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Bagnolo del Salento

Covid nei Comuni: percentuali alte a Bagnolo, Montesano e Castro

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Ecco il report epidemiologico settimanale, aggiornato a oggi, 13 maggio 2022, sui casi Covid nella provincia di Lecce.





Secondi dati pubblicati dall’ASL di Lecce, sono 5975 i cittadini in provincia di Lecce attualmente Covid positivi, di cui 71 ricoverati nei reparti Covid.





Il report evidenzia, tra gli altri dati, la distribuzione dei casi Comune per Comune, il numero dei degenti, dei ricoveri e dei decessi con la distinzione per genere ed età, l’incidenza settimanale per 100mila abitanti (questa settimana è di 468,7 casi per 100mila abitanti) e il tasso di ospedalizzazione.




Il report fotografa anche la campagna vaccinale antiCovid: sono 1.789.491 le dosi di vaccino somministrate finora a cittadini residenti in provincia di Lecce, di cui 649.871 prime dosi, 657.680 seconde dosi (incluse monodose), 479.500 terze dosi e 2.440 quarte dosi.





Ai centri di Bagnolo, Montesano e Castro lo spiacevole podio per le percentuali più alte di contagio rispetto alla popolazione.





Consulta il dato dai singoli comuni: clicca qui


Bagnolo del Salento

Cursi: “Attenti al lupo”

Avvistamenti nel feudo al confine con Bagnolo. Il sindaco: “Mantenere distanza e contattare forze dell’ordine”

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Il lupo è lentamente tornato a popolare il Salento (viva Dio), ma gli avvistamenti talvolta mettono apprensione.

È importante infatti ricordare che, premesso appunto che la presenza del lupo è un dato altamente positivo per il nostro territorio e ne rappresenta un indicatore certamente non negativo dello stato di salute, l’approccio agli animali selvatici non è e non deve essere lo stesso di quello che abbiamo con animali domestici o addomesticati.

Da qui l’avviso diffuso a Cursi dal sindaco Antonio Melcore (segue foto) che scrive: “Si rende noto che nelle campagne adiacenti ai feudi del Comune di Bagnolo è stata segnalata la presenza di uno o più lupi. Si raccomanda in caso di avvistamento di tenersi a debita distanza e di dare immediata notizia alle forze dell’ordine: Carabinieri, Forestale, Polizia di Stato, Polizia Locale”.

Immagine in evidenza di repertorio

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Appuntamenti

Salento in cima alla cuccagna

Tra tradizione e divertimento, sfida aperta a Monteroni di Lecce (oggi), Bagnolo del Salento (21 aprile), Collepasso (23 aprile) e Cocumola (25 aprile). Eventi collaterali in ciascun paese coinvolto, tra cui una fiera mercato, spettacoli di musica, danza e cabaret e degustazioni di prodotti tipici

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Dilettanti, professionisti e, novità di quest’anno, anche bambini e ragazzi, si sfideranno, in quattro Comuni salentini, per conquistare la vetta più alta. Da oggi e fino al 25 aprile, torna “Salento in Cima alla Cuccagna”, manifestazione organizzata dalle associazioni “Madonna di San Fili” di Monteroni di Lecce, “Gli Amici di Bagnolo” di Bagnolo del Salento, “Rioni Collepassesi A.P.S.” di Collepasso e “Genitori Insieme” di Cocumola, con il patrocinio della Provincia di Lecce.

Alla cerimonia di presentazione sono intervenuti il vice presidente della Provincia di Lecce Antonio Leo, il sindaco di Monteroni Mariolina Pizzuto con il presidente dell’Associazione “Madonna di San Fili” Antonio Quarta, il sindaco di Bagnolo Irene Chilla con il consigliere dell’Associazione “Amici di Bagnolo” Giorgio Sisinni, il consigliere comunale di Collepasso con delega all’associazionismo Angelo Gianfreda con il presidente dell’Associazione “Rioni Collepassesi” Antonio Greco e la consigliera Alessia Ria, il sindaco di Minervino Ettore Caroppo con il rappresentante dell’Associazione “Genitori Insieme” di Cocumola Serena Del Bene.

Organizzata per la prima volta nel 2019, la manifestazione “Salento in Cima alla Cuccagna” ripropone un antico rito tipico della tradizione pasquale.

La tappa inaugurale del tour coincide con la festa della Madonna di San Fili, che si celebra a Monteroni oggi.

Seguiranno le altre tappe a Bagnolo del Salento (21 aprile), Collepasso (23 aprile) e Cocumola (25 aprile).  

Parteciperanno al torneo anche i professionisti della “Rosengarden” di Bergamo (campioni d’Italia 2015) ed i “Lariani” di Como, detentori del record in salita.

Novità di questa edizione 2023 la partecipazione dei più piccoli che potranno cimentarsi con la scalata del “palo della cuccagna per bambini e ragazzi” alto 9 metri.

Il programma prevede una serie di eventi collaterali in ciascun paese coinvolto, tra cui una fiera mercato, spettacoli di musica, danza e cabaret e degustazioni di prodotti tipici.

 

 

 

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Bagnolo del Salento

Xylella, il punto dai frantoi della provincia

C’è luce in fondo al tunnel? Il punto su passato, presente e prospettive future dell’olivicolo salentino con chi è del mestiere e vive quotidianamente le difficoltà di un settore in crisi

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Abbiamo fatto un giro per i frantoi del Salento per chiedere a chi vive a contatto con gli ulivi qual è oggi la situazione, quali sono le responsabilità del disastro provocato dalla Xylella sul territorio e quali sono le prospettive future per il settore olivicolo nostrano. (Leggi anche l’intervista sul tema al professor De Bellis: “Per il Salento ormai è tardi”)

Quintino Palma – Frantoio Fratelli Palma di Cursi

Proprio questa settimana ci è arrivata la pec che ci autorizza all’espianto degli alberi secchi che ancora sono sui nostri terreni. È la seconda fase di reimpianti per i nostri circa 100 ettari di terreno. Con la prima, abbiamo sostituito solo il 30% degli alberi secchi. Siamo ancora in alto mare: di questo passo, possiamo dire che inizieremo a produrre tra qualche anno.

La Comunità Europea è tra i maggiori responsabili dell’accaduto. Oggi è acclarato che la Xylella è entrata in Europa per mezzo di piante importante dall’Olanda. Non è un caso che il batterio si sia diffuso anche in altri Paesi. Se si fossero disposti i dovuti controlli, non saremmo giunti a questo punto.

Il problema in Italia si è ingigantito a causa del negazionismo degli ambientalisti che hanno fatto perdere del tempo prezioso facendoci giungere ad un punto di non ritorno. Altrove, le piante infette sono state immediatamente espiantate (come accade oggi nel nord della Puglia), senza indugiare e lasciare spazio alla diffusione del batterio.

Vedo male il futuro perché gli uliveti si stanno diffondendo in tutto il mondo. Questo vuol dire che la concorrenza aumenta: l’ulivo oggi è sempre più diffuso anche dall’altra parte del pianeta, come in Argentina ed in Australia.

Ci può tenere a galla la qualità del nostro olio. Nella speranza che vi saranno altre varietà resistenti, da affiancare a Favolosa e Leccina, con le quali (quest’ultima in particolare) lavoriamo già da tempo. La certezza che abbiamo maturato è che la Xylella non sparirà: dovremo abituarci a conviverci.

Marta e Consiglia Lisi – Azienda agricola Merico di Miggiano

All’inizio eravamo smarriti, confusi, abbandonati a noi stessi. Poi abbiamo realizzato che tutta la nostra competenza rischiava di andare perduta e, con  tanti sacrifici e tentativi, abbiamo osservato le strategie che la pianta usava per sopravvivere. Piccoli segnali che ci hanno incoraggiato nel proseguire con l’utilizzo di sostanza organica sui terreni, selezione dei polloni più vigorosi e potature mirate. Alla fine siamo riusciti a fare sia l’olio extra vergine che una piccola produzione di olive Cellina di Nardò in salamoia. Per noi è stato un segnale importante che rafforza la volontà di valorizzare ancor di più le nostre varietà autoctone.

In merito alle responsabilità non abbiamo certezze, ma se la zona focolaio fosse stata debitamente isolata e le piante distrutte in campo chissà… Nel frattempo, non dimentichiamo che la legna dei nostri ulivi malati continua a viaggiare sconsideratamente fuori dal Salento, mentre al contempo si è impedito ai vivaisti di vendere possibili piante ospiti per evitare di diffondere la malattia: questo racconta con che incoerenza è stata affrontata l’emergenza.

Sarebbe stato importante, anche se non risolutivo, aiutare economicamente gli olivicoltori a incrementare la fertilità dei suoli con sostanza organica, per pensare a una vera ripartenza olivicola e per azzerare gli errori degli anni passati, segnati da diserbo e concimazione chimica spinta che hanno minato la storica biodiversità dei questo territorio.

La perdita delle nostre varietà antiche Cellina di Nardò e Ogliarola salentina è incalcolabile in termini di storia, paesaggio, sostenibilità ambientale e valore nutrizionale. Da queste varietà abbiamo prodotto oli extravergini premiati in tutto il mondo (l’Assam ha dedicato loro nel catalogo degli oli monovarietali un capitolo a parte, per l’importanza e l’unicità delle loro caratteristiche) ed eravamo arrivati al punto che spesso la domanda superava l’offerta per quest’olio speciale.

Il domani è spaventosamente appiattito su un’idea di agricoltura industriale, non adatta alla configurazione storica e culturale dei nostri territori. Sono state spazzate via, in un colpo solo, le peculiarità delle nostre varietà millenarie. In questo modo, il Salento diventerà l’Andalusia italiana, con i suoi impianti olivicoli intensivi con i piccoli proprietari che, per pochi spiccioli, saranno il latifondo di pochi grandi proprietari.

Noi continueremo ad impegnarci per diffondere un’idea di agricoltura che mira alla salvaguardia delle risorse e guarda alla sostenibilità ambientale, preziosa risorsa per le future generazioni e che non può non contrapporsi a un’idea di agricoltura depauperativa delle risorse naturali.

Marco Passaseo – Oleificio San Marco di Torrepaduli

Dall’arrivo della Xylella, il trend non è più cambiato se non per piccole irrilevanti isole verdi. Oggi manca il 95% della produzione rispetto all’ultima campagna olearia del 2015. Di questo 5% rimasto, quest’anno vivremo un’annata al 30%. La produzione dell’olivo, si sa, è altalenante. Veniamo da un 2021 che è stato un anno di carica, quindi per questa stagione è attesa una forte flessione.

Con questi numeri e col caro energia, il rischio concreto è di andare in perdita. La molitura, che prima costava tra i 10 ed i 12 euro, adesso arriva a costare fino a 30 euro al quintale.

Oggi è difficile salvare qualcuno dall’analisi di responsabilità. Forse solo la scienza, tra le parti in causa, ha colpe relative. La politica, in particolare, ha mancato in sostegno (le pratiche di reimpianto con la Regione sono decollate solo nel 2019) e tempismo (la perdita di tempo è pesata più di ogni altra cosa).

Se penso al domani mi vengono in mente solo due parole: game over. In Salento non esisterà più una economia dell’olio. Soprattutto nella nostra zona, una larghissima fetta di agricoltori era costituita da hobbisti, che oggi hanno giocoforza abbandonato. Nella fascia d’età tra i 30 ed i 50 anni non c’è più manodopera. Manca anche una prospettiva futura nelle nuove generazioni: chi vogliamo che si avvicini ad un settore vittima di una crisi irrisolta da quasi 10 anni?

Giovanni Melcarne  – Frantoio Forestaforte di Gagliano del Capo

L’andazzo continua ad essere critico. Sin dalla comparsa della Xylella, la produzione è in costante calo. È ancora presto per raccogliere il frutto dei reimpianti ed a tutto ciò si aggiunge il costo crescente della produzione. Gli impianti per la molitura sono energivori ed all’aumento della spesa non corrisponde un pari aumento dei prezzi. Per questo i ricavi continuano a calare. È una situazione simile a quella che si sta verificando nella produzione del grano.

La responsabilità è diffusa. Pesa fortemente quella politica. Le stanze del potere sono chiamate a prendere decisioni ma in questo caso non lo hanno fatto quando era il momento. Hanno invece preso tempo appoggiandosi al negazionismo che in principio dilagava. Va detto, però, che avrebbe giovato anche maggiore consapevolezza nel mondo agricolo. Consapevolezza che oggi manca in terre sin qui più fortunate della nostra, come il Barese o il nord Salento. Lì non stanno agendo preventivamente: credono di essere immuni. Verranno presto travolti anche loro dalla Xylella, ma avranno un vantaggio: lo scotto dell’impasse lo abbiamo già pagato noi, loro troveranno il piatto pronto.

Per il futuro, fortunatamente le nuove cultivar permettono un miglioramento genetico e ci consentono di aumentare la biodiversità: è un modo per frazionare il rischio.

Chi associa questo processo di innovazione ad una perdita d’identità non fa che riempirsi la bocca di sciocchezze e complottismo da quattro soldi. Lo stesso ulivo non è una pianta originaria della nostra penisola. L’identità si costruisce con prodotti di qualità, serietà delle aziende, tutela delle risorse umane e dell’ambiente, e non con la sola conservazione delle specie. Diverso è vedere la questione dalla prospettiva del marketing e del territorio. In tal caso, va ricordato che alcune delle piante più promettenti tra le nuove cultivar sono nate con patrimonio genetico della Cellina di Nardò. Questo vuol dire che, se piantate in giro per il mondo, si porteranno dietro il nome salentino.

Gianvito Negro Valiani – Agricole Negro Valiani di Presicce-Acquarica

I primi 3-4 anni dall’avvento della Xylella hanno segnato un calo drastico della molitura. La nostra produzione è dimezzata, mentre la molitura presso il nostro frantoio è scesa al 60-70% rispetto ai quantitativi pre-emergenza.

Poi abbiamo vissuto una fase di assestamento. Una stabilizzazione su livelli, però, molto più bassi dei precedenti. Il contraccolpo patito dalla nostra azienda è stato fortunatamente parziale perché le nostre piante erano già per il 50% Leccine.

Ora stiamo reimpiantando ciò che abbiamo perduto, ma è un percorso molto lento. C’è ancora da attendere a lungo prima che le nuove piante entrino in produzione.

Non è facile identificare un capro espiatorio. Per me le responsabilità sono condivise. In questo calderone ci sono le associazioni di categoria che si sono subito divise; c’è la politica che ha avuto paura di prendere posizione e di decidere, affossando intere aree come  è accaduto col Gallipolino; ci sono gli agricoltori che si sono opposti al taglio delle piante e c’è anche la scienza che, seppur con l’attenuante dell’essersi trovata dinanzi a qualcosa di sconosciuto, avrebbe dovuto spingere di più e subito sull’eradicazione.

Ci attende un domani diverso. Ci stiamo lasciando alle spalle un pezzo di storia andato perduto. Con esso, perdiamo fortemente in identità ed il rischio più grande è quello di perdere, di pari passo, in appeal. La grande selezione che verrà fatta di qui in avanti farà somigliare il mondo dell’olio a quello del vino, ormai orientato verso il monovitigno.

Lorenzo Zito

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