Cronaca
Maltrattamenti in Rsa del Basso Salento: in 10 a processo
Indagine scattata dopo denuncia di una dipendente: percosse, costrizioni, privazioni ed in alcuni casi mancate somministrazioni di terapie mediche
Si aprirà il prossimo 2 febbraio il processo con rito abbreviato per presunti maltrattamenti ai danni degli ospiti di una Rsa del basso Salento.
Sono dieci le persone rinviate a giudizio in queste ore, accusate a vario titolo di maltrattamenti e abuso di mezzi di correzione. Si tratta di un’inchiesta partita nel 2019 da una denuncia di un dipendente della stessa azienda, che si sarebbe rivolto ai carabinieri segnalando violenze ed abusi patiti dagli anziani ospiti del centro durante la loro permanenza in struttura.
Con l’inchiesta, che si è avvalsa del lavoro dei Nas di Taranto, la Procura della Repubblica ha puntato lo sguardo sulla direzione e sull’amministrazione della struttura, nonché su una infermiera e su 8 oss dell’equipe, per un totale di 11 persone indagate, di cui 10 andranno a processo.
I capi di imputazione sono molteplici e collegati a condotte che, dopo la denuncia di cui sopra, i carabinieri avrebbero riscontrato in due anni circa di indagini.
Si presenteranno dinanzi al giudice due dirigenti, entrambi di San Cassiano (48 e 46 anni); quattro operatori sanitari, di Scorrano (24 anni), Tricase (32 anni), Diso (41 anni) e Poggiardo (69); un’infermiera professionale di Cursi (27 anni); tre operatori socioassistenziali, rispettivamente di Andrano (32 anni), Nociglia (60) ed Otranto (63).
Tra gli episodi più raccapriccianti tra quelli contestati, spiccano quelli imputati agli ultimi tre citati. Nello specifico, il 60enne è ritenuto reo di aver colpito più volte un anziano ad una mano, al fine di fargli lasciare un cucchiaio, scatenando una crisi di pianto e provocandogli delle ecchimosi. Mentre gli altri due avrebbero legato un anziano ad un letto per le braccia, sino all’arrivo del collega, un’ora dopo, al cambio turno.
Le indagini, nel complesso, hanno ravvisato una scia di episodi che vanno dalle violenze fisiche a quelle psicologiche, con casi di percosse, di costrizioni e di privazioni. Un quadro che dipingerebbe un contorno tragico alla vita in struttura, caratterizzato da un mix di soprusi ed abbandono, aggravato in alcune situazioni anche da una mancata o parziale somministrazione di terapie mediche agli ospiti, alcuni dei quali affetti da disabilità.
Gli imputati sono difesi dagli avvocati Mario Antonio Blandolino, Giancarlo Dei Lazzaretti, Dario Malinconico, Federico Martella, Angelo Oliva, Luca Puce e Roberto Rella.
Attualità
Pagliaro: “Ben 142 milioni sfumati per l’ospedale del Sud Salento”
Su tutte queste zone grigie chiedo di far luce nella mia interrogazione urgente, e mi aspetto risposte chiare e soprattutto rapide dal presidente-assessore Emiliano. Sono risposte dovute a tutti i cittadini salentini che si sentono raggirati e defraudati…
RICEVIAMO & PUBBLICHIAMO
“Ben 142 milioni di fondi ministeriali sfumati, ai quali si aggiungono altri 3 milioni trasferiti altrove per la realizzazione dell’Ospedale del Sud Salento Maglie-Melpignano: di questo disastro chiedo conto alla Asl Lecce e alla Regione Puglia, nell’interrogazione urgente che ho presentato al presidente-assessore alla sanità Emiliano.
Chiedo che si faccia luce sui ritardi e sulle inadempienze che hanno portato nella palude il progetto del nuovo ospedale salentino.
Risultato: manca ancora la progettazione definitiva, bisogna tentare di recuperare in extremis il finanziamento perso e trovare altri 185 milioni (110 per l’edificio e 75 per arredi e attrezzature) per coprire i costi aggiuntivi maturati nel frattempo.
Un fallimento amministrativo che nuoce alla popolazione salentina non solo per la mancata realizzazione dell’Ospedale Maglie-Melpignano, ma anche per tutti i buchi nella sanità territoriale che non sono stati colmati usando il nuovo presidio come pretesto, insistendo sul ritornello che, una volta operativa, la nuova struttura avrebbe sopperito a tutte le carenze garantendo servizi efficienti e di qualità. Invece, nulla di tutto questo, visto che l’Ospedale Maglie-Melpignano rimane un fantasma.
Il paradosso è che, quando a novembre 2022 fu sottoscritto l’accorso tra Asl e Proger (la società mandataria del raggruppamento temporaneo d’imprese) per la progettazione dell’Ospedale del Sud Salento, fu posto un termine di 60 giorni per il progetto definitivo, per un costo complessivo dei servizi di ingegneria e architettura di oltre 3,5 milioni.
Dunque, entro gennaio 2023 tutto doveva essere completato. Invece, a distanza di quasi due anni, quel progetto è ancora una tela di Penelope, e restano un miraggio i 300 posti letto da realizzare su quattro piani su un’area di 12 ettari tra Maglie e Melpignano, con tre parcheggi per 1150 posti auto.
E nel frattempo, oltre ai 142 milioni del Ministero, sono sfumati anche i tre milioni che la Asl, beneficiaria dell’eredità della signora Vita Carrapa di Maglie, aveva destinato proprio all’Ospedale del Sud Salento, salvo poi dirottarli per la realizzazione di un presidio riabilitativo nell’ex ospedale di Maglie, vista l’imminente scadenza della clausola testamentaria che impone la realizzazione del progetto entro settembre 2024.
Ma anche questo progetto è ancora sulla carta, ed anche questa è una vicenda tutta da chiarire, perché la cospicua eredità è stata già incassata dalla Asl, senza aver dato seguito alle volontà della benefattrice.
Su tutte queste zone grigie chiedo di far luce nella mia interrogazione urgente, e mi aspetto risposte chiare e soprattutto rapide dal presidente-assessore Emiliano.
Sono risposte dovute a tutti i cittadini salentini che si sentono raggirati e defraudati, ancora una volta penalizzati da una sanità inefficiente e pasticciona, incapace di mettere a frutto le risorse stanziate per assicurare strutture e servizi dignitosi sul territorio.
Servizi che invece mancano, come emerge drammaticamente dai miei sopralluoghi e dai miei report portati in Commissione Sanità, per mettere i vertici di Asl e Regione Puglia di fronte alle loro responsabilità, avere risposte e incassare impegni”.
Paolo Pagliaro (consigliere regionale)
Casarano
Evaso dal carcere di Lecce 29enne detenuto nel reparto di osservazione psichiatrica
Le ricerche di ieri si sono concentrate anche nel Sud Salento, tra Casarano e Parabita, sembra che qualcuno l’avrebbe visto scendere da un treno a Parabita…
E’ evaso ieri dal carcere di Lecce, Borgo San Nicola un detenuto di Triggiano (BA).
Sono in corso le ricerche da parte delle forze dell’ordine anche con l’utilizzo di droni.
L’uomo, un 29enne originario del Barese, era detenuto nel reparto di osservazione psichiatria, e sarebbe evaso durante l’ora d’aria.
Si chiama Vito Grassi, ha 29 anni, l’uomo sta scontando una condanna per rapina a mano armata è stato definito un soggetto “ribelle”.
Grassi sarebbe evaso scavalcando la recinzione e si sospetta possa essere stato aiutato da qualcuno.
Le ricerche sono in corso: sono state allertate tutte le forze dell’ordine e le pattuglie in circolazione.
Le ricerche di ieri si sono concentrate anche nel Sud Salento, tra Casarano e Parabita, sembra che qualcuno l’avrebbe visto scendere da un treno a Parabita.
Dall’esame delle telecamere della stazione ferroviaria di Lecce non sarebbe emersa alcuna traccia di presenza.
Cronaca
37enne incendia 7 auto e due abitazioni alla ex: applicato il codice rosso
La misura cautelare è stata emessa dopo le serrate indagini condotte dai carabinieri di Matino, che erano intervenuti la notte tra il 27 ed il 28 dicembre di due anni fa per un incendio avvenuto in pieno centro, che aveva coinvolto sette autovetture e due abitazioni, la seconda a Mancaversa…
MATINO (LE)- PERSEGUITA IL COMPAGNO DEL’EX CONVIVENTE E PER VENDETTA INCENDIA SETTE AUTO E DUE ABITAZIONI. APPLICATO IL “CODICE ROSSO” ALLO STALKER
I Carabinieri di Matino hanno eseguito un’ordinanza di misura cautelare e divieto di avvicinamento alla persona offesa e dei luoghi frequentati da quest’ultima, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Lecce nei confronti di un 37enne a cui sono stati contestati vari reati che la legge definisce da “codice rosso”, che vanno dagli atti persecutori ai maltrattamenti in famiglia, fino al danneggiamento doloso a seguito di
incendio.
La misura cautelare è stata emessa dopo le serrate indagini condotte dai carabinieri di Matino, che erano intervenuti la notte tra il 27 ed il 28 dicembre di due anni fa per un incendio avvenuto in pieno centro, che aveva coinvolto sette autovetture e due abitazioni, la seconda a Mancaversa.
La delicata indagine portata a termine dai Carabinieri ha permesso di fare piena luce sull’ennesima storia di violenza domestica, di soprusi, vessazioni e botte da orbi ai danni della convivente dell’uomo, anche in presenza dei loro figli.
Alla fine, speranzosa di rifarsi una vita, la donna aveva troncato la relazione con il compagno violento e si era trasferita dai genitori, ma il peggio doveva ancora venire.
Infatti, quando ha scoperto che la sua ex aveva allacciato una relazione sentimentale
con un altro uomo, il 37enne ha maturato un desiderio di vendetta nei confronti della nuova coppia, e sono cominciati i pedinamenti e gli appostamenti, compresi gli insulti e le minacce, fino ad arrivare agli atti incendiari di fine dicembre del 2022, quando in meno di un’ora sono state date alle fiamme sette autovetture e due abitazioni, tutti obiettivi riconducibili direttamente o indirettamente alla donna e al suo nuovo compagno. Quest’ultimo, anche a giugno di quest’anno, mentre si trovava alla guida della propria auto, aveva subito un tentativo di speronamento dal suo persecutore, fortunatamente senza conseguenze.
Alla fine, le testimonianze e le numerose fonti di prova a carico dello stalker 37enne raccolte dai militari dell’Arma, hanno messo in condizione il PM di ottenere dal Giudice un divieto di avvicinamento e di comunicazione, a tutela dell’uomo vittima di atti persecutori.
Inoltre, analizzando meticolosamente le immagini delle telecamere di videosorveglianza presenti nei luoghi interessati dagli incendi, sono stati denunciati anche due presunti complici che avrebbero aiutato il persecutore ad appiccare il fuoco.
L’invito rivolto a tutte le persone che si vedono imbrigliate in situazioni apparentemente senza uscita, anche alle più giovani, è quello di non banalizzare mai nessun segno di violenza fisica o psicologica, anzi è sempre opportuno rivolgersi ai Carabinieri per chiedere aiuto, oppure soltanto per un consiglio.
Tante volte, anche in assenza di denuncia, gli uomini dell’Arma, che sono quotidianamente impegnati a fornire aiuto e supporto a tutte le vittime che si trovano in difficoltà, hanno potuto stabilire l’esistenza di un rischio reale per la loro incolumità e quindi informare
rapidamente l’Autorità giudiziaria.
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