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Attualità

Il Nuovo Ospedale del Sud Salento

Sorgerà tra Maglie e Melpignano, avrà quasi 400 posti letto e costerà 145 milioni di euro. I presidi di Galatina, Maglie e Poggiardo non saranno mantenuti e saranno riconvertiti dall’Asl leccese

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Presentato il nuovo ospedale del Sud Salento: con un investimento totale di 145 milioni: 142 milioni di euro di investimento (134milioni e 900mila pari al 95% a carico dello Stato; 7milioni e 100mila a carico della Regione)  a cui vanno aggiunti i tre milioni donati dalla signora Vita Carrapa di Maglie in memoria del fratello Paolo.


Il nuovo ospedale del Sud Salento sarà realizzato su circa 12 ettari tra il territorio di Maglie e di Melpignano.


Avrà quasi 400 posti letto sarà pronto entro i prossimi 7 anni. La struttura sarà riferimento ad un bacino di utenza con 43 Comuni e poco più di 209mila abitanti.


Disporrà di tutti i reparti previsti per un nosocomio di primo livello. Saranno presenti e disponibili in rete h. 24 i Servizi di Radiologia almeno con T.A.C. ed Ecografia, Laboratorio, Servizio Immunotrasfusionale. La struttura sarà anche dotata di letti di “Osservazione Breve Intensiva” e di letti per la Terapia Subintensiva (anche a carattere multidisciplinare). Per le patologie complesse (traumi, cardiovascolari, ictus) saranno previste forme di consultazione, di trasferimento delle immagini e protocolli concordati di trasferimento dei pazienti presso il Centro di II livello.


L’ufficializzazione è arrivata in un consiglio comunale aperto tenutosi a Maglie con la presenza del governatore Michele Emiliano, del direttore generale della Asl, Rodolfo Rollo, dei sindaci di Maglie Ernesto Toma e di Melpignano, Ivan Stomeo dell’eurodeputato Andrea Caroppo, dei consiglieri regionali Cristian Casili e Tony Trevisi (M5s), Sergio Blasi (Pd), del presidente della Provincia Stefano Minerva e degli architetti dello studio Cucinella, vincitori del bando insieme ad Aicom, Rina Consulting, GAe Engineering, Enzo Rizzato e con la consulenza di Mic – Mobility in Chain.


IL PROGETTO


Proprio dal sito dalla Mario Cucinella architects apprendiamo particolari che hanno indirizzato al progettazione della nuova struttura ospedaliera: «La vision e per il nuovo ospedale del Sud Salento nasce dall’obiettivo di coniugare le esigenze funzionale di realizzare una struttura ospedaliera pubblica d’eccellenza con l’ambizione di concretizzarla in una struttura architettonica sensibile alle caratteristiche del luogo in cui si inserisce, sostenibile e umana.


Proprio nella progettazione dell’edilizia sanitaria si possono cogliere le saltare le potenzialità e le specificità del disegno architettonico, che per la sua specifica natura coniuga funzionalità ed efficacia, il rigore costruttivo con la creatività e il calore dell’ambiente e la misura d’uomo.


Nel progetto dell’ospedale si è ritenuto fondamentale dare pari importanza e dignità gli spazi destinati alla diagnostica, il pronto intervento alle esigenze primarie del paziente legate alla malattia con quelli destinati all’ambiente, decoro della cura di tutti gli aspetti che rendono più tollerabile la degenza del malato nell’ambiente di cura. Per attendere a tali obiettivi il concept propone un edificio unitario anche se articolato, la cui forma organica deriva dal connubio tra la particolare morfologia dell’area longilinea costretta tra due infrastrutture viarie, con l’intenzione di salvaguardare il più possibile le aree di degenza del paziente e di accoglienza dei visitatori. L’architettura dell’ospedale supera il vecchio modello dei padiglioni; si snoda in tre volumi principali sviluppati su tre piani che come una massa viva si flette e arretra rispetto i limiti del lotto, per proteggere e salvaguardare le aree più sensibili come quelle dell’accoglienza e della degenza.


Questa permeabilità dell’ambiente esterno non interrompe le connessioni funzionali interne tra un’area assistenziale e l’altra, consentendo di prevedere e realizzare grandi elementi paesaggistici verdi, vere proprie colline alberate, che proteggono ulteriormente dal rumore e offrono affacci di  indubbie qualità alle camere di degenza e agli ambienti di lavoro del personale. Il complesso architettonico proposto, maturato dalla traduzione strutturale delle funzioni assistenziali (la forma deriva dalla funzione), permette di allocare le aree di degenza (più di 400 posti letto) e le connesse attività diagnostiche e di supporto (compresa l’area dell’emergenza-urgenza) nei due corpi di fabbrica posti al sud mentre al nord sono concentrate le funzioni out-patient (ambulatori, prelievi, dialisi, pre-ricovero, ecc.)».

GALATINA, SCORRANO E POGGIARDO CHE FINE FARANNO?


Nella sede comunale di Maglie tutti hanno sottolineato la necessità di non poter mantenere più, così come sono i vecchi presidi territoriali, di Galatina, Scorrano e Poggiardo che, come già previsto dalle intenzioni dell’Asl leccese, saranno presto riconvertiti.


Va sottolineato che per area geografica il Nuovo Ospedale del Sud Salento riguarderà soprattutto (ma non solo) i distretti sociosanitari proprio di Galatina, Scorrano e Poggiardo e, in più, quello di Martano.


Il presidente Emiliano ha parlato di «passi avanti della sanità pugliese certificata da tutti i parametri: pur avendo 15mila addetti in meno dell’Emilia Romagna abbiamo fatto un balzo rilevante nell’offerta delle cure, e con il nuovo ospedale faremo un ulteriore avanzamento».


Il sindaco di Maglie, Ernesto Toma, e quello di Melpignano, Ivan Stomeo, ribadendo la loro soddisfazione per la scelta di quella fasca del Salento, hanno chiesto «nei limiti del possibile di ridurre i tempi per il completamento dell’opera».


Per il presidente de La Puglia con Emiliano e consigliere delegato all’edilizia sanitaria, Paolo Pellegrino, si tratta di «un’opera che coniuga qualità e innovazione. Un’opera che può e che deve davvero cambiare il volto assistenziale del Salento. Senza dimenticare la sua posizione strategica. La collocazione infatti lungo la direttrice Lecce-Maglie-Santa Maria di Leuca consentirà all’ospedale di servire in modo efficace tutti i Comuni dei distretti sociosanitari di Maglie, Poggiardo e Martano e di interessare, per la sua accessibilità, anche molti Comuni dei distretti di Casarano, Gallipoli, Galatina e Nardò. A dimostrazione che progettare e realizzare un ospedale significa intercettare a 360 gradi le necessità dei territori. Aver incontrato la cittadinanza è stato un momento di importante analisi e confronto».


 C’È CHI DICE NO


Non tutti però fanno salti di gioia per il nuovo ospedale. Tanto che si è anche formato un un Comitato Cittadino Spontaneo per la tutela della salute e per il giusto impiego delle risorse nella sanità pubblica.


«L’area tra Maglie e Melpignano individuata per la nuova struttura ospedaliera», fanno presente dal Comitato,  «è troppo piccola per ospitare un nosocomio degno di questo nome che dia risposte alla domanda di salute che viene da quelle collettività. Vogliamo lanciare un grido di allarme per scongiurare la costruzione di una scatoletta compressa su un’ area piccola. Vogliamo ancora una volta evidenziare come», punzecchiano, «non si possa costruire un ospedale solo perché bisogna utilizzare quel terreno e non altri. Oltre al danno ci sarebbe anche la beffa dello spreco delle risorse pubbliche. Denaro di tutti», concludono, «che aumenterà il patrimonio edilizio abbandonato della ASL di Lecce».


Attualità

Campagna antincendio: il prezioso contributo delle Guardie Ambientali d’Italia

Il Coordinamento Provinciale di Lecce al lavoro per tutelare il patrimonio boschivo, in collaborazione con la Polizia Locale di Ruffano e le autorità competenti

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Le Guardie Ambientali d’Italia – Coordinamento Provinciale di Lecce, guidate dal dirigente dott. Davide Rizzello, sono attive sul territorio per le operazioni di vigilanza e pattugliamento nell’ambito della campagna antincendio boschivo (AIB).

Fin dall’inizio della stagione estiva, le guardie stanno monitorando costantemente il territorio grazie all’ausilio di droni dotati di telecamere termiche. Un’attenzione particolare è rivolta alle Serre Salentine, aree a elevato rischio incendi, dove il controllo aereo consente l’individuazione tempestiva di focolai e movimenti sospetti, contribuendo a scoraggiare e individuare eventuali piromani.

Tali attività vengono svolte in stretta collaborazione con la Polizia Locale di Ruffano e le autorità preposte, con l’obiettivo di tutelare il patrimonio naturale, prevenire disastri ambientali e garantire la sicurezza dei cittadini.

Le Guardie Ambientali d’Italia rinnovano l’appello alla cittadinanza a collaborare, segnalando ogni attività sospetta o situazione di pericolo.

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Attualità

Ayman, salentino d’Egitto. Arrivato in Salento dopo 12 giorni di mare…

È in Italia da 10 anni, tutti trascorsi a Tricase. Vi è arrivato da solo quando era ancora minorenne, appena ragazzino, dopo un viaggio che lo ha visto separarsi dal suo Paese, l’Egitto, e dalla sua famiglia….

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Tutto da Zero. L’arrivo da minore straniero non accompagnato, l’integrazione e poi il sogno: “Qualcosa che posso condividere con la comunità che mi ha accolto
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Il nome è già un assaggio della storia che stiamo per raccontare: la pizzeria “Tutto da zero” di Ruffano è una nuova attività che cela molto più del semplice sogno di chi ha lavorato alla sua apertura.

Ayman, il titolare, ha 25 anni.

Il nome ne “tradisce” le origini, ma l’impeccabile parlata salentina spiazza chi ancora non lo conosce. È in Italia da 10 anni, tutti trascorsi a Tricase. Vi è arrivato da solo quando era ancora minorenne, appena ragazzino, dopo un viaggio che lo ha visto separarsi dal suo Paese, l’Egitto, e dalla sua famiglia.

Ayman, torniamo indietro nel tempo. Cosa ricordi dei tuoi 15 anni?

«È l’età alla quale ho lasciato il mio villaggio, Asyut, nel sud dell’Egitto, in cerca di un futuro. In Egitto, soprattutto da dove vengo io, le opportunità sono pochissime. Andare via è stata un’esperienza che non si dimentica: dopo essermi separato dai miei affetti, ho affrontato 12 giorni di viaggio in mare, su una barca, fino alla Calabria. Da lì sono stato trasferito in una comunità per minori stranieri non accompagnati a Tricase. È stato un passaggio duro, fatto di paura e speranza. Ma è anche lì che è iniziato tutto per me».

Che tipo di percorso hai affrontato una volta arrivato a Tricase?

«Un percorso lungo, difficile, ma ricco. All’inizio era tutto nuovo: la lingua, le persone, le abitudini. Ma ho trovato educatori e operatori che mi hanno aiutato tanto. Ho iniziato a frequentare l’istituto alberghiero e, già a 17 anni, ho cominciato a lavorare nella ristorazione.

Il primo impiego è stato in una pizzeria di Tricase, come lavapiatti. Da lì ho voluto imparare tutto: come si impasta, come si stende una pizza, come si gestisce una cucina. Lavorare mi ha messo in contatto con tante persone e mi ha fatto sentire parte della comunità.

Oggi parlo perfettamente l’italiano, faccio anche da mediatore linguistico e, cosa più importante, ho costruito relazioni vere: ho una compagna con cui condivido la vita e, da due anni, ho qui anche mio fratello maggiore che lavora con me».

E adesso sei titolare della tua pizzeria. Come è nato il progetto “Tutto da Zero”?

«Quello della pizzeria è più di un nome, è la mia storia. Sono arrivato qui senza nulla, ho imparato appunto tutto da zero, e da zero riparto, ma con un bagaglio enorme fatto di esperienza, passione e voglia di fare.

Era da tempo che pensavo di aprire qualcosa di mio: volevo dimostrare a me stesso di saper mettere in pratica ciò che ho imparato e creare un luogo dove la gente potesse stare bene, mangiare bene, sentirsi accolta».

È una sfida grande

«Certo, ma sono pronto. Volevo qualcosa che potessi condividere con la mia famiglia, con mio fratello, con la comunità che mi ha accolto. È un modo per restituire un po’ di ciò che ho ricevuto. E ogni giorno mi alzo con l’idea di fare meglio, di offrire qualcosa di buono, non solo da mangiare».

Lorenzo Zito

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Attualità

La denuncia di una signora: “A Leuca coacervo della cafonaggine”

Ho superato il perimetro transennato e sono stata immediatamente avvicinata da un soggetto che, senza nemmeno qualificarsi e parlando con una educazione da scaricatore di porto (con tutto rispetto per la categoria) ha esordito dicendo…

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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

In occasione della “Serata Eventi” promossa dal Comune di Castrignano del Capo in collaborazione con la Proloco di Leuca, avevo deciso di partecipare alla serata dedicata alla rappresentazione teatrale che, come ogni anno, si svolge presso Piazza Asti, a Leuca.

Il manifesto che pubblicizza tale evento non parla, assolutamente, di eventuali biglietti da acquistare per godere della visione degli spettacoli.

Giunta sul posto, ho potuto notare che i posti a sedere destinati al pubblico erano stati ben sistemati e, udite udite, transennati, lasciando solo un piccolo varco d’ingresso dove era stato posizionato un tavolino con un’addetta che, bloccando ogni avventore, lo costringeva ad acquistare un biglietto per una riffa. 

Ai piedi del tavolino era stato posizionato un cartoncino, peraltro mezzo lacerato (volutamente? in modo che si leggesse e non si leggesse?) con su scritto appunto “RIFFA“.

Al momento di entrare, mi sono rifiutata di partecipare alla riffa e non ho voluto comprare il biglietto. 

Ho superato il perimetro transennato e sono stata immediatamente avvicinata da un soggetto che, senza nemmeno qualificarsi e parlando con una educazione da scaricatore di porto (con tutto rispetto per la categoria) ha esordito dicendo che se avessi voluto assistere allo spettacolo mi sarei dovuta portare la sedia da casa! Ma si può!?!?

Nello stesso istante si è avvicinato un membro della Proloco (non so che ruolo abbia nel direttivo ma è un uomo che mastica “abbastanza” il diritto) il quale, con voce stentorea in modo da essere ascoltato da tutti, come se stesse emanando una sentenza, si è rivolto al suo collega dicendo: “Non ti preoccupare, lascia stare la Signora che faccia quello che vuole, tanto i pensieri che possiamo rivolgere nei suoi confronti ce li teniamo per noi!” dimostrando di provare disprezzo per la mia scelta, quella, cioè, di voler assistere allo spettacolo senza versare l’obolo!

Quindi, l’uomo del diritto, afferrandomi per il polso (un gesto deplorevole) mi ha invitata ad uscire, usando le testuali parole: “Per soli 2 euro!!!! A questo punto io mi sento autorizzato a metterti alla porta!

Questi sono i membri del direttivo della Proloco di Leuca, persone che non si contraddistinguono certo per correttezza, educazione e, soprattutto per il rispetto della dignità altrui! Nella circostanza una donna.

Di fatto hanno usato questo escamotage (escamotage termine francese che indica un gioco di destrezza o inganno elegante) della riffa per autofinanziarsi e per eludere il pagamento di eventuali obblighi fiscali, ma la verità e che non possono, ASSOLUTAMENTE, pretendere un obolo che non è obbligatorio! 

Se così fosse dovrebbe essere ben pubblicizzato e non nasconderlo nei manifesti e pretenderlo sul posto!

Per questo voglio denunciare la censurabile condotta dei membri della Proloco che pubblicamente, a voce alta e con toni disdicevoli, hanno giudicato il mio comportamento solo perché, legittimamente, mi sono rifiutata di versare l’obolo.

Faccio notare, inoltre, che, secondo la legge sulla trasparenza (e il membro della proloco che è uomo di diritto lo dovrebbe ben sapere!) nessun pagamento può essere preteso (a gran voce peraltro) se prima non è stato ben comunicato ai partecipanti e quindi ben pubblicizzato.

E poi, rimarco quanto sia stata più grave l’aggressione verbale e fisica (ribadisco sono stata afferrata per il polso) da parte di coloro che dovrebbero difendere i diritti altrui ed invece li calpestano abbondantemente.

Lettera firmata 

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Sempre più spesso negli ultimi anni succede, nel nostro beneamato Salento, che, amministrazioni di ogni colore si arrabattino come possono, per offrire aggratis, estati salentine brillanti e scoppiettanti, ricche di premi e cotillion, con concerti, sagre, sfilate, eventi, ecc. 

E’ di qualche giorno fa, infatti, una interrogazione al Consiglio regionale pugliese, in cui si chiedeva come mai, un Comune barese con meno 6.000 abitanti, potesse permettersi un cartellone estivo ricco di eventi, concerti e appuntamenti vari che, a pagarli sul mercato, ci sarebbero voluti almeno centomila euro.

Ebbene, lì sembra sia intervenuta la Mano Santa di qualche Politico che, come Nostro Signore, davanti alla moltitudine degli astanti ha provveduto a moltiplicare concerti e spettacoli vari.

Ma non tutti hanno Santi in Paradiso e, poiché quasi ogni Comune deve fare i conti con squinternati bilanci e carenze di fondi, sfodera, con la calura, fantasiose trovate, da Mago Zurlì, o si accontenta di mettere in spolvero, ad ogni inizio stagione, le kermesse delle associazioni locali che, volentieri, si prestano a tale gioco.  

Per questo non mi stupisco di fronte a fantasiose trovate, stagionati raggiri bonari, di felliniana memoria; ma fatta la tara di ogni  situazione, mi chiedo e chiedo ai signori tirati in ballo: Non sarebbe più elegante (e da adulti) dichiararsi senza fondi e chiedere correttamente un prezzo se la pièce è tale richiederlo?  

Siamo certi che a questa domanda non mancheranno di risponderci i diretti interessati e che, come le serie su Netflix, ne vedremo delle belle negli altri episodi.

Luigi Zito

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