Attualità
Il punto sul Covid col dottor Tassi del “Panico” di Tricase
Intervista al Direttore dell’Unità Complessa di Medicina di Laboratorio: “Nel Salento focolai ogni 20km quadri. Vaccino già a novembre”

Storditi dal bombardamento di numeri (di contagi), dal fragore destato dalle nuove regole dettate del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM), dal timore (per ora a quanto pare infondato) di un nuovo lockdown e in attesa del vaccino, abbiamo cercato di capire quale sia la reale situazione nel Salento.
Per questo abbiamo incontrato il Dott. Vittorio Tassi, Direttore dell’Unità Complessa di Medicina di Laboratorio dell’Ospedale “Cardinale Panico” di Tricase. Napoletano di origini, è specialista in Patologia Generale; a Tricase dal 1° giugno, ha un passato da ricercatore («ci ho “speso” una vita, 30 anni tra gli Stati Uniti e San Giovanni Rotondo») in biologia molecolare. Nel 2009 è arrivato nel Salento, al “Vito Fazzi”, dove ha diretto il laboratorio di Virologia e Biologia Molecolare fino a maggio e, nel marzo scorso, messo su il laboratorio Covid. Poi la chiamata dall’ospedale tricasino che «ho accettato con entusiasmo», dichiara il dott. Tassi che spiega: «Ho cercato di rivoluzionare il laboratorio di biologia molecolare, composto da personale eccellente ma ancora penalizzato dall’approccio tecnologico. In questi mesi, grazie anche a Suor Margherita Bramato (Direttrice generale dell’azienda ospedaliera, NdA) che ha creduto in me, dandomi carta bianca. Siamo intervenuti sul laboratorio riuscendo ad accrescerne in modo esponenziale il potenziale. Quando sono arrivato si processavano con difficoltà 80 tamponi al giorno, oggi abbiamo un potenziale di almeno 400 tamponi al giorno».
«La situazione in questo momento è molto diversa rispetto a quella di inizio pandemia. È un’evoluzione diversa perché a quel tempo il contagio era a macchia d’olio e, da un centro, si espandeva. Oggi si presenta a pelle di leopardo con dei focolai. All’epoca c’era tanta gente ricoverata, oggi molta di meno. Questo però non deve farci pensare che il virus abbia perso aggressività. Più semplicemente a marzo noi ci limitavamo a cercare di individuare coloro che avevano chiari sintomi del virus, oggi invece abbiamo capito come funziona e cerchiamo anche gli asintomatici. Siamo praticamente in una situazione simile a quella antecedente al marzo scorso, quando non sapevamo neanche dell’esistenza di soggetti asintomatici che sono i potenziali veicoli di contagio».
Se dovessimo fare riferimento in particolare al Salento?
«Abbiamo un grande patrimonio che è il Servizio di Igiene e Sanità, Dipartimento di Prevenzione (Sisp) dell’Asl, diretto dal dottor Alberto Fedele che funziona molto bene. Il Sisp ha 4 squadre che operano su tutta la provincia di Lecce (due sul territorio Nord, due su quello Sud). Quando viene segnalato un caso positivo, sia sintomatico che asintomatico, avviano subito il tracciamento, vanno ad interrogare la persona e rintracciano i contatti che vengono subito sottoposti a test molecolari. Nel momento in cui un focolaio viene circoscritto, di fatto viene spento perché le persone che hanno bisogno di ricovero vanno al “Vito Fazzi”, l’unico ospedale covid della provincia, chi invece è asintomatico resta a casa in isolamento. Per il momento nel nostro territorio la media è di 3-4 focolai ogni 20 km quadrati ed è una situazione che riusciamo a controllare e contenere; se invece i focolai dovessero aumentare a dismisura comincerebbero i problemi».
DA TEST A TEST
Che differenza c’è tra test sierologico e molecolare?
«Il test sierologico noi lo facciamo in screening a tutte le persone che vengono in ospedale: è un prefiltro utile che ci rivela se la persona ha avuto una storia di contagio con il virus fino a 15 giorni prima del test. Se una persona che viene in ospedale per un ricovero o una qualsiasi pratica diagnostica dovesse risultare positiva, approfondiremmo il discorso tenendolo in stand-by per qualche giorno per poi ripetere il sierologico e, eventualmente, effettuare anche il tampone. Utilizziamo grande cautela, perché il bene prezioso che abbiamo e che dobbiamo custodire e proteggere è il nostro ospedale se vogliamo continuare a fornire tutti i servizi come fatto finora. Ecco perché, seppur a malincuore, non consentiamo visite alle persone ricoverate: è un momento particolare e tutti dobbiamo essere pazienti. Poi abbiamo due tipi di test, il diagnostico e il test di screening. Quello diagnostico ha la massima affidabilità («98% se negativo, 100% se positivo»). Lo scotto che si paga è in termini di tempo perché il risultato non lo si può avere prima di tre ore (al di fuori del nostro ospedale si va da qualche ora per i laboratori più organizzati a diversi giorni negli altri casi).
Infine, ci sono i test di screening che sono molto rapidi ma hanno un’affidabilità (sensibilità) del 60-70%. Di solito si utilizzano per valutare una comunità come una scuola o un’azienda nelle quali si vuol comprendere se vi è stata penetrazione da parte del virus. Si tratta di un test rapido con risultati disponibili in 15 minuti; in un giorno se ne possono processare pure 500. Dopo lo screening, se ad esempio il risultato è di nessun contagiato su 200 persone, ho la certezza pressocchè matematica che in quella scuola, quell’azienda, il virus non è entrato. Se dovessimo però avere anche uno o due positivi si ferma tutto, si torna indietro e si procede con i test diagnostici».
Come si fanno questi test?
«Quello diagnostico con un tamponcino che viene introdotto nella narice per qualche secondo; quello di screening si può fare allo stesso modo oppure con la saliva. Ciò che cambia è il processo di analisi».
Cosa sono sono i test salivari?
«In questo nosocomio abbiamo messo a punto da poco un tipo di test ultrasensibile, in accordo con la protezione civile che ci fornirà i reagenti necessari. Ha una affidabilità che supera il 90%, quindi quasi come il diagnostico, con l’esito però che è disponibile molto velocemente. Se dovessimo sottoporre a test, ad esempio, i miei colleghi o un reparto che può essere per qualche motivo a rischio, in 30 minuti avremmo il risultato del test su 30 persone».
AI PIÙ GIOVANI…
Il rientro a scuola era molto temuto e molte situazioni restano critiche…
«Accompagnando a scuola mio figlio resto piuttosto sconcertato dal notare quei pullman che “vomitano” ragazzi, alcuni dei quali senza mascherina, ammassati tra loro in modo inaccettabile. Facciamo tanto per tenere aperte le scuole, spegnere focolai, contenere ogni forma di contagio e poi ci scontriamo con una realtà impreparata ad affrontare le emergenze. Probabilmente la Ministra Lucia Azzolina avrebbe dovuto considerare maggiormente la proposta della Conferenza delle Regioni per la didattica a distanza, almeno nelle scuole superiori».
Anche i più giovani però dovrebbero essere un po’ più responsabili…
«Capisco che i ragazzi abbiano questa allegra incoscienza propria dell’età… però hanno anche molti più stimoli, input e fonti di quante ne avevamo noi a suo tempo e possono capire con molta facilità che questo virus non è una stupidaggine. Se loro lo contraggono sarà anche difficile che possano ammalarsi gravemente ma diventano comunque veicolo di trasmissione. Ed in ogni famiglia esiste un nonno, un genitore o un parente fragile a rischio. Se vogliamo bene ai nostri familiari non dobbiamo dimostrarlo a chiacchiere o con un bacetto ma con le azioni. Azioni anche molto semplici come un minimo di distanziamento quando si va in giro, la mascherina sempre indossata e lavarsi le mani spesso. Non si chiede mica la luna…».
«Certo. Senza intaccare il percorso pulito che dovrà continuare a caratterizzare l’ospedale, quella postazione viene utilizzata proprio per eseguire i tamponi a chi rientra da viaggi all’estero, a chi viene individuato dal Dipartimento di Sanità Pubblica, dopo che il tracciamento ha verificato un contatto stretto con un positivo. Chi non è sintomatico può venire con i suoi mezzi, entra in quell’area ed in pochi minuti il nostro personale, opportunamente protetto, provvede ad effettuare il test prima di rimandare il paziente in isolamento in attesa del risultato. È un servizio importante perché solleva l’Asl dal lavoro immane di effettuare i tamponi a domicilio».
«L’unica cosa che temiamo è che il diffondersi della “normale” influenza generi il caos. Nel momento in cui si presenteranno delle persone anche con un semplice raffreddore avremo paura. Intanto noi come ospedale ci stiamo attrezzando di metodiche che ci consentano di distinguere rapidamente le diverse situazioni a rischio. Intanto per prevenire dovremmo, quanto più possibile, vaccinarci».
Il dott. Tassi si rivolge ai cosiddetti “No Vax”: «Non offendiamo la nostra intelligenza, la vaccinazione non comporta alcun rischio ed è gratuita, facciamola! Per le persone anziane, over 60, suggerirei anche la vaccinazione antipneumococcica contro la polmonite batterica. Basta farla una sola volta e dura cinque anni; ed è sufficiente rivolgersi al medico di famiglia. Vacciniamoci e, se indossiamo la mascherina, anche il virus influenzale verrà in qualche modo bloccato. Andiamo serenamente, per quanto possibile, verso l’inverno cercando agire in modo cauto ed intelligente».
«A differenza di quanto accade con le normali influenze, il fattore stagionale e le temperature non hanno nessuna attinenza con i contagi da coronavirus. Detto questo, però, è innegabile che nel Salento siamo benedetti dal Signore: fin quando saremo all’aperto, con i nostri spazi, il nostro mare e con la nostra bassa densità di popolazione, i rischi saranno contenuti. Chance di contagio che aumentano vistosamente se si è costretti al chiuso degli uffici o delle aule scolastiche».
VACCINO IN ARRIVO GIà A NOVEMBRE
Lei è un ricercatore. Cosa ci può dire di questo benedetto vaccino che a detta di tutti è l’unica soluzione definitiva?
«Tra i tantissimi studi effettuati in tutto il mondo, quelli attualmente in “fase 3”, la più avanzata, sono una decina, appena tre o quattro quelli accreditati ad entrare in produzione. Tra di loro quello a cui partecipa l’Italia sembra funzionare, sia per l’immunità umorale, stimolando la produzione di anticorpi, che per l’immunità cellulare, attivando l’intero sistema immunitario contro il virus».
«Non è ancora dato sapere. Vedremo se sarà necessario farlo più volte e con che intervallo di tempo».
Quanto dovremmo aspettare perché sia disponibile? «Entro la fine di novembre dovremmo avere il primo lotto di circa tre milioni di dosi del vaccino italiano. Da quanto si apprende queste prime dosi saranno destinate a persone fragili ed a personale sanitario. Nel giro di pochi mesi dovremmo avere la possibilità di vaccinarci tutti. Ritengo che entro la primavera dovremmo riuscire ad arrivare ad una vaccinazione massiva dell’intera popolazione e la storia dovrebbe cambiare il corso».
Attualità
Il Salento sbarca a Paestum!
Investire nel turismo culturale e archeologico: è la sfida lanciata da Cavallino, Lequile, Melendugno e Presicce-Acquarica per valorizzare di più il Salento e destagionalizzare

Investire nel turismo culturale per andare altre la ristretta stagione estiva.
È la sfida lanciata da Cavallino, Lequile, Melendugno e Presicce-Acquarica, che hanno annunciato la loro partecipazione alla XXVII Borsa mediterranea del turismo archeologico di Paestum che si è affermata nel panorama del turismo nazionale e internazionale per i suoi focus su siti archeologici e beni culturali, divenuti attrattori di viaggiatori colti, curiosi e alto spendenti in grado di fare le proprie vacanze tutto l’anno.
Ne hanno parlato il sindaco di Lequile Vincenzo Carlà e l’assessore al turismo di Presicce-Acquarica Natacha Pizzolante assieme ai rappresentanti dei Comuni di Cavallino e Melendugno, che saranno a Paestum per incontrare tour operator e giornalisti specializzati in turismo archeologico.
SINERGIA TRA ENTI PUBBLICI E PARTNER PRIVATI
Immediatamente dopo la Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico un gruppo di giornalisti e tour operator italiani e internazionali, specializzati in viaggi culturali, sarà ospitato nel Salento durante il 74mo Educational organizzato dalla rivista di turismo e cultura, Spiagge, diretta da Carmen Mancarella (www.mediterraneantourism.it) che sarà distribuita al desk della fiera e si troverà nello stand del Ministero della Cultura.
Tra il 4 e l’8 novembre e tra il 28 novembre e il 2 dicembre arriveranno giornalisti e tour operator italiani, francesi e tedeschi che visiteranno Cavallino, Lequile, Melendugno e Presicce – Acquarica.
In particolare, Presicce li accoglierà in occasione della sua Festa patronale di Sant’Andrea, che inaugurerà il 29 novembre la lunga scia di feste del fuoco in Puglia.
PRESICCE-ACQUARICA, CITTÀ DEI FRANTOI IPOGEI
Spiega l’assessore al turismo e cultura, Natacha Pizzolante: «Con i suoi 50 frantoi ipogei il borgo di Presicce, entrato da tempo nell’elenco dei Borghi più belli d’Italia, Presicce-Acquarica incarna l’anima del Salento, abitata da pescatori e contadini. Abbiamo fatto di tutto per valorizzare i suoi beni architettonici e monumentali. Sono visitabili i tre frantoi ipogei che si trovano sotto piazza del Popolo, collegati tra loro. Nel Palazzo ducale custodiamo il Museo della civiltà contadina “Gino Orlando”, che custodisce mobili, corredi, attrezzi, suppellettili che raccontano la vita dei nostri nonni: dalla vita domestica al lavoro nei campi o nelle botteghe artigianali. Presicce con il suo quartiere nobile dai ricchi e antichi palazzi e il suo quartiere con le case a corte, il quartiere Padreterno, attrae turisti da ogni parte del mondo assieme ad Acquarica, famosa per la sua torre di Celsorizzo, una torre colombaia dove il signore feudale allevava piccioni viaggiatori: rappresentava il potere della comunicazione nel Medioevo: la guerra si vinceva non solo con le armi, ma soprattutto con la velocità nello scambiare i messaggi.
Acquarica del Capo è, invece, famosa per la lavorazione del giunco, un antico sapere che stiamo custodendo e valorizzando, trasmettendolo alle giovani generazioni».
LA PRIMA FESTA DEL FUOCO DELLA PUGLIA
Nel Borgo di Presicce (foto in evidenza in alto) ci si dà appuntamento anche per vivere la prima festa del fuoco della Puglia, che inaugura la lunga scia delle feste del fuoco dell’inverno pugliese.
Le Feste del fuoco iniziano il 29 novembre a Presicce e finiscono il 18 marzo nei paesi che festeggiano San Giuseppe e che segnano l’inizio della Primavera.
L’accensione della focareddha a Presicce, costruita con rametti d’ulivo (perché Presicce è città dell’olio) e che piò assumere varie forme: come una barca o un frantoio ipogeo, avviene tra musica di bande, luminarie, fuochi d’artificio.
La festa attrae migliaia di visitatori e rappresenta l’incontro tra la cultura contadina e quella marinaresca nel Salento.
CAVALLINO CITTÀ D’ARTE E CULTURA
Afferma il sindaco di Cavallino, Bruno Ciccarese Gorgoni: «Cavallino è una delle prime città della Puglia ad aver ottenuto il riconoscimento dalla Regione di Città d’arte e cultura per la bellezza dei suoi monumenti, ma anche per la cura dei restauri e della loro valorizzazione. Si va dalla presenza del sito archeologico, concepito come un Museo diffuso dove si possono leggere le tracce anche della civiltà contadina, alla bellezza dell’ex convento dei Domenicani con la sua chiesa, la galleria celeste del Palazzo ducale, ora in restauro. Inoltre, l’offerta turistica si è arricchita di un nuovo bene culturale: il frantoio ipogeo di via Crocifisso, fulgido esempio di archeologia industriale».
LEQUILE: FRANTOIO IPOGEO, PALAZZI NOBILIARI E CHIESE BAROCCHE
Sottolinea il sindaco di Lequile, Vincenzo Carlà: «Dopo il successo dello scorso anno, quando abbiamo avuto modo di presentare a tour operator e giornalisti specializzati la nostra città così ricca di beni culturali, ritorniamo a Paestum per accendere i riflettori sulla bellezza della nostra Lequile e la sua importanza sotto il profilo storico e culturale.
Nella nostra città si contavano ben 15 frantoi ipogei, che producevano olio lampante. Era un affare così redditizio che numerose famiglie come quella dei principi genovesi si sono trasferite a Lequile per commercializzare l’olio lampante, olio che veniva anche usato per rifornire Marsiglia, famosa produttrice di saponi. Ma anche a Lequile era attiva una fabbrica. Da tutta questa ricchezza è nata poi la ricchezza e la bellezza delle chiese di Lequile: la chiesa madre con i suoi altari barocchi, la chiesa di San Vito tutta ricoperta in foglia oro sino alla chiesa dei Santi Medici, realizzata dall’architetto Miccoli che firmò altre chiese praticamente simili anche a Mesagne. Nostro fiore all’occhiello è il Convento dei francescani realizzato in soli nove anni dal 1613 al 1619 e divenuto modello architettonico per tutti gli altri realizzati nella Provincia francescana. Da ammirare i suoi affreschi che si trovano nel refettorio, ma anche la ricca biblioteca che custodisce ben 2.000 volumi provenienti da tutto il mondo, tra cui cinquecentine, seicentine e settecentine. Per anni i frati hanno svolto l’importante ruolo di custodire e tramandare i saperi giunto sino a noi. Il nostro convento, che attrae tantissimi visitatori, è entrato tra i beni tutelati dal FAI ed è candidato a divenire luogo del cuore FAI. Per promuovere sempre di più la nostra cittadina anche sotto il profilo dell’enogastronomia e dell’arte organizziamo grandi eventi anche in inverno come “Alle porte della città”, che si svolgerà il 20 dicembre».
MELENDUGNO MESSAPICA E MEDIOEVALE
Continue campagne di scavo finanziate dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Maurizio Cisternino, continuano a stupire a Roca Vecchia e anche presso l’Abbazia di San Niceta.
Dopo aver ottenuto un finanziamento del CUIS grazie all’impegno dell’assessore alla cultura, Sonia Petrachi, prematuramente scomparsa, una nuova campagna di scavi è stata avviata anche quest’anno con fondi comunali, diretta dal professore Marco Leo Imperiale. Gli archeologi hanno portato alla luce silos contenenti granaglie e tombe, probabilmente utilizzate dagli stessi religiosi che abitavano nell’Abbazia, che estendeva i suoi possedimenti sino al mare e anche nel capo di Leuca. Attiva sino al ‘700 era una delle abbazie più importanti del Salento tanto che i registri onciari rivelano che pagava tasse tre volte superiori a quelle dell’Abbazia di Santa Maria di Cerrate.
Le recenti scoperte archeologiche hanno retrodatato la nascita del paese, Melendugno.
Un vero e proprio scrigno di tesori è il sito archeologico di Roca Vecchia, dove le indagini condotte dall’équipe di archeologi guidati dal professore Rino Scarano, allievo del compianto professore Cosimo Pagliara, hanno riportato in luce le mura monumentali alte dieci metri e spesse 25, dove si combatté la battaglia più importante della Preistoria. Protesa sul Mediterraneo, Roca ospitava una ricca comunità egea e importava oro dall’Antico Egitto come raccontano i cinque dischi d’oro usati per i culti e ritrovati nei pressi della grande capanna tempio, costruita a palafitta, nel cuore della città antica, una città abitata dalla Preistoria sino al Medioevo, prima di essere abbandonata dai suoi abitanti a causa delle scorrerie dei saraceni dopo la presa di Otranto, avvenuta nel 1480.
Gioiello è la Grotta della Poesia piccola, un antico santuario dove i naviganti della Terra d’Otranto andavano a rifornirsi di acqua dolce (Poesia viene dal greco arcaico Ap che significa acqua) e pregavano promettendo sacrifici per ritornare sani e salvi a casa.
Le loro preghiere rivolte al dio Tutor sono state trovate incise sulle pareti della Grotta del professore Pagliara nel 1986. Definita dal National Geographic la piscina naturale più bella al mondo, la Poesia grande attrae turismo internazionale tutto l’anno.
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- Un momento della conferenza stampa di presentazione
- Roca
- La torre di Celsorizzo ad Acquarica
- Museo diffuso a Cavallino
- La Colonna di Lequile
Andrano
Olè, mobilità sostenibile sulle vie del Parco
Parco Naturale Regionale Costa Otranto-Leuca e Bosco di Tricase, laboratorio ad Andrano il 7 novembre. Tre le direttrici: tre direttrici ciclopedonabilità del tratto litorale adiacente alla litoranea; intermodalità su gomma e su ferro tra le stazioni FSE Maglie – Gagliano del Capo e le marine; accesso alla costa e fruizione delle marine, delle aree sosta stagionali e reversibili e il settore delle attività turistico-ricreative

Pianificare una mobilità lenta e sostenibile lungo il tratto di costa da Otranto a Leuca, per ridefinire insieme alla comunità una nuova idea di fruizione dell’area.
Con questo obiettivo nasce il progetto “Olè”, promosso dalla Provincia di Lecce, con il supporto tecnico di Città Fertile, finanziato dalla Regione Puglia, presentato oggi a Palazzo Adorno a Lecce.
Per illustrare tutti i dettagli e le opportunità di “Olè”, sono intervenuti il consigliere provinciale Ippazio Morciano, il dirigente responsabile Roberto Serra e, per Città Fertile, Rino Carluccio.
L’obiettivo è quello di costituire un laboratorio partecipato per la fruizione sostenibile della Costa Otranto-Leuca, che possa operare come strumento di governance locale, cabina di regia e incubatore di progettualità condivise.
Il Laboratorio avrà un ruolo centrale per l’attuazione della pianificazione, la promozione e il dialogo tra comunità e istituzioni.
Il progetto, prendendo come riferimento la pianificazione in materia paesaggistica e della mobilità a livello regionale, provinciale e del Parco Naturale Regionale Costa Otranto – S. Maria di Leuca e Bosco di Tricase, vuole promuovere la rigenerazione dell’attuale sistema della mobilità del tratto costiero e retro-costiero all’interno di un’area che si caratterizza per le sue peculiarità identitarie, paesaggistiche, ambientali e culturali.
“Olè” è un progetto Integrato di Paesaggio, finanziato dalla Regione Puglia, Sezione Tutela e Valorizzazione del Paesaggio, nell’ambito del “Sostegno ai Comuni finalizzato all’implementazione degli strumenti di governance per l’esercizio delle funzioni di tutela e valorizzazione del paesaggio e per l’attuazione della pianificazione paesaggistica a scala locale”.
Il percorso progettuale prevede la realizzazione di un laboratorio di co-progettazione “Scenario Workshop la costa sostenibile” ispirato al metodo EASW (European Awareness Scenario Workshop), che si svolgerà ad Andrano il 7 novembre, presso il Castello Spinola-Caracciolo, sede del Parco Naturale Regionale Costa Otranto-Leuca e Bosco di Tricase.
La fase realizzativa sarà suddivisa in diversi step per conoscere le azioni in corso e quelle pianificate.
Ad un periodo di osservazione partecipata e al coinvolgimento degli stakeholders, seguirà la redazione del “Manifesto della transizione ecologica Olè”, per orientare le linee programmatiche provinciali e il sistema di governance.
Successivamente, verrà incoraggiata l’istituzione di tre forum e la definizione di progetti pilota su proposta dei partecipanti.
Il sistema della mobilità verrà analizzato e suddiviso secondo tre direttrici in linea con i rispettivi forum tematici: la mobilità attiva partendo dalla ciclopedonabilità del tratto litorale adiacente alla litoranea, considerata come “Strada Parco”; l’intermodalità su gomma e su ferro tra le stazioni FSE Maglie – Gagliano del Capo e le marine; l’accesso alla costa e la relativa fruizione delle marine, delle aree sosta stagionali e reversibili e il settore delle attività turistico-ricreative che vengono svolte a mare.
L’integrazione tra le criticità e le potenzialità emerse dai tre forum consentiranno di costruire, assieme alla comunità, la visione futura del territorio e la governance condivisa.
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Attualità
Certificazione medica disabilità, tariffe calmierate
Importante accordo raggiunto tra CGIL CISL UIL e Ordine dei Medici della Provincia di Lecce. Raggiunto un traguardo fondamentale che vede l’affermazione del diritto all’accesso alla certificazione a un costo equo e sostenibile. La tariffa-tetto concordata è stata fissata a un massimo di 90 euro più Iva, mentre i costi ventilati potevano superare i 200 euro

Organizzazioni Sindacali e Ordine dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Lecce trovano l’intesa sulla certificazione medica necessaria per l’avvio della procedura di valutazione della disabilità prevista dal Decreto Legislativo 62/2024.
La svolta dopo l’incontro fra il presidente dell’ordine dei Medici, Antonio De Maria (foto in alto) e le organizzazioni sindacali CGIL, CISL e UIL Lecce, unitamente alle rispettive Federazioni dei Pensionati, della Funzione Pubblica/Sanità e dei Medici.
L’esito ha visto la soddisfazione di tutte le parti coinvolte per la grande rilevanza sociale che riveste il contenimento della spesa che le famiglie sostengono per ottenere la certificazione utile ad avviare il riconoscimento della disabilità.
L’incontro, richiesto dalle Confederazioni aveva come obiettivo quello di affrontare le significative preoccupazioni manifestate da numerosi iscritti e dall’intera utenza con disabilità della provincia di Lecce in merito all’avvio della sperimentazione della valutazione di base, della valutazione multidimensionale e del progetto di vita.
Al centro del confronto gli elevati e non uniformi costi richiesti per l’ottenimento della certificazione medica (modulistica iniziale) necessaria per l’avvio della procedura di valutazione, che gravavano pesantemente sui bilanci delle famiglie, spesso già in condizioni di fragilità economica.
Al termine dell’incontro con il presidente De Maria, si è raggiunto un traguardo fondamentale che vede l’affermazione del diritto all’accesso alla certificazione a un costo equo e sostenibile: è stata infatti raggiunta l’importante calmierazione della tariffa per l’ottenimento del certificato medico preliminare.
La tariffa-tetto concordata è stata fissata a un massimo di 90 euro più Iva, un risultato cruciale se si considera che nelle settimane precedenti giungevano segnalazioni di voci che ventilavano costi che potevano raggiungere e superare i 200 euro.
«L’Ordine dei Medici è sempre dalla parte del cittadino», puntualizza il presidente De Maria, «per questo abbiamo accolto, senza indugi, la richiesta delle organizzazioni sindacali. Siamo consapevoli della difficoltà incontrata dalle famiglie all’indomani dell’entrata in vigore della Riforma sulla disabilità. Con questa intesa indichiamo ai colleghi una tariffa calmierata per venire incontro, innanzitutto, ai più fragili. Ci auguriamo di aver, così, dato risposta a una domanda pressante che veniva dai cittadini interessati a produrre la documentazione utile al riconoscimento della disabilità».
Le Organizzazioni Sindacali esprimono grande soddisfazione per l’esito dell’incontro, che ha permesso di rendere accessibile l’avvio della procedura a un prezzo equo e sostenibile, contribuendo a eliminare ogni possibile speculazione e garantendo l’accesso a un diritto essenziale, specialmente in una provincia, come quella di Lecce, caratterizzata da una grave situazione socioeconomica con bassi salari, basse pensioni e lavoro povero.
«L’azione netta e decisa del sindacato ha trovato sponda nella sensibilità dell’Ordine dei Medici di Lecce, che si è fatto parte diligente per assicurare che la sperimentazione della Riforma della disabilità, in corso proprio nella provincia di Lecce, avvenga nel segno dell’inclusione e dell’accessibilità», affermano i Segretari Generali Tommaso Moscara (Cgil Lecce), Ada Chirizzi (Cisl Lecce) e Mauro Fioretti (Uil Lecce).
«Questo accordo», proseguono nella loro nota congiunta i Segretari delle organizzazioni sindacali, «non ha solo sancito una calmierazione delle tariffe, seppur importante, ma di accesso effettivo al diritto alla salute e ai percorsi di sostegno previsti dal D.Lgs. 62/2024. L’impegno congiunto dell’Ordine dei Medici e delle Organizzazioni Sindacali ha così, di fatto, rimosso un significativo ostacolo economico e burocratico, garantendo che l’avvio della Riforma della disabilità nel Salento avvenga nel pieno rispetto dei diritti dei cittadini».
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