E tuttavia i dati sono da valutare con una certa cautela anche perché si entra nella dimensione intima dei soggetti e in essa l’emotività ha un ruolo notevole  e gli esseri umani sono spesso portati ad accentuare ciò che di positivo e di negativo hanno incontrato o incontrano nella propria esistenza. Dipende poi dalle diverse età della vita e dalle esperienze provate nella vicinanza del report. Immaginate un giovane intervistato a pochi giorni dal suo matrimonio con aperta davanti una luminosa speranza di vita e un giovane intervistato poco dopo la scomparsa di una persona a lui cara.

D’altra parte, secondo un discutibile report del 1923 attribuito all’ONU (Where young people are the happiest ossia Dove i giovani sono più felici) si troverebbero tra i più felici i giovani del nord Europa e in primo luogo i Lituani. Altri report giudicano la Finlandia lo Stato ove si vive meglio.

E questo sempre  tenendo conto del reddito pro capite, dell’aspettativa di vita sana, della libertà sociale. E a ciò si contrappone il fatto, attestato sempre da report, che il tasso maggiore dei suicidi avviene proprio nei Paesi Baltici  dove appunto esiste un più alto tenore di vita. E il suicidio, si capisce bene, è indubbia espressione di drammatica infelicità. Non è il denaro che assicura la felicità. 

   Insomma, non è facile tradurre in fredde classifiche, che vorrebbero essere oggettive e scientifiche, quelli che sono i sentimenti delle persone, sentimenti che variano non solo secondo le età e il successo lavorativo, ma appunto secondo lo stato d’animo del momento in cui si risponde ai quesiti dei report.

Nella percezione di sé gli elementi soggettivi si intrecciano inevitabilmente con  quelli oggettivi, sì da rendere molto dubbia la possibilità di una conoscenza oggettiva di come veramente si è. Le variabili sono tante e non codificabili.

Ad esempio, può naturalmente accadere che una persona con un reddito modesto possa  essere più sereno di un’altra con un reddito più alto ma con incombenze più pesanti. A voler poi richiamare la nostra tradizione cattolica, è pressoché difficile che nelle confessioni non si dichiarino delle colpe, degli errori, sia pur veniali. E il riconoscimento del peccato mostra come l’uomo non è mai esente dalle ombre, a meno che non si tratta di figure eccezionali di cui è riconosciuta la santità, ma anche loro hanno pur sofferto le “tentazioni”. Lo stato d’animo è fatalmente soggettivo e non può che riguardare il singolo individuo.

    Ciò non vuol dire che le classifiche, le statistiche, i “dati” siano da buttar via. Essi, quando veramente ben fatti e promossi da istituti di riconosciuti meriti scientifici, sono utili per individuare “frammenti” di vita, di aspirazioni, di stati d’animo, di aspettative; frammenti che possono servire come stimolo per venire incontro alle esigenze della comunità. 

I report sono certamente oggettivi allorché indicano dei dati come, ad esempio, stipendi, natalità, emigrazione, malattie, ecc. In questi casi dovrebbero costituire un pungolo nei confronti delle classi dirigenti politiche per migliorare in modo equo la qualità della vita dei cittadini.  

   Le indagini sono invece molto soggettive, e quindi discutili, quando vogliono entrare nella psicologia umana e valutare la felicità di una persona, felicità che non si può ridurre ad un dato statistico poiché è sempre personale sia per quello che uno desidera sia per i momenti della vita in cui si esprime. Si pensi ad un giovane che ha di fronte un futuro che è sempre, nel bene e nel male, pieno di incognite.

Nel giovane ora possono prevalere l’entusiasmo e la speranza, ora la delusione e l’incertezza.

  Ma ciò vale anche per l’anziano. Nel meriggio della propria esistenza egli può fare un bilancio di quanto accaduto e necessariamente trova gioia e dolori, vittorie e delusioni, errori e illusioni, successi e affetti.

A quali dare più peso, considerato che tutti insieme hanno costituito e costituiscono la propria vita? Vivere significa anche accettare gioie e dolori, sperando di commettere pochi errori e non gravi. 

  Ora, tornando al nostro Salento e prescindendo dai diversi problemi personali che possono riguardare le aspettative che si riscontrano nel proprio ambiente lavorativo, il quale dovrebbe essere analizzato secondo le diverse tipologie, è chiaro che in generale qualcosa non va nel mondo giovanile, e ne sono espressione oggettiva lo spopolamento e il calo demografico. La maggior parte di coloro che vanno a studiare o a lavorare fuori Terra d’Otranto non torna più. E di tale problema dovrebbe farsi carico il mondo della politica regionale e nazionale, come lo stesso mondo deve affrontare il tema della natalità che, pur connesso ad un modus vivendi che talvolta non vuole assumersi responsabilità, potrebbe essere in qualche modo modificato con agevolazioni e contributi per la nascite. 

   Importante, in ogni caso, è saper vivere insieme e  sapersi spendere per vedere crescere i propri cari, la propria terra. Questo in vario modo hanno fatto i nostri genitori, i nostri antenati e a questo compito non ci si può e non ci si deve sottrarre.   

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