Cronaca
Il cavallo di ritorno della mafia leccese
Smantellata associazione a delinquere dedita a furti, estorsioni e traffico di droga. Coinvolto anche il boss della SCU Roberto NIsi
Operazione dei carabinieri di Gallipoli hanno tratto in arresto sei persone, ritenute responsabili, a vario titolo, dei delitti di associazione per delinquere finalizzata alle estorsioni, ai furti di autovetture, attrezzi e macchine agricole con la restituzione del bene al derubato dietro pagamento di una somma di denaro (il cosiddetto “cavallo di ritorno”), ricettazione, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, porto e detenzione di armi comuni da sparo ed altro .
Il blitz dei carabinieri gallipolini ha consentito di sgominare una vera e propria associazione a delinquere che aveva portato a compimento furti, ricettazione, traffico e spaccio di droga, porto e detenzione di armi. Tra gli arrestati anche il boss della Sacra Corona Unita Roberto Nisi.
Oltre a Nisi, i destinatari degli ordini di custodia cautelare in carcere sono: Marco Caramuscio, Andrea Mancarella, Biagio Pagano, Luigi Tarantini, e Antonio Vadacca (detto Antonio ca ca). Caramuscio, Nisi e Vadacca, al momento della notifica erano già in carcere a scontare condanne per condanne inerenti altre vicende.
I reati contestati agli arrestati sono circa 35: estorsioni, ricettazione e furti di diversa entità. In una Masseria di San Pietro, in pratica l’abitazione di Tarantini, i carabinieri hanno ritrovato una serie interminabile di oggetti provento di furto. Dopo le razzie in ogni dove del Salento la banda provvedeva o a far partire l’estorsione con il noto “cavallo di ritorno” o a rivenderli. Secondo quanto appurato dagli inquirenti, il guadagno poi serviva ad alimentare il mercato della droga: cocaina hashish e marijuana che circolava tra Lecce, Trepuzzi, Lequile e Squinzano. Le indagini dei carabinieri gallipolini hanno portato anche al coinvolgimento di altre 43 persone, tutte indagate a piede libero.
Gli arresti di oggi sono il compimento di una lunga attività di indagine partita da un cavallo di rtorno per un furgone Fiat risalente all’aprile 2011. L’estorsione fu messa in atto da Marco Caramuscio: le indagini hanno poi fatto piombare i carabinieri su Tarantini e le sue attività illecite. Tarantini però è un uomo Roberto Nisi così i militari dell’Arma hanno avuto l’opportunità di notificare l’arresto anche al boss dell’omonimo clan operativo tra Copertino, San Pietro in Lama, Monteroni, Lequile, Squinzano e Lecce. In particolare gli inquirenti hanno svelato un’intercettazione nella quale Tarantini dice di aver preso parte alla strage della Grottella (*), vantandosi di essere tra coloro che accompagnarono il responsabile nei luoghi dell’attentato.
*La strage della Grottella
Era la mattina del 6 dicembre 1999 quando un commando di rapinatori assaltò due furgoni portavalori della “ Velialpol “ trucidando tre guardie giurate e ferendone altre tre. Erano circa le 8 circa quando I due furgoni portavalori percorrevano la strada provinciale tra San Donato di Lecce e Copertino, trasportavano I soldi delle pensioni per gli uffici postali della zona circa tre miliardi di Lire. Uno dei componenti del commando di rapinatori comandato da Vito Di Emidio (Sacra Corona), dopo aver preparato la strada spargendo dei chiodi a quattro punte nel tratto di strada un po’ più avanti di quello in cui è realmente avvenuto l’assalto (nel caso non fossero riusciti nell’intento di fermare i due blindati), speronò violentemente con un pesante camion il primo furgone blindato uccidendo sul colpo Luigi Pulli, che lo conduceva, e bloccando la strada anche al secondo furgone che lo seguiva e che dovette fermarsi. A quel punto il commando composto da almeno sei persone aprì il fuoco con kalashnikov e pistole, tempestando di proiettili i due furgoni portavalori. Il secondo portavalori venne sventrato con delle bombe ed i corpi di due guardie giurate che si trovavano all’interno, Raffaele Arnesano e Rodolfo Patera, dilaniati dalla violenta esplosione, tanto violenta da incastrare la seconda cassaforte e renderne impossibile l’aperture. Il feroce assalto fruttò circa 2 miliardi di lire al commando di rapinatori che fuggirono lasciando sul posto uno scenario di guerra e di morte. E i tre corpi senza vita di Luigi Pulli di 52 anni, Raffaele Arnesano di 37 anni, Rodolfo Patera di 32 anni oltre a tre loro colleghi feriti, Claudio M. di 33 anni, Giovanni P. di 34 anni e Giuseppe Q. di 38 anni. La Cassazione ha confermato le condanne all’ergastolo per gli autori della strage.
Cronaca
Smantellato laboratorio clandestino di fuochi d’artificio
Nel locale, gli Artificieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Lecce hanno accertato una situazione potenzialmente estremamente pericolosa, dovuta alla presenza di polveri e sostanze caratterizzate da elevata volatilità ed estrema infiammabilità, conservate in modo del tutto inidoneo
I Carabinieri del NOR hanno tratto in arresto in flagranza di reato un uomo di 55 anni, residente a Monteroni di Lecce, già noto, ritenuto responsabile del reato di illecita detenzione di materiale esplosivo artigianale.
L’attività si pone in linea di continuità con i recenti risultati conseguiti nel territorio salentino, tra cui il sequestro effettuato nei giorni scorsi a Scorrano, dove i Carabinieri hanno rinvenuto circa mezza tonnellata di artifizi pirotecnici illegali, alcuni dei quali non classificati, manomessi e alterati, occultati all’interno di un garage in area urbana.
Nel corso di una perquisizione domiciliare presso l’abitazione del 55enne, effettuata nella mattinata del 24 dicembre, i militari hanno rinvenuto un laboratorio artigianale clandestino, destinato alla realizzazione di materiale esplodente e ubicato nel pieno centro abitato.
La scena presentatasi agli operanti lasciava chiaramente intendere la presenza di un laboratorio in piena attività, con sostanze, materiali e attrezzature pronti per la lavorazione, circostanza che ha fatto immediatamente emergere un quadro di elevato rischio operativo e di serio allarme per la sicurezza pubblica.
Nel locale, gli Artificieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Lecce hanno accertato una situazione potenzialmente estremamente pericolosa, dovuta alla presenza di polveri e sostanze caratterizzate da elevata volatilità ed estrema infiammabilità, conservate in modo del tutto inidoneo.
In particolare, sono state rinvenute sostanze precursori quali polvere di alluminio, nitrato e perclorato di potassio, la cui miscelazione consente di ottenere composti esplodenti artigianali.
Secondo quanto rilevato dagli Artificieri dell’Arma, la conservazione di tali miscele all’interno di un ambiente chiuso, privo delle necessarie condizioni di sicurezza e con modalità del tutto improprie, le rende soggette a variazioni fisiche e chimiche tali da aumentarne sensibilmente l’instabilità e, conseguentemente, il livello di rischio. Anche il minimo attrito, urto o innesco accidentale avrebbe potuto determinare una reazione improvvisa, con conseguenze gravissime non solo per l’occupante dell’immobile ma anche per le abitazioni circostanti e per l’intero quartiere.
Al termine delle attività sono stati sottoposti a sequestro complessivamente circa 600 chilogrammi di materiale pirotecnico, dei quali oltre due quintali costituiti da materiale esplodente non classificato, nonché 60 chilogrammi di sostanze utilizzabili come precursori per la produzione di esplosivi pirotecnici.
Il Pubblico Ministero di turno ha disposto la misura degli arresti domiciliari in attesa della convalida dell’arresto.
Nel settore dei cosiddetti “botti illegali”, infatti, non è mai agevole risalire alla figura del cosiddetto “maker”, ossia del soggetto che materialmente realizza gli ordigni, poiché la filiera è spesso frammentata e caratterizzata da elevata clandestinità. Si tratta del primo caso in Salento in cui, nonostante i frequenti sequestri di materiale esplodente illegale effettuati negli ultimi anni, l’attività di contrasto ha consentito di individuare e smantellare un intero laboratorio di produzione.
Cronaca
Taurisano, rubato il Gesù bambino dal Presepe
E’ successo tutto nella notte della vigilia di Natale…
Natale non è Natale senza Gesù Bambino.
Questo avrà pensato il benpensante quando ha portato via la statuina del Bambino Gesù dal presepe allestito in piazza Castello, dalla curia e don Gionatan, un’opera realizzata con materiali di riciclo.
E’ successo tutto nella notte della vigilia di Natale.
Ad accorgersene è stato il parroco, don Gionatan De Marco, che ha affisso un cartello accanto al presepe: “C’è tanto bisogno di Gesù, siamo contenti che qualcuno se lo sia portato a casa!“.
Un messaggio ironico, che fa pensare ma che porta alla riflessione e alla vergogna.
Cronaca
Tragica viglia di Natale per un ottantenne
Il conducente dell’altra auto coinvolta, un 19enne, non ha riportato ferite gravi…
Tragica vigilia di Natale a Leverano. Uno scontro tra due auto a causato il decesso di un uomo del posto di 80 anni.
Le auto coinvolte sono Mercedes e una Opel Corsa, sulla quale viaggiava un uomo di 80 anni.
Una volta arrivati i mezzi di soccorso del 118 e i Vigili del Fuoco, hanno tentato invano di rianimare l’uomo ma hanno dovuto constatarne il decesso.
Il conducente dell’altra auto coinvolta, un 19enne di Leverano, non ha riportato ferite gravi, anche se è rimasto scioccato da quanto accaduto.
I Carabinieri del luogo sono intervenuti per accertare le cause e capire la dinamica dell’impatto.
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