Attualità
Luoghi del Cuore FAI: Torre Palane a Marina Serra
Un voto per salvare la storica torre. Si vota fino al 15 dicembre. Ognuno di noi è emotivamente legato a luoghi unici che rappresentano una parte importante della nostra vita e che vorremmo fossero protetti per sempre. Vota per la Torre delle Palane, contribuirai ad offrirgli un futuro.

Torre Palane di Marina Serra di Tricase tra i Luoghi del Cuore del FAI.
Tante grida d’allarme sono state lanciate dalla APS Marina Serra per la salvaguardia di un bene speciale, simbolico come Torre Palane, e tante iniziative, in mezzo a mille difficoltà tra cui l’assedio delle automobili in estate e i marosi in inverno, sono state intraprese per attirare l’attenzione delle persone e del Comune sulla Torre: la più recente risale al 5 agosto 2019.
APS Marina Serra insieme a tante altre associazioni e cooperative del luogo e personalità dello spettacolo ha allestito un evento all’alba (Alba Mediterranea) con musica, teatro, spettacolo di luci e anche mostra fotografica dei danni causati dal tornado del 25 novembre precedente.
Infatti uno degli scopi di APS è di farsi da collettore, nel rispetto delle singolarità, tra le molte realtà simili presenti sul territorio, ognuna delle quali anela i medesimi obiettivi che però spesso si sovrappongono e che hanno un bacino di ricaduta limitato, perdendo parzialmente efficacia.
L’APS ha lanciato una petizione istituzionale per sensibilizzare gli interlocutori territoriali a tutti i livelli della filiera politico-amministrativa e culturale, proponendo anche l’inserimento del bene e di tutto il territorio circostante nel patrimonio UNESCO.
Questa petizione risale all’11 febbraio 2020.
Inoltre, ha depositato (9 novembre 2019) presso l’ufficio tecnico del Comune un progetto di gestione della Torre; altre azioni precedenti erano state intraprese da professionisti soci della APS, i quali avevano proposto al Comune progetti di restauro della medesima torre; ma senza il perfezionamento amministrativo del passaggio del bene al Comune essi erano rimasti congelati.
L’Associazione di Promozione Sociale Marina Serra nasce dalla spinta dei suoi soci che, pur non necessariamente tutti ancora residenti in loco, hanno con esso uno strettissimo rapporto genetliaco, affettivo, familiare, “bio-etico”: essi riconoscono a questo luogo un significato simbolico rappresentativo di tutto il contesto territoriale e l’obiettivo di fermare l’abbandono e il degrado di questa torre coincide con il medesimo fine di arginare la distorsione con cui questo luogo viene fruito: assaltato dai turisti per due mesi all’anno, abbandonato per i restanti.
L’APS Marina Serra intende questa torre come punto di riferimento per attività fortemente legate alla natura agricola del territorio e marittima, nel senso più originale del termine: pescatori, biologia marina, ecosistema fragile che ogni anno vede peggiorare la qualità delle acque.
La torre è una cerniera territoriale tra mare e terra nonché culturale, tra passato e presente; oltre a essere molto bella e stranamente ancora in piedi: ma le violenze meteorologiche degli ultimi anni stanno aggravando la già precaria condizione conservativa.
Il comitato da anni sollecita il Comune su più fronti: in primis a concludere la procedura di “presa in carico” della Torre, che era in itinere da anni.
Ora finalmente si è conclusa (5 marzo 2020) grazie alla costanza agli interventi e ai solleciti dell’Associazione Marina Serra nei confronti della capitaneria di porto di Gallipoli e del comune di Tricase.
Questo atto amministrativo era fondamentale per poi procedere alle altri fasi necessarie, prima di tutto la ristrutturazione.
L’Associazione ha sempre dichiarato al Comune la propria disponibilità a collaborare con l’ente territoriale in tutte le fasi della gestione del bene, lasciato in mano ai privati fino al 2014, anno in cui è stato posto sotto sequestro fino al 2016; e soltanto nel marzo del 2020 si è appunto concluso l’iter di affidamento al Comune di Tricase. Tante grida d’allarme sono state lanciate dalla APS Marina Serra per la salvaguardia di un bene speciale, simbolico come Torre Palane, e tante iniziative, in mezzo a mille difficoltà tra cui l’assedio delle automobili in estate e i marosi in inverno, sono state intraprese per attirare l’attenzione delle persone e del Comune sulla Torre: la più recente risale al 5 agosto 2019.
BISOGNI DEL LUOGO
La torre Palane ha bisogno di due diversi interventi, propedeutici l’uno all’altro: il primo riguarda il suo restauro per ripristinare lo stato conservativo originale in termini strutturali sia interni che esterni: il degrado infatti sta minando sia la struttura muraria verticale, sia gli interni e le aperture in tutte le loro componenti (infissi, vetri, impianti interni), sia il solario soprastante, ormai coperto da escrementi e vegetazione spontanea. Il secondo i pertiene il suo rilancio in termini di utilizzo a destinazione pubblica come “hub” per tutto il territorio adiacente. Il restauro dovrebbe essere pensato anche in funzione della sua destinazione funzionale: non proprio InfoPoint ma luogo espositivo, di ricerca, di studio e divulgativo da fruire a più livelli a seconda della categoria di visitatori e dei beni anche “naturali” che potrebbe contenere.
La funzione InfoPoint può essere svolta e riassorbita all’interno di una gamma di attività più ampie, più continuative nel tempo e più dense in termini sia naturali che culturali. Si intende con cUltura anche – se non soprattutto- la conoscenza delle cOlture del territorio, le loro specificità, differenziazioni, tecniche produttive, proprietà nutrizionali e così via. Il luogo Torre Palane è infatti parte di un “luogo” terra-marino più ampio, dove si coniuga una antica tradizione agricola estremamente caratterizzante e specifica.
Quindi il luogo in sé ha necessità urgente di ristrutturazione, ma il “luogo” di contesto ha altrettanto bisogno di restauro antropico, agricolo, di ripristino e di rilancio di un’economia circolare e sostenibile , al momento strozzata da abbandono dei campi, da flagelli naturali e da un ciclo produttivo industriale che sta uccidendo i territori.
Appuntamenti
#TAURISANOSVAPO, nuova apertura dopo Maglie e Tricase
“Abbiamo sempre lavorato per fornire il miglior servizio possibile, anche esponendoci di persona per cercare di diventare trend setter in questo settore”…

Nuova apertura a Taurisano per Svapo già presente a Tricase e Maglie.
«Già presenti sul territorio leccese con due negozi», spiega Dario Surano, «abbiamo deciso di arricchire il sud Salento con un terzo punto vendita. Lo scopo cardine è di espandere la nostra rete di negozi per avvicinare sempre più persone alla nostra visione».
Infatti, prosegue, «operando nel settore svapo dal 2015, abbiamo affinato esperienza e coltivato la clientela con un rapporto che va oltre il mero aspetto lavorativo. Vogliamo mettere a disposizione, tutta l’esperienza maturata in questo tempo per creare luoghi dove passione e professionalità incontrano il meglio che il mercato della sigaretta elettronica possa offrire. Al centro dell’attenzione mettiamo sempre le esigenze e le richieste di tutti coloro che negli anni si sono approcciati o che si vogliono avvicinare alla sigaretta elettronica».
Come si è arrivati alla nuova apertura?
«Insieme a tutti i nostri collaboratori», premette Surano, «abbiamo sempre lavorato per fornire il miglior servizio possibile, anche esponendoci di persona per cercare di diventare trend setter in questo settore che amiamo e in cui mettiamo tutti noi stessi. Con l’apertura di #TAURISANOSVAPO ci rimettiamo in gioco ma siamo sicuri che riusciremo a vincere anche questa una sfida con l’aiuto e anche l’apprezzamento di tutti i consumatori che si affidano a noi con fiducia».
«Vogliamo che ogni cliente di senta parte del nostro progetto», insiste, «offrire il meglio nel mondo dello svapo, con prodotti di qualità e un servizio che faccia sentire ogni persona importante grazie alla professionalità dei nostri collaboratori.
Tutti insieme ci divertiamo, certamente, ma non dobbiamo mai dimenticare che lo svapo è prima di tutto salute, ovvero uno strumento per abbandonare il vizio del fumo. Se riusciremo a trasmettere questo messaggio in allegria e con il sorriso sulle labbra, secondo me, avremo ancora più successo».
Attualità
Maria Antonietta I di Puglia
È in primo luogo necessario elaborare una strategia di massima che riguarda, per così dire, una più profonda capacità di comprendere, anticipare e soddisfare le attese e le potenzialità del territorio e un aumento del numero dei corsi di laurea e dei dipartimenti, ossia di quelle che una volta (sino al 2010) si chiamavano facoltà….

Unisalento, ecco la prima rettrice
Maria Antonietta Aiello: «Per me motivo di orgoglio diventare la prima rettrice: non ho dubbi che altre ce ne saranno, perché non c’è alternativa a un futuro di reali pari opportunità»
La professoressa sarà rettrice per il sessennio 2025-2031.
Al primo turno il voto pesato per ciascuno dei tre candidati ammessi alla procedura elettorale era stato: Maria Antonietta Aiello, 338,269; Luigi Melica, 278,944; Salvatore Rizzello, 138,239.
Dopo il ritiro degli altri due candidati, ovvero il direttore del Dipartimento di Scienze giuridiche Luigi Melica e il direttore della Scuola superiore ISUFI Salvatore Rizzello, i voti della comunità accademica si sono indirizzati in blocco, infatti, sull’attuale prorettrice vicaria e ordinaria di Tecnica delle Costruzioni al Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione. Di Marzi (Cosenza), sarà dal prossimo 1° novembre, a prendere il testimone dal rettore Fabio Pollice.
La vera sfida del futuro
di Hervé Cavallera
Il 2025 è un anno importante per l’Università del Salento. Da non molto sono trascorsi i festeggiamenti per il suo 70° anno di vita ed è stato appena eletto, nella persona della prof.ssa Maria Antonietta Aiello, il suo 11° rettore, anzi la prima Rettrice di Unisalento.
Il primo rettore, e inoltre fondatore dell’Università, fu Giuseppe-Codacci-Pisanelli (nel 1955 rettore del Consorzio Universitario Salentino, dal 1956 al 1976 rettore dell’Università di Lecce), quindi Saverio Mongelli (1976-1979), Mario Marti (1979-1981), Alberto Sobrero (1981-1983), Donato Valli (1983-1992), Angelo Rizzo (1992-2001), Oronzo Limone (2001-2007) che mutò (2007) il nome da Università di Lecce in Università del Salento, Domenico Laforgia (2007-2013), Vincenzo Zara (2013-2019), Fabio Pollice (2019-2025).
In 70 anni, ovviamente, non solo è cresciuta l’offerta formativa dell’Università salentina (sorta con la Facoltà di Magistero a cui seguì quella di Lettere e Filosofia), ma è cambiato l’intero panorama nazionale.
L’Università di Lecce fu la terza ad esistere, dopo Napoli e Bari, nell’Italia meridionale continentale.
Oggi numerose sono le università statali nelle diverse regioni del Sud, a cui devono aggiungersi quelle non statali legalmente riconosciute e quelle telematiche. Il che, si capisce, comporta una serie di problemi di natura economica, che crescono ulteriormente pensando al numero consistente di studenti del Sud che preferiscono recarsi in università del Centro-Nord e, non ultimo, alla denatalità che riduce il numero dei giovani.
Mantenere al meglio l’esistente è ciò che diventa immediatamente evidente per chi assurge alla carica rettorale.
Ma “mantenere”, in una realtà sempre più complessa, concorrenziale e globalizzata, non è invero sufficiente. Nel mondo della flessibilità, non si mantiene: si sviluppa. Occorre crescere ulteriormente e divenire sempre più concorrenziali.
Sotto tale profilo il compito che attende la Rettrice, non è affatto facile.
È in primo luogo necessario elaborare una strategia di massima che riguarda, per così dire, una più profonda capacità di comprendere, anticipare e soddisfare le attese e le potenzialità del territorio e un aumento del numero dei corsi di laurea e dei dipartimenti, ossia di quelle che una volta (sino al 2010) si chiamavano facoltà.
Al tempo stesso è opportuno migliorare la qualità dell’assistenza studentesca, dei servizi che si offrono.
Basti pensare agli alloggi, ai collegamenti, alla viabilità, alle mense universitarie.
Si tratta di una serie di obiettivi che – una volta raggiunti – farebbero risaltare l’immagine di una università dinamica, accorta ai bisogni del presente e del territorio, volta all’innovazione.
E’ opportuno che per raggiungere tutto questo la Rettrice sia coadiuvata da uno staff efficiente e coeso.
Certo, quello che si è indicato pare necessario e tuttavia non facile da conseguire in quanto comporta in primo luogo una serie di interazioni con il mondo politico ed economico abbastanza complesse. Soprattutto non sono trascurabili, ad avviso di chi scrive, i dati già rilevati connessi alla denatalità e alla volontà giovanile di spostarsi altrove, anche fuori d’Italia, in vista di una più proficua occupazione dopo aver conseguito la laurea.
Alla luce di quanto sopra il problema diventa allora quello di rendere appetibile – mi si passi il termine – Unisalento.
Affinché questo sia, bisogna tornare ad essere quello che l’università ha voluto essere nel suo significato pieno, come del resto è attestato dalla storia.
Certo, è il luogo ove studiare le discipline che consentono di acquisire le conoscenze e le competenze di base della propria professione per il bene personale e del prossimo, ma in primo luogo è un centro di ricerca di alta cultura.
Solo puntando alla realizzazione di uno stimolante centro di ricerca è possibile dare veramente vita ad una università.
Si tratta, insomma, di mettere totalmente da parte sia l’idea di un mero titolificio sia quella di un’azienda che offre pure velleitarie illusioni.
Un centro di ricerca, con docenti scientificamente qualificati, sarebbe certamente in grado di diventare punto di riferimento dell’utenza studentesca e quindi motore di crescita territoriale proprio perché in sé garante della serietà e della qualità degli studi.
In un momento storico in cui prevale l’innovazione è evidente che solo un serio approfondimento nei diversi campi dello scibile umano può diventare forza attrattiva e positivamente propulsiva.
Come scrive Dante nel Canto VI del Paradiso, grande merito dell’imperatore Giustiniano fu quello di aver tolto dalle leggi, nel suo Corpus iuris, «il troppo e ‘l vano».
Ecco: il compito della Rettrice Maria Antonietta Aiello (e ciò in realtà vale per ogni università) è di snellire le lungaggini burocratiche e di puntare sull’essenziale, ossia sull’apporto di docenti veramente all’altezza del presente, che siano in grado di contribuire, ognuno per il proprio settore scientifico-disciplinare, allo sviluppo della ricerca nazionale e internazionale. Infatti, solamente rendendo ancor di più l’Università del Salento un polo di eccellenza scientifica non soltanto i giovani sarebbero indotti ad iscriversi, ma essa diventerebbe un notevole centro di promozione dell’intero territorio.
Tutto questo, si comprende bene, non si realizza in un batter d’ali e richiede lungimiranza e capacità di costituire un corpo docente di rilievo. È ciò che si augura alla Rettrice neoeletta in un momento storico in cui l’Occidente sembra scivolare nei vaniloqui e nell’asservimento alla tecnologia.
Attualità
Albaservice: Risanamento e tutela dell’occupazione le parole d’ordine
Il percorso di rilancio è stato reso possibile grazie all’impegno del Consiglio Provinciale e alla piena collaborazione dei dirigenti e funzionari dell’Ente….

Dopo oltre un decennio segnato da difficoltà economiche, ammortizzatori sociali e incertezza occupazionale, Albaservice spa, società interamente partecipata dalla Provincia di Lecce, volta finalmente pagina.
Grazie a un lavoro sinergico e determinato, guidato dal presidente della Provincia Stefano Minerva e dall’amministratore unico Marco Miceli, è stato raggiunto un risultato straordinario: dal 2025 nessun lavoratore sarà lasciato indietro. Tutti i dipendenti torneranno all’orario pieno di 40 ore settimanali, senza più ricorso alla cassa integrazione o altri strumenti di sostegno al reddito.
Un traguardo impensabile fino a pochi mesi fa, ottenuto attraverso un’azione politica e amministrativa forte, che ha visto la rimodulazione delle convenzioni quadro tra Provincia e partecipata, relative alla gestione degli edifici scolastici e alla manutenzione della rete viaria, e l’affidamento di nuovi servizi strategici per garantire la sostenibilità dell’azienda.
Il percorso di rilancio è stato reso possibile grazie all’impegno del Consiglio Provinciale e alla piena collaborazione dei dirigenti e funzionari dell’Ente. In soli sei mesi, la nuova amministrazione ha saputo imprimere una svolta concreta, restituendo ad Albaservice un’identità operativa, una prospettiva industriale e una dignità occupazionale.
“Non parliamo solo di un risultato economico, ma di un atto di responsabilità istituzionale e di giustizia sociale. Albaservice torna a essere una risorsa per il territorio, per le scuole, per le strade, per i cittadini, e questo è stato possibile anche grazie alla disponibilità dei lavoratori e al lavoro infaticabile dei sindacati, che ringrazio per il proficuo confronto e la piena convergenza per il raggiungimento di questo importante traguardo”, ha dichiarato il presidente Minerva.
Albaservice rappresenta oggi un modello di servizio pubblico efficiente e vicino alle comunità, con operatori che garantiscono quotidianamente la sicurezza e il decoro del patrimonio scolastico e stradale provinciale. Un ruolo che torna a essere valorizzato, anche grazie alla stabilità lavorativa finalmente restituita a tutte le maestranze.
Anche l’amministratore unico Marco Miceli ha espresso la propria soddisfazione: “Abbiamo lavorato con rigore, visione e rispetto per ogni lavoratore. Questo risultato è la dimostrazione che le partecipate pubbliche, se ben governate, possono essere centri di eccellenza e coesione sociale.”
Il futuro di Albaservice riparte dunque da basi solide: un piano industriale sostenibile, una squadra di lavoro motivata e un ente pubblico che ha saputo credere e investire nel cambiamento.
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