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Cronaca

Caso Ivan Ciullo: le novità

Nuovi elementi di indagine all’attenzione della procura di Lecce. I tabulati telefonici – misteriosamente scomparsi e ora riapparsi nel fascicolo -dimostrano che l’indagato ha mentito

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L’indagato avrebbe mentito agli inquirenti. È quanto emerge dalla nuova consulenza tecnica – “Memorie di indagine” –  depositata nei giorni scorsi dall’avvocato Paolo Maci presso la Procura di Lecce e curata dal dottor Roberto Lazzari, perito e criminologo investigativo nominato dai genitori di Ivan Ciullo, Rita Bortone e Sergio Martella.


Le nuove indagini, volute dalla PM Maria Vallefuoco, metterebbero in luce le carenze investigative dei primi anni e dimostrerebbero che Ivan fu ucciso.


L’analisi svolta dal criminologo Roberto Lazzari sui tabulati telefonici dell’indagato – un uomo con cui Ivan aveva avuto una relazione tormentata – ha messo in luce tutte le contraddizioni in cui l’uomo è caduto, non solo in riferimento alle telefonate e ai messaggi scambiati con la vittima il giorno della morte, ma anche sui suoi spostamenti. I tabulati infatti dimostrano che ha mentito e che in realtà era ad Acquarica del Capo proprio nelle ore in cui è stata collocata la morte del ragazzo. L’uomo ha affermato di aver ricevuto dei messaggi dallo stesso Ivan ma di non averli letti. La perizia tecnica invece dimostra che li ha visualizzati poco dopo averli ricevuti.


Nella relazione il dottor Lazzari mette in evidenza che quei tabulati, richiesti nel 2016 dall’allora PM Carmen Ruggero, erano misteriosamente scomparsi dalla copia del fascicolo consegnato agli avvocati. Perché? Che fine avevano fatto e chi aveva interesse a farli scomparire? Per quale ragione quei tabulati, “che contenevano la prova delle bugie dichiarate dall’indagato” non sono stati oggetto di ulteriori indagini ma anzi hanno portato ad una richiesta di archiviazione del caso? Solo a fine gennaio 2020, grazie al lavoro della dottoressa Vallefuoco, i tabulati sono tornati nel fascicolo d’indagine.


Nel riepilogare gli esiti delle indagini svolte in questi 5 anni, la relazione mette in evidenza anche altri aspetti della vicenda che meritano approfondimenti investigativi. Dov’è il mazzo di chiavi che era nella tasca del ragazzo quando fu ritrovato cadavere? E i suoi abiti, perché non sono stati restituiti ai genitori? Che fine hanno fatto? Qualcuno ne ha ordinato la distruzione?


Il cavo microfonico al quale è stato trovato appeso il corpo di Ivan Ciullo risulta tagliato ad una estremità probabilmente con un taglierino. L’altra metà del cavo è stata rinvenuta nel bagagliaio della macchina del ragazzo, ma nell’auto non è stata trovata alcuna arma da taglio. Forse il cavo è stato tagliato da qualcun altro?

Il cellulare di Ivan Ciullo alle 19,09 si trovava nel centro di Taurisano e non in località Calie, dove è stato ritrovato il suo corpo e dove la sua macchina si era fermata alle 17,13, come testimonia il satellitare installato nell’auto. Con chi era Ivan? Chi lo ha portato da Località Calie a Taurisano? E a chi appartiene l’immobile di Taurisano in cui viene collocato il telefonino?


A queste e a tante altre domande rimaste ancora senza riscontri mamma Rita e papà Sergio chiedono che vengano date risposte.


Ivan Ciullo, lo ricordiamo, venne trovato impiccato ad un albero di ulivo il 22 giugno del 2015 nelle campagne di Acquarica del Capo. Il caso fu inizialmente liquidato come un suicidio sulla base del fatto che nell’auto del ragazzo fu ritrovata una presunta lettera di addio ai genitori, che però non hanno mai creduto alla versione suicidaria.


La Procura di Lecce ha aperto un fascicolo per Istigazione al suicidio e ha indagato un uomo con cui il ragazzo aveva avuto una tormentata relazione. Dopo anni di indagini farraginose il caso è ora nelle mani della PM Maria Vallefuoco che ha dato nuovo impulso alle indagini accogliendo le istanze dei genitori di Ivan e dei loro avvocati Valter Biscotti, Paolo Maci e Chiara Landolfo.


Secondo la difesa, Ivan non può essersi suicidato per i seguenti motivi: “L’autopsia ha evidenziato che l’osso ioide non è rotto; il cavo microfonico al quale è stato trovato appeso non può in nessun modo allungarsi. Quindi non si spiega come mai Ivan è stato trovato con le gambe flesse, quasi inginocchiato; i segni alla base del collo di Ivan non sono stati provocati dal cavo microfonico, ma da un laccio più sottile; lo sgabello ritrovato accanto al suo corpo è pulito, privo di impronte e non è infossato nel terreno. Prove inconfutabili del fatto che non è stato utilizzato


Cronaca

Taglio del nastro: bentornato Ponte Ciolo

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Come avevamo anticipato sulle colonne del nostro ultimo numero cartaceo, oggi è stato il grande giorno del Ponte Ciolo. Il giorno in cui ha riaperto al traffico, sotto “una nuova luce”.

Il taglio del nastro questo pomeriggio per lo storico ponte in località Gagliano del Capo (Lecce), il ponte iconico del Salento lungo la strada provinciale 358, la litoranea della costa adriatica, che si staglia per una lunghezza di 60 metri a picco sul mare in corrispondenza di un’insenatura rocciosa profonda circa 30 metri.
    Simbolo, negli anni ’60, di un filone di ingegneria strutturale altamente innovativa, il ponte è tornato da oggi a nuova vita, riaperto alla percorrenza dopo essere stato chiuso per un anno per i lavori di risanamento, consolidamento e adeguamento sismico e funzionale finanziati dalla Provincia di Lecce con risorse del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
    Alla cerimonia di riapertura del ponte, con la l’accensione dell’illuminazione, alla presenza del presidente della Provincia di Lecce Stefano Minerva, hanno partecipato autorità civili e religiose per salutare il passaggio della prima vettura.
    La struttura originaria, ad arco sagomato, è stata progettata dall’ingegnere leccese Antonio La Tegola e realizzata dalla Provincia di Lecce tra il 1962 e il 1967.

Era stata già sottoposta, negli anni, ad altri interventi di manutenzione.

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Specchia, movimenti turistici: partono i controlli della Polizia Locale

Avviata una serie di verifiche riguardanti la comunicazione da parte degli operatori del settore ricettivo. Per le omissioni o ritardi sanzioni fino a 600 euro

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La stagione turistica è alle porte e con essa arrivano anche i controlli per garantire il rispetto delle normative vigenti.

A Specchia, la Polizia Locale ha avviato una serie di verifiche riguardanti la comunicazione dei movimenti turistici da parte degli operatori del settore ricettivo.

Questa iniziativa è volta ad assicurare il rispetto delle leggi regionali che regolamentano il settore turistico e puniscono le violazioni con sanzioni amministrative.

Il Comandante della Polizia Locale di Specchia Andrea Zacà ha sottolineato l’importanza del rispetto delle norme, richiamando l’attenzione sull’articolo 10 quinquies della Legge Regionale 52/2019.

Questo articolo assegna ai comuni le funzioni di vigilanza e controllo in materia turistica, con l’obiettivo di contrastare forme illegali di ospitalità e garantire il rispetto degli obblighi di comunicazione dei movimenti turistici.

La normativa regionale, nello specifico l’articolo 10 della Legge Regionale 57/2018, prevede sanzioni per le violazioni relative alla mancata trasmissione dei dati sui movimenti turistici.

Sanzioni che possono variare a seconda della gravità della violazione, includendo multe che vanno da euro 100 a euro 600.

Ad esempio, l’omessa trasmissione mensile dei dati comporta una sanzione che può arrivare fino a euro 600, mentre un ritardo nella trasmissione può essere sanzionato con multe che vanno da euro 100 a euro 300.

In conclusione, i controlli della Polizia Locale di Specchia riguardanti la mancata o tardiva comunicazione dei movimenti turistici mirano a garantire il rispetto delle normative regionali e a contrastare le pratiche irregolari nell’ospitalità.

È essenziale per gli operatori nel settore ricettivo adempiere ai requisiti di comunicazione dei dati al fine di evitare sanzioni amministrative e promuovere una gestione trasparente e conforme alle regole del turismo nella regione.

 

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Cronaca

Volontariato o lucro? Associazione nei guai

Indagine della Guardia di Finanza. Corrispettivi non dichiarati al fisco per un milione e 300mila euro. Il rappresentante legale e l’amministratore di fatto della onlus sono stati denunciati

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I militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Lecce hanno verificato la posizione di un’associazione culturale di formazione e promozione, risultata essere evasore totale negli anni d’imposta 2019 e 2020.

In particolare, la citata associazione, con sede in Lecce, negli anni oggetto del controllo, avrebbe perseguito scopi di lucro in contrasto alle finalità previste da statuto.

Diochiarata come associazione culturale i formazione e promozione era, invece, protagonista di un notevole giro d’affari, con master post laurea al prezzo di 7mila e 500 euro.

L’ammontare dei corrispettivi non dichiarati al fisco è stato determinato in un milione e 300mila euro. Il rappresentante legale e l’amministratore di fatto dell’asserita onlus sono stati denunciati alla competente Autorità Giudiziaria per le ipotesi di reato di omessa dichiarazione, atteso che l’imposta evasa è stata quantificata dai Finanzieri in oltre 300mila euro, ammontare superiore alla soglia di punibilità stabilita dalla normativa penaltributaria.

Vale la pena ricordare ancora una volta che l’evasione fiscale costituisce un grave ostacolo allo sviluppo economico perché distorce la concorrenza e l’allocazione delle risorse, mina il rapporto di fiducia tra cittadini e Stato e penalizza l’equità, sottraendo spazi di intervento a favore delle fasce sociali più deboli.

  • foto in alto di repertorio
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