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Il Giardino del Palazzo Comunale di Tiggiano si apre al mondo

Sabato 11 giugno, Giornata Mondiale del Rifugiato 2022: Dibattiti, cibo, artigianato e spettacoli per l’annuale appuntamento dedicato alle migrazioni forzate

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Sarà una serata a più voci quella organizzata dal Progetto SAI del Comune di Tiggiano – gestito dal Consorzio “Sale della Terra” – in occasione della Giornata del Rifugiato 2022.


Sabato 11 giugno, a partire dalle ore 19, nella meravigliosa cornice del Giardino del Palazzo Baronale di Tiggiano momenti di riflessione si alterneranno a spettacoli, gastronomia e artigianato locale dando spazio a rifugiati, artisti e studenti nonché ad alcune delle più interessanti realtà della provincia leccese attive in progetti di scambio, conoscenza e cooperazione con Paesi terzi.


L’evento si aprirà con i saluti istituzionali del sindaco di Tiggiano Giacomo Cazzato, che dialogherà con: Fabio Garrisi, direttore del Consorzio Sale della Terra Salento; Giuseppe Alessio, presidente del Centro Artistico Internazionale Mediterraneo, associazione tiggianese attiva nella promozione delle diverse forme di arte e cultura; Tina Cesari, docente referente del Progetto I.F.P. (Internet to fight the poverty) del Liceo “F. Capece” di Maglie che, attraverso la condivisione di tecnologia, promuove e realizza momenti di scambio e conoscenza tra studenti di vari Paesi del mondo.


A seguire, Anto Nafula Pignataro, fondatrice e presidente dell’associazione Huipalas, presenterà il suo libroLa Luna c’è sempre”, racconto ambientato a Korogocho, uno dei più grandi e maleodoranti slum del Kenya, dove l’autrice mesagnese è da tempo impegnata in diversi progetti di cooperazione internazionale.


Sarà poi il momento dei racconti: Rosario Mercogliano, in arte Clown Lacoste, racconterà del recente viaggio in Polonia con cui ha portato sorrisi ed allegria ai bimbi ucraini rifugiati a Cracovia e subito dopo intratterrà i bimbi presenti con uno spettacolo dal vivo; i rifugiati ospiti del Progetto SAI di Tiggiano racconteranno del percorso d’accoglienza in Italia e in particolare dei laboratori artigianali in cui sono coinvolti; infine gli studenti del Liceo “F. Capece” di Maglie riporteranno l’esperienza di scambio settimanale con le scuole con cui sono in contatto.

Spazio anche per il buon cibo e per la musica: dalle 21,30 sarà possibile gustare l’aperitivo solidale a base di piatti locali il cui ricavato andrà a favore dell’associazione Huipalas per i progetti in cantiere a Kijiji, in Kenya. Il tutto accompagnato dalla musica di “La Masque”, dj set del west Africa, a cura di Circular Music.


Per tutta la durata dell’evento, nell’area dell’agrumeto, l’installazione di giochi tradizionali, il mercatino dell’artigianato salentino ed esibizioni spot di musica e canto.


La Giornata Mondiale del Rifugiato, che cade ogni anno il 20 giugno, giorno dell’approvazione della Convenzione di Ginevra del 1951 sullo statuto dei rifugiati, è un appuntamento fondamentale per tenere viva l’attenzione su un fenomeno esteso a livello globale e che si lega agli scenari di guerra, ai cambiamenti climatici e allo stato dei diritti umani nel mondo. L’ultimo rapporto UNHCR, infatti, ha registrato nel primo semestre 2021 un aumento degli esodi forzati: sono più di 84 milioni le persone nel mondo costrette a fuggire a causa di violenze, insicurezza e degli effetti dell’emergenza climatica.



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Squarci Expo, dalle ferite all’apertura verso il mondo

Al Circolo cittadino la mostra di Sara Sgrò per ricordare la forza delle donne

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Intitolata emblematicamente Squarci, la mostra dell’artista Sara Sgrò, promossa e organizzata dalla consigliera di Parità Antonella Pappadà, con il patrocinio e la collaborazione della Provincia di Lecce, in occasione della Giornata internazionale dei diritti delle donne.

 L’esposizione artistica sarà inaugurata sabato 22 marzo alle ore 19, presso il Circolo Cittadino, in via Rubichi a Lecce e resterà aperta al pubblico, con ingresso gratuito, fino a sabato 29 marzo (dalle 10 alle 13; dalle 16 alle 19).

Ho voluto ricordare l’8 marzo promuovendo e organizzando questa mostra di Sara Sgrò, per rendere omaggio alle donne che vivono intensamente e che, quando cadono, sono capaci di trovare dentro di sé la forza di ricomporsi, di far uscire fuori tutta l’angoscia e ricominciare ad amarsi. Si rimane catturati dalla bellezza e dal messaggio delle donne rappresentate di questa bravissima artista. Invito tutte e tutti a venire a vedere le sue emozionanti opere”, dichiara Antonella Pappadà, consigliera di Parità della Provincia di Lecce.

PERCHÉ SQUARCI?

Nel dizionario della lingua italiana, questo termine significa letteralmente «larga e profonda fenditura, provocata da un urto o da una recisione, o prodotta sì per separazione o per moto divergente di parti», oppure, in senso figurato, «brano o passo particolarmente interessante di un’opera letteraria o musicale; breve spazio o intervallo di tempo in mezzo ad altre occupazioni».

Spiegare come nascono i gesti artistici è praticamente impossibile. Meno male. Sia perché questa impossibilità mantiene la magia, o l’illusione di una magia che ti attraversa, sia perché è una buona scusa per non spifferare i propri segreti agli altri. E per mille altre ragioni che non dirò”, afferma Sara Sgrò, pittrice e disegnatrice di origini toscane e calabresi.

Squarci è venuto un giorno che ero in strada. Si è fatto strada, a sua volta, entrando nel mio foglio, sorgendo dalla mia matita, spuntando dai disegni che componevo. È saltato fuori come una sorpresa. Di cosa parli, squarci, però posso dirlo, o accennarlo. Di quelle fessure dove sono entrate e uscite presenze e mancanze, luoghi, disfunzioni, patologie, ossessioni, pensieri. Delle aperture per mostrarsi e liberarsi. Delle ferite che gettano fuori tutto, per richiudersi in pace.  Degli affacci sul nuovo. Dei solchi che restano. Dei varchi nel chissà. Dello stare né dentro né fuori, o dentro e fuori, ma sempre insieme. Di aria che circola, di vento e di fresco, di luce che gioca con l’ombra, della forza a cui cedi ma a cui regali la forma”, aggiunge ancora l’artista.

Sbucano gli uccelli, dai miei squarci, scodinzolano pesci, si innalzano piantine, si arrampicano fiori, si elevano canti e urla, si avvertono i sussurri degli amanti, si imbiancano pareti, si infilano foglietti e con un colpo sono di là, brulicano vite, avanzano nugoli di foglie e farfalle, grappoli di coriandoli, schiere di bolle evanescenti, soffiano musiche tiepide, i sorrisi lanciano l’assedio, si sgretolano muri, i colori si raccolgono; si fa la conta dei danni per ripartire”, conclude Sara Sgrò che, fin da piccola, ha sviluppato la passione per il disegno, in forma privata, come una sorta di mondo dove rifugiarsi.

L’ARTISTA

Nata nel 1983, Sara Sgrò si è diplomata in grafica pubblicitaria e ha seguito poi una formazione in illustrazione e fumetto.

Nel 2013 decide di trasferirsi in Francia dove rimarrà 6 anni: qui lavora come fotografa di palco per alcuni concerti e segue corsi di pittura dal vivo presso l’accademia della Grande Chaumiere di Parigi.

Comincia a organizzare diverse mostre personali tra la Francia e l’Italia.

LE OPERE

Il primo progetto è Tratti & Tratte, pensieri emigrati a nord, fotografie e disegni che parlano della giovane emigrazione dal Sud Italia, esposto a Parigi nel 2015.

Seguito poi da La MaDonna oggi, dal sacro al mondano, che vuole riportare l’immagine della Madonna in chiave moderna; lo presenta tra Parigi e l’Italia nel 2017.

Un anno dopo nasce Malincromia, una collezione di opere che, come suggerisce il titolo, rappresentano i colori e gli strascichi della malinconia.

A fine 2018 decide di trasferirsi a Napoli, dove lavora come artista di strada.

Sviluppa qui il progetto Orgasmicosmo, trasferendo con l’acquerello le sensazioni, i bisogni e gli stati che l’essere umano ha a contatto con la natura.

Nel 2023 espone a Roma Anni d’amore alla follia, una mostra di acquerelli.

Dopo #statodamore, diventato un hashtag, un lavoro sulle sensazioni, dall’euforia ai silenzi, dell’innamoramento, il suo ultimo progetto è Squarci, sulle lacerazioni in ogni risvolto del termine, dalle ferite all’apertura verso il mondo.

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Blue Stories, Storie di Fumo e Sogni Bugiardi

Musica e teatro protagonisti a Maglie

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Continua la rassegna Eventi 2025 organizzata dall’Associazione Culturale Jazz Bud Powell di Maglie, con un ricco calendario di concerti e spettacoli teatrali che porteranno sul palco artisti straordinari e proposte culturali di altissimo livello.

Dal 16 febbraio al 27 aprile, Maglie diventerà il centro della cultura e della musica dal vivo, grazie a un programma che intreccia le atmosfere del jazz contemporaneo con narrazioni teatrali suggestive.

La rassegna si svolgerà presso la sede dell’Associazione Jazz Bud Powell, situata in Largo Stazione 5, una location che da anni si distingue come punto di riferimento per gli amanti della musica e delle arti performative.

Prossimo appuntamento della sezione Teatro sarà domenica 23 marzo, con sipario alle ore 19, con spettacolo BLUE STORIES Storie di Fumo e Sogni Bugiardi con Salvatore Della Villa, voce Serena Serra, chitarre Franco Chirivì, pianoforte Francesco Negro, contrabasso Mattia Marchello.

Viaggiare deve comportare il sacrificio di un programma ordinario a favore del caso, la rinuncia del quotidiano per lo straordinario“, scriveva Hermann Hesse; quindi, non ci sarà un luogo preciso dal quale salpare, né tantomeno un itinerario prestabilito o una meta.

Spettacoli per abbandonarsi allo straordinario, dimenticare lo spazio ed il tempo, e per magia ritrovarsi al Blue Note, al Cotton Club, forse per qualche istante anche a Woodstock, e ascoltare delle storie molto, molto insolite.

Insetti di kafkiana memoria che si interrogano sulla vita, chitarre con una loro morale ben precisa, musicisti tenaci e coraggiosi, anche di fronte alle minacce dei gangster.

Nel programma della rassegna, i prossimi appuntamenti prevedono: due concerti per domenica 13 aprile, con Gabriele di Franco, Francesco Negro feat. Vanesa Diaz Gil, un trio che fonde voce, piano e chitarra per un viaggio emozionale unico, e per domenica 11 maggio, con Diario di un viaggiatore solitario, un progetto che intreccia sax, loops e voce narrante con Marcello Allulli e Salvatore Della Villa; uno spettacolo di teatro per domenica 27 aprile con Uno, Nessuno e Pirandello, un viaggio tra teatro e novelle di Luigi Pirandello.

Info e prenotazioni: 3780825277 | 3899768558

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Cattedrali, opere di Gino De Rinaldis

La mostra, una selezione di una quarantina di opere, è curata da Massimo Guastella al Castello Aragonese di Otranto, visitabile da sabato 22 marzo

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Il Castello Aragonese di Otranto ospiterà la mostra Cattedrali di Gino De Rinaldis, curata da Massimo Guastalla.

L’allestimento, che comprende un’accurata selezione di una quarantina di opere, sarà visitabile fino a tutto il mese di aprile, a seguito dell’inaugurazione prevista per sabato 22 marzo alle 17,30.

Fonte di prima ispirazione per l’artista è la Cattedrale di Otranto, da dove è partito tutto.

La scorsa estate la mostra è stata esposta alla Off Gallery del MUST, Museo Storico della Città di Lecce.

Le Cattedrali sono identificabili attraverso le forme costituite dai fili verticali svettanti verso il cielo nella ricerca di avvicinarsi al Divino.

Altre forme sono riconducibili a particolari architettonici delle stesse, come le aperture verticali quali le finestre a bifora o trifora, o anche ai rosoni, ossia le finestre circolari poste solitamente nella facciata principale delle chiese.

A colpire l’attenzione è la tecnica di realizzazione: il colore appare materico, privo di lucentezza, quasi secco e la trama della tela è sapientemente privata di alcune porzioni dei fili posti in orizzontale, che danno forma e forza all’immagine caratterizzata solo da quelli posti in verticale e dal contrasto ottenuto dalla sistemazione di un tessuto nero dietro la tela.

Gino De Rinaldis è nato a Lecce nel 1954 dove attualmente vive e lavora.

Parallelamente alla professione di medico, sua prima attività, coltiva da oltre quarant’anni la propria indole artistica in modo autodidatta.

La prima produzione segue, seppur per un tempo limitato, la via tradizionale della figurazione.

Dipingo sul retro, con un lavoro che richiede molta energia”, dice Gino De Rinaldis. “Il ritmo della pennellata dipende molto dal mio stato d’animo, dal livello di concentrazione, che deve essere molto intenso. Devo essere rapidissimo. Non dipingo mai sul fronte della tela, sempre da dietro”.

Gli anni Ottanta sono scanditi da sperimentazioni atte a ricercare un linguaggio tanto originale quanto autentico, dalle “essudazioni”, opere generate dall’interazione dello stesso artista con il colore e il supporto ora di carta ora di tela, e sino alle “carte fossili” degli anni Novanta.

Gino De Rinaldis conduce una doppia carriera e, come ricorda Massimo Guastella nel suo contributo critico, “sin dagli inizi espone gli esiti delle sue indagini estetiche alla Galleria Osanna prima e al Telamone poi, gli accreditati spazi salentini diretti da Riccardo Leuzzi”.

Agli inizi del Nuovo Millennio fa proprio il procedimento essudativo, che assume valore semantico, e approda alle “sfilature”.

Con minuzia quasi chirurgica, che rende evidente ai più la sua propensione alla continua ricerca, detesse il supporto, perdendo così la consistenza originaria della tela.

Ottiene lavori che risentono dell’ormai storicizzato legame arti e medicina, opere “che non somigliano ad altre ricerche coeve, come sovente accade ai neofiti”.

Inedito è il trattamento che De Rinaldis riserva al colore, raccontato nel volume Cattedrali edito da Mario Congedo di Galatina.

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