Cronaca
Padre e figlio beccati a rubare
Due surbini sono stati tratti in arresto per furto aggravato. Stavano rubando la recinzione di una casa cantoniera

I militari della Tenenza di Copertino hanno tratto in arresto nella giornata di ieri, in flagranza di reato, Gianfranco e Giuseppe Gatto, rispettivamente padre e figlio di Surbo di 53 e 21 anni, con l’accusa di furto aggravato.
Durante il servizio di pattugliamento del territorio svolto dai militari di Copertino, transitando per Contrada Cascioni, nelle vicinanze di una casa cantoniera, i carabinieri hanno udito dei rumori sospetti provenire dal retro della stessa costruzione. La presenza di un furgoncino bianco parcheggiato nei pressi dell’edificio ha accentuato i sospetti, spingendo gli uomini dell’Arma a controllare cosa stesse accadendo.
E’ così che i due soggetti sono stati sorpresi mentre erano intenti a smontare parte di una recinzione in ferro. Fermati e perquisito il mezzo (intestato ad una signora risultata essere rispettivamente moglie e madre dei due fermati) a bordo sono state trovate, già smontate, altre parti della medesima recinzione.
Peraltro altri pezzi dell’inferriata, forse rimossi nei giorni precedenti, sono stati rinvenuti anche sotto ad una tettoia posta nei pressi della casa cantoniera.
Portati immediatamente in caserma, sono stati dichiarati in stato di arresto e, su disposizione del P.M. di turno, Dott.ssa Elsa Valeria Mignone, posti ai domiciliari.
Cronaca
Sigilli alla cava
Operazione “Stone Waste”, forestali sequestrano 20 ettari di un’area estrattiva

Sul prosieguo delle operazioni “Stone Waste 1 e 2”, rivolte ai contrasto agli abusi nelle attività estrattive, combinati con la gestione illecita dei rifiuti, i Carabinieri Forestali (Nucleo Investigativo-NIPAAF e Nucleo Forestale di Lecce) hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo, emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Lecce, apponendo i sigilli ad un’ area estrattiva di circa 20 ettari, in prosecuzione di quanto già effettuato, di iniziativa e nello stesso comprensorio, nel febbraio scorso.
Il sequestro ha interessato una cava posta nella contrada Santa Lucia, in agro di Lecce, al confine con i Comuni di Surbo e Trepuzzi.
Dagli accertamenti scaturiti nell’ informativa presentata dai Carabinieri Forestali è emerso che la ditta titolare aveva tuttora in corso l’esercizio di estrazione di materiale lapideo, sebbene l’ autorizzazione fosse stata revocata dalla Regione Puglia nel 2018, con contestuale provvedimento di sospensione dell’ attività.
Inoltre, i fronti di cava erano stati spinti ben oltre i 10 metri di “franco” di sicurezza dai confini delle particelle catastali, e su alcuni margini non era stata installata la prescritta recinzione; ancora, i Militari hanno stimato un volume di circa 50 metri cubi di deposito incontrollato di rifiuti, costituiti per lo più da scarti della lavorazione della pietra.
Nello scorso febbraio i Forestali avevano già denunciato il titolare della ditta alla Procura della Repubblica di Lecce per gestione di rifiuti non autorizzata ed esercizio abusivo di discarica di rifiuti speciali, sequestrando parte della cava.
Adesso è arrivato il provvedimento del giudice su questa ulteriore, vasta porzione del comprensorio estrattivo, motivato dalla contestazione dei reati, oltre che afferenti al Testo Unico Ambientale per l’aspetto dei rifiuti, al Testo Unico dell’Edilizia ed Urbanistica per interventi in assenza nel prescritto permesso, per le inadempienze in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro, per il mancato rispetto delle prescrizioni per la stabilità dei fronti di cava e delle distanze minime.
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Cronaca
Santa Maria al Bagno, liquami in mare: disposto divieto di balneazione
Dopo lo sversamento di liquidi da fogna nera. Danno ambientale, il Comune sta verificando se ci sono responsabilità di tipo penale. L’incidente si è verificato sul lungomare ed è stato causato da un mezzo meccanico di una ditta impegnata ad eseguire alcuni lavori sulla rete elettrica per conto di Enel

Come anticipato da questo sito, c’è stato un grosso sversamento di liquidi da fogna nera questa mattina a Santa Maria al Bagno a seguito del danneggiamento di una tubatura della rete.
L’incidente si è verificato sul lungomare neretino, nei pressi delle Quattro Colonne (dopo la rotatoria, direzione Lido Conchiglie, nel tratto compreso tra le vie Brin e Cavalieri Teutonici) ed è stato causato accidentalmente da un mezzo meccanico di una ditta impegnata ad eseguire alcuni lavori sulla rete elettrica per conto di Enel.
Il danno riguarda una condotta premente in acciaio da cui passano i liquidi da fogna nera dell’intero abitato di Santa Maria al Bagno.
Una parte dei liquami ha superato la carreggiata stradale ed è defluita in mare.
Dell’intervento di ripristino si sono fatti carico Enel e Acquedotto Pugliese, quest’ultimo ente che si occupa della gestione e della manutenzione della rete della fogna. La zona è stata messa in sicurezza e lo sversamento è stato interrotto.
Il Comune di Nardò ha effettuato un sopralluogo con l’assessore ai Lavori Pubblici Oronzo Capoti, con dirigenti e tecnici dell’ente, per coordinare le azioni di ripristino e di bonifica attivate dagli enti coinvolti.
Sono intervenuti anche i tecnici di Arpa Puglia per un campionamento delle acque di balneazione.
A seguito di quanto accaduto, un’ordinanza del sindaco Pippi Mellone ha disposto il divieto di balneazione e di pesca per un raggio di 500 metri dal punto della rottura sino al 22 maggio, salvo proroga in relazione agli accertamenti in corso da parte di Arpa.
Tale provvedimento, naturalmente, per la salvaguardia dell’incolumità e della salute pubblica.
L’amministrazione comunale, inoltre, intende procedere anche a tutela del contesto circostante dai possibili rischi di inquinamento, in una zona a forte vocazione turistica.
Attraverso il proprio ufficio legale, infatti, l’ente sta verificando se l’accadimento possa integrare fattispecie di natura penale rispetto a possibili danni per l’ambiente.
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Cronaca
Si schianta con una prototipo Porsche a 340 km all’ora
Il mezzo è finito sul guardrail, ribaltandosi più volte fuori pista, il pilota ha riportato lesioni gravi ed è finito in ospedale in codice giallo….

Finisce sul guardrail a 340 km all’ora, mentre prova una Porsche. E’ successo al Technical Center, sulla pista di Nardò-Avetrana, ieri pomeriggio, dove un pilota collaudatore “secondo una dinamica non ancora nota, ha perso il controllo di un prototipo di una Porsche schiantandosi ad una velocità di 340 chilometri all’ora”.
Il mezzo è finito sul guardrail, ribaltandosi più volte fuori pista, il pilota ha riportato lesioni gravi ed è finito in ospedale in codice giallo.
Lo stesso, da quanto si è appreso, doveva testare l’auto alla massima velocità sulla pista ad anello. “Questo tipo di attività”, spiegano in una nota i sindacalisti Tommaso Moscara, Ciro Di Gioia e Daniela Campobasso, segretari generali di Cgil Lecce, Fiom Cgil Lecce e Filcams Cgil Lecce, “è svolta esclusivamente dai lavoratori delle aziende appaltatrici e non dai lavoratori o piloti diretti. E’ una prassi collaudata nel mondo del lavoro in Italia, così anche al techical center di Nardò, dove le attività più rischiose e pericolose vengono date in appalto ad aziende esterne e, di conseguenza, ai lavoratori che operano in condizioni economiche e contrattuali peggiori.
Basti pensare che questi ‘piloti’ sono spesso inquadrati come autisti o meccanici, e non come piloti collaudatori“.
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