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Salento da esportazione

Vola l’export salentino: oltre 717 milioni di fatturato  e una crescita annua di circa il 25%. Mario Vadrucci: «In un momento particolarmente delicato, anche per le conseguenze del conflitto russo-ucraino, i numeri palesano i lusinghieri risultati che imprese e lavoratori salentini hanno conseguito, con impegno, nel corso del 2021, nonostante la pandemia, proprio sui mercati internazionali. Risultati che, però, hanno necessità di un consolidamento e sappiamo bene che ora non sarà semplice realizzarlo»

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L’anno 2021 si è chiuso per le imprese salentine con un fatturato estero di oltre 717 milioni di euro, recuperando ampiamente il terreno perso nel 2019 (574,7 mln) e soprattutto realizzando un risultato che non si vedeva da anni. La provincia di Lecce con una crescita dell’export pari al 24,8% è in pole position nell’ambito della regione Puglia (+4,9%), anche se il suo “peso” sull’export pugliese è appena dell’8,3%, se pur in crescita negli ultimi anni. Hanno registrato delle variazioni positive anche la Bat (+15,4%), con un fatturato di oltre 622 mln di euro, e la provincia di Brindisi (+14,8%) con un export di oltre 975 mln, con un’incidenza sulle vendite estere pugliesi rispettivamente del 7,2% e dell’11,3%.


Esportazioni delle province pugliesi nel 2021


Il 50% dell’export pugliese invece è riconducibile alla provincia di Bari, nonostante però i suoi 4 miliardi di esportazioni ha registrato nel 2021 una leggera flessione del -1,1%, analogamente a Foggia (-2,9%) con vendite estere per oltre 756 mln. Infine Taranto che registra un export di oltre 1,2 miliardi con una variazione annua del 10,6% e un’incidenza sulle vendite estere pugliesi del 14,6%, la seconda provincia dopo Bari per valore assoluto. Per quanto riguarda i saldi solo Lecce e Bari registrano saldi positivi, rispettivamente pari a 182,3 e 102,2 milioni di euro, le restanti province pugliesi, invece, registrano saldi rossi, in particolare Taranto con un saldo negativo di oltre un miliardo e mezzo, seguita da Brindisi con – 102,5 mln di euro, dalla provincia di Barletta-Andria-Trani (– 87,8 mln) e dalla provincia dauna (-2,4 mln di euro).


A livello nazionale, rispetto all’anno precedente, l’export mostra una crescita molto sostenuta (+18,2%) e diffusa a livello territoriale: l’aumento delle esportazioni è molto marcato per le Isole (+46,4%), intorno alla media nazionale per il Nord-ovest (+19,2%) e il Nord-est (+18,0%), più contenuto per il Centro (+15,3%) e soprattutto per il Sud (+6,6%). Nel complesso del 2021, tutte le regioni italiane, a eccezione della Basilicata (-14,7%), registrano incrementi dell’export: i più marcati per Sardegna (+63,4%) e Sicilia (+38,8%), i più contenuti per Puglia (+4,9%) e Abruzzo (+5,0%). Le performance positive di quattro regioni – Lombardia (+19,1%), Emilia-Romagna (+16,9%), Veneto (+16,7%) e Piemonte (+20,6%) – contribuiscono per 11,6 punti percentuali all’aumento dell’export nazionale.


I settori dell’export salentino


Principali prodotti esportati alla provincia di Lecce – anno 2021


Fonte Istat- Elaborazioni Servizio Studi, Statistica e Informazione economica

Il 48% delle esportazioni salentine è rappresentato da macchinari e apparecchiature con un fatturato estero di oltre 346 milioni di euro, settore cha ha registrato nel 2021 un incremento del 41,6%.


Segue il comparto moda con un export pari a 147,6 milioni e un incremento rispetto all’anno precedente del 22%.


Il comparto comprende prodotti tessili il cui fatturato, pari a 13,3 mln di euro, ha registrato un incremento rispetto all’anno precedente del 43,3%, recuperando la flessione del 2020; anche il settore degli articoli di abbigliamento ha registrato un incremento di circa il 30% ed un fatturato di oltre 29 mln di ero; il calzaturiero con 105 milioni di merci esportate registra un incremento di circa il 18%.


Un leggero incremento si registra anche nell’export dei prodotti alimentari e bevande (+1,9%) con un fatturato estero di circa 48 milioni di euro, di questi 27,6 mln sono riconducibili alle bevande (vino) le cui esportazioni sono aumentate di oltre il 9%.


I metalli di base e i prodotti in metallo, con 61 milioni di fatturato estero, registrano una crescita dell’8,7%.


Anche l’import registra nel 2021 una crescita consistente rispetto all’anno precedente pari al 40,3% per un valore di 535 milioni di euro. E’ il comparto della moda che incide maggiormente (18% del totale importazioni) per gli acquisti effettuati dalle imprese salentine, che superano i 96 milioni di euro dei quali 67 riconducibili alle calzature le cui importazioni sono cresciute di quasi il 50% e 19,8 milioni costituiti da capi di abbigliamento (+33,7%). Il comparto dei macchinari e apparecchiature costituisce, con quasi 70 milioni di euro, la seconda voce dell’import salentino, settore   che nel corso del 2021 ha registrato un incremento di oltre il 63%, seguono i prodotti alimentari con 53,3 milioni di acquisti e una variazione di circa il 3%. Si acquista dall’estero soprattutto carne (23,3 mln), pesce (18 mln) e prodotti lattiero caseari (5,9 mln).


I Paesi del commercio estero salentino


Sono i paesi europei i mercati di sbocco dei prodotti made in Salento, verso i quali è diretto il 72,6% delle nostre esportazioni per un valore di  520,5 milioni di euro, e tra questi è la Francia il principale partner commerciale  con un fatturato  di   126,6 milioni  di euro che ha registrato nel 2021 un incremento del 15,8%. Le esportazioni verso la Francia sono costituite in gran parte da calzature per un valore di 56 milioni di euro e da macchinari e apparecchiature per un valore di oltre 41 mln di euro; le importazioni, invece, complessivamente ammontano a 42,2 milioni di euro,  dei quali 14,6 rappresentati da carne e prodotti a base di carne.


La Germania, il secondo mercato europeo per la provincia di Lecce con un fatturato di 61,6 milioni di euro (+12,2% rispetto al 2020), acquista dalle imprese salentine macchinari e apparecchiature per 27,7 mln e calzature per oltre 7 mln di euro; in relazione alle importazioni, circa 72 milioni di euro, il Salento acquista dalle imprese tedesche medicinali (17,6mln), prodotti lattiero-caseari (3,2 mln) e carne e prodotti a base di carne (1,5mln).


Da evidenziare la crescita di tutto rispetto dell’export verso la Polonia, attualmente tra i principali acquirenti del made in Salento, i cui rapporti commerciali negli ultimi anni si sono intensificati a tal punto da essere diventato, con gli attuali 40,6 milioni di euro e una crescita di oltre il 56%, il quarto  mercato estero dei manufatti leccesi, collocandosi   subito dopo la Germania. Verso la Polonia si esportano principalmente metalli di base e prodotti in metallo per un valore di 18,4 milioni di euro, macchinari e apparecchiature (8,2 mln) e prodotti di colture permanenti (8,6 mln). Per quanto riguarda le importazioni, ammontanti a complessivi 7,6 milioni di euro, le imprese leccesi acquistano soprattutto articoli in gomma e materie plastiche (2,2mln) e carne e prodotti a base di carne (1,4 mln).


Il secondo mercato estero del Salento sono però gli Stati Uniti con 86,2 milioni di esportazioni, cresciute nel 2021 di oltre il 79%. Gran parte dell’export è rappresentato da macchinari e apparecchiature (55,4 mln), calzature (12,8 mln) e medicinali (6,3 mln). I principali prodotti importati, per un valore totale di circa 26 milioni di euro, sono i prodotti derivanti dalla raffinazione di petrolio (11,3 mln) e i macchinari e apparecchiature (10,2 mln).


L’export in Russia ed Ucraina


Tra i primi dieci paesi verso i quali le imprese della provincia di Lecce esportano troviamo la Russia, un mercato estero che per la provincia salentina è rilevante  e che l’attuale situazione politica potrebbe compromettere seriamente con grave danno per le imprese del nostro territorio. Il fatturato verso tale paese è di poco più di 24 milioni di euro, in crescita nel 2021 di oltre il 47%, le importazioni, invece, sono di gran lunga contenute e ammontano a circa 1,8 milioni di euro. La quasi totalità delle vendite in Russia è rappresentata dai macchinari e apparecchiature per un valore di 21,3 milioni. Le importazioni, invece, sono costituite da prodotti chimici per poco meno di un milione.


Meno rilevante è l’export, invece, verso l’Ucraina che sfiora i 2 milioni di euro e per circa la metà è rappresentato da macchinari e apparecchiature, mentre il valore delle importazioni è del tutto residuale (321mila euro).

Importiamo soprattutto dalla Cina


Un caso a sé è la Cina, il primo paese per l’import del Salento: il 23% degli acquisti esteri complessivi per un valore di 122,8 milioni viene infatti dalla Cina, mentre le esportazioni sono 6,4 milioni. I principali prodotti importati sono macchinari e apparecchiature (22,3 mln), mobili (circa 17 mln), prodotti in metallo (11,6 mln) e articoli in gomma e materie plastiche (13,4 mln).


L’export verso la Cina è invece pari a 6,5 milioni di euro, di cui 3,2 rappresentati da macchinari e apparecchiature e 1,3 da bevande (vino).


Gli altri partners di rilievo per il commercio estero salentino sono, in ordine di fatturato, l’Albania, la Spagna e il Regno Unito.


Gli acquisti made in Salento dell’Albania ammontano complessivamente a 36,5 milioni di euro, mentre le nostre imprese importano merci per circa 57 milioni, da evidenziare che una buona dette delle esportazioni, oltre 12 mln, è rappresentata da cuoio conciato e lavorato, mentre l’80% delle importazioni, circa 46 milioni, è costituito da calzature, per cui si esporta la materia prima e si importa il prodotto finito.


Il flusso commerciale con la Spagna è pari a 30,6 milioni di euro per l’export e 29 mln per l’import: si esportano cemento, calce e gesso (6,7 mln), prodotti in metallo (6,3) e macchine e macchinari (6,8) e si importa olio (5,3 mln), pesce e crostacei (3,9 mln), metalli di base (3,8 mln) e automobili (3,2 mln). Gli scambi commerciali con la Gran Bretagna sono rappresentati da 27 mln di esportazioni (di cui 14,3 macchinari e apparecchiature) e 4,3 milioni di importazioni (di cui 2,5 mln sempre inerenti a macchinari e apparecchiature).


Da evidenziare, infine, la ripresa dell’export verso alcuni paesi quali la Turchia il cui export nel 2021 è stato di 12,4 milioni di euro, con un incremento rispetto all’anno precedente di oltre il 296%, e verso il Cile (+402%) con un export pari a 4 milioni di euro. Entrambi i paesi acquistano dalle imprese salentine macchinari e apparecchiature, per un valore rispettivamente di 8,7 e 4 milioni di euro.


«Necessario consolidare i risultati»


Il commento del presidente della Camera di Commercio di Lecce, Mario Vadrucci: «In un momento particolarmente delicato, anche per le conseguenze del conflitto russo-ucraino, i numeri palesano i lusinghieri risultati che imprese e lavoratori salentini hanno conseguito, con impegno, nel corso del 2021, nonostante la pandemia, proprio sui mercati internazionali. Risultati che, però, hanno necessità di un consolidamento e sappiamo bene che ora non sarà semplice realizzarlo.


Mario Vadrucci


Nella speranza che gli episodi della guerra lascino al più presto il passo a quelli della diplomazia, occorre che le imprese salentine, che, nel quadro pugliese spiccano per vivacità, trovino, insieme a quelle di tutta la regione, un terreno più favorevole anche sotto il profilo normativo; è importante riuscire a mantenere i ritmi produttivi senza problemi di approvvigionamenti di materie prime, questione che pure sta penalizzando non poco comparti rilevanti come il metalmeccanico e le costruzioni. Anche grazie al supporto delle istituzioni e delle Camere di commercio appare strategico, altresì, in questa fase, riuscire a diversificare i paesi verso i quali le nostre imprese esportano le loro produzioni, individuando quei nuovi mercati di sbocco in grado di compensare eventuali blocchi nell’importazione dei paesi maggiormente coinvolti dagli effetti diretti ed indiretti della crisi internazionale.


La ripresa del “Made in Italy”, auspicata e promossa attraverso misure del Governo che dovrebbero sterilizzare, almeno in parte, gli eventi sfavorevoli di queste ultime settimane, potrebbe dare ulteriore impulso ad un rinnovato TAC salentino che sta riconquistando gradualmente la fiducia di griffes della moda e brand internazionali, come risulta dalle cifre positive delle esportazioni del 2021.


Abbiamo, quindi, un quadro internazionale incerto, ma anche degli elementi positivi che spingono verso una reale ripartenza, tra i quali il know how, la professionalità e la passione di tanti imprenditori, capaci di motivare le maestranze in vari ambiti, tanto che nel 2021, Lecce e la sua provincia hanno raggiunto risultati che in altre province, anche della stessa Puglia, non sono stati possibili.


Ora è necessaria una situazione diversa in campo internazionale e misure interne che non scoraggino le intraprese già consolidate e diano respiro ai nuovi imprenditori che, pur tra tante difficoltà, sembrano aver trovato motivazioni e mercati per continuare ad investire.


Il rapporto con il mondo del credito, poi, sarà fondamentale soprattutto nei prossimi mesi e ci aspettiamo che il Governo non faccia mancare la sua garanzia presso le banche, proseguendo in una serie di provvedimenti che hanno consentito, proprio nel 2021, di ottenere quanto in altri momenti sarebbe stato difficile utilizzare».


La Camera di Commercio di Lecce, anche in collaborazione con Unioncamere Puglia, ha attivato una serie di iniziative rivolte all’internazionalizzazione delle imprese salentine, dallo sportello World Pass al Progetto SEI – Sostegno all’Export dell’Italia, per fornire servizi di informazione e consulenza, e per la realizzazione di incontri d’affari personalizzati con operatori esteri. Ultimo, in ordine temporale, il Progetto Short B2B, grazie al quale gli imprenditori salentini dei settori Meccanica, New Tech, Medicale, Arredo per interni ed esterni, Costruzioni, materiali del lapideo, Moda, Cosmetica, potranno incontrare, in modalità virtuale, operatori esteri qualificati, con l’obiettivo di presentare loro la propria produzione/attività e confrontarsi con potenziali partner commerciali attivi in Germania, Svizzera, Francia ed Emirati Arabi Uniti.


«Metteremo in campo tutte le possibili iniziative», conclude Mario Vadrucci, «affinché anche il 2022, pur nato sotto foschi auspici, possa essere un altro anno di bilanci positivi».


 


 


 


Approfondimenti

Certezze ed incertezze del presente

Lo spettro della guerra, malavita, femminicidi, violenza dilagante nel mondo adolescenziale e giovanile. E il Salento? Terra di anziani residenti o fugaci vacanzieri…

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di Hervé Cavallera

di Hervé Cavallera

La Pasqua da poco trascorsa dovrebbe aver ricordato ai Cristiani che essa, per il tramite della passione, morte e resurrezione di Gesù, è l’invito al passaggio ad una vita migliore.

Le feste del Cristianesimo, infatti, possono essere considerate come una sollecitazione per un futuro che sia, per i singoli e per la collettività, più buono e sereno rispetto al passato.

Ma l’immagine del presente non è così.

In campo internazionale permangono almeno due conflitti e i rischi che i campi di battaglia si allarghino non sono da sottovalutare.

E non è un problema dappoco.

Poi, per quanto riguarda l’Italia (ma il fenomeno non è solo italiano) si può constatare un aumento della violenza.

E non ci si riferisce solo ai casi più eclatanti, ossia ai delitti legati al mondo della malavita e alla crisi delle relazioni sentimentali (basti ricordare i femminicidi).

Ci si riferisce particolarmente alla violenza diffusa nel mondo adolescenziale e giovanile con i tumulti nelle università volti ad impedire la libertà di parola a conferenzieri non graditi, alle dimostrazioni pacifiste che generano saccheggi e vandalismi di vario genere, alle conflittualità che serpeggiano in certe scuole in una contrapposizione tra docenti ed allievi, con la partecipazione talvolta dei genitori.

Si ha l’impressione di trovarci in un mondo in cui non si riesce più a controllare gli impulsi.

Così accade che le frustrazioni, che sicuramente la maggior parte di noi ha pure conosciuto nel corso della propria esistenza, non vengano superate rafforzando il carattere e abituando a saper affrontare le difficoltà, ma producano comportamenti aggressivi che si propagano con facilità.

Ciò significa che gli adulti, i genitori in particolar modo, devono ben essere attenti oggi più che mai alle dinamiche dell’età evolutiva dei giovani.

Per fortuna sembrerebbe un fenomeno che non riguarda in modo preoccupante il nostro Salento.

Non che manchino i fatti di cronaca nera, ma fenomeni di scontri di piazza da parte di minorenni sono assai pochi.

E qui allora emerge un’altra considerazione: quello dello spopolamento.

Le nascite sono da tempo in netto calo nella Penisola.

Secondo i dati dell’ISTAT in Italia nascono 6 bambini ogni mille abitanti.

Nel Salento al calo demografico si aggiunge poi il fatto che molti giovani compiono gli studi universitari in altre regioni d’Italia e non tornano più nel paese nativo.

Certo, vi sono anche coloro che tornano e con coraggio, come si è scritto su questo giornale, ma sono pochi.

Il Salento diventa la terra di anziani residenti o di fugaci vacanzieri.

E allora l’invito alla gioia che proviene dal suono delle campane pasquali si spegne in una triste rassegna.

Conflitti sempre più minacciosi tanto da spingere qualcuno a sostenere il ritorno alla leva obbligatoria, sviluppo della criminalità organizzata, violenze e tragedie domestiche, violenza giovanile, fragilità nell’affrontare le difficoltà connesse al quotidiano, spopolamento, stagnazione produttiva…

Occorre precisare che non si nega che esistano casi positivi, anzi di eccellenza nella imprenditoria, nei giovani, nella vita coniugale e così via, ma l’ombra del negativo è sempre più visibile e preoccupante.

LA COMUNICAZIONE DELL’EFFIMERO

Vi è poi la sensazione di una crescita dell’individua- lismo accentuato dai social, dalla facilità di esprimere pareri su tutto e su tutti.

Al tempo stesso la comunicazione digitale isola fisicamente l’utente pur avendo egli un contatto online con centinaia se non migliaia di persone.

È la comunicazione dell’effimero, mentre si continua a rimanere soli.

Come diceva l’antico filosofo, l’uomo è un animale sociale; ha bisogno di vivere concretamente, fisicamente col prossimo, non di limitarsi a parole diffuse con mezzi artificiali.

Ed è questo l’aspetto che è il lascito ideale delle recenti celebrazioni pasquali: quello di tornare ad essere una comunità.

Una comunità di persone che si incontrano e dialogano ed elaborano progetti che permettano una crescita economica e spirituale.

Tutto questo richiede buona volontà e competenza, richiede il mettere da parte l’attrazione per il proprio tornaconto, per il proprio particulare come diceva Guicciardini.

È un compito che devono tornare ad assumere quelle istituzioni ad esso preposte quali la famiglia e la scuola.

In un momento storico in cui i legami familiari diventano sempre più fluidi, bisogna che la scuola diventi davvero un centro di formazione di responsabilità oltre che di conoscenze e competenze.

Un futuro migliore è affidato da sempre ad una buona educazione e di ciò dobbiamo tornare a prendere consapevolezza.

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Il fallimento della democrazia

Astensionismo: nelle regionali del 2023 raggiunse il 60% in Lombardia e Lazio; nel 2014 in Emilia-Romagna votò solo il 37,7%. Nel 2020 l’affluenza alle regionali pugliesi è stata del 56,43%…

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di Hervé Cavallera

Il prof. Hervé Cavallera

Il 25 febbraio si è votato per la Regione in Sardegna.

I candidati alla Presidenza della Regione erano 4 e le liste presenti 25.

Ora, quello che particolarmente colpisce, a prescindere da vinti e vincitori e dalle stesse modalità di votazione (voto disgiunto, ad esempio), è l’affluenza degli elettori.

Poco al di sopra del 52%, quindi ancor meno dell’affluenza avuta nelle precedenti elezioni regionali.

Né si tratta di un fenomeno meramente sardo.

L’affluenza elettorale è effettivamente bassa e, come si suole dire, l’astensionismo è in assoluto il maggior partito in Italia (ma la situazione non è dissimile anche in altri Paesi europei).

Nelle regionali del 2023 l’astensionismo raggiunse il 60% in Lombardia e nel Lazio e nel 2014 in Emilia-Romagna per l’elezione del presidente della Regione votò solo il 37,7% degli elettori.

Nel 2020 l’affluenza alle regionali in Puglia è stata del 56,43%. Ciò non può lasciare indifferenti in quanto, se democrazia significa partecipazione, il “successo” dell’astensionismo significa fallimento della democrazia.

Esiste ormai nella realtà uno scollamento tra cittadini e politica.

È un dato inequivocabile che non può essere risolto con la diffusione del cosiddetto “civismo” ossia con la nascita di movimenti localistici.

Invero nel 1946 l’Assemblea Costituente introdusse il principio della obbligatorietà del voto che però all’art. 48 della Costituzione italiana risulta solo un dovere civico.

Nel 1957, col D. P. R. n.361, si rendeva obbligatorio il voto nelle elezioni politiche, dichiarando che occorreva fare un elenco degli astenuti.

Il tutto poi venne meno nel 1993 (D. L. 20 dicembre 1993, n . 534).

Il che è anche corretto poiché il concetto di liberta implica anche l’astensione. E tuttavia quando l’astensione raggiunge livelli elevatissimi sì da quasi superare il numero dei votanti, è chiaro che è in atto una crisi della sensibilità politica dei cittadini.

Si tratta di un processo che in Italia si può far risalire alla cosiddetta fine della prima Repubblica (1994) ossia con la fine dei partiti che esistevano nella Penisola dal 1946.

In realtà, il fenomeno rientra nel collo delle grandi ideologie e, di conseguenza, in una semplificazione della vita politica tra due schieramenti, etichettati come moderati o conservatori da una parte e progressisti dall’altra.

Non per nulla negli Stati Uniti d’America dove esistono praticamente solo due partiti, il repubblicano e il democratico, l’astensionismo tocca spesso punte del 70% a cui peraltro ci si è abituati.

Di qui un altro aspetto che va considerato: il ruolo decisivo del candidato alla presidenza.

Sostanzialmente si vota la persona più che le idee.

D’altronde tutti possiamo constatare che nei nostri Comuni sono pressoché inesistenti le tradizionali sezioni dei partiti, ove una volta i tesserati potevano discutere vari temi politici.

Di qui un ulteriore paradosso. Si ritiene che in una società democratica chi “comanda” o, per essere più corretti, chi ha la gestione della cosa pubblica sia la maggioranza.

Nei fatti, invece, proprio grazie all’astensionismo, la gestione del potere è comunque affidata ad una minoranza, mentre la maggioranza dei cittadini assiste con apatia, rassegnazione o altro, a quello che la minoranza decide.

Negli anni ’80 del secolo scorso il sottoscritto scrisse un libro sull’importanza dell’educazione politica, intesa non come educazione partitica, ma come educazione alla partecipazione responsabile alla vita pubblica.

Al presente, di fronte a fenomeni come l’astensionismo, la cancel culture, l’improvvisazione demagogica che talvolta si fa sentire per il tramite dei social, una riflessione articolata, ponderata e di largo respiro sulla necessità di una rifondazione della vita civile, in modo che non sia soggetta alle pulsioni del momento, sarebbe opportuna.

Naturalmente tutto riesce difficile ed è inutile evocare il ricordo della vecchia Educazione civica, anche se dal settembre del 2020 l’Educazione civica è considerata una disciplina trasversale che riguarda tutti i gradi scolastici.

In una società ove predomina il relativismo individualistico, mancano i grandi valori che danno davvero lo slancio vitale all’impegno civile che investa la collettività e tutto si risolve nel gioco degli interessi di piccoli gruppi o dei singoli.

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Galatina, il Liceo Vallone si mobilita “fa rumore” per le Donne

Sceglie di “far rumore” al fine di sensibilizzare i giovani, e la cittadinanza tutta, sul significato intrinseco di questa ricorrenza.

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In occasione dell’8 marzo, Giornata Internazionale dei Diritti della donna, il Liceo A. Vallone, di Galatina, sceglie di “far rumore” al fine di sensibilizzare i giovani, e la cittadinanza tutta, sul significato intrinseco di questa ricorrenza.

Previsto in mattinata, alle ore 11.45, un corteo che partirà dalla sede centrale del Liceo, in viale don Tonino Bello, e si muoverà verso Piazza San Pietro dove si terrà un flash mob di riflessione chiuso con la lettura di Knocking on Heaven’s door, profondo monologo in voce maschile tratto da Ferite a morte, di Serena Dandini. 

“L’ignominia continua da Giulia…1,2,3…12 vittime” è il messaggio che gli studenti e le studentesse del Liceo porteranno in corteo, ribadendo che “Nessun delitto ha una giustificazione”!

Tutti gli studenti e le studentesse del Liceo, accompagnati dal personale scolastico, attraverseranno le strade principali della città (viale don Tonino Bello – via Ugo Lisi – C.so porta Luce – Piazza San Pietro) con l’obiettivo di fare un silenzioso rumore sull’inefficacia di questa ricorrenza, dipanando un drappo rosso lungo 30 metri, simbolo del dolore e delle violenze che le donne ancora subiscono, visto il perdurante divario di genere.

“Non si ha nulla da celebrare se non vi è uguaglianza. Non si celebra la Donna se non La si rispetta” Queste le parole della Dirigente Scolastica, prof.ssa Angela Venneri, che ha fortemente promosso e sostenuto l’iniziativa, in un’ottica di sensibilizzazione e condivisione d’intenti.

Non un’occasione per festeggiare, dunque, ma solo per riflettere e tenere alta l’attenzione, con l’auspicio che l’educazione culturale possa riaffermare un ineludibile principio di civiltà.

Da qui l’augurio conclusivo dei nostri studenti e studentesse a tutte le donne con i dolcissimi versi della poesia di Alda Merini, Sorridi donna.

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