Attualità
La Croce Rossa compie 150 anni
“Si celebrano quest’anno, 2018, i 150 anni della fondazione della Croce Rossa ed i 100 anni della fine della Grande Guerra 1915-18,avvenimenti molto vicini perché la CRI è nata in una guerra, la seconda guerra di indipendenza, una delle più cruente della storia dell’uomo”

Si è svolta, nella suggestiva cornice del chiostro comunale del Palazzo dei Domenicani di Casarano, la cerimonia di celebrazione in occasione della ricorrenza della Giornata Internazionale della Croce Rossa. Organizzata dal Comitato di cittadino della Croce Rossa, l’appuntamento ha rivestito particolare significato anche perché coincidenza ha voluto che, in questo particolare anno, ricadano le ricorrenze dei 155 anni dalla fondazione stessa della Croce Rossa Internazionale ed i 100 anni dalla fine del 1° conflitto mondiale. Presenti alla cerimonia, oltre al Sindaco Gianni Stefàno ed alle autorità civili e militari del territorio, anche la Presidentessa Regionale della CRI, Ilaria Decimo che, nel suo intervento ha ricordato la missione ed i compiti di questo importantissimo organismo internazionale ma si è anche complimentata per come, sul territorio di Casarano, sia ben radicato ed attivo uno fra i più longevi Comitati Locali che, con i propri volontari, assicura assistenza in tutte le ore di tutti i giorni dell’anno collaborando attivamente con il servizio 118 ma anche facendo azioni di prevenzione di presidio di pronto soccorso. Particolarmente interessante e ricco di spunti il discorso del Presidente del Comitato di Casarano, Giacinto Pettinati (discorso integralmente pubblicato in allegato) che ha ricordato i fatti salienti della storia della Croce Rossa e Mezza Luna Rossa Internazionale. La cerimonia si è poi conclusa con il corteo per le strade cittadine e la deposizione, sulle note del silenzio presso il monumento dei caduti, di una corona di alloro.
Si riporta il discorso integrale tenuto dal presidente Giaginto Pettinati:
“Si celebrano quest’anno,2018, i 150 anni della fondazione della Croce Rossa ed i 100 anni della fine della Grande Guerra 1915-18,avvenimenti molto vicini perché la CRI è nata in una guerra,la seconda guerra di indipendenza,nella battaglia di Solferino e San Martino il 21 giugno 1859,una delle più cruente della storia dell’uomo,più della battaglia di Waterloo,con 30.000 morti,dei quali 16000 italiani e francesi e 14000 austriaci.E’ importante sapere che fino a quel momento nelle battaglie di tutti i secoli precedenti,da Maratona nel 490 a.C. ,da Canne e Zama al tempo dei Romani,da Hattin con le crociate,dalle battaglie della guerra dei cent’anni fra inglesi e francesi e della guerra dei trent’anni fra protestanti e cattolici,alle battaglie napoleoniche di Austerliz e Waterloo i feriti non erano mai soccorsi da alcuno.Venivano lasciati morire sul campo senza pietà e spiravano dopo poche ore dissanguatio dopo pochi giorni di sete e di inedia o dopo qualche settimana per infezione ,gangrena e setticemia.Napoleone Bonaparte faceva fucilare i soldati che aiutavano i commilitoni feriti perché ,così facendo, si sarebbero allontanati dalla linea di fuoco.Nel 1848 ,Ferdinando Palasciano ,generale medico del regno borbonico di Napoli, durante la rivoluzione di Messina,soccorse anche i feriti nemici e fu condannato a morte per alto tradimento,pena poi commutata in un anno di carcere dal re.Palasciano disse “ il mio dovere di medico viene prima del mio dovere di ufficiale”.Fu in realtà l’antesign
ano della Croce Rossa. A Solferino era presente uno svizzero,Henry Dunant,un uomo d’affari che doveva incontrare Napoleone III per vicende bancarie,il quale assistette,suo malgrado, alla carneficina di quel combattimento e ne fu impressionato terribilmente.Corse a chiedere aiuto nel paese per soccorrere i disgraziati soldati feriti.Chiamo’ a raccolta medici ,cittadini ,casalinghe,contadine del luogo, che accorsero in massa a soccorrere i soldati feriti.Le donne di Solferino,San martino,Castiglione delle Stiviere, furono viste strapparsi l’orlo delle gonne per farne bende sulle ferite,le chiese,le strade, le case di quei paesi diventarono corsie di ospedale.Henry Dunant,colpito da quello spettacolo tragico e pietoso,scrisse poi un libro,”Ricordo di Solferino”,che fu letto avidamente in tutta l’Europa.Poi raccolse qltri quattro amici svizzeri,il Comitato dei Cinque,che stilarono un protocollo per soccorrere i feriti in battaglia,inviato a tutti i governi dell’epoca,i quali accettarono di buon grado l’idea.Furono quindi stilati norme e regolamenti nei vari Stati,raccolti nella Convenzione di Ginevra,secondo la quale tutti gli eserciti si impegnarono a rispettare l’insegna della Croce Rossa per soccorrere i soldati feriti.Il primo apparire delle insegne della Croce Rossa si ebbe durante la guerra franco-prussiana, nella battaglia di Sedan nel 1870.Per la fondazione della Croce Rossa,che non è un simbolo religioso, ma solo il contrario della bandiera svizzera,Henry Dunant fu insignito del premio Nobel per la Pace nel 1901 e morì povero,come,forse, si conviene ad un uomo già tanto ricco di generosità.Il primo apparire della Croce Rossa Italiana fu nella querra di Libia 1911-15 per soccorrere i soldati italiani nel deserto e per trasferirli in Italia con le navi ospedali.Ma fu nella prima guerra mondiale 15-18 che la CRI raggiunse l’apice della sua opera umanitaria,una guerra sanguinosa ove sui vari fronti de
l Carso,del Pasubio,del Piave ci furono 647.000 morti,due milioni di feriti,600.000 prigionieri,una strage immane.La CRI partecipò con 10.000 infermiere volontarie ,le crocerossine;40 di esse morirono sul posto di lavoro ,altrettante furono prese prigioniere dagli austriaci durante la ritirata di Caporetto perché non avevano voluto abbandonare i soldati italiani ferit
i..La loro Comandante,Elena d’Aosta,moglie del generale Emanuele Filiberto di Savoia,cugino del re,scrisse una accorata lettera al comandante nemico,generale von Below,chiedendogli di rispettare la convenzione di Ginevra e di liberare le crocerossine,cosa che fu fatta in brevissimo tempo.Le crocerossine erano tutte volontarie e compivano la loro missione senza alcun compenso,nelle tende degli ospedali da campo,dietro la linea del fronte,dove i medici prestavano il primo soccorso ai feriti,amputando gambe,braccia ,suturando ferite,fermando emorraggie,in ambienti scomodi e freddi.Ricordo il gesto della contessa Maria Visconti di Modrone che in una di quelle tende fra le urla ed il gemito dei feriti,con la sua divisa di infermiera sporca di sangue ,pose lo sguardo su un’altra infermiera che le sembrava un volto conosciuto.Era la sua lavandaia,si corsero incontro,si abbracciarono piangendo e si chiamarono sorella.Non c’era più la contessa ,non c’era piu l’umile lavandaia ,c’erano due italiane che aiutavano altri italiani.Le crocerossine ,infatti, si chiamarono sorelle e sorella è l’appellativo con cui attualmente ci si rivolge loro.Ricordo in particolare una crocerossina,Maria Boni-Brighenti,moglie di un maggiore di fanteria ,che non volle abbandonare i soldati feriti che accudiva, circondati dal nemico e morì con loro.Le fu concessa la medaglia d’oro al valor militare ,l’unica alta decorazione conferita ad una donna nel 1915.In un ospedale della Croce Rossa ,a Bergamo,prestava servizio con tanta passione un ser
gente di sanità,Angelo Roncalli ,che diventerà papa oltre 40 anni dopo col nome di Giovanni XXIII,il papa buono.In un ospedale della Croce Rossa Italiana fu ricoverato, un giorno, un caporal maggiore dei bersaglieri,che si chiamava Benito Mussolini,il futuro capo del fascismo.Fra gli autisti delle ambulanze della CRI ,che trasportavano negli ospedali della CRI, i soldati feriti dal fronte,fra le strade scoscese dei monti, si distinse un soldato coraggioso che si chiamava Palmiro Togliatti,il futuro capo dei comunisti italiani.La Croce Rossa e l’amor di patria fecero incontrare un papa e due acerrimi nemici,che avevano in comune l’italianità.La Croce Rossa ,oltre le crocerossine ,aveva altre donne volontarie al proprio servizio,le donne dell’Associazione delle Donne Italiane della Croce Rossa,una associazione istituita nel 1889 dalla regina Margherita di Savoia.Queste donne ,chiamate poi Comitato femminile della CRI, avevano il compito di procurare fondi,denaro,donazioni per i bisogni della CRI e durante la guerra s’impegnarono ad aiutare i profughi,le vedove ,gli orfani di guerra ,lasciati nell’indigenza ,ad accudire i soldati che tornavano dal fronte,nelle stazioni ferroviarie,nei luoghi speciali di raccolta,a lenire le sofferenze morali di cittadini disperati.Furono chiamate le patronesse e si impegnarono anche nel fabbricare divise , lenzuola,biancheria ,bende per gli ospedali ,di cui c’era tanto bisogno.La duchessa Cia Giusti del Giardino,la proprietaria di Villa Giusti,dove fu firmato l’armistizio fra italia ed Austria,aveva trasformato le sue case in fabbriche ove si confezionavano quei tessuti,indispensabili agli ospedali da campo.Massimo D’Azeglio disse dopo l’unità d’Italia ”abbiamo fatto l’Italia,adesso bisogna fare gli Italiani”.Ebbene la prima guerra mondiale 15-18 fece gli italiani,con i fanti contadini che da tutte le zone della Nazione accorsero sui fronti di guerra,,,,il monte Grappa,l’isonzo,il Piave.Cittadini italiani che parlavano tanti dialetti e non si comprendevano fra loro,gli ufficiali facevano da traduttori.Si sono trovati italiani di ogni regione,fianco a fianco,uniti nella guerra,che molti non avevano voluto.La Brigata Aosta ,fatta da valdostani e piemontesi ,n un certo periodo fu costituita in maggioranza da siciliani delle Madonie e da calabresi dell’Apromonte,perché moltissimi valdostani erano morti in battaglia.I napoletani,i pugliesi,i marchigiani vivevano sinsieme ai milanesi ed ai bergamaschi nelle stesse trincee,nel fango,nella neve ,fra i topi ed i pidocchi.I Sardi erano considerati stranieri perché parlavano una lingua incomprensibile e soprattutto perché i contadini del Sud non li avevano mai sentito nominare.Invece la Brigata Sassari,fatta tutta di cittadini sardi,si coprì di gloria durante la ritirata di Caporetto,quando quei soldati nella retroguardia furono gli ultimi ad attraversare il Piave,permettendo agli altri soldati italiani di mettersi in salvo ordinatamente.Poichè nel caos della ritirata gli ultimi soldati italiani erano frammisti ai tedeschi che avanzavano,i soldati sardi per distiguere il nemico,nel buio della notte, non intimavano il “chi va là” ma lo dicevano in sardo “se sese italianu fuidda sardu”,se sei italiano parla sardo e se non rispondevano in sardo sparavano ad ogni ombra.Gli italiani si unirono anche nel cibo.I fanti meridionali non conoscevano il riso e la polenta ed i soldati settentrionali non conoscevano le frise con il pomodoro e l’olio di oliva e se le scambiavano..Curioso fu la scoperta delle tavole di cioccolata,che era distribuita in gran copia nelle trincee perchè era calorica e pratica da mangiare ma molti soldati del sud non la conoscevano,per cui le mandavano alle loro famiglie lontane,che non l’avevano mai gustata.Più curioso ancora l’attuale detto “non rompete le scatole”,che proviene da un ordine secco che gli ufficiali impartivano prima dell’attacco.I proiettili dei fucili erano contenuti in durissime scatole di cartone che i soldati conservavano nel tascapane.L’ordine perentorio “Rompete le scatole “ era dato nelle trincee , prima dell’assalto affinchè i soldati tenessero pronte le munizioni ed aveva il triste significato di andare all’assalto contro i reticolati e le mitragliatrici nemiche,un orrendo presagio di morte imminente.Ecco perché la frase di oggi “non rompete le scatole” è una frase che invita alla quiete,alla serenità e quindi vuol dire “lasciami in pace”.Nelle trincee,fredde e fangose si aggirava un cappellano che dava conforto ai soldati,diceva messa,dava la comunione prima della battaglia,scriveva le lettere per i soldati analfabeti,consolava i feriti.Si chiamava Giovanni Forgione ed era stato renitente alla leva militare.Quasi novanta anni dopo diventò santo col nome d Padre Pio.Amare la patria ed aiutare i propri connazionali non era peccato.Sulle montagne del Carso ai confini della Slovenia ,lungo il corso dell’Isonzo si distinse per coraggio un sottotenente di fanteria tanto da ricevere la medaglia d’argento al valor militare e si chiamava Sandro Pertini,il nostro Presidente della Repubblica degli anni 80,che accorse fra i primi negli ospedali della CRI durante il terremoto della Lucania durante il disastroso terremoto del 1980.In quella grande guerra parteciparono anche poeti soldati,anche premi Nobel per la poesia,come Eugenio Montale e Giuseppe Ungaretti,che riuscivano a trovare ispirazione anche tra le rocce nude del Carso.Ungaretti,dopo una notte trascorsa in trincea fra il rombo dei cannoni,la pioggia ,il freddo,i lamenti,in un momento di tregua si assopisce e poi si sveglia con un cielo azzurro e un silenzio di pace,in un tripudio di sole abbagliante e scrive il famoso “ m’illumino d’immenso”. Felice Martini ,durante un assalto all’arma bianca,superato i reticolati nemici, si getta in una trincea e si trova di fronte un giovane soldato austriaco,rannicchiato dietro il suo fucile ,con gli occhi sbarrati per il terrore;sta per infilzarlo ma si ferma.Scrisse una commovente poesia “ perché non ti uccisi”:”non per tema non t’uccisi ma per non morire in,te,mio gemello ,apparso in gemina trincea”. D’Annunzio poi fece della guerra la sua diva ispiratrice. Sironi ,uno dei maggiori pittori del novecento rappresentava le figure umane con grandi piedi e grandi mani ,come Modigliani rappresentava le donne dai lunghi colli,perché non riusciva a dimenticare i piedi e le mani congelate dei suoi fanti.Anche famosi scrittori e poeti stranieri parteciparono alla grande guerra sul fronte italiano con la Croce Rossa,gli americani Johnn Dos Passos ed Ernest Hemingwai,che scrisse “Addio alle armi”,Kipling,il famoso autore di “Capitani coraggiosi,”il libro della Jungla” e “ Kim”,che tutti i ragazzi hanno letto.Gli alpini,i bersaglieri,gli arditi furono soldati di grande valore,ma si distinsero anche i carabinieri,che,come polizia militare, proteggevano nelle retrovie gli ospedali,i ricoverati,prendevano in consegna i nemici feriti,mettevano ordine tra i soldati fuggitivi e sbandati durante la ritirata di Caporetto. Parteciparono con grande coraggio anche agli assalti in prima linea,come nella battaglia del Podgora ,sul Carso,quando un reggimento di 1600 uomini ebbe l’ordine insano di attaccare alla baionetta la cima della montagna munita di cemento e mitragliatrici austriache.Obbedirono e morirono quasi tutti ,fedeli al loro motto “usi obbedir tacendo e tacendo morir”.Come non ricordare i marinai italiani che dopo la disfatta di Caporetto furono inviati sul Piave,ultima difesa, trasferiti dalle navi per combattere sulla terraferma al fianco di alpini e dei fanti ,perché c’era bisogno di ogni soldato utile per fermare il nemico.Degna di ogni ammirazione fu l’abnegazione dei ragazzi del ‘99,appena diciottenni,che da tutta Italia furono inviati al fronte di guerra perché ormai la Nazione si era dissanguata per la perdita di morti ,feriti e prigionieri.Si coprirono di gloria nella battaglia di Zenson e di Fogarè ,due paesini sul Piave,dove alcuni reggimenti boemi erano riusciti a sfondare ed avanzare .Se fossero riusciti a proseguire avrebbero invaso la pianura italiana e sarebbero giunti a Venezia ,Milano Ferrara e noi ora parleremmo tedesco.Due reggimenti di ragazzi del 99,insieme ai bersaglieri,riuscirono a fermare il nemico combattendo anche alla baionetta.Erano scesi dai treni ,che li aveva trasportati al fronte, tre giorni prima,con i fucili più alti di loro e le divise nuove.Quei treni provenivano in gran parte da Bari,Napoli e Palermo.Quando le crocerossine videro arrivare quei ragazzi feriti, pulendo i loro giovani visi sporchi di terra e di sangue mormorarono in dialetto veneto “ma son putejj”,ma sono bambini”.A Redipuglia fu costruito un grande monumento ai caduti,ove sono sepolti 100.000 soldati,la metà di loro non hanno un nome,perché irriconoscibili per le ferite.A Roma fu costruito l’Altare della Patria ,un monumento al milite ignoto.Una mamma ,che aveva perso il figlio in guerra senza averne mai più rivistone il corpo,Maria Bergamas,fu individuata per scegliere una fra undici bare da trasportare a Roma come puro simbolo,per ricordo perenne.Quella bara fu trasportata da Trieste a Roma su un treno speciale,che si fermò in 122 paesi e città a raccogliere fiori ,ricordi e preghiere di centinaia di migliaia italiani che si inginocchiavano al suo passaggio,in un silenzio di luttuosa riverenza.Rammento ai giovani che passano per Roma,anche da turisti , di rivolgere un pensiero a quell’ ignoto soldato.Papa Francesco ,due anni fa è stato al Sacrario di Redipuglia a rendere omaggio ai soldati caduti ed al nonno che era morto combattendo su quelle montagne.Rivolgo un appello ai ragazzi presenti ,affinchè ricordino sempre l’opera dei nonni dei loro nonni che, con il loro sacrificio, ci consentono ora di vivere in una nazione libera,indipendente e democratica.Indro Montanelli,grande scrittore e giornalista ha detto”Il popolo che non ricorda il proprio passato non potrà mai avere un futuro”.
Attualità
Tricasino Eccellenza Universitaria
A Riccardo Nesca il premio “America Giovani per il talento universitario”. Godrà di una borsa di studio a copertura totale per il master esclusivo della Fondazione Italia USA in “Leadership per le relazioni internazionali e il Made in Italy”

Gli studi vanno onorati, soprattutto se sono portatori di grande successo.
È il caso del giovane tricasino Riccardo Nesca, 26 anni, insignito del premio “America Giovani per il talento universitario“, istituito dalla Fondazione Italia USA, riconoscimento nazionale per i neolaureati di eccellenza delle università italiane.
La premiazione si è svolta presso la Camera dei Deputati con la consegna al vincitore di una pergamena e di una borsa di studio a copertura totale per poter fruire gratuitamente del master esclusivo della fondazione in “Leadership per le relazioni internazionali e il Made in Italy”.
Diplomato presso l’istituto “G. Comi” di Tricase, Riccardo ha conseguito la Laurea triennale in “Scienze Giuridiche dell’impresa e della pubblica amministrazione”, presso l’Università degli studi di Modena, e la Laurea magistrale in “Sviluppo economico e relazioni internazionali” presso l’Università degli studi di Pavia (il 26 aprile scorso); traguardi che gli hanno consentito di ottenere il prestigioso riconoscimento.
Dal sito della Fondazione si evidenzia come «il Premio America Giovani vuole valorizzare ogni anno 1000 talenti del nostro Paese con percorso universitario di eccellenza, in discipline di interesse della Fondazione, per sostenerli concretamente nel loro ingresso nel mondo del lavoro globale e delle sfide internazionali».
E ancora, «i vincitori del Premio America Giovani sono selezionati dalla Fondazione Italia USA, tramite la banca dati delle università italiane, tra i neolaureati con un piano di studi afferente gli interessi della Fondazione e sulla base di diversi parametri indicativi del loro talento accademico come, tra l’altro, il punteggio di laurea, l’età di conseguimento del titolo, la media degli esami, la data della sessione di laurea, il curriculum studiorum e altre valutazioni comparative».
Chiara Panico
Attualità
Depressa: i 100 anni di Nonna Cosima
Festa grande nella frazione di Tricase per il centesimo compleanno di Maria Cosima Baglivo

Maria Cosima Baglivo ha compiuto 100 anni.
Il 28 settembre scorso, circondata dall’affetto dei suoi familiari e dei compaesani è stata festeggiata con una messa solenne.
Presenti alla cerimonia: il sindaco Antonio De Donno; la vice sindaco Francesca Longo; l’assessore Rocco Piceci; Mons. Vito Angiuli, Vescovo della diocesi di Ugento; Don Beniamino Nuzzo, Vicario Generale; Don Flavio Ferraro; Don Andrea Carbone; Don Michele Morello; Don Michele Ciardo; Don Davide Russo, Rettore del Seminario di Ugento.
Nonna Cosima è nata il 28 settembre 1923.
Nonostante avesse perso entrambi i genitori in giovanissima età (ultima di 6 figli), ha vissuto circondata dall’affetto delle sorelle e del fratello.
Sposatasi e diventata madre di 7 figli, ha trascorso la sua vita dedicandosi alla famiglia.
Allo stesso tempo non si è mai sottratta al lavoro nella sua amata terra.
Con la sua tenacia, fermezza e dedizione per la famiglia ha cresciuto i suoi figli testimoniando sempre l’onestà la riservatezza e la fede in Dio.
Rimasta vedova ha vissuto nella preghiera, vivendo con benevolenza e gioia il dono della nascita dei suoi 11 nipoti e 12 pronipoti.
Tutta i familiari hanno voluto dirle «Grazie nonna Cosima di essere stata con la tua vita un esempio e dono per tutti noi».
Alessano
“Qui non c’è lavoro”, il Festival a Taurisano, Tricase, Casarano e “Terra di Leuca”
Tra le iniziative previste per coinvolgere la popolazione, vi è “Next Stop Job”, una serie di momenti di orientamento itineranti a bordo di un camper

In partenza “Qui non c’è lavoro” Festival del Lavoro del Sud Salento, in programma dal 5 al 7 ottobre nei Comuni di Taurisano, Tricase e dell’Unione dei Comuni “Terra di Leuca”. Sarà un palcoscenico dedicato al lavoro e alle politiche attive per la promozione dell’occupazione. Questo evento rappresenta un’importante opportunità di incontro tra la comunità, gli operatori del settore, le imprese e le istituzioni, grazie a un vasto programma di eventi, visite guidate aziendali e laboratori. È coordinato dal Consorzio Mestieri Puglia e dall’Ambito territoriale di Lecce di ARPAL Puglia, in collaborazione con numerosi partner locali, tra le proposte presentate dai Comuni organizzatori nell’ambito dell’avviso della Regione Puglia “Punti Cardinali. Punti di orientamento per la formazione e il lavoro”.
Tra le iniziative previste per coinvolgere la popolazione, vi è “Next Stop Job”, una serie di momenti di orientamento itineranti a bordo di un camper che farà tappa nei vari centri. Giovani e adulti avranno l’opportunità di interagire con consulenti ed esperti, artigiani, commercianti e altri professionisti del luogo. Il festival è accompagnato da una campagna di comunicazione sociale in cui 25 “testimonial” speciali ribaltano il detto “Qui non c’è lavoro”.
Questa campagna mira a sfatare il convincimento di molti che li spinge a cercare opportunità altrove anziché investire professionalmente nel proprio territorio, dimostrando che, al contrario, nel Sud Salento il lavoro abbonda. Mercoledì 4 ottobre, presso la Sala Conferenze (2° piano) della sede della Regione Puglia – viale Aldo Moro, Lecce – si terrà la presentazione del programma.
Un’altra iniziativa sul mondo del lavoro si terrà dal 2 al 10 ottobre, presso il Palazzo D’Elia a Casarano – via Pendino 2: “Job to Meet – Happening del lavoro“. Questo evento, parte integrante del progetto “Made in Casarano” nell’ambito dell’avviso “Punti Cardinali” della Regione Puglia, intende offrire l’opportunità di incontrare aziende, ascoltare testimonianze, partecipare a convegni ed assistere a spettacoli. “Job to Meet” è stato concepito con l’obiettivo di creare un ambiente di interazione diretta tra studenti, disoccupati e lavoratori e i professionisti e le aziende dei settori moda, agroalimentare, logistica, commercio, ICT, linguaggi, servizi alle imprese, artigianato e turismo.
Ecco una panoramica delle giornate e delle tematiche previste: • Lunedì 2 ottobre 2023 dalle 14 alle 20 – Settore: Moda • Martedì 3 ottobre 2023 dalle 14 alle 20 – Settore: Agroalimentare • Mercoledì 4 ottobre 2023 dalle 14 alle 20 – Settore: Logistica/Commercio • Giovedì 5 ottobre 2023 dalle 14 alle 20 – Settore: Commercio/ICT/Linguaggi • Venerdì 6 ottobre 2023 dalle 14 alle 20 – Settore: Servizi alle imprese (formazione, strumenti, banche) • Sabato 7 ottobre 2023 dalle 8.30 alle 14.30 – Settore: Artigianato/Concerto serale in Piazza San Domenico • Lunedì 9 ottobre 2023 dalle 14 alle 20 – Settore: Mestieri/Competenze per il futuro • Martedì 10 ottobre 2023 dalle 14 alle 20 – Settore: Turismo. Queste giornate saranno strutturate come recruiting day, con workshop sulle suddette tematiche, arricchiti dalla presenza di imprenditori locali, docenti ed esperti del settore.
Per maggiori informazioni, visita il sito www.madeincasarano.it
Per un’azienda di Lecce, leader nel campo della grande distribuzione, si selezionano 35 risorse. Si ricercano addetti ai reparti salumeria, macelleria, pescheria, alla tavola calda, al reparto ortofrutta e 15 scaffalisti e cassieri. Si offre contratto a tempo determinato part time, con possibilità di trasformazione a tempo indeterminato. È possibile leggere i dettagli dell’annuncio nella sezione dedicata al Commercio.
A quest’offerta, si aggiungono quelle presenti nel 39° report delle offerte di lavoro redatto dall’U.O. Coordinamento Servizi per l’Impiego dell’Ambito di Lecce di Arpal Puglia, che conta di 699 offerte di lavoro suddivise in 233 annunci. Nel settore del turismo e della ristorazione sono 80 le posizioni aperte, in buona parte concentrate nell’entroterra (31). Seguono il Capo di Leuca (29), la costa ionica (13) e Lecce e il nord Salento (7).
Importanti anche i numeri nel settore costruzioni (177 posti), nel commercio (76) e nel tessile-abbigliamento-calzaturiero (70). Sono 64 i lavoratori ricercati nel settore pulizie; 40 nel metalmeccanico; 24 in ambito amministrativo-informatico; 35 nelle telecomunicazioni; 35 in quello della riparazione veicoli e trasporti; 9 nell’industria del legno; 64 in agricoltura, agroalimentare e ambiente; 15 nella sanità; 2 nel settore benessere. Cinque annunci per un totale di sette posizioni aperte per persone con disabilità (art.1 L.68/99).
La sezione dedicata alla offerte di tirocinio formativo conta di 18 annunci, tra i quali segnaliamo che il Comune di Leverano offre due opportunità di tirocinio extracurriculare, una in area amministrativa e una in area tecnica.
Diverse sono le opportunità di formazione e lavoro all’estero tramite la Rete Eures
-
Attualità3 settimane fa
Anche nel Salento lo Zaino sospeso
-
Attualità4 settimane fa
Maglie – Leuca, primo lotto: siamo ai Protocolli di Legalità
-
Attualità4 settimane fa
Scuola: fusioni, accorpamenti e meno dirigenti
-
Casarano4 settimane fa
Coppa Italia, passa il Casarano
-
Cronaca4 settimane fa
Bagnoschiuma e profumi cancerogeni: perché sono ancora sugli scaffali?
-
Andrano4 settimane fa
A giugno si vota per Europa, Comuni e (forse) Provincia
-
Appuntamenti4 settimane fa
La Settimana del Teatro a Tricase
-
Cronaca4 settimane fa
Lite nella villetta comunale a Taurisano: due minori in ospedale